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Gli spazi di BonelliLab, risultato di un recupero di archeologia industriale un tempo fabbrica di bambole, si aprono a “Check in”, una serata che racchiude tre eventi, che spaziano dalla pittura alla scultura, dalla fotografia all’installazione
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Gli spazi di BonelliLab, risultato di un recupero di archeologia industriale un tempo fabbrica di bambole, si aprono a “Check in”, una serata che racchiude tre eventi, che spaziano dalla pittura alla scultura, dalla fotografia all’installazione:
Gate 01: Group Show
Una collettiva di artisti protagonisti della scena nazionale e internazionale che fanno parte della “scuderia” della galleria Bonelli.
Gate 02: Insight Area
a cura di Alessandro Trabucco
Una collettiva dedicata a sei fotografi: Matteo Basilé, Laura Fantacuzzi, Marina Giannobi, Vittorio Gui, Stefania Romano, Nicola Vinci, selezionati dal curatore nella ricerca di un’indagine sulla fotografia che si muova al di là dell’utilizzo della foto canonica e della documentazione realistica. Nel caso di questi sei artisti la fotografia è interpretata in maniera introspettiva, quasi pittorica. Come suggerisce il titolo si tratta di una conoscenza approfondita, interiore che dà vita a una fotografia emotiva, autobiografica piuttosto che fredda documentazione. Le suggestioni sono allora oniriche in alcuni casi, pittoriche in altri, introspettive in altri, nel segno di pura energia ed emozione.
“Vi trovate nell’Area dello spazio interiore e dell’intuizione: è Insight, lo spazio della Conoscenza, dell’introspezione. La fotografia non è più fredda documentazione oggettiva, non è più vincolata alla realtà esteriore, l’artista non rivolge più l’obiettivo verso l’esterno, ma se lo punta contro, dentro di sé. E scatta. Scatta immagini che rispecchiano uno stato mentale, una vibrazione emotiva, una condizione psicologica. In questo modo egli crea una realtà parallela ed interiorizzata, invisibile allo sguardo ma intimamente e fortemente vissuta. La fotografia ora registra emanazioni e temperature; crea nuovi mondi, nuove realtà, nuove atmosfere; concentra lo sguardo sui dettagli e sulle sfumature; rivela il lato sospeso ed eterno dell’esistenza; propone visioni oniriche ed estensioni cromatiche; vede oltre il percepibile, coglie l’immateriale. Siete in Insight Area, una proposta di autori che scelgono l’immagine fotografica quale medium ideale per compiere un percorso di approfondita analisi introspettiva, affrancandola dalla materia per ricondurla alla pura
creazione”. (Alessandro Trabucco)
Gate 03: William M. Zanghi “Savana Club”
Testi in catalogo di Alessandro Bazan e Emma Gravagnuolo
“A metà tra la fantasia delirante di un moderno Bosch (nelle opere in cui unisce visioni oniriche popolate da brulicanti esseri umani) e il realismo di un novello verista dipinge con colori violenti rubati a fumetti, scorci di piscine deserte, immerse in un’atmosfera sospesa e straniante, locomotive ferme in una stazione fantasma. Questi squarci di quotidiano hanno un taglio prettamente cinematografico e video: le inquadrature sono decentrate, tagliate, strappate dal tessuto continuo della realtà, una formula che consente a Zanghi di innescare alle sue immagini casualità e magia al tempo stesso”. (Emma Gravagnuolo)
“Non ci sono questioni, Marco Zanghi è un pittore vero, uno vecchia maniera, senza mezzi termini, all’antica, di quelli che non hanno bisogno di ricorrere a mezzucci e trovate per corrispondere il dono del dipingere ma che anzi sono dotati del talento puro dei veri artisti. (…) Zanghi è un americano di Wichita cresciuto in realtà alle pendici dell’Etna nel versante messinese. E questi due aspetti contrastanti sono presenti nel lavoro di Marco come nella sua personalità alquanto insolita, semplice e genuina. Sono proprio questi due luoghi di provenienza che secondo me creano la varietà paesaggistica di questa nuova serie di dipinti densi e significativi nei quali tre esperienze fondamentali dominano il contenuto della mostra. Da un lato un paesaggio acido e metafisico nel quale si affollano dei bagnanti nell’oscurità di atolli inventati, schiacciati in una simmetria illusoria nella quale lo spazio è determinato dalla collocazione dei corpi. Nei quadri neri si ha come la sensazione del vinile, data la plasticità della tecnica degli smalti elaborata da Marco in modo tutto personale. Nei dipinti bianchi tutto viene investito dal chiarore latteo primordiale, o dell’ultimo momento, i corpi sembrano salutarsi prima del lungo viaggio.
Una seconda angolazione la offrono invece i quadri più figurativi nei quali luci artificiose e naturali al contempo accolgono i luoghi del pittore, del suo passato e del suo presente. È come se un’ottica alla Peter Doig venisse rivista in senso meno visionario e più intimo, dove l’inquietudine interna è data dall’assenza di figure di persone che sono appena passate, che hanno abbandonato il luogo di un peccato appena avvenuto. Case di campagna del Main illuminate dalla luce della campagna siciliana ad una certa ora.
Un terzo elemento viene dai quadri delle piscine di Los Angeles dove una luce monocroma fa assumere al tutto una dimensione a metà tra il ricordo e il trauma, ancora una volta il pragmatismo materico viene a contatto con un intimismo di matrice fortemente italiana”. (Alessandro Bazan)
Dopo la serata-evento a Canneto sull’Oglio, la mostra proseguirà dal 28 maggio sino al 31 luglio negli spazi di Bonelli Arte Contemporanea di Mantova
William M. Zanghi è nato nel 1972 a Wichita (Kansas), vive e lavora a Palermo.
Tra le sue mostre personali si ricordano Jungla d’asfalto, allestita nel 2004 alla Galleria 61 di Palermo mentre tra le mostre collettive figurano That’s all Folks!, allestita nel 2006 Associazione Contemporaneamente di Milano; Primavera in ascensore ai Cantieri culturali alla Zisa di Palermo (2005), Senza dubbio! L’arte torna a scuola a Trissino (2005), Il genio di Palermo negli spazi aperti degli artisti di Palermo e il Premio Maretti, al Memorial Riva di San Marino; Senza freni! alla galleria Antonio Colombo Arte Contemporanea di Milano.
Gate 01: Group Show
Una collettiva di artisti protagonisti della scena nazionale e internazionale che fanno parte della “scuderia” della galleria Bonelli.
Gate 02: Insight Area
a cura di Alessandro Trabucco
Una collettiva dedicata a sei fotografi: Matteo Basilé, Laura Fantacuzzi, Marina Giannobi, Vittorio Gui, Stefania Romano, Nicola Vinci, selezionati dal curatore nella ricerca di un’indagine sulla fotografia che si muova al di là dell’utilizzo della foto canonica e della documentazione realistica. Nel caso di questi sei artisti la fotografia è interpretata in maniera introspettiva, quasi pittorica. Come suggerisce il titolo si tratta di una conoscenza approfondita, interiore che dà vita a una fotografia emotiva, autobiografica piuttosto che fredda documentazione. Le suggestioni sono allora oniriche in alcuni casi, pittoriche in altri, introspettive in altri, nel segno di pura energia ed emozione.
“Vi trovate nell’Area dello spazio interiore e dell’intuizione: è Insight, lo spazio della Conoscenza, dell’introspezione. La fotografia non è più fredda documentazione oggettiva, non è più vincolata alla realtà esteriore, l’artista non rivolge più l’obiettivo verso l’esterno, ma se lo punta contro, dentro di sé. E scatta. Scatta immagini che rispecchiano uno stato mentale, una vibrazione emotiva, una condizione psicologica. In questo modo egli crea una realtà parallela ed interiorizzata, invisibile allo sguardo ma intimamente e fortemente vissuta. La fotografia ora registra emanazioni e temperature; crea nuovi mondi, nuove realtà, nuove atmosfere; concentra lo sguardo sui dettagli e sulle sfumature; rivela il lato sospeso ed eterno dell’esistenza; propone visioni oniriche ed estensioni cromatiche; vede oltre il percepibile, coglie l’immateriale. Siete in Insight Area, una proposta di autori che scelgono l’immagine fotografica quale medium ideale per compiere un percorso di approfondita analisi introspettiva, affrancandola dalla materia per ricondurla alla pura
creazione”. (Alessandro Trabucco)
Gate 03: William M. Zanghi “Savana Club”
Testi in catalogo di Alessandro Bazan e Emma Gravagnuolo
“A metà tra la fantasia delirante di un moderno Bosch (nelle opere in cui unisce visioni oniriche popolate da brulicanti esseri umani) e il realismo di un novello verista dipinge con colori violenti rubati a fumetti, scorci di piscine deserte, immerse in un’atmosfera sospesa e straniante, locomotive ferme in una stazione fantasma. Questi squarci di quotidiano hanno un taglio prettamente cinematografico e video: le inquadrature sono decentrate, tagliate, strappate dal tessuto continuo della realtà, una formula che consente a Zanghi di innescare alle sue immagini casualità e magia al tempo stesso”. (Emma Gravagnuolo)
“Non ci sono questioni, Marco Zanghi è un pittore vero, uno vecchia maniera, senza mezzi termini, all’antica, di quelli che non hanno bisogno di ricorrere a mezzucci e trovate per corrispondere il dono del dipingere ma che anzi sono dotati del talento puro dei veri artisti. (…) Zanghi è un americano di Wichita cresciuto in realtà alle pendici dell’Etna nel versante messinese. E questi due aspetti contrastanti sono presenti nel lavoro di Marco come nella sua personalità alquanto insolita, semplice e genuina. Sono proprio questi due luoghi di provenienza che secondo me creano la varietà paesaggistica di questa nuova serie di dipinti densi e significativi nei quali tre esperienze fondamentali dominano il contenuto della mostra. Da un lato un paesaggio acido e metafisico nel quale si affollano dei bagnanti nell’oscurità di atolli inventati, schiacciati in una simmetria illusoria nella quale lo spazio è determinato dalla collocazione dei corpi. Nei quadri neri si ha come la sensazione del vinile, data la plasticità della tecnica degli smalti elaborata da Marco in modo tutto personale. Nei dipinti bianchi tutto viene investito dal chiarore latteo primordiale, o dell’ultimo momento, i corpi sembrano salutarsi prima del lungo viaggio.
Una seconda angolazione la offrono invece i quadri più figurativi nei quali luci artificiose e naturali al contempo accolgono i luoghi del pittore, del suo passato e del suo presente. È come se un’ottica alla Peter Doig venisse rivista in senso meno visionario e più intimo, dove l’inquietudine interna è data dall’assenza di figure di persone che sono appena passate, che hanno abbandonato il luogo di un peccato appena avvenuto. Case di campagna del Main illuminate dalla luce della campagna siciliana ad una certa ora.
Un terzo elemento viene dai quadri delle piscine di Los Angeles dove una luce monocroma fa assumere al tutto una dimensione a metà tra il ricordo e il trauma, ancora una volta il pragmatismo materico viene a contatto con un intimismo di matrice fortemente italiana”. (Alessandro Bazan)
Dopo la serata-evento a Canneto sull’Oglio, la mostra proseguirà dal 28 maggio sino al 31 luglio negli spazi di Bonelli Arte Contemporanea di Mantova
William M. Zanghi è nato nel 1972 a Wichita (Kansas), vive e lavora a Palermo.
Tra le sue mostre personali si ricordano Jungla d’asfalto, allestita nel 2004 alla Galleria 61 di Palermo mentre tra le mostre collettive figurano That’s all Folks!, allestita nel 2006 Associazione Contemporaneamente di Milano; Primavera in ascensore ai Cantieri culturali alla Zisa di Palermo (2005), Senza dubbio! L’arte torna a scuola a Trissino (2005), Il genio di Palermo negli spazi aperti degli artisti di Palermo e il Premio Maretti, al Memorial Riva di San Marino; Senza freni! alla galleria Antonio Colombo Arte Contemporanea di Milano.
26
maggio 2007
check–in
Dal 26 maggio al 31 agosto 2007
arte contemporanea
serata - evento
serata - evento
Location
BONELLI LAB
Canneto Sull'oglio, Via Camillo Benso Conte Di Cavour, 29, (Mantova)
Canneto Sull'oglio, Via Camillo Benso Conte Di Cavour, 29, (Mantova)
Orario di apertura
dal martedì al venerdì dalle ore 10.30 alle ore 18.30
sabato dalle ore 16.30 alle 19.30 e su appuntamento
Vernissage
26 Maggio 2007, ore 19
Editore
PUBLI PAOLINI
Autore