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Cesarini Sforza | Contestabile | Talayero – Trittico
Elementi separati si addensano, si compongono, si sovrappongono in costellazioni di volta in volta mutevoli: disegni, oggetti, stoffe cucite, tele ricamate, video… Lo spazio della galleria diventa l’immagine di un luogo di creazione, una stanza tutta per sé in cui le artiste si raccontano
Comunicato stampa
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TESTI DI/INTRODUCTION BY SILVIA BORDINI | FRANCESCA GALLO
Una stanza tutta per sé
Una caratteristica dell’arte d’oggi, nella pluralità delle pratiche e dei linguaggi, sta nell’attitudine a proporre interrogativi: domande che non attivano certezze ma piuttosto pensieri, emozioni, attraversamenti e rapporti che spingono nella direzione di una dimensione critica, un andare oltre. Ed è questo interrogare e interrogarsi il filo sottile e resistente che lega Primarosa Cesarini Sforza, Lea Contestabile e Susana Talayero. Tre artiste che nella cornice metaforica del trittico declinano le corrispondenze e le dissonanze del loro processo creativo; una pluralità mediata sempre da un fare che parte dalla pittura ma per metterla sottilmente in discussione, in un gioco di confronti tra il reale e l’immaginario, la materia e la raffigurazione.
Tutte e tre espongono le proprie opere insieme - e indissolubilmente - con gli oggetti e gli strumenti di cui si servono; non tela e pennelli ma aghi e fili, forbici, colla, carta, stoffa, legno. E anche ritagli, residui, dettagli. L’arte come un agire in fieri, mai finito, mai definitivo.
Per questo gli uccelli di Primarosa si posano su fiori di piombo; e le sue case sono una serie (infinita?) di minime varianti, disegnate con un ricamo di fili colorati. Fili che si spargono sottili dalle cuciture come colature, svolazzano, impazziscono, si sfrangiano, e così le case diventano fiabe, profili, icone. Un cifrario che sa di leggenda quello di Primarosa, materia e segno come condizione per accedere in una dimensione diversa del reale..
Forbici carta colla garza legno e ceramica per Lea Contestabile che ritaglia, assembla, ricostruisce e modifica un microcosmo di storie da decifrare, storie minime e immense che si possono annodare in tanti modi diversi. La mescolanza. La trasformazione. Piccole figure e pezzi di ricordi che sembrano voler evocare non tanto o non soltanto la memoria quanto l’allontanamento e la dimenticanza.
Susana Talayero espande e raccorda la provvisorietà e insieme l’esito perentorio di un processo di montaggio che sembra pronto a scomporsi e ricomporsi: sulla carta si accostano figure fantastiche, maschere, mostri. Immagini di una leggerezza monocroma, intrise di un rosso quasi trasparente, accanto a disegni, fotografie, testi e parole, piccoli oggetti di legno, altre carte. Per slittare anche nella dimensione temporale e dinamica del video.
Lo spazio della galleria diventa così l’immagine di un luogo di creazione, una stanza tutta per sé in cui Primarosa, Lea e Susana raccontano i frammenti di un mondo quotidiano ma per svelarne, ciascuna a suo modo, la connessione di incanto e di ombra, la stabilità e l’inatteso, il dramma, l’imponderabile, l’inabituale, il rischio, l’inquietudine. (Silvia Bordini)
Cucire assieme il mondo
Elementi separati si addensano, si compongono, si sovrappongono in costellazioni di volta in volta mutevoli: disegni, oggetti, stoffe cucite, tele ricamate, video… figure e temi che, pur assomigliandosi, sono come frammenti di un insieme impossibile da ricomporre. Questa è la dimensione che accomuna Primarosa Cesarini Sforza, Lea Contestabile e Susana Talayero, il cui lavoro presenta riferimenti simbolici ricorrenti: la casa, le relazioni e le emozioni, il corpo.
In particolare, Senza titolo (2008), di Susana Talayero, fa perno sul corpo femminile disarticolato, di cui lo sguardo evidenzia dettagli anatomici emblematici. Attorno, il rosso dilaga in macchie dalle quali emergono, con tratto neo-espressionista, forme inquietanti e minacciose. La medesima modalità operativa – comporre unità separate – caratterizza anche il video, con spezzoni di repertorio montati insieme a riprese dal vero. Si vola (2012) è un inno alla libertà dalle costrizioni sociali e, al contempo, un omaggio alle relazioni personali intessute tra Bilbao e Roma.
Tra queste ultime c’è Primarosa Cesarini Sforza – ideale scomparto centrale di Trittico – il cui lavoro alterna media differenti, con una predilezione per l’ago e il filo uniti alla pittura. Il ricamo – solitamente compitato nella maniera diligente ed anonima emersa dall’attitudine concettuale di Alighiero Boetti – è assimilabile al disegno al tratto con regolari campiture di colore. Primarosa, invece, lo declina in maniera libera e irriverente e raggiunge esiti visivi prossimi alla gouache: i fili di seta come fluidi dall’acceso cromatismo, si mescolano ai toni bassi stesi sulla tela, e i contorni delle figure si aprono, talvolta, sfumati e dilavati. Nella nuova serie di opere, Senza titolo (2011), tuttavia, l’insieme multicolore è incrinato dalla nota drammatica degli alberi di piombo.
Stoffe e fili ricorrono anche nelle composizioni di Lea Contestabile, a proprio agio alla confluenza fra procedimenti e materiali diversi – carta, rame, ceramica, legno – non senza qualche tangenza con il lavoro di Maria Lai. L’universo poetico di Lea è popolato da oggetti provenienti dal mondo contadino come alberi, scale, case e scarpe, tra i quali si aggirano personaggi della tradizione popolare: altrettanti riferimenti alla memoria, non solo personale. La temporalità narrativa, esplicita in Tornando a casa come Pollicino (2011), è comunque latente nelle variazioni dimensionali degli oggetti e nella ripetizione con variazione.
Il racconto in Lea, le traiettorie dei viaggi in Susana, i fili di Primarosa, quindi, come metafora dei nessi che legano tra loro tutte le cose. (Francesca Gallo)
Una stanza tutta per sé
Una caratteristica dell’arte d’oggi, nella pluralità delle pratiche e dei linguaggi, sta nell’attitudine a proporre interrogativi: domande che non attivano certezze ma piuttosto pensieri, emozioni, attraversamenti e rapporti che spingono nella direzione di una dimensione critica, un andare oltre. Ed è questo interrogare e interrogarsi il filo sottile e resistente che lega Primarosa Cesarini Sforza, Lea Contestabile e Susana Talayero. Tre artiste che nella cornice metaforica del trittico declinano le corrispondenze e le dissonanze del loro processo creativo; una pluralità mediata sempre da un fare che parte dalla pittura ma per metterla sottilmente in discussione, in un gioco di confronti tra il reale e l’immaginario, la materia e la raffigurazione.
Tutte e tre espongono le proprie opere insieme - e indissolubilmente - con gli oggetti e gli strumenti di cui si servono; non tela e pennelli ma aghi e fili, forbici, colla, carta, stoffa, legno. E anche ritagli, residui, dettagli. L’arte come un agire in fieri, mai finito, mai definitivo.
Per questo gli uccelli di Primarosa si posano su fiori di piombo; e le sue case sono una serie (infinita?) di minime varianti, disegnate con un ricamo di fili colorati. Fili che si spargono sottili dalle cuciture come colature, svolazzano, impazziscono, si sfrangiano, e così le case diventano fiabe, profili, icone. Un cifrario che sa di leggenda quello di Primarosa, materia e segno come condizione per accedere in una dimensione diversa del reale..
Forbici carta colla garza legno e ceramica per Lea Contestabile che ritaglia, assembla, ricostruisce e modifica un microcosmo di storie da decifrare, storie minime e immense che si possono annodare in tanti modi diversi. La mescolanza. La trasformazione. Piccole figure e pezzi di ricordi che sembrano voler evocare non tanto o non soltanto la memoria quanto l’allontanamento e la dimenticanza.
Susana Talayero espande e raccorda la provvisorietà e insieme l’esito perentorio di un processo di montaggio che sembra pronto a scomporsi e ricomporsi: sulla carta si accostano figure fantastiche, maschere, mostri. Immagini di una leggerezza monocroma, intrise di un rosso quasi trasparente, accanto a disegni, fotografie, testi e parole, piccoli oggetti di legno, altre carte. Per slittare anche nella dimensione temporale e dinamica del video.
Lo spazio della galleria diventa così l’immagine di un luogo di creazione, una stanza tutta per sé in cui Primarosa, Lea e Susana raccontano i frammenti di un mondo quotidiano ma per svelarne, ciascuna a suo modo, la connessione di incanto e di ombra, la stabilità e l’inatteso, il dramma, l’imponderabile, l’inabituale, il rischio, l’inquietudine. (Silvia Bordini)
Cucire assieme il mondo
Elementi separati si addensano, si compongono, si sovrappongono in costellazioni di volta in volta mutevoli: disegni, oggetti, stoffe cucite, tele ricamate, video… figure e temi che, pur assomigliandosi, sono come frammenti di un insieme impossibile da ricomporre. Questa è la dimensione che accomuna Primarosa Cesarini Sforza, Lea Contestabile e Susana Talayero, il cui lavoro presenta riferimenti simbolici ricorrenti: la casa, le relazioni e le emozioni, il corpo.
In particolare, Senza titolo (2008), di Susana Talayero, fa perno sul corpo femminile disarticolato, di cui lo sguardo evidenzia dettagli anatomici emblematici. Attorno, il rosso dilaga in macchie dalle quali emergono, con tratto neo-espressionista, forme inquietanti e minacciose. La medesima modalità operativa – comporre unità separate – caratterizza anche il video, con spezzoni di repertorio montati insieme a riprese dal vero. Si vola (2012) è un inno alla libertà dalle costrizioni sociali e, al contempo, un omaggio alle relazioni personali intessute tra Bilbao e Roma.
Tra queste ultime c’è Primarosa Cesarini Sforza – ideale scomparto centrale di Trittico – il cui lavoro alterna media differenti, con una predilezione per l’ago e il filo uniti alla pittura. Il ricamo – solitamente compitato nella maniera diligente ed anonima emersa dall’attitudine concettuale di Alighiero Boetti – è assimilabile al disegno al tratto con regolari campiture di colore. Primarosa, invece, lo declina in maniera libera e irriverente e raggiunge esiti visivi prossimi alla gouache: i fili di seta come fluidi dall’acceso cromatismo, si mescolano ai toni bassi stesi sulla tela, e i contorni delle figure si aprono, talvolta, sfumati e dilavati. Nella nuova serie di opere, Senza titolo (2011), tuttavia, l’insieme multicolore è incrinato dalla nota drammatica degli alberi di piombo.
Stoffe e fili ricorrono anche nelle composizioni di Lea Contestabile, a proprio agio alla confluenza fra procedimenti e materiali diversi – carta, rame, ceramica, legno – non senza qualche tangenza con il lavoro di Maria Lai. L’universo poetico di Lea è popolato da oggetti provenienti dal mondo contadino come alberi, scale, case e scarpe, tra i quali si aggirano personaggi della tradizione popolare: altrettanti riferimenti alla memoria, non solo personale. La temporalità narrativa, esplicita in Tornando a casa come Pollicino (2011), è comunque latente nelle variazioni dimensionali degli oggetti e nella ripetizione con variazione.
Il racconto in Lea, le traiettorie dei viaggi in Susana, i fili di Primarosa, quindi, come metafora dei nessi che legano tra loro tutte le cose. (Francesca Gallo)
11
gennaio 2013
Cesarini Sforza | Contestabile | Talayero – Trittico
Dall'undici gennaio all'otto febbraio 2013
arte moderna e contemporanea
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
TRALEVOLTE
Roma, Piazza Di Porta San Giovanni, 10, (ROMA)
Roma, Piazza Di Porta San Giovanni, 10, (ROMA)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì ore 17-20
Vernissage
11 Gennaio 2013, ore 18.30
Autore
Curatore