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Cesarina Gualino – Paesaggi
Sono esposti 20 olii dipinti tra gli anni ’30 e gli anni ’50
Comunicato stampa
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La Galleria Cortese & Lisanti inaugura la sua stagione espositiva con questa mostra dedicata a Cesarina Gualino (Casale Monferrato 1890-Roma 1992). Sono esposti 20 olii dipinti tra gli anni ’30 e gli anni ’50. Questa mostra tematica ci accompagna nei luoghi dove Cesarina ha vissuto e che ha voluto fissare nei suoi quadri: da Cereseto a Lipari, da Portofino alla Toscana e alle vedute romane dalla sua casa alla Salita dei Parioli.
Il paesaggio, o meglio il suo mutare, scandisce la vita di Cesarina Gualino segnandone le tappe più significative in un fluire intimo e segreto di stati d’animo, in un avvicendarsi continuo di luoghi fissati in istantanee dello spirito, fotografati attraverso l’obbiettivo dell’anima. La spatola accarezza la tavola con tocchi divisi; qualche volta si estenua in deformazioni. Si concentra non solo sulla natura ma sul diritto di quella natura di essere “uno stato della memoria, compianto o addio” (cfr. Libero de Libero). Sono i luoghi di vacanza, quelli dove si consuma la quotidianità, e quelli dove lentamente si consumano i lunghi giorni del confino a Lipari. Sono momenti della vita trascorsa nei punti cardinali di un mondo non sempre desiderato.
Le case dei Parioli, quelle viste dalla finestra. Dipinti che riprendono il volto di una Roma nuova, la città che avanza. Lontano affiora il mondo antico (il Cupolone), in primo piano si stagliano i palazzoni di una metropoli tra guerra e dopoguerra. Sono vedute e allo stesso tempo visioni: sono immagini svarianti nei rosa e nei lilla, negli azzurri e negli aranciati, ripresi nelle varie ore del giorno. Il luogo di veduta è sempre il suo palazzo ai Parioli: una finestra che è già un quadro. (cfr. M. Fagiolo dell’Arco-B. Marconi Musa, mecenate, pittrice. Cesarina Gualino e i suoi amici, 1997 Ed. Marsilio).
Personaggio di spicco nel panorama artistico italiano della prima metà del 900, Cesarina nasce nel 1890 a Casale Monferrato da una ricca famiglia borghese e sposa nel 1907 Riccardo Gualino, astro nascente dell’economia e finanza italiane.
Li unisce un profondo amore per l’arte in ogni sua manifestazione. Nei loro viaggi acquistano opere d’arte che già nel 1926 costituiscono la Collezione Gualino, esposta a Torino presso la Regia Pinacoteca nel 1928 e donata successivamente allo Stato italiano. Vi compaiono maestri come Botticelli, con una Venere acquistata a Parigi, Tiziano, Cézanne, Modigliani (di cui possiedono ben 7 dipinti) e molti altri.
L’ampia cultura umanistica e l’attenzione per tutto ciò che è moderno della coppia Gualino fanno sì che le loro dimore principesche diventino un ritrovo per critici, poeti e pittori con i quali stringono rapporti di profonda amicizia che li accompagnano per tutta la vita. Da mecenati sostengono Felice Casorati, che ritrae la famiglia in tre celebri dipinti, i ‘Sei Pittori di Torino’ Chessa, Menzio, Boswell, Levi, Galante, Paolucci, e a Roma, Filippo de Pisis, Massimo Campigli, Fausto Pirandello, Manzù, Renato Guttuso, Roberto Melli, Mario Mafai e altri.
In questo ambiente così stimolante Cesarina si dedica alla danza e al teatro e comincia a dipingere. È del 1929 il suo primo paesaggio. Nello stesso anno la sua prima esposizione privata all’amico Lionello Venturi.
Nel 1944 esce un volume di riproduzioni di suoi quadri a cura del poeta Libero de Libero stampato in soli trecento esemplari, praticamente introvabile, dalle Edizioni della Cometa.
É del 1947 la prima grande personale di Cesarina con ben 70 opere esposte allo Studio d’Arte Palma di Pier Maria Bardi al piano nobile di un palazzo di Piazza Augusto Imperatore. L’avevano preceduta quello stesso anno De Pisis e Manzù.
Alla Quadriennale d’Arte Romana, del 1948 è presente nella sala con Trombadori, Ferrazzi, Pirandello e altri. Sempre nel 1948 espone un quadro alla Biennale di Venezia, mentre è presente alle Quadriennali di Roma del 1951 e 1955.
Non seguiranno altre esposizioni pubbliche: Cesarina vuole la sua pittura per sé e per gli amici e, infatti, non vende mai i suoi quadri, li regala o li custodisce gelosamente.
Si potrebbe pensare che dopo la personale del 1947 e le poche apparizioni citate, Cesarina Gualino abbia smesso di dipingere; in realtà negli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta la sua produzione si mantenne costante, diventando, però, sempre più segreta, personale, sconosciuta agli stessi familiari, evidente solo nel racconto dei diari che, instancabilmente e quotidianamente ha scritto per tutta la vita.
Dopo la sua morte, avvenuta nel 1992 all’età di 102 anni, la grande mostra del 1997 a Roma all’Accademia Nazionale di San Luca curata da Maurizio Fagiolo dell’Arco e Beatrice Marconi e dal titolo Musa, mecenate e pittrice. Cesarina Gualino e i suoi amici, catalogo Marsilio Editore, ci ha fatto riscoprire una figura di centrale importanza nello scenario artistico e culturale dell’Italia tra le due guerre.
Scriveva Emilio Cecchi in un articolo per la prima pubblicazione di un quadro di Cesarina Gualino nell’almanacco Beltempo del 1942:
“Pochissime persone conoscono dipinti e disegni di quest’artista, che lavora e produce assiduamente da parecchi anni, ma sempre rifuggendo dalle occasioni pubbliche. E non già perché ella possa dubitare di cogliervi la sua parte d’allori... In marine, e in paesaggi recenti, soprattutto paesaggi suburbani, d’un gusto modernissimo, si ha una fase più complessa di questa pittura che non procede da nessuno e non somiglia a nessuno, e la cui superficie, sempre lavorata a colpi di spatola, ha la minerale lucentezza dei mosaici e degli smalti”.
E Giulio Carlo Argan su “La Nuova Europa” nel 1946:
“Cesarina Gualino dipinge senza pennelli a piccoli colpi di spatola; e sembra che così scelga e scandisca le parole di una conversazione tranquilla e cordiale”.
“Dipinge perché adora la natura”, conclude Lionello Venturi nella sua presentazione allo Studio d’Arte Palma nel 1947. E il concetto era stato messo a fuoco da Libero de Libero:
“Colline a mare, paesi nelle pieghe di una collina, luoghi boschivi, uliveti sulla duna, casupole tra l’erba. Quanto di più naturale vi sia. Cieli arsi, cieli pregni, cieli rugosi, cieli mattutini, cieli piumosi, cieli irritati, cieli soavi con tutto quel verde, la narrazione dei verdi, tutte le possibilità dei verdi: dal verde brinato che si stinge al verde denso che trabocca, dal verde puerile dell’acqua al verde anziano dei lecci. Qua e là trapungono i grigi in mille sottigliezze, un rosa di sabbia (il rosa che io vidi sulla spiaggia di Torre Astura) o di conchiglia, un sentore di stagioni, una cancellatura vermiglia, una minuzia gialla o un tocco di blu; e un tepore di pelurie su quei gomiti di collina, una svasatura dolce delle chiome sull’orizzonte, il trascorrere della luce che fa tutti quei verdi nel paesaggio [...] Saggi inediti di Roma, dall’alto dei Parioli: casamenti che trasudano vapori invernali attorno alla cupola di San Pietro, su su fino a striare di bagliori sulfurei e rossigni il cielo, un sobbollimento di lontananze, una Roma che lievita, indimenticabile dopo la Roma abbagliata, logora e infiammabile di Mafai.”
Il paesaggio, o meglio il suo mutare, scandisce la vita di Cesarina Gualino segnandone le tappe più significative in un fluire intimo e segreto di stati d’animo, in un avvicendarsi continuo di luoghi fissati in istantanee dello spirito, fotografati attraverso l’obbiettivo dell’anima. La spatola accarezza la tavola con tocchi divisi; qualche volta si estenua in deformazioni. Si concentra non solo sulla natura ma sul diritto di quella natura di essere “uno stato della memoria, compianto o addio” (cfr. Libero de Libero). Sono i luoghi di vacanza, quelli dove si consuma la quotidianità, e quelli dove lentamente si consumano i lunghi giorni del confino a Lipari. Sono momenti della vita trascorsa nei punti cardinali di un mondo non sempre desiderato.
Le case dei Parioli, quelle viste dalla finestra. Dipinti che riprendono il volto di una Roma nuova, la città che avanza. Lontano affiora il mondo antico (il Cupolone), in primo piano si stagliano i palazzoni di una metropoli tra guerra e dopoguerra. Sono vedute e allo stesso tempo visioni: sono immagini svarianti nei rosa e nei lilla, negli azzurri e negli aranciati, ripresi nelle varie ore del giorno. Il luogo di veduta è sempre il suo palazzo ai Parioli: una finestra che è già un quadro. (cfr. M. Fagiolo dell’Arco-B. Marconi Musa, mecenate, pittrice. Cesarina Gualino e i suoi amici, 1997 Ed. Marsilio).
Personaggio di spicco nel panorama artistico italiano della prima metà del 900, Cesarina nasce nel 1890 a Casale Monferrato da una ricca famiglia borghese e sposa nel 1907 Riccardo Gualino, astro nascente dell’economia e finanza italiane.
Li unisce un profondo amore per l’arte in ogni sua manifestazione. Nei loro viaggi acquistano opere d’arte che già nel 1926 costituiscono la Collezione Gualino, esposta a Torino presso la Regia Pinacoteca nel 1928 e donata successivamente allo Stato italiano. Vi compaiono maestri come Botticelli, con una Venere acquistata a Parigi, Tiziano, Cézanne, Modigliani (di cui possiedono ben 7 dipinti) e molti altri.
L’ampia cultura umanistica e l’attenzione per tutto ciò che è moderno della coppia Gualino fanno sì che le loro dimore principesche diventino un ritrovo per critici, poeti e pittori con i quali stringono rapporti di profonda amicizia che li accompagnano per tutta la vita. Da mecenati sostengono Felice Casorati, che ritrae la famiglia in tre celebri dipinti, i ‘Sei Pittori di Torino’ Chessa, Menzio, Boswell, Levi, Galante, Paolucci, e a Roma, Filippo de Pisis, Massimo Campigli, Fausto Pirandello, Manzù, Renato Guttuso, Roberto Melli, Mario Mafai e altri.
In questo ambiente così stimolante Cesarina si dedica alla danza e al teatro e comincia a dipingere. È del 1929 il suo primo paesaggio. Nello stesso anno la sua prima esposizione privata all’amico Lionello Venturi.
Nel 1944 esce un volume di riproduzioni di suoi quadri a cura del poeta Libero de Libero stampato in soli trecento esemplari, praticamente introvabile, dalle Edizioni della Cometa.
É del 1947 la prima grande personale di Cesarina con ben 70 opere esposte allo Studio d’Arte Palma di Pier Maria Bardi al piano nobile di un palazzo di Piazza Augusto Imperatore. L’avevano preceduta quello stesso anno De Pisis e Manzù.
Alla Quadriennale d’Arte Romana, del 1948 è presente nella sala con Trombadori, Ferrazzi, Pirandello e altri. Sempre nel 1948 espone un quadro alla Biennale di Venezia, mentre è presente alle Quadriennali di Roma del 1951 e 1955.
Non seguiranno altre esposizioni pubbliche: Cesarina vuole la sua pittura per sé e per gli amici e, infatti, non vende mai i suoi quadri, li regala o li custodisce gelosamente.
Si potrebbe pensare che dopo la personale del 1947 e le poche apparizioni citate, Cesarina Gualino abbia smesso di dipingere; in realtà negli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta la sua produzione si mantenne costante, diventando, però, sempre più segreta, personale, sconosciuta agli stessi familiari, evidente solo nel racconto dei diari che, instancabilmente e quotidianamente ha scritto per tutta la vita.
Dopo la sua morte, avvenuta nel 1992 all’età di 102 anni, la grande mostra del 1997 a Roma all’Accademia Nazionale di San Luca curata da Maurizio Fagiolo dell’Arco e Beatrice Marconi e dal titolo Musa, mecenate e pittrice. Cesarina Gualino e i suoi amici, catalogo Marsilio Editore, ci ha fatto riscoprire una figura di centrale importanza nello scenario artistico e culturale dell’Italia tra le due guerre.
Scriveva Emilio Cecchi in un articolo per la prima pubblicazione di un quadro di Cesarina Gualino nell’almanacco Beltempo del 1942:
“Pochissime persone conoscono dipinti e disegni di quest’artista, che lavora e produce assiduamente da parecchi anni, ma sempre rifuggendo dalle occasioni pubbliche. E non già perché ella possa dubitare di cogliervi la sua parte d’allori... In marine, e in paesaggi recenti, soprattutto paesaggi suburbani, d’un gusto modernissimo, si ha una fase più complessa di questa pittura che non procede da nessuno e non somiglia a nessuno, e la cui superficie, sempre lavorata a colpi di spatola, ha la minerale lucentezza dei mosaici e degli smalti”.
E Giulio Carlo Argan su “La Nuova Europa” nel 1946:
“Cesarina Gualino dipinge senza pennelli a piccoli colpi di spatola; e sembra che così scelga e scandisca le parole di una conversazione tranquilla e cordiale”.
“Dipinge perché adora la natura”, conclude Lionello Venturi nella sua presentazione allo Studio d’Arte Palma nel 1947. E il concetto era stato messo a fuoco da Libero de Libero:
“Colline a mare, paesi nelle pieghe di una collina, luoghi boschivi, uliveti sulla duna, casupole tra l’erba. Quanto di più naturale vi sia. Cieli arsi, cieli pregni, cieli rugosi, cieli mattutini, cieli piumosi, cieli irritati, cieli soavi con tutto quel verde, la narrazione dei verdi, tutte le possibilità dei verdi: dal verde brinato che si stinge al verde denso che trabocca, dal verde puerile dell’acqua al verde anziano dei lecci. Qua e là trapungono i grigi in mille sottigliezze, un rosa di sabbia (il rosa che io vidi sulla spiaggia di Torre Astura) o di conchiglia, un sentore di stagioni, una cancellatura vermiglia, una minuzia gialla o un tocco di blu; e un tepore di pelurie su quei gomiti di collina, una svasatura dolce delle chiome sull’orizzonte, il trascorrere della luce che fa tutti quei verdi nel paesaggio [...] Saggi inediti di Roma, dall’alto dei Parioli: casamenti che trasudano vapori invernali attorno alla cupola di San Pietro, su su fino a striare di bagliori sulfurei e rossigni il cielo, un sobbollimento di lontananze, una Roma che lievita, indimenticabile dopo la Roma abbagliata, logora e infiammabile di Mafai.”
09
maggio 2005
Cesarina Gualino – Paesaggi
Dal 09 maggio al 12 giugno 2005
arte contemporanea
Location
GALLERIA CORTESE & LISANTI
Roma, Via Garigliano, 29, (Roma)
Roma, Via Garigliano, 29, (Roma)
Orario di apertura
dal lunedì al sabato 10-13 e 16.30-19.30
Vernissage
9 Maggio 2005, ore 17.30
Autore