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Chrischa Venus Oswald – One-An/Other
La galleria Muratcentoventidue Artecontemporanea prosegue il suo programma espositivo con “ONE – AN/OTHER”, la prima mostra personale in Italia di una giovane artista tedesca, Chrischa Venus Oswald.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La galleria Muratcentoventidue Artecontemporanea prosegue il suo programma espositivo con “ONE –
AN/OTHER”, la prima mostra personale in Italia di Chrischa Venus Oswald.
Chrischa Venus Oswald è nata in Baviera nel 1984. Ha terminato i suoi studi di Belle Arti presso l'Università
di Arte e Design di Linz (A) nel 2011. Nel 2007 ha ricevuto in Austria il Premio Diesel New Art per la
fotografia, della cui giuria faceva parte Erwin Wurm. Il suo lavoro è stato esposto e proiettato in varie
mostre nazionali e internazionali, ed è incluso in collezioni private, tra le quali la collezione di video di
Manuel de Santaren.
Il linguaggio preferito da Chrischa Venus Oswald, il cui lavoro comprende varie discipline, come la
fotografia, la video-performance e la poesia, è quello della performance. Nella sua ricerca mette a fuoco da
un lato le problematiche che si riferiscono alla condizione umana, dall’altro i codici di comportamento e
l’identità dell’individuo nel rapporto con la società nel suo complesso. Il suo lavoro attraverso un approccio
performativo, che mira a confondere lo spettatore e a farlo riflettere sulle trasformazioni che riguardano la
nostra società, approfondisce in particolare le relazioni interpersonali e l’intimità dei gesti e dei
comportamenti degli individui.
Storie antiche o popolari sono spesso nei suoi lavori veicoli per argomenti d’interesse profondamente
umano, così come il suo ambiente reale è parte della sua ricerca e oggetto di osservazione in materia di
relazioni e comportamenti. Uno dei suoi interessi principali è quello di convertire le esperienze personali in
opere di pertinenza esistenziale che consentano reazioni e approcci sia su un piano intuitivo, sia a un livello
più elaborato, concettuale o intellettuale.
Le opere fondamentali di questa mostra sono due video- installazioni: M (o) use e ONE – AN/OTHER
In M(o)use l’artista riflette sulle relazioni interpersonali nell’era digitale. Il modo in cui comunichiamo ed
entriamo in relazione con gli altri ha subito un cambiamento sostanziale nell’ultimo decennio in cui i mezzi
di comunicazione si sono moltiplicati favorendo un approccio più dinamico ma allo stesso tempo più
impersonale. M (O) use è una video-installazione che s’interroga sul ruolo di soggetto e oggetto, come pure
riflette su affetto & relazioni (con gli altri, con l’arte) nell'era dei computer e dei social media. L’opera vuole
essere anche un tributo alla performance di Yoko Ono “Fly” e alla video-performance di Marina Abramovich
"Art must be beautiful".
Affronta il tema - problema dell’amore/affetto e della vicinanza fisica nell'era digitale. Anche se siamo tutti
così ben collegati, molto spesso ci sembra mancare il contatto fisico e abbiamo nostalgia di essere amati
come individui e ,se parliamo dell'artista, anche per ciò che creiamo.
Diversamente da Marina Abramovic, che nella sua video-performance affermava "L'arte deve essere bella",
l’artista proclama "l’arte deve essere amata " e "l’artista deve essere amato" perché dopo tutto gli esseri
umani - anche il più riuscito o cool artista – desiderano tutti essere amati, che si tratti di amore fisico,
amore emotivo o amore/ riconoscimento di un pubblico.
E c’è disperazione e allo stesso tempo ironia nell’immagine dell'artista che si accarezza il viso con
un mouse del computer che è il surrogato della mano di una persona (il mouse è qualcosa che è
spesso nelle nostre mani cosicché il nostro rapporto con questo oggetto è ancora più "intimo" /
"reale" rispetto al rapporto con la maggior parte delle persone che incontriamo o con cui
comunichiamo online).
Il lavoro ha anche un'altra dimensione, accennare all'arte e all'artista come oggetti di consumo
piuttosto che qualcuno / cosa cui appassionarsi e amare – un cambiamento e una tendenza che è
anche in qualche modo collegata alle nuove tecnologie e alla globalizzazione.
ONE – AN/OTHER, che dà il titolo alla mostra, fa parte di una serie di video di Chrischa Venus
Oswald, che si basano e hanno in comune un approccio semi-documentario.
Mentre “M(o)use” affronta il tema della superficialità della comunicazione e dell’assenza di
contatto reale nell’era digitale, ONE – AN/OTHER è un dramma dello sguardo che riflette
sull’essenza illusoria dell’immagine proiettata. Lo spettatore diventa sia voyeur che oggetto dello
sguardo ed è l’ altro protagonista del video in un gioco di inganni fra seduzione e allontanamento.
Uno sguardo femminile si rivolge allo spettatore e allo stesso tempo si confronta ,in un rapporto
non chiaro ,con qualcun altro che non compare. In realtà non siamo neanche sicuri che quest’altra
persona ci sia o che sia in realtà solo presente come illusione o sotto forma di ricordo che si
proietta nel vuoto.
Anche la protagonista femminile è lì soltanto sotto forma di proiezione e non come un essere
fisico con cui lo spettatore possa entrare in contatto. Ci sono più livelli d’interpretazione che
hanno a che fare con l’essere direttamente coinvolti e l’ essere lasciati fuori dal gioco in una
interazione silenziosa di sguardi che non è completamente risolta.
Questo dramma dello sguardo è accompagnato da un’elencazione di parole che compongono il
vocabolario di una relazione, dall'inizio alla fine.
Sia M (O) use che ONE/ANOTHER parlano di affetto e seduzione, dello sguardo e del desiderio e
della dicotomia fra digitale e fisico, dei rapporti interpersonali nella comunicazione digitale e
dell’illusorietà dell’immagine proiettata.
Ogni stanza è un diverso campo di esperienza in cui si parla in modo diverso di uno stesso tema,
ONE - AN / OTHER.
Foto e oggetti sono collegati a entrambi i video, sia a livello metaforico che attraverso due poesie.
Skin I e Skin II (Desire) sono due stampe lucide metalliche che mostrano due mani . Potrebbero far
pensare a degli oggetti fetish, usati in campo sessuale. Esse alludono a gesti antichi , la mano
fica e la mano cornuta ,che venivano utilizzati per evitare uno sguardo cattivo o ammaliante (
hanno anche un significato sessuale volgare e simboleggiano l'unione di maschile e femminile).
Sono oggetti fisici, le cui imperfezioni possono essere individuate nelle foto, ma che attraverso la
"pittura digitale" hanno assunto un aspetto diverso , irreale .
Sono colorate infatti attraverso la proiezione su di esse di un'immagine che rende la loro
superficie una sorta di pelle di alieno. Un tipo di pelle simile a quella che viene "toccata" nella
video-performance "M (O) use", una sorta di pelle digitale.
Inoltre l’immagine proiettata sulle mani è astratta, ma potrebbe anche essere interpretata come
un occhio che colpisce l'oggetto, come uno sguardo che viene avvertito, e che non ha risposte,
come nel video "ONE AN/OTHER”.
E’ come una sorta di occhio che, come nel video ONE-AN/OTHER, ora sta fissando nuovamente lo
spettatore. L'oggetto si è in tal modo trasformato in qualcosa che ha le qualità di un soggetto
attivo e che può fissare per sedurre. L'oggetto , bianco originariamente, ha assunto un altro tipo
di qualità attraverso la proiezione sulla sua superficie così come accade per le persone quando
proiettiamo qualcosa su di esse.
In Desires (Don´t) vediamo due mani , mostrate in una scatola blu di plexiglass, che ancora una
volta diventano un oggetto non solo da guardare ma in questo caso anche da toccare e a cui
possiamo relazionarci . L'azzurro freddo crea una sorta di distanza, ancora una volta alludendo al
mondo digitale e alla luce blu del proiettore che, se non collegato a un altro dispositivo, è in
grado di mostrare un’immagine colorata. Solo il fondo della scatola, la parte dove le mani
effettivamente "toccano" l'altro oggetto, è rosso. Sia blu che rosso sono spesso associati al
maschile e al femminile.
Il colore blu è anche dominante in Blueprint (The Lovers), un'immagine che mostra una coppia di
amanti iconica (un noto pezzo di storia dell'arte: si tratta di un foto di "Il bacio" di Rodin),
apparentemente una sorta di modello per un’ideale relazione romantica( ma se pensiamo alle
storia reale sappiamo che non è stata così felice, come leggiamo nella Divina Commedia di
Dante). Sotto l'immagine, in qualche modo trasparente come pelle, si vede la tastiera che è
ancora un’allusione a "M(O)use" e quindi alla comunicazione digitale che è alla base, oggi, della
ricerca di una relazione romantica.
Poi ci sono le due poesie il cui contenuto ruota attorno ai video e alle immagini e che
poeticamente s'intrecciano con la loro atmosfera.
CV
Chrischa Venus Oswald (* 1984, Germany) vive e lavora a Berlino.
EDUCATION
2015 ACSA Summeracademy (Class of Julieta Aranda)
2011 Diploma Fine Arts, University of Art and Design Linz (A), with honour (Mag. art.)
2009 - 2011 Living and working in Munich
2006 - 2011 Fine Arts, University of Art and Design Linz (A),
with Vadim Fishkin and Andrea van der Straeten
2004 A-level Exam
AWARDS
Diesel New Art Award Austria, Photo Category, 2007
EXHIBITIONS (selected)
2015
ONE-AN/OTHER, Muratcentoventidue, Bari/IT (solo)
WHITE/OUT/SIDE Kunsthalle Linz in collaboration with the Botanic Garden Linz, Linz/AT (solo)
2014
"The Ones We Love" Groupshow, Des Moines
"The Ones We Love" Groupshow, Vienna
"Family Matters" with Sophie Calle, Nan Goldin, Hans Op de Beeck, Thomas Struth, Jim
Campbell, John Clang,Guy Ben-Ner, Courtney Kessel, Ottonella Mocellin+Nicola Pellegrini, Trish
Morrissey @ CCC Strozzina, Florence
2013
»extra — experimental trails« - Festival für experimentelle Film- und Videokunst, d21, Leipzig
2nd OZON International Video Art Festival, Katowice, Poland
"So you think you can tell heaven from Hell", M31, Berlin
"Bodied Spaces", Gallery Art Claims Impulse, Berlin
"Never Odd or Even", Team Titanic, Berlin
2012
“The Eye of the Collector”, Selected works of the Manuel De Santaren Collection, Villa delle Rose
(MAMbo), Bologna (with Maria Josè Arjona, Niklas Goldbach, Jesse Aron Green, William
Lamson, McCallum and Tarry, Hans Op de Beeck, Luigi Presicce, Isabel Rocamora, Janaina
Tschäpe)
2010
"International Departure: Gate 10", Fondazione Cassa di Risparmio di Modena
"Deep:art"-Project, Miuggia
2009
"Dreamers", Ei'kon, Aarhus
2008
Videokollektion @ VIENNABIENNALE 08, Vienna
"Fallen/fallen", F/Stop Photo Festival Leipzig
"(KOLAPS) #1" Recyclart, Brussels
"Ich habe nicht genug ihr matten Augen", Universal Cube, Leipzig
"Tinyvices"-Show curated by Tim Barber, NY Photo Festival
IDEAL Berlin Show, Café Moskau, Berlin
DNA-Austria Winners 2007, das weiße haus, Vienna
2007
„Being“, Exit-Gallery, Claire de Rouen, London (solo)
„Trust me“, F/Stop 1st International Festival for Photography, Leipzig
„Catfish“, Rotating Gallery, NY
AN/OTHER”, la prima mostra personale in Italia di Chrischa Venus Oswald.
Chrischa Venus Oswald è nata in Baviera nel 1984. Ha terminato i suoi studi di Belle Arti presso l'Università
di Arte e Design di Linz (A) nel 2011. Nel 2007 ha ricevuto in Austria il Premio Diesel New Art per la
fotografia, della cui giuria faceva parte Erwin Wurm. Il suo lavoro è stato esposto e proiettato in varie
mostre nazionali e internazionali, ed è incluso in collezioni private, tra le quali la collezione di video di
Manuel de Santaren.
Il linguaggio preferito da Chrischa Venus Oswald, il cui lavoro comprende varie discipline, come la
fotografia, la video-performance e la poesia, è quello della performance. Nella sua ricerca mette a fuoco da
un lato le problematiche che si riferiscono alla condizione umana, dall’altro i codici di comportamento e
l’identità dell’individuo nel rapporto con la società nel suo complesso. Il suo lavoro attraverso un approccio
performativo, che mira a confondere lo spettatore e a farlo riflettere sulle trasformazioni che riguardano la
nostra società, approfondisce in particolare le relazioni interpersonali e l’intimità dei gesti e dei
comportamenti degli individui.
Storie antiche o popolari sono spesso nei suoi lavori veicoli per argomenti d’interesse profondamente
umano, così come il suo ambiente reale è parte della sua ricerca e oggetto di osservazione in materia di
relazioni e comportamenti. Uno dei suoi interessi principali è quello di convertire le esperienze personali in
opere di pertinenza esistenziale che consentano reazioni e approcci sia su un piano intuitivo, sia a un livello
più elaborato, concettuale o intellettuale.
Le opere fondamentali di questa mostra sono due video- installazioni: M (o) use e ONE – AN/OTHER
In M(o)use l’artista riflette sulle relazioni interpersonali nell’era digitale. Il modo in cui comunichiamo ed
entriamo in relazione con gli altri ha subito un cambiamento sostanziale nell’ultimo decennio in cui i mezzi
di comunicazione si sono moltiplicati favorendo un approccio più dinamico ma allo stesso tempo più
impersonale. M (O) use è una video-installazione che s’interroga sul ruolo di soggetto e oggetto, come pure
riflette su affetto & relazioni (con gli altri, con l’arte) nell'era dei computer e dei social media. L’opera vuole
essere anche un tributo alla performance di Yoko Ono “Fly” e alla video-performance di Marina Abramovich
"Art must be beautiful".
Affronta il tema - problema dell’amore/affetto e della vicinanza fisica nell'era digitale. Anche se siamo tutti
così ben collegati, molto spesso ci sembra mancare il contatto fisico e abbiamo nostalgia di essere amati
come individui e ,se parliamo dell'artista, anche per ciò che creiamo.
Diversamente da Marina Abramovic, che nella sua video-performance affermava "L'arte deve essere bella",
l’artista proclama "l’arte deve essere amata " e "l’artista deve essere amato" perché dopo tutto gli esseri
umani - anche il più riuscito o cool artista – desiderano tutti essere amati, che si tratti di amore fisico,
amore emotivo o amore/ riconoscimento di un pubblico.
E c’è disperazione e allo stesso tempo ironia nell’immagine dell'artista che si accarezza il viso con
un mouse del computer che è il surrogato della mano di una persona (il mouse è qualcosa che è
spesso nelle nostre mani cosicché il nostro rapporto con questo oggetto è ancora più "intimo" /
"reale" rispetto al rapporto con la maggior parte delle persone che incontriamo o con cui
comunichiamo online).
Il lavoro ha anche un'altra dimensione, accennare all'arte e all'artista come oggetti di consumo
piuttosto che qualcuno / cosa cui appassionarsi e amare – un cambiamento e una tendenza che è
anche in qualche modo collegata alle nuove tecnologie e alla globalizzazione.
ONE – AN/OTHER, che dà il titolo alla mostra, fa parte di una serie di video di Chrischa Venus
Oswald, che si basano e hanno in comune un approccio semi-documentario.
Mentre “M(o)use” affronta il tema della superficialità della comunicazione e dell’assenza di
contatto reale nell’era digitale, ONE – AN/OTHER è un dramma dello sguardo che riflette
sull’essenza illusoria dell’immagine proiettata. Lo spettatore diventa sia voyeur che oggetto dello
sguardo ed è l’ altro protagonista del video in un gioco di inganni fra seduzione e allontanamento.
Uno sguardo femminile si rivolge allo spettatore e allo stesso tempo si confronta ,in un rapporto
non chiaro ,con qualcun altro che non compare. In realtà non siamo neanche sicuri che quest’altra
persona ci sia o che sia in realtà solo presente come illusione o sotto forma di ricordo che si
proietta nel vuoto.
Anche la protagonista femminile è lì soltanto sotto forma di proiezione e non come un essere
fisico con cui lo spettatore possa entrare in contatto. Ci sono più livelli d’interpretazione che
hanno a che fare con l’essere direttamente coinvolti e l’ essere lasciati fuori dal gioco in una
interazione silenziosa di sguardi che non è completamente risolta.
Questo dramma dello sguardo è accompagnato da un’elencazione di parole che compongono il
vocabolario di una relazione, dall'inizio alla fine.
Sia M (O) use che ONE/ANOTHER parlano di affetto e seduzione, dello sguardo e del desiderio e
della dicotomia fra digitale e fisico, dei rapporti interpersonali nella comunicazione digitale e
dell’illusorietà dell’immagine proiettata.
Ogni stanza è un diverso campo di esperienza in cui si parla in modo diverso di uno stesso tema,
ONE - AN / OTHER.
Foto e oggetti sono collegati a entrambi i video, sia a livello metaforico che attraverso due poesie.
Skin I e Skin II (Desire) sono due stampe lucide metalliche che mostrano due mani . Potrebbero far
pensare a degli oggetti fetish, usati in campo sessuale. Esse alludono a gesti antichi , la mano
fica e la mano cornuta ,che venivano utilizzati per evitare uno sguardo cattivo o ammaliante (
hanno anche un significato sessuale volgare e simboleggiano l'unione di maschile e femminile).
Sono oggetti fisici, le cui imperfezioni possono essere individuate nelle foto, ma che attraverso la
"pittura digitale" hanno assunto un aspetto diverso , irreale .
Sono colorate infatti attraverso la proiezione su di esse di un'immagine che rende la loro
superficie una sorta di pelle di alieno. Un tipo di pelle simile a quella che viene "toccata" nella
video-performance "M (O) use", una sorta di pelle digitale.
Inoltre l’immagine proiettata sulle mani è astratta, ma potrebbe anche essere interpretata come
un occhio che colpisce l'oggetto, come uno sguardo che viene avvertito, e che non ha risposte,
come nel video "ONE AN/OTHER”.
E’ come una sorta di occhio che, come nel video ONE-AN/OTHER, ora sta fissando nuovamente lo
spettatore. L'oggetto si è in tal modo trasformato in qualcosa che ha le qualità di un soggetto
attivo e che può fissare per sedurre. L'oggetto , bianco originariamente, ha assunto un altro tipo
di qualità attraverso la proiezione sulla sua superficie così come accade per le persone quando
proiettiamo qualcosa su di esse.
In Desires (Don´t) vediamo due mani , mostrate in una scatola blu di plexiglass, che ancora una
volta diventano un oggetto non solo da guardare ma in questo caso anche da toccare e a cui
possiamo relazionarci . L'azzurro freddo crea una sorta di distanza, ancora una volta alludendo al
mondo digitale e alla luce blu del proiettore che, se non collegato a un altro dispositivo, è in
grado di mostrare un’immagine colorata. Solo il fondo della scatola, la parte dove le mani
effettivamente "toccano" l'altro oggetto, è rosso. Sia blu che rosso sono spesso associati al
maschile e al femminile.
Il colore blu è anche dominante in Blueprint (The Lovers), un'immagine che mostra una coppia di
amanti iconica (un noto pezzo di storia dell'arte: si tratta di un foto di "Il bacio" di Rodin),
apparentemente una sorta di modello per un’ideale relazione romantica( ma se pensiamo alle
storia reale sappiamo che non è stata così felice, come leggiamo nella Divina Commedia di
Dante). Sotto l'immagine, in qualche modo trasparente come pelle, si vede la tastiera che è
ancora un’allusione a "M(O)use" e quindi alla comunicazione digitale che è alla base, oggi, della
ricerca di una relazione romantica.
Poi ci sono le due poesie il cui contenuto ruota attorno ai video e alle immagini e che
poeticamente s'intrecciano con la loro atmosfera.
CV
Chrischa Venus Oswald (* 1984, Germany) vive e lavora a Berlino.
EDUCATION
2015 ACSA Summeracademy (Class of Julieta Aranda)
2011 Diploma Fine Arts, University of Art and Design Linz (A), with honour (Mag. art.)
2009 - 2011 Living and working in Munich
2006 - 2011 Fine Arts, University of Art and Design Linz (A),
with Vadim Fishkin and Andrea van der Straeten
2004 A-level Exam
AWARDS
Diesel New Art Award Austria, Photo Category, 2007
EXHIBITIONS (selected)
2015
ONE-AN/OTHER, Muratcentoventidue, Bari/IT (solo)
WHITE/OUT/SIDE Kunsthalle Linz in collaboration with the Botanic Garden Linz, Linz/AT (solo)
2014
"The Ones We Love" Groupshow, Des Moines
"The Ones We Love" Groupshow, Vienna
"Family Matters" with Sophie Calle, Nan Goldin, Hans Op de Beeck, Thomas Struth, Jim
Campbell, John Clang,Guy Ben-Ner, Courtney Kessel, Ottonella Mocellin+Nicola Pellegrini, Trish
Morrissey @ CCC Strozzina, Florence
2013
»extra — experimental trails« - Festival für experimentelle Film- und Videokunst, d21, Leipzig
2nd OZON International Video Art Festival, Katowice, Poland
"So you think you can tell heaven from Hell", M31, Berlin
"Bodied Spaces", Gallery Art Claims Impulse, Berlin
"Never Odd or Even", Team Titanic, Berlin
2012
“The Eye of the Collector”, Selected works of the Manuel De Santaren Collection, Villa delle Rose
(MAMbo), Bologna (with Maria Josè Arjona, Niklas Goldbach, Jesse Aron Green, William
Lamson, McCallum and Tarry, Hans Op de Beeck, Luigi Presicce, Isabel Rocamora, Janaina
Tschäpe)
2010
"International Departure: Gate 10", Fondazione Cassa di Risparmio di Modena
"Deep:art"-Project, Miuggia
2009
"Dreamers", Ei'kon, Aarhus
2008
Videokollektion @ VIENNABIENNALE 08, Vienna
"Fallen/fallen", F/Stop Photo Festival Leipzig
"(KOLAPS) #1" Recyclart, Brussels
"Ich habe nicht genug ihr matten Augen", Universal Cube, Leipzig
"Tinyvices"-Show curated by Tim Barber, NY Photo Festival
IDEAL Berlin Show, Café Moskau, Berlin
DNA-Austria Winners 2007, das weiße haus, Vienna
2007
„Being“, Exit-Gallery, Claire de Rouen, London (solo)
„Trust me“, F/Stop 1st International Festival for Photography, Leipzig
„Catfish“, Rotating Gallery, NY
10
ottobre 2015
Chrischa Venus Oswald – One-An/Other
Dal 10 ottobre al 30 novembre 2015
arte contemporanea
Location
MURATCENTOVENTIDUE ARTE CONTEMPORANEA
Bari, Via Gioacchino Murat, 122b, (Bari)
Bari, Via Gioacchino Murat, 122b, (Bari)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 17-20
Vernissage
10 Ottobre 2015, ore 19.30
Autore