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Cesare Colombo – Milano: ingresso gratuito
La Milano di Cesare Colombo è certamente la “sua” Milano, generata dalla sua visione, ma – magia della fotografia importante – è anche la nostra, quella che abbiamo visto, che vediamo, che vorremmo continuare a vedere.
Comunicato stampa
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Il racconto fotografico che Cesare Colombo affida a queste pagine, per una volta, non è stato messo in sequenza da lui stesso, che pure è uno straordinario "assemblatore" di immagini proprie e altrui. Ha selezionato circa 400 fotografie, poi ha lasciato che altri componessero una storia, un viaggio dentro la città che, suo malgrado, ama e della quale, con puntuale impegno civile, ha documentato l'evolversi: ha studiato le aggregazioni che si creavano e si scioglievano, i quartieri che cambiavano, il lavoro che la rendeva vitale e gli uomini e le donne che, nel bene e nel male, hanno reso la Milano contemporanea quella che è.
A lato della sua lunga e intensa attività professionale, sia come fotografo sia come curatore di progetti editoriali legati alla fotografia (le riflessioni teoriche hanno accompagnato il cammino di Cesare Colombo che da sempre affronta a fotografia cercando di coniugarne l'aspetto emotivo-creativo con le implicazioni etiche o sociali che il suo utilizzo implica) Cesare Colombo ha continuato ad avere un'attenzione privilegiata per la sua città. A raccontarla con uno stile lontano da quello oggettivo e documentario che rilegge spazi e architetture ma lontano anche dalla narrazione foto giornalistica che interpreta e denuncia. La sua cultura onnivora, la conoscenza approfondita della storia della fotografia e anche la passione che da sempre pratica verso gli archivi di documenti iconici, non condizionano la sua visione.
Racconta una Milano attiva e laboriosa, che comincia ad animarsi, delle bandiere e dei cartelli di chi protesta, che assiste alla crescita del consumismo, al nascere dei fenomeni rock e pop, che è teatro di eventi dolorosi e lieti, che vive la contraddizione fra una dimensione che vorrebbe essere internazionale e un insopprimibile e forse salvifico provincialismo. Nel suo lavorare nella città, Cesare Colombo non si pone obiettivi analitici. Raccoglie frammenti, brandelli di vita e spesso di poesia.
[…] Lavoro professionale e visioni personali si mescolano con forza e ritmo identici, nel flusso della narrazione: le masse di giovani che arrivano a Milano nel fine settimana, i mezzi di trasporto, il salone del mobile, i ritratti degli architetti e dei designer, il pubblico che visita curioso le fiere merceologiche. Poi il mondo della moda, i suoi protagonisti, le feste popolari, l'arrivo dei "nuovi milanesi", giovani e anziani, uomini e donne, abitanti di una città che è reale e immaginata, nella quale l'impegno civile e le speranze di una qualità di vita più etica possono esistere.
In questo percorso nei luoghi e nel tempo, Cesare Colombo riesce a ricomporre il dualismo che lui stesso aveva analizzato nel 1977, con L'Occhio di Milano, fra imperativo alla testimonianza e intervento creativo del fotografo. Il suo linguaggio rimane sobrio, fedele a se stesso e a quanto accade attorno a lui, senza abusi tecnologici o, più recentemente, digitali.
Acuto osservatore di paradossi e incongruenze, riesce nel corso degli anni a sorridere senza deridere, a raccontare quella che Roberta Valtorta definisce "l'incoerenza del tempo urbano, a mostrare senza denunciare, a testimoniare la storia recente della città e dei suoi abitanti, grazie al suo "strumento ottico", come fosse filtrata dagli occhi dei suo cittadini. E, come abbiamo deciso di definire queste pagine, si tratta di un vero "ingresso libero". La Milano di Cesare Colombo è certamente la "sua" Milano, generata dalla sua visione, ma – magia della fotografia importante - è anche la nostra, quella che abbiamo visto, che vediamo, che vorremmo continuare a vedere.
dalla presentazione di Giovanna Calvenzi
Biografia
Nato a Lecco nel 1935, è protagonista da quasi cinquant' anni nella fotografia, e in generale nella comunicazione visiva. Affianca al lavoro di ripresa (architettura, reportage per l'industria, illustrazione editoriale) un impegno di ricerca sulle immagini storiche. Nella prima attività ha operato per riviste come Abitare, Domus, Vie del Mondo e per aziende come IRI, IBM, 3M, Fiera Milano, Bayer, Ciba, Kraft, Enimont, ecc. Dagli anni 70 ha prodotto molti servizi sul lavoro dei designer italiani, sull' industria del mobile e dell' arredo e sulle mostre specializzate del settore.
Nelle sue foto è prevalente l'interesse per l'uomo, protagonista dinamico dell'inquadratura ma anche simbolo delle vicende sociali d'oggi. Significativa è l'antologia Milano veduta interna (Alinari, 1990); più di recente, un completo percorso attraverso le sue immagini è raccolto nel fotolibro Life Size, Photos 1956-2006 Ed Imagna 2009 con testo di Giovanna Calvenzi.
Nel 2004 ha curato per le Ed. Agorà l' antologia Lo sguardo critico.Cultura e fotografia in Italia 1943-68.
Come ricercatore ha prodotto mostre e fotolibri per editori ed enti pubblici: L'uomo a due ruote (1987); Tra sogno e bisogno e Occhio al cibo per Coop (1985 e 1990); Scritto con la luce per Electa (1987); La fabbrica di immagini per Alinari (1988); Un paese unico. Italia, fotografie 1900-2000, ancora per Alinari; Ferrania. Storie e figure di cinema e fotografia (De Agostini, 2004); AnniCinquanta.
La Fotografia (Artificio-Skirà, 2005); Cento anni di imprese (Alinari 24 Ore Cultura, 2010).
A lato della sua lunga e intensa attività professionale, sia come fotografo sia come curatore di progetti editoriali legati alla fotografia (le riflessioni teoriche hanno accompagnato il cammino di Cesare Colombo che da sempre affronta a fotografia cercando di coniugarne l'aspetto emotivo-creativo con le implicazioni etiche o sociali che il suo utilizzo implica) Cesare Colombo ha continuato ad avere un'attenzione privilegiata per la sua città. A raccontarla con uno stile lontano da quello oggettivo e documentario che rilegge spazi e architetture ma lontano anche dalla narrazione foto giornalistica che interpreta e denuncia. La sua cultura onnivora, la conoscenza approfondita della storia della fotografia e anche la passione che da sempre pratica verso gli archivi di documenti iconici, non condizionano la sua visione.
Racconta una Milano attiva e laboriosa, che comincia ad animarsi, delle bandiere e dei cartelli di chi protesta, che assiste alla crescita del consumismo, al nascere dei fenomeni rock e pop, che è teatro di eventi dolorosi e lieti, che vive la contraddizione fra una dimensione che vorrebbe essere internazionale e un insopprimibile e forse salvifico provincialismo. Nel suo lavorare nella città, Cesare Colombo non si pone obiettivi analitici. Raccoglie frammenti, brandelli di vita e spesso di poesia.
[…] Lavoro professionale e visioni personali si mescolano con forza e ritmo identici, nel flusso della narrazione: le masse di giovani che arrivano a Milano nel fine settimana, i mezzi di trasporto, il salone del mobile, i ritratti degli architetti e dei designer, il pubblico che visita curioso le fiere merceologiche. Poi il mondo della moda, i suoi protagonisti, le feste popolari, l'arrivo dei "nuovi milanesi", giovani e anziani, uomini e donne, abitanti di una città che è reale e immaginata, nella quale l'impegno civile e le speranze di una qualità di vita più etica possono esistere.
In questo percorso nei luoghi e nel tempo, Cesare Colombo riesce a ricomporre il dualismo che lui stesso aveva analizzato nel 1977, con L'Occhio di Milano, fra imperativo alla testimonianza e intervento creativo del fotografo. Il suo linguaggio rimane sobrio, fedele a se stesso e a quanto accade attorno a lui, senza abusi tecnologici o, più recentemente, digitali.
Acuto osservatore di paradossi e incongruenze, riesce nel corso degli anni a sorridere senza deridere, a raccontare quella che Roberta Valtorta definisce "l'incoerenza del tempo urbano, a mostrare senza denunciare, a testimoniare la storia recente della città e dei suoi abitanti, grazie al suo "strumento ottico", come fosse filtrata dagli occhi dei suo cittadini. E, come abbiamo deciso di definire queste pagine, si tratta di un vero "ingresso libero". La Milano di Cesare Colombo è certamente la "sua" Milano, generata dalla sua visione, ma – magia della fotografia importante - è anche la nostra, quella che abbiamo visto, che vediamo, che vorremmo continuare a vedere.
dalla presentazione di Giovanna Calvenzi
Biografia
Nato a Lecco nel 1935, è protagonista da quasi cinquant' anni nella fotografia, e in generale nella comunicazione visiva. Affianca al lavoro di ripresa (architettura, reportage per l'industria, illustrazione editoriale) un impegno di ricerca sulle immagini storiche. Nella prima attività ha operato per riviste come Abitare, Domus, Vie del Mondo e per aziende come IRI, IBM, 3M, Fiera Milano, Bayer, Ciba, Kraft, Enimont, ecc. Dagli anni 70 ha prodotto molti servizi sul lavoro dei designer italiani, sull' industria del mobile e dell' arredo e sulle mostre specializzate del settore.
Nelle sue foto è prevalente l'interesse per l'uomo, protagonista dinamico dell'inquadratura ma anche simbolo delle vicende sociali d'oggi. Significativa è l'antologia Milano veduta interna (Alinari, 1990); più di recente, un completo percorso attraverso le sue immagini è raccolto nel fotolibro Life Size, Photos 1956-2006 Ed Imagna 2009 con testo di Giovanna Calvenzi.
Nel 2004 ha curato per le Ed. Agorà l' antologia Lo sguardo critico.Cultura e fotografia in Italia 1943-68.
Come ricercatore ha prodotto mostre e fotolibri per editori ed enti pubblici: L'uomo a due ruote (1987); Tra sogno e bisogno e Occhio al cibo per Coop (1985 e 1990); Scritto con la luce per Electa (1987); La fabbrica di immagini per Alinari (1988); Un paese unico. Italia, fotografie 1900-2000, ancora per Alinari; Ferrania. Storie e figure di cinema e fotografia (De Agostini, 2004); AnniCinquanta.
La Fotografia (Artificio-Skirà, 2005); Cento anni di imprese (Alinari 24 Ore Cultura, 2010).
05
ottobre 2012
Cesare Colombo – Milano: ingresso gratuito
Dal 05 al 26 ottobre 2012
fotografia
Location
GALLERIA FIAF
Torino, Via Pietro Santarosa, 7, (Torino)
Torino, Via Pietro Santarosa, 7, (Torino)
Orario di apertura
9.30-12.30 ; 14.30-17.00 dal lunedì al venerdì
Vernissage
5 Ottobre 2012, Ore 21 alla presenza dell'Autore
Autore
Curatore