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Chia Devis
una mostra personale dell’artista Chia devis con opere pittoriche di medio formato e un omaggio dell’artista italiano Carlo Nieddu Arrica.
Comunicato stampa
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Chia Devis è un’artista colombiana che predilige la pittura. Le sue opere dipinte a olio sperimentano lo spazio, la materia e viaggiano attraverso significati impronunciabili. Cieli plumbei preannunciano un cataclisma, mentre in primo piano una bambina dagli stivali celesti a pois scompare sotto un ombrello coloratissimo; cammina su una strada immaginaria, su una rotta orizzontale di cui non si conosce l’inizio e la fine. Così come un aquilone si perde tra le nuvole nere e il filo spezzato non si avvolge tra le mani della bambina. Il processo della rottura viene mediato con una feroce impotenza, attraverso l’innocenza del gioco infantile, del gesto e del passo di una vita che subisce un taglio, uno strappo. Questa serie di opere anticipano le ultime pitture, macchie scure, dove si nasconde, in posizione fetale, una donna, persa, strappata, inabissata, nell’urlo non udito da alcuno.
Sono ombre pesanti e impenetrabili, fatte di nubi cariche di burrasca, ricordano l’archeologia dell’ombra di Matías Quintero Sepúlveda, opere plastiche di parafina e cenere che manifestano gli aspetti oscuri di una collettività e si proiettano simbolicamente. Sepúlveda incide personaggi mitologici che emergono graficamente dalla materia nera, mentre Chia Devis scova l’impietosa presenza del dolore in una figura di donna nascosta tra i brandelli di una tempesta, dipinta con la cenere, senza fiamma, senza vita.
L’artista indaga luoghi e spazi umani e terrifici che trovano un modo di veicolare il dolore insostenibile con uno squarcio. Non esiste il sangue, non esiste la lama, non esiste la violenza, ma si sente l’urlo della barbarie e l’opera “camicia di forza” segna quel rapporto fetale con la vita, con il diritto di nascere e di vivere e con la negazione brutale della libertà. Un efferato crimine che si consuma nel totale silenzio, quello di spezzare la vitalità di un essere umano, che fluttua nell’ombra plumbea di un nubifragio.
Una camicia che è la mappa della sua casa, indossata da un manichino che non c’è. L’artista, che ha una formazione accademica dove ha approfondito il design e la moda, usa la bellezza, lo stile, come media per celebrare con una veste, imbrigliata nei lacci di cuoio, la impotente ribellione alla violenza. E, in questi frames, si imprigiona la vita, si condensano gli eventi, come nell’immagine della “grande onda di Hokusai”.
L’effetto del vuoto, presente nella xilografia dell’artista giapponese, accomuna l’ ultima produzione di Chia Devis all’arte dell’ukiyo e del mondo fluttuante che rende rarefatto un evento e attraversa in modo spaziale la materia. Così i lavori dove l’artista colombiana dipingeva i pesci o gli insetti con ossessiva e ostinata precisione, evocano la flessuosità delle carpe di Hokusai, per scivolare inevitabilmente nella sottile capacità di sentire e praticare la bellezza. Chia Devis non si sottrae a questo richiamo e recuperando la materia pregnante della sua terra, avendo presente gli insegnamenti del maestro colombiano Jaime Arango Correa, trasforma i pigmenti in spazi, sperimenta e percorrere un nuovo viaggio come artista errante che porta con se i suoi strumenti e la necessità di conoscere per alimentare l’arte.
Sono ombre pesanti e impenetrabili, fatte di nubi cariche di burrasca, ricordano l’archeologia dell’ombra di Matías Quintero Sepúlveda, opere plastiche di parafina e cenere che manifestano gli aspetti oscuri di una collettività e si proiettano simbolicamente. Sepúlveda incide personaggi mitologici che emergono graficamente dalla materia nera, mentre Chia Devis scova l’impietosa presenza del dolore in una figura di donna nascosta tra i brandelli di una tempesta, dipinta con la cenere, senza fiamma, senza vita.
L’artista indaga luoghi e spazi umani e terrifici che trovano un modo di veicolare il dolore insostenibile con uno squarcio. Non esiste il sangue, non esiste la lama, non esiste la violenza, ma si sente l’urlo della barbarie e l’opera “camicia di forza” segna quel rapporto fetale con la vita, con il diritto di nascere e di vivere e con la negazione brutale della libertà. Un efferato crimine che si consuma nel totale silenzio, quello di spezzare la vitalità di un essere umano, che fluttua nell’ombra plumbea di un nubifragio.
Una camicia che è la mappa della sua casa, indossata da un manichino che non c’è. L’artista, che ha una formazione accademica dove ha approfondito il design e la moda, usa la bellezza, lo stile, come media per celebrare con una veste, imbrigliata nei lacci di cuoio, la impotente ribellione alla violenza. E, in questi frames, si imprigiona la vita, si condensano gli eventi, come nell’immagine della “grande onda di Hokusai”.
L’effetto del vuoto, presente nella xilografia dell’artista giapponese, accomuna l’ ultima produzione di Chia Devis all’arte dell’ukiyo e del mondo fluttuante che rende rarefatto un evento e attraversa in modo spaziale la materia. Così i lavori dove l’artista colombiana dipingeva i pesci o gli insetti con ossessiva e ostinata precisione, evocano la flessuosità delle carpe di Hokusai, per scivolare inevitabilmente nella sottile capacità di sentire e praticare la bellezza. Chia Devis non si sottrae a questo richiamo e recuperando la materia pregnante della sua terra, avendo presente gli insegnamenti del maestro colombiano Jaime Arango Correa, trasforma i pigmenti in spazi, sperimenta e percorrere un nuovo viaggio come artista errante che porta con se i suoi strumenti e la necessità di conoscere per alimentare l’arte.
28
maggio 2016
Chia Devis
Dal 28 maggio al 28 giugno 2016
arte contemporanea
Location
B&BART – MUSEO INTERNAZIONALE D’ARTE CONTEMPORANEA
Collinas, Via San Sebastiano, 3, (Medio Campidano)
Collinas, Via San Sebastiano, 3, (Medio Campidano)
Orario di apertura
da giovedi a sabato su prenotazione, 10-13
Vernissage
28 Maggio 2016, ore 19
Autore
Curatore