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Cezary Bodzianowski / Giulia Piscitelli
La Fondazione Morra Greco inaugura le mostre Casio Pay di Cezary Bodzianowski e Beige di Giulia Piscitelli.
Comunicato stampa
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Il 28 ottobre alle ore 19 la Fondazione Morra Greco inaugura le mostre Casio Pay di Cezary Bodzianowski e Beige di Giulia Piscitelli.
Casio Pay è un’installazione di Cezary Bodzianowski che occupa il primo piano della Fondazione Morra Greco e che consiste in un monitor e una proiezione posizionati nelle due stanze alle estremità del piano. I video documentano una serie di gesti e piccole azioni che l’artista ha svolto rispettivamente negli spazi della Fondazione e nelle strade della città di Napoli. Il monitor e la proiezione funzionano come i poli opposti di un magnete e definiscono i confini di uno spazio attraversato da tensioni ed energie, in cui il movimento fluisce naturalmente e senza soluzione di continuità dall’interno del palazzo verso l’esterno. Per l’invito l’artista ha scelto l’immagine di una mano che tiene nel palmo un orologio da tasca. L’orologio è chiuso ma è decorato con l’immagine di un uomo in motocicletta. Il titolo è un gioco di parole che associa ironicamente la popolare marca di orologi al termine inglese ‘pay’, pagare. L’artista richiama la nostra attenzione sul fatto che siamo soggetti al ritmo e alla velocità impostici da convenzioni esterne. La frenesia caratterizza il nostro uso del tempo, è associata alla resa produttiva e ad una concezione economica del tempo a nostra disposizione, da cui deriva la condanna della sua ‘perdita’. Ma cosa è o cosa significa esattamente ‘perdere tempo’? E chi paga per il tempo che perdiamo? È forse il ‘tempo perso’ quello che viene sottratto all’attività produttiva o alla routine? Ma in questo caso, la perdita, non rappresenta forse una riconquista, un riappropriarsi di quello stesso tempo in altra forma, piuttosto che il contrario? Nelle sue azioni al limite dell’assurdo, Bodzianowski considera il tempo come una materia flessibile, che può essere continuamente manipolata, spostata, sottratta a una data situazione e trasformata in qualcos’altro. In ognuna delle azioni documentate in mostra, l’artista formula diverse possibilità di contare il tempo attraverso i movimenti più semplici. Le stanze comprese tra il monitor e la proiezione in mostra, rappresentano un vuoto, una disponibilità di spazio e di tempo che il pubblico può a sua volta riempire. Partendo dalla considerazione che ci muoviamo in una realtà assoggettata a un’idea rigida e convenzionale di tempo, l’artista suggerisce di contro la possibilità, se non la necessità, di uno sviluppo parallelo di realtà, scandite da un ritmo altro, più impreciso e aperto.
Beige (2001-2010), di Giulia Piscitelli, è il film di un film: una pellicola in bianco e nero trovata, visionata con una vecchia moviola azionata a mano e nuovamente ripresa dall’artista. Il lavoro, “installato” nel piano basamentale della Fondazione, come spesso accade nella
produzione di Giulia Piscitelli, ha una doppia data perché frutto di un ritrovamento e di successive elaborazioni. Nel film appaiono due donne, una più giovane dell’altra, di cui non si conoscono l’identità né il rapporto che le lega. Le immagini sono di volta in volta più o meno nitide, sfuocate, il ritmo con cui scorrono è irregolare, come affaticato, sottolineato dal rumore di sottofondo della manovella. Nel piano interrato della Fondazione si trova anche l’installazione – Idem (2010) - un grappolo che scende dal soffitto, realizzato assemblando grandi foglie, provenienti dalla potatura di un’ agave ventennale che si trova nello zoo di Napoli, un luogo che l’artista visita regolarmente e in cui trascorre molto tempo. Le foglie sono ricoperte da frasi diverse, incise dai frequentatori stessi dello zoo. Si tratta per lo più di messaggi che celebrano amori e unioni che mirano all’eternità e che tuttavia vengono affidati alla fugacità della vita della pianta. Al piano superiore, I have some time to spend with you (2010) è una proiezione di 80 diapositive, datate 1955, ritrovate molti anni fa nei pressi dell’ambasciata degli Stati Uniti, a Napoli. Si tratta di fotografie di viaggio, scattate a Detroit e dintorni, un itinerario che ripercorre un immaginario di democrazia, produttività e benessere: la Ford e la fiorente produzione dell’industria automobilistica, una campagna elettorale, attraversamento di paesaggi. Si tratta di immagini di benessere in cui si inserisce di tanto in tanto un dettaglio meno rassicurante, una piscina vuota per esempio.
Con caratteri e forme diverse i lavori in mostra definiscono un campionario di immagini legate al passaggio, alla mutabilità del reale, all’evanescenza, al passaggio del tempo. In ognuno c’è l’affermazione di una caducità, quella dell’amore, dei legami e del benessere, la messa in discussione e il dubbio su un assoluto. Il beige, che è una sfumatura prima ancora di un colore, è il filo che li tiene insieme.
Si ringrazia Lo Zoo di Napoli per la collaborazione
On October 28th at 7.00pm the exhibitions Casio Pay by Cezary Bodzianowski and Beige by Giulia Piscitelli will open at Fondazione Morra Greco.
Casio Pay is an installation by Cezary Bodzianowski. It consists of a monitor and a screening on view in two different rooms located at the opposite ends on the first floor of the Fondazione building. The videos show Bodzianowski doing meaningless actions in the streets of Naples and at the Fondazione. The monitor and the screening represent the opposite poles of a magnet and mark the boundaries of a space run through by tensions and energies, in which the motion flows naturally and without interruption from the inside to the outside of the building. The invitation card chosen by the artist features the image of a hand holding a pocket watch. The watch is closed and embellished with the image of a man driving a motorbike. The title is a play on words that ironically associates the English word “pay” with the name of the popular brand of watches. Bodzianowski wants to draw our attention on the fact that we are all subjected to the fast pace imposed on us by our society. We make a frenzied use of time, driven by the economic conception that time should never be “wasted”. But what exactly does “wasting time” mean? And who’s paying for the time we waste? Is the time wasted the one we take away from productive activities or from our daily routine? And wouldn’t in this case the waste be more of a reappropriation of that same time but in a different form, rather than the other way round? In his almost absurd actions, Bodzianowski considers time as a flexible matter which can be continually manipulated, moved elsewhere, taken away from a given situation and turned into something different. In each of his actions documented in the videos the artist works out different possibilities to measure time through the simplest movements. The rooms located between the ones displaying the monitor and the screening represent a void: available space and time to be filled by the visitors. Starting from the consideration that we live in a reality ruled by a rigid and conventional idea of time, the artist suggests the possibility, if not the need, to develop a parallel reality marked by a different, more flexible and open pace.
Beige (2001-2010), by Giulia Piscitelli, is the film of a film: the artist finds a black-and-white film, watches it through an old hand-operated Moviola and films it again. As it is often the case with Giulia Piscitelli’s works, Beige - installed in the basement of Fondazione – also bears a double date since it consists of the reworking of an old found film. The film features two women of different ages, but neither their identities nor the relationship existing between them will be revealed. The images unfold, more or less clear and blurred, at an irregular, almost weary pace, accompanied by the background noise of the crank. The basement of Fondazione also features the installation Idem (2010): a cluster hanging from the ceiling, made up of big leaves trimmed from a twenty-year-old agave located in the Naples zoo, a place that Giulia Piscitelli visits regularly and where she spends a lot of time. The leaves are covered with inscriptions carved by the visitors of the zoo. Most of them are messages of a love that aims to be eternal but whose promise will have to deal with the transient life of the plant. I have some time to spend with you (2010), on view upstairs, is the screening of 80 slides, dating from 1955, which were found several years ago nearby the United States embassy in Naples. The slides depict travel photographs taken in Detroit and its surroundings, an itinerary that traces an ideal of democracy, productivity and wellbeing: Ford and the thriving car industry, an electoral campaign, the crossing of landscapes. They are mostly images depicting situations of wellbeing, except for a few of them which are a bit less reassuring, such as the image of an empty swimming pool. The works on display, with different characters and different forms, make up a selection of images connected with the changeability of reality, with the evanescence and the passing of time. Each of them asserts the transience of love, of relationships and of wellbeing, as well as challenging absolute truths. Beige, which is rather a nuance than a colour, is the thread that binds them together.
Our acknowledgements go to the Naples zoo for their kind collaboration.
Casio Pay è un’installazione di Cezary Bodzianowski che occupa il primo piano della Fondazione Morra Greco e che consiste in un monitor e una proiezione posizionati nelle due stanze alle estremità del piano. I video documentano una serie di gesti e piccole azioni che l’artista ha svolto rispettivamente negli spazi della Fondazione e nelle strade della città di Napoli. Il monitor e la proiezione funzionano come i poli opposti di un magnete e definiscono i confini di uno spazio attraversato da tensioni ed energie, in cui il movimento fluisce naturalmente e senza soluzione di continuità dall’interno del palazzo verso l’esterno. Per l’invito l’artista ha scelto l’immagine di una mano che tiene nel palmo un orologio da tasca. L’orologio è chiuso ma è decorato con l’immagine di un uomo in motocicletta. Il titolo è un gioco di parole che associa ironicamente la popolare marca di orologi al termine inglese ‘pay’, pagare. L’artista richiama la nostra attenzione sul fatto che siamo soggetti al ritmo e alla velocità impostici da convenzioni esterne. La frenesia caratterizza il nostro uso del tempo, è associata alla resa produttiva e ad una concezione economica del tempo a nostra disposizione, da cui deriva la condanna della sua ‘perdita’. Ma cosa è o cosa significa esattamente ‘perdere tempo’? E chi paga per il tempo che perdiamo? È forse il ‘tempo perso’ quello che viene sottratto all’attività produttiva o alla routine? Ma in questo caso, la perdita, non rappresenta forse una riconquista, un riappropriarsi di quello stesso tempo in altra forma, piuttosto che il contrario? Nelle sue azioni al limite dell’assurdo, Bodzianowski considera il tempo come una materia flessibile, che può essere continuamente manipolata, spostata, sottratta a una data situazione e trasformata in qualcos’altro. In ognuna delle azioni documentate in mostra, l’artista formula diverse possibilità di contare il tempo attraverso i movimenti più semplici. Le stanze comprese tra il monitor e la proiezione in mostra, rappresentano un vuoto, una disponibilità di spazio e di tempo che il pubblico può a sua volta riempire. Partendo dalla considerazione che ci muoviamo in una realtà assoggettata a un’idea rigida e convenzionale di tempo, l’artista suggerisce di contro la possibilità, se non la necessità, di uno sviluppo parallelo di realtà, scandite da un ritmo altro, più impreciso e aperto.
Beige (2001-2010), di Giulia Piscitelli, è il film di un film: una pellicola in bianco e nero trovata, visionata con una vecchia moviola azionata a mano e nuovamente ripresa dall’artista. Il lavoro, “installato” nel piano basamentale della Fondazione, come spesso accade nella
produzione di Giulia Piscitelli, ha una doppia data perché frutto di un ritrovamento e di successive elaborazioni. Nel film appaiono due donne, una più giovane dell’altra, di cui non si conoscono l’identità né il rapporto che le lega. Le immagini sono di volta in volta più o meno nitide, sfuocate, il ritmo con cui scorrono è irregolare, come affaticato, sottolineato dal rumore di sottofondo della manovella. Nel piano interrato della Fondazione si trova anche l’installazione – Idem (2010) - un grappolo che scende dal soffitto, realizzato assemblando grandi foglie, provenienti dalla potatura di un’ agave ventennale che si trova nello zoo di Napoli, un luogo che l’artista visita regolarmente e in cui trascorre molto tempo. Le foglie sono ricoperte da frasi diverse, incise dai frequentatori stessi dello zoo. Si tratta per lo più di messaggi che celebrano amori e unioni che mirano all’eternità e che tuttavia vengono affidati alla fugacità della vita della pianta. Al piano superiore, I have some time to spend with you (2010) è una proiezione di 80 diapositive, datate 1955, ritrovate molti anni fa nei pressi dell’ambasciata degli Stati Uniti, a Napoli. Si tratta di fotografie di viaggio, scattate a Detroit e dintorni, un itinerario che ripercorre un immaginario di democrazia, produttività e benessere: la Ford e la fiorente produzione dell’industria automobilistica, una campagna elettorale, attraversamento di paesaggi. Si tratta di immagini di benessere in cui si inserisce di tanto in tanto un dettaglio meno rassicurante, una piscina vuota per esempio.
Con caratteri e forme diverse i lavori in mostra definiscono un campionario di immagini legate al passaggio, alla mutabilità del reale, all’evanescenza, al passaggio del tempo. In ognuno c’è l’affermazione di una caducità, quella dell’amore, dei legami e del benessere, la messa in discussione e il dubbio su un assoluto. Il beige, che è una sfumatura prima ancora di un colore, è il filo che li tiene insieme.
Si ringrazia Lo Zoo di Napoli per la collaborazione
On October 28th at 7.00pm the exhibitions Casio Pay by Cezary Bodzianowski and Beige by Giulia Piscitelli will open at Fondazione Morra Greco.
Casio Pay is an installation by Cezary Bodzianowski. It consists of a monitor and a screening on view in two different rooms located at the opposite ends on the first floor of the Fondazione building. The videos show Bodzianowski doing meaningless actions in the streets of Naples and at the Fondazione. The monitor and the screening represent the opposite poles of a magnet and mark the boundaries of a space run through by tensions and energies, in which the motion flows naturally and without interruption from the inside to the outside of the building. The invitation card chosen by the artist features the image of a hand holding a pocket watch. The watch is closed and embellished with the image of a man driving a motorbike. The title is a play on words that ironically associates the English word “pay” with the name of the popular brand of watches. Bodzianowski wants to draw our attention on the fact that we are all subjected to the fast pace imposed on us by our society. We make a frenzied use of time, driven by the economic conception that time should never be “wasted”. But what exactly does “wasting time” mean? And who’s paying for the time we waste? Is the time wasted the one we take away from productive activities or from our daily routine? And wouldn’t in this case the waste be more of a reappropriation of that same time but in a different form, rather than the other way round? In his almost absurd actions, Bodzianowski considers time as a flexible matter which can be continually manipulated, moved elsewhere, taken away from a given situation and turned into something different. In each of his actions documented in the videos the artist works out different possibilities to measure time through the simplest movements. The rooms located between the ones displaying the monitor and the screening represent a void: available space and time to be filled by the visitors. Starting from the consideration that we live in a reality ruled by a rigid and conventional idea of time, the artist suggests the possibility, if not the need, to develop a parallel reality marked by a different, more flexible and open pace.
Beige (2001-2010), by Giulia Piscitelli, is the film of a film: the artist finds a black-and-white film, watches it through an old hand-operated Moviola and films it again. As it is often the case with Giulia Piscitelli’s works, Beige - installed in the basement of Fondazione – also bears a double date since it consists of the reworking of an old found film. The film features two women of different ages, but neither their identities nor the relationship existing between them will be revealed. The images unfold, more or less clear and blurred, at an irregular, almost weary pace, accompanied by the background noise of the crank. The basement of Fondazione also features the installation Idem (2010): a cluster hanging from the ceiling, made up of big leaves trimmed from a twenty-year-old agave located in the Naples zoo, a place that Giulia Piscitelli visits regularly and where she spends a lot of time. The leaves are covered with inscriptions carved by the visitors of the zoo. Most of them are messages of a love that aims to be eternal but whose promise will have to deal with the transient life of the plant. I have some time to spend with you (2010), on view upstairs, is the screening of 80 slides, dating from 1955, which were found several years ago nearby the United States embassy in Naples. The slides depict travel photographs taken in Detroit and its surroundings, an itinerary that traces an ideal of democracy, productivity and wellbeing: Ford and the thriving car industry, an electoral campaign, the crossing of landscapes. They are mostly images depicting situations of wellbeing, except for a few of them which are a bit less reassuring, such as the image of an empty swimming pool. The works on display, with different characters and different forms, make up a selection of images connected with the changeability of reality, with the evanescence and the passing of time. Each of them asserts the transience of love, of relationships and of wellbeing, as well as challenging absolute truths. Beige, which is rather a nuance than a colour, is the thread that binds them together.
Our acknowledgements go to the Naples zoo for their kind collaboration.
28
ottobre 2010
Cezary Bodzianowski / Giulia Piscitelli
Dal 28 ottobre al 28 novembre 2010
arte contemporanea
Location
Orario di apertura
dal lunedì al Venerdì dalle 10 alle 14
Vernissage
28 Ottobre 2010, ore 19
Autore