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Chet – Diastasi
Calembour meta-visuali, parodie contemporanee e scene da un manicomio autorizzato. Gli assemblaggi analogici di Chet contestualizzano la nostra società, le danno un volto, sono carte d’identità plurime per un soggetto di per sé trasformista.
Comunicato stampa
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Freestyler dell'immagine, col tratto distintivo di un'irriverenza senza sconti e mai gratuita. Chet (Nicolò Serra) gioca col fuoco, ma non si scotta. Si lancia, correndo il rischio di cadere senza paracadute nell'impopolarità, toccando temi che possono deliberatamente incendiare la morale - taroccata - dei suoi simili. La sua tecnica è scaltra quanto inaffondabile: portare all'auto-disfacimento un immaginario generalista, pronto al consumo quanto a cadere nel dimenticatoio; schiacciato in mezzo a quelle pile di riviste che costituiscono la sua memoria a breve termine, su cui l'artista ha sovrascritto il valore iconologico della propria azione figurativa. È così che ci si muove quando lo scopo del gioco è restare sempre dentro ai fatti, l'unica prospettiva da cui pare umanamente possibile per Chet “dare immagine” - più che immaginare - una rinascita completa e ri-abilitante.
Calembour meta-visuali, parodie contemporanee e scene da un manicomio autorizzato. Gli assemblaggi analogici del giovane artista contestualizzano la nostra società, le danno un volto, sono carte d'identità plurime per un soggetto di per sé trasformista. Chet in fin dei conti ha già tutto pronto davanti a sé, abile quanto uno chef stellato sa dosare ogni singolo ingrediente a sua disposizione: spunti e temi freschissimi, infatti, continua a fornirglieli la collettività, implicitamente attonita davanti ai televisori, incosciente creatrice di falsi miti contestualmente a vere ghettizzazioni di massa.
Chet è un cantastorie abusivo per favole dove il lieto fine, ove previsto, è necessario sudarselo. È l'aspirante sciamano di generazioni dopate dall'opprimente ubiquità dei social network; da uno sharing digitale che mina il senso proprio della condivisione partecipata e pluralista, avvalorando la materializzazione d'immagini pronte a pioverci addosso. Volenti o nolenti. (Testo critico a cura di Andrea Rossetti)
Calembour meta-visuali, parodie contemporanee e scene da un manicomio autorizzato. Gli assemblaggi analogici del giovane artista contestualizzano la nostra società, le danno un volto, sono carte d'identità plurime per un soggetto di per sé trasformista. Chet in fin dei conti ha già tutto pronto davanti a sé, abile quanto uno chef stellato sa dosare ogni singolo ingrediente a sua disposizione: spunti e temi freschissimi, infatti, continua a fornirglieli la collettività, implicitamente attonita davanti ai televisori, incosciente creatrice di falsi miti contestualmente a vere ghettizzazioni di massa.
Chet è un cantastorie abusivo per favole dove il lieto fine, ove previsto, è necessario sudarselo. È l'aspirante sciamano di generazioni dopate dall'opprimente ubiquità dei social network; da uno sharing digitale che mina il senso proprio della condivisione partecipata e pluralista, avvalorando la materializzazione d'immagini pronte a pioverci addosso. Volenti o nolenti. (Testo critico a cura di Andrea Rossetti)
29
ottobre 2022
Chet – Diastasi
Dal 29 ottobre al 09 novembre 2022
arte contemporanea
Location
SATURA – PALAZZO STELLA
Genova, Piazza Stella, 5/1, (Genova)
Genova, Piazza Stella, 5/1, (Genova)
Orario di apertura
dal martedì al venerdì ore 9:30–13:00 / 15:00–19:00
sabato ore 15:00–19:00
Vernissage
29 Ottobre 2022, 17:00
Sito web
Autore
Curatore
Autore testo critico