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Chora
Una mostra in forma di convivio anima il Parco Scultura La Palomba, suggestiva cava di tufo rinata a nuova vita attraverso l’arte
Comunicato stampa
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Apre al pubblico sabato 18 giugno 2016 alle ore 18.00 presso il Parco Scultura La Palomba di Matera, la mostra Chora, collettiva in forma di convivio tra esponenti della comunità artistica lucana.
In mostra opere di Alessandra Bia, Dario Carmentano, Bruno Di Lecce, Donato Faruolo, Pino Lauria, Marcello Mantegazza, Massimo Lovisco, Claudia Olendrowicz, Vito Pace. A partire dalle 20.00 avranno invece luogo eventi performativi condotti dagli stessi artisti: Immagine urbana, memoria, segno, di Alessandra Bia, con la partecipazione del poeta Bartolomeo Smaldone; Eutrapelìa, di Dario Carmentano; Linea di Confine, di Pino Lauria con la partecipazione dell’attrice Stefania Visconti; Thirteen tears in the ears, opera sound art di Massimo Lovisco e Gabriele Rufino.
Il titolo dell’evento rimanda a categorie formulate da Platone e rielaborate tra gli altri da Jacques Derrida: al di fuori dei confini della polis, oltre il luogo della vita organizzata in cui la legge umana ambisce a coincidere con la legge della natura, si estende il luogo dell’indefinibile e del verosimile, un’area topografica e dell’intelletto in cui si dispiegano tanto l’inconcepibile quanto le infinite articolazioni del pensabile. La cava, un ambito che vibra fatalmente tra il vuoto e lo statuto di luogo senza mai giungere all’insignificanza, che si definisce anzi per assenza e privazione, diventa ricettacolo (una delle possibili traduzioni della parola chôra), ovvero sfera delle possibilità, luogo molteplice.
Chora nasce come coordinamento di energie intellettuali, come spazio, dispositivo, argomento, pretesto e laboratorio di discussione, non con l’intenzione di suggerire direzioni e strategie ma con l’intenzione di ripartire dalla convivialità stessa, dalla messa in comunione di idee, in un frangente in cui ogni movimento generazionale è dissolto e ogni spazio pubblico di riflessione destabilito.
Matera è città atavica e anautoriale in cui ogni segno è segno culturale e in cui gli antichi percorsi urbani sono la pietrificazione di uno schema insediativo e relazionale scomparso: ogni muro compete con la strada, ogni pavimento con il soffitto altrui, ogni vicinato con il vicinato accanto. A questa pregnanza di sensi negoziati si contrappone la contemporanea ricerca di un destino, di una vocazione, di un momento di elaborazione cui nessun processo progettato sembra saper rimediare.
Il Parco Scultura La Palomba, al margine opposto della gravina su cui si affaccia Matera, fu realizzato su iniziativa dell’artista Antonio Paradiso in un’antica cava di tufo esausta. Negativo residuo di una settecentesca Matera che dopo lo scavo approda al costruito, è diventato oggi luogo di un’esposizione permanente di opere antropologiche, un antro in grado di mettere in risonanza l’arte oltre le strategie della musealizzazione.
In mostra opere di Alessandra Bia, Dario Carmentano, Bruno Di Lecce, Donato Faruolo, Pino Lauria, Marcello Mantegazza, Massimo Lovisco, Claudia Olendrowicz, Vito Pace. A partire dalle 20.00 avranno invece luogo eventi performativi condotti dagli stessi artisti: Immagine urbana, memoria, segno, di Alessandra Bia, con la partecipazione del poeta Bartolomeo Smaldone; Eutrapelìa, di Dario Carmentano; Linea di Confine, di Pino Lauria con la partecipazione dell’attrice Stefania Visconti; Thirteen tears in the ears, opera sound art di Massimo Lovisco e Gabriele Rufino.
Il titolo dell’evento rimanda a categorie formulate da Platone e rielaborate tra gli altri da Jacques Derrida: al di fuori dei confini della polis, oltre il luogo della vita organizzata in cui la legge umana ambisce a coincidere con la legge della natura, si estende il luogo dell’indefinibile e del verosimile, un’area topografica e dell’intelletto in cui si dispiegano tanto l’inconcepibile quanto le infinite articolazioni del pensabile. La cava, un ambito che vibra fatalmente tra il vuoto e lo statuto di luogo senza mai giungere all’insignificanza, che si definisce anzi per assenza e privazione, diventa ricettacolo (una delle possibili traduzioni della parola chôra), ovvero sfera delle possibilità, luogo molteplice.
Chora nasce come coordinamento di energie intellettuali, come spazio, dispositivo, argomento, pretesto e laboratorio di discussione, non con l’intenzione di suggerire direzioni e strategie ma con l’intenzione di ripartire dalla convivialità stessa, dalla messa in comunione di idee, in un frangente in cui ogni movimento generazionale è dissolto e ogni spazio pubblico di riflessione destabilito.
Matera è città atavica e anautoriale in cui ogni segno è segno culturale e in cui gli antichi percorsi urbani sono la pietrificazione di uno schema insediativo e relazionale scomparso: ogni muro compete con la strada, ogni pavimento con il soffitto altrui, ogni vicinato con il vicinato accanto. A questa pregnanza di sensi negoziati si contrappone la contemporanea ricerca di un destino, di una vocazione, di un momento di elaborazione cui nessun processo progettato sembra saper rimediare.
Il Parco Scultura La Palomba, al margine opposto della gravina su cui si affaccia Matera, fu realizzato su iniziativa dell’artista Antonio Paradiso in un’antica cava di tufo esausta. Negativo residuo di una settecentesca Matera che dopo lo scavo approda al costruito, è diventato oggi luogo di un’esposizione permanente di opere antropologiche, un antro in grado di mettere in risonanza l’arte oltre le strategie della musealizzazione.
18
giugno 2016
Chora
Dal 18 al 24 giugno 2016
arte contemporanea
Location
PARCO SCULTURA LA PALOMBA
Matera, Contrada Pedale Della Palomba, (Matera)
Matera, Contrada Pedale Della Palomba, (Matera)
Orario di apertura
Solo su appuntamento (cell.328 9716135)
Vernissage
18 Giugno 2016, ore 18
Autore