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Cesena Contemporanea
L’evento espositivo Contemporanea Cesena è costituito da due mostre personali degli artisti Silvano Tontini e Anton Roca.
Comunicato stampa
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L’evento espositivo Contemporanea Cesena è costituito da due mostre personali degli artisti Silvano Tontini e Anton Roca.
Dopo i Diluvi, Il progetto di Silvano Tontini, presenta un’installazione in situ nella cripta della chiesa di Santa Cristina ed un’installazione temporanea sugli spalti del Torrione del Nuti, nella Rocca Malatestiana di Cesena.
Contributo sonoro di Sebastiano Carghini.
Video riprese e montaggio Bruno Donati.
Catalogo a cura di Danilo Montanari Editore.
Abstract dal testo di Roberta Bertozzi per il catalogo della mostra.
Dopo i diluvi, opera site specific pensata per la cripta della Chiesa di Santa Cristina a Cesena, fa leva proprio sulla particolare acustica e l’atmosfera straniante di questo edificio per immergerci in un paesaggio da day-after, nel cuore di tenebra del secolo. Sfruttando una combine di rifrazioni luminose e riverberi sonori, Tontini costruisce una sorta di Wunderkammer che ospita installazioni eterogenee, apparentate da un’identica funzione: quella di spingere a riflettere su una non così tanto improbabile fine del genere umano, o meglio, sul suo interminabile crepuscolo in seguito alle catastrofi storiche e ambientali, all’esasperarsi della secolarizzazione, al venir meno di ogni prospettiva – il nodo cruciale è insomma la modernità stessa, e la strutturale inquietudine che ha provocato nell’uomo. Ma Dopo i diluvi incarna anche l’istanza di un cambiamento, l’eventualità che possa verificarsi una svolta: i dodici massi di vetroresina disposti al centro della sala, esplicitamente allusivi, per forma e coreografia, al cerchio magico e propiziatorio dei menhir, stabiliscono un recinto sacrale, l’esatta allegoria di un rito iniziatico.
Il paradigma è dunque quello della metamorfosi, del passaggio a una nuova era (il dodici è infatti anche il numero esoterico che segna l’ingresso nella pubertà, e dunque l’inizio di una drastica trasformazione). Accanto al riscontro della fine, della terribile stasi in cui ci troviamo, di un collasso della vita mondana così come di quella ultramondana, che trova il suo corrispettivo figurale nel plastico di una città realizzato con le schede della lotteria e nel video in cui il Duomo di Cesena, in una sequela volutamente ipnotica, affiora sullo schermo e scompare, egli accosta anche l’indizio di una possibile rigenerazione. Come sosteneva Jean-Luc Nancy, per il quale la coscienza si dà solo nel divenir coscienti, nel passare dal sonno alla veglia, forse l’auspicio della sua intera operazione è che tutto questo offuscamento delle nostre facoltà, della nostra specificità, costituisca soltanto un preludio al risveglio – a un nuovo mattino dell’anima, una nuova origine.
tavolo ITALIA
La mostra dell’artista Anton Roca propone, presso la chiesa di Santa Cristina di Cesena, l’opera tavoloITALIA. Tale opera giunge nella città di adozione dell’artista catalano in seguito ad un itinere espositivo nell’ambito della mostra Noi, l’Italia, iniziato a Roma nel mese di dicembre 2011 con il patrocinio della Presidenza della Repubblica, nella Sala delle Bandiere presso il Palazzo del Quirinale e successivamente approdata alla Fondazione Caritro di Trento.
L’opera tavoloItalia, che dà il titolo alla mostra cesenate odierna, è sorta dalla volontà della Comunità di Sant’Egidio di dedicare un’opera d’arte in omaggio al 150° anniversario dell’Unità d’Italia, ed è nata dalla collaborazione dell’artista Anton Roca con la Comunità di San’Egidio ed il Museo Laboratorio di Arte Contemporanea, con la cura di Simonetta Lux e Alessandro Zuccari.
Per la realizzazione di tale opera, l’artista ha inteso lavorare nel senso di costituire una piattaforma artistica o territorio di accoglienza, in linea di continuità e nella stessa logica dei percorsi luogoComune, da lui intrapresi a partire dall’anno 2000.
Tale opera-territorio è stata resa disponibile alla partecipazione attiva di un gruppo di 20 persone, scelte fra i gruppi potenzialmente e realmente esclusi dalla società ed ai quali la Comunità di Sant’Egidio rivolge la propria attenzione: persone disabili (associate come Gli Amici); bambini; giovani; anziani; rom; stranieri; emersi e carcerati.
Persone che, insieme allo stesso artista, condividono la responsabilità dell’opera d’arte realizzata, che è il frutto di un percorso lungo un anno di incontri, di dialogo e di uno scambio alla pari. Percorso di ricerca condiviso in cui, per prima cosa, è stata data loro la parola e prestato ascolto: “Ho accolto, raccolto e scritto, in un diario dedicato a ciascuna delle persone del gruppo, le pulsioni ed i desideri che li animano. Questa partecipazione attiva è stato il nutrimento iniziale da cui siamo partiti per lo svolgimento del progetto.”
A livello formale, l’opera è composta dall’assemblaggio di 20 tavoli in legno, quante sono le regioni italiane, di varie misure e fattezze e recuperati dall’ambito domestico e da luoghi pubblici. Tutti hanno la caratteristica di essere tavoli vecchi, connotati da un proprio vissuto.
Sull’assemblaggio dei tavoli vi sarà adagiata una sagoma in acciaio corten che riproduce il perimetro della penisola italiana, comprese le isole maggiori e minori, e si presenterà sezionata in corrispondenza ai limiti perimetrali dei singoli tavoli su cui inciderà.
Non sarà una divisione corrispondente all’organizzazione territoriale italiana, ma un sezionamento emotivo creato e dovuto all’incastro dei tavoli, che è stato studiato in modo da farli incontrare senza lasciare spazi vuoti fra loro.
Il movimento indipendente di ciascun tavolo si lega agli altri tavoli attraverso un ancoraggio, consentendo a questo territorio artistico un movimento unisono: le differenze formali di ogni tavolo sono colmate dalla loro unione.
Questo insieme, sarà abitato in modo temporaneo, dalle 20 persone che collaborano alla sua costituzione. Ogni partecipante sceglierà un proprio luogo ed una modalità di presenza al’interno dell’insieme-territorio. Il momento sarà documentato e porterà alla produzione di un’immagine fotografica di grande formato: il territorio comprende tutte le diversità e appartenenze dell’esclusione sociale.
L’opera sarà arricchita da contributi “donati” dalle 20 persone coinvolte, con le quali l’artista ha intrattenuto numerosi incontri di dialogo e di scambio, individuali e di gruppo, che hanno portato alla definizione di un intervento personale per ciascuno dei partecipanti: le singolarità di ciascuna delle persone confluiscono su un territorio unico.
La natura dei contributi riguarda riflessioni personali sull’idea di appartenenza all’Italia, che emergono dalle loro particolari esperienze di vita.
Quindi un aterritorio, un luogoComune, in cui le scelte compiute in piena autonomia ed indipendenza personali concorrono alla definizione del senso di unità.
Durante la mostra tavoloITALIA sarà proiettao il video Noi l’Italia di Claudio Marson.
Catalogo a cura di Maretti Editore.
Dopo i Diluvi, Il progetto di Silvano Tontini, presenta un’installazione in situ nella cripta della chiesa di Santa Cristina ed un’installazione temporanea sugli spalti del Torrione del Nuti, nella Rocca Malatestiana di Cesena.
Contributo sonoro di Sebastiano Carghini.
Video riprese e montaggio Bruno Donati.
Catalogo a cura di Danilo Montanari Editore.
Abstract dal testo di Roberta Bertozzi per il catalogo della mostra.
Dopo i diluvi, opera site specific pensata per la cripta della Chiesa di Santa Cristina a Cesena, fa leva proprio sulla particolare acustica e l’atmosfera straniante di questo edificio per immergerci in un paesaggio da day-after, nel cuore di tenebra del secolo. Sfruttando una combine di rifrazioni luminose e riverberi sonori, Tontini costruisce una sorta di Wunderkammer che ospita installazioni eterogenee, apparentate da un’identica funzione: quella di spingere a riflettere su una non così tanto improbabile fine del genere umano, o meglio, sul suo interminabile crepuscolo in seguito alle catastrofi storiche e ambientali, all’esasperarsi della secolarizzazione, al venir meno di ogni prospettiva – il nodo cruciale è insomma la modernità stessa, e la strutturale inquietudine che ha provocato nell’uomo. Ma Dopo i diluvi incarna anche l’istanza di un cambiamento, l’eventualità che possa verificarsi una svolta: i dodici massi di vetroresina disposti al centro della sala, esplicitamente allusivi, per forma e coreografia, al cerchio magico e propiziatorio dei menhir, stabiliscono un recinto sacrale, l’esatta allegoria di un rito iniziatico.
Il paradigma è dunque quello della metamorfosi, del passaggio a una nuova era (il dodici è infatti anche il numero esoterico che segna l’ingresso nella pubertà, e dunque l’inizio di una drastica trasformazione). Accanto al riscontro della fine, della terribile stasi in cui ci troviamo, di un collasso della vita mondana così come di quella ultramondana, che trova il suo corrispettivo figurale nel plastico di una città realizzato con le schede della lotteria e nel video in cui il Duomo di Cesena, in una sequela volutamente ipnotica, affiora sullo schermo e scompare, egli accosta anche l’indizio di una possibile rigenerazione. Come sosteneva Jean-Luc Nancy, per il quale la coscienza si dà solo nel divenir coscienti, nel passare dal sonno alla veglia, forse l’auspicio della sua intera operazione è che tutto questo offuscamento delle nostre facoltà, della nostra specificità, costituisca soltanto un preludio al risveglio – a un nuovo mattino dell’anima, una nuova origine.
tavolo ITALIA
La mostra dell’artista Anton Roca propone, presso la chiesa di Santa Cristina di Cesena, l’opera tavoloITALIA. Tale opera giunge nella città di adozione dell’artista catalano in seguito ad un itinere espositivo nell’ambito della mostra Noi, l’Italia, iniziato a Roma nel mese di dicembre 2011 con il patrocinio della Presidenza della Repubblica, nella Sala delle Bandiere presso il Palazzo del Quirinale e successivamente approdata alla Fondazione Caritro di Trento.
L’opera tavoloItalia, che dà il titolo alla mostra cesenate odierna, è sorta dalla volontà della Comunità di Sant’Egidio di dedicare un’opera d’arte in omaggio al 150° anniversario dell’Unità d’Italia, ed è nata dalla collaborazione dell’artista Anton Roca con la Comunità di San’Egidio ed il Museo Laboratorio di Arte Contemporanea, con la cura di Simonetta Lux e Alessandro Zuccari.
Per la realizzazione di tale opera, l’artista ha inteso lavorare nel senso di costituire una piattaforma artistica o territorio di accoglienza, in linea di continuità e nella stessa logica dei percorsi luogoComune, da lui intrapresi a partire dall’anno 2000.
Tale opera-territorio è stata resa disponibile alla partecipazione attiva di un gruppo di 20 persone, scelte fra i gruppi potenzialmente e realmente esclusi dalla società ed ai quali la Comunità di Sant’Egidio rivolge la propria attenzione: persone disabili (associate come Gli Amici); bambini; giovani; anziani; rom; stranieri; emersi e carcerati.
Persone che, insieme allo stesso artista, condividono la responsabilità dell’opera d’arte realizzata, che è il frutto di un percorso lungo un anno di incontri, di dialogo e di uno scambio alla pari. Percorso di ricerca condiviso in cui, per prima cosa, è stata data loro la parola e prestato ascolto: “Ho accolto, raccolto e scritto, in un diario dedicato a ciascuna delle persone del gruppo, le pulsioni ed i desideri che li animano. Questa partecipazione attiva è stato il nutrimento iniziale da cui siamo partiti per lo svolgimento del progetto.”
A livello formale, l’opera è composta dall’assemblaggio di 20 tavoli in legno, quante sono le regioni italiane, di varie misure e fattezze e recuperati dall’ambito domestico e da luoghi pubblici. Tutti hanno la caratteristica di essere tavoli vecchi, connotati da un proprio vissuto.
Sull’assemblaggio dei tavoli vi sarà adagiata una sagoma in acciaio corten che riproduce il perimetro della penisola italiana, comprese le isole maggiori e minori, e si presenterà sezionata in corrispondenza ai limiti perimetrali dei singoli tavoli su cui inciderà.
Non sarà una divisione corrispondente all’organizzazione territoriale italiana, ma un sezionamento emotivo creato e dovuto all’incastro dei tavoli, che è stato studiato in modo da farli incontrare senza lasciare spazi vuoti fra loro.
Il movimento indipendente di ciascun tavolo si lega agli altri tavoli attraverso un ancoraggio, consentendo a questo territorio artistico un movimento unisono: le differenze formali di ogni tavolo sono colmate dalla loro unione.
Questo insieme, sarà abitato in modo temporaneo, dalle 20 persone che collaborano alla sua costituzione. Ogni partecipante sceglierà un proprio luogo ed una modalità di presenza al’interno dell’insieme-territorio. Il momento sarà documentato e porterà alla produzione di un’immagine fotografica di grande formato: il territorio comprende tutte le diversità e appartenenze dell’esclusione sociale.
L’opera sarà arricchita da contributi “donati” dalle 20 persone coinvolte, con le quali l’artista ha intrattenuto numerosi incontri di dialogo e di scambio, individuali e di gruppo, che hanno portato alla definizione di un intervento personale per ciascuno dei partecipanti: le singolarità di ciascuna delle persone confluiscono su un territorio unico.
La natura dei contributi riguarda riflessioni personali sull’idea di appartenenza all’Italia, che emergono dalle loro particolari esperienze di vita.
Quindi un aterritorio, un luogoComune, in cui le scelte compiute in piena autonomia ed indipendenza personali concorrono alla definizione del senso di unità.
Durante la mostra tavoloITALIA sarà proiettao il video Noi l’Italia di Claudio Marson.
Catalogo a cura di Maretti Editore.
14
settembre 2013
Cesena Contemporanea
Dal 14 settembre al 03 novembre 2013
arte contemporanea
Location
SEDI VARIE – Cesena
Cesena, (Forlì-cesena)
Cesena, (Forlì-cesena)
Orario di apertura
venerdì 17.00-19.30. Sabato e domenica 10.00-12.30 e 17.00-19.30
Per visite su appuntamento: 3392430130
Vernissage
14 Settembre 2013, h 18
Sito web
www.rad-art.org
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