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Christian Macketanz – Notte lunga
Macketanz dipinge figure, storie grottesche, strane situazioni familiari, con una pittura schiva, quasi laconica che oscilla tra l’astrattismo del gotico, il dinamismo postimpressionista e la nettezza del moderno.
Il titolo Notte lunga rimanda al sogno, a visioni fantastiche …
Comunicato stampa
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La Semplicità della Trascendenza
di Wolfgang Rosar
“Non pensare, ma osserva!” Wittgenstein diede questo consiglio verso la fine della sua vita, lo stesso Wittgenstein che da giovane si era dedicato ad una visione razionale del mondo.
E cosí vediamo come l’esperimento della vita conduce a risultati inaspettati. Si può dire che gli artisti ci lasciano testimonianze di questo esperimento. Per quel che riguarda i metodi d’osservazione, quella puramente visiva rimane insuperata proprio perché parla restando in silenzio.
Artisti, mistici e scienziati hanno in comune proprio l’approccio alla vita come ad un esperimento e non a caso i confini tra le loro discipline si assottigliano con l’approfondimento della ricerca. Con le sue ultime scoperte, la fisica quantistica sta dando credito all’antica saggezza orientale, perché più penetrano a fondo nella dimensione subatomica, più si assottiglia il confine tra soggetto e oggetto. Stanno cominciando a cercare un nuovo linguaggio non-dualistico in modo da trasmettere queste nuove considerazioni. Certi pittori hanno già scoperto un tale linguaggio che si distingue nel caso di Macketanz, trascendendo scherzosamente il principio d’indeterminazione di Heisenberg con immagini concrete.
Ma non mettiamoci a pensare. Osserviamo semplicemente i quadri di Christian Macketanz per poi dimenticarcene, come pensieri durante la meditazione. Solo allora potremo vedere come siamo riusciti a spiritualizzare qualcosa, poiché queste immagini torneranno da noi. Quando le ricorderemo avranno assunto il maggior valore personale possibile, sono diventate contemporaneamente soggetto e oggetto, assieme all’artista che le avrà dipinte. E’ stato colto qualcosa di così intimo nel processo che è diventato intimità esso stesso e parla a tutti.
Le scene di Macketanz uniscono i vari stati di coscienza, sogni, samadhi, il sonno più profondo e la morte. Mettono in chiaro che in realtà si tratta di un unico stato, una sorta di sfondo su cui rappresentiamo le svariate scene dei nostri copioni personali.
Questa recita serve allo scopo finale del ricordarci della vera condizione dell’indivisibilità. E così queste immagini continuano a tornare da noi dopo che le abbiamo dimenticate.
Le nostre stesse vite ce le rammentano. L’ intimo è pubblico, ciò che è pubblico diventa intimo. La vita è morte, giocare è recitare realisticamente. Dio è umano, l’uomo è Dio , gli opposti si uniscono. “Coincidentia oppositorum”, è così che Nikolaus von Kues, un mistico influenzato da Meister Eckhart, esprime il concetto. Il “Tat twam asi” ( Tu sei Quello) dagli antichi testi sanscriti, riprendono lo stesso tema. La vera realtà è “einfach”. [Nota del traduttore: la parola tedesca “einfach” (semplice) quando scomposta è: ein (uno)- fach (soggetto). Il concetto di indivisibilità è implicito e non può essere tradotto in italiano.]
In tedesco c’è un detto, “facile come un gioco da bambini”. Allo stesso modo le scene di Macketanz sono senza ambizioni come i giochi dei bambini, a cui a volte fa diretto riferimento, sebbene con un elemento di rigorosa serietà. Qui ci ritroviamo nel mondo della nostra infanzia, in una realtà in qualche modo al di fuori delle nostre definizioni di significato. Perché E’ il significato. Non Ha un significato. E’ un mondo che esiste da prima della mela colta dall’albero della conoscenza. Allo stesso modo è il mondo messo a nudo. Questo mondo ci mostra che, se guardiamo da vicino, la Caduta non avverrà mai. Quando però lo facciamo, notiamo come la tecnica pittorica sottilmente sensibile di Macketanz estragga la luce dalle profondità e permette che i colori brillino come se fosse arrivato il momento dell’illuminazione. Ed è questo “come se” che ci protegge dall’insopportabilità di un tale stato, migliora l’assoluto, rendendolo inoffensivo. Dopo tutto, è solo un quadro. Ma è anche il mondo.
Per coloro ai quali piacciono i rompicapo, Macketanz li provoca abbastanza da tenerli occupati. La realtà deve restare un fenomeno indescrivibile, un indovinello, un mistero. Possiamo sempre analizzare, interpretare e scoprire simboli. Ma quando vediamo un sacco nero galleggiare sopra una testa, sembra che si prepari a coprire quest’ultima, come se volesse dire “Non potrai più vedere niente se vorrai scoprire il segreto!” E così resta a galleggiare nell’aria ed è meglio che lì rimanga. La condizione d’immediatezza, come la chiamava Hegel, la “cosa in se” di Kant, l’idea platonica comincia a diventare incerta quando vogliamo classificarla. Le immagini di Macketanz sono casuali come spesso lo è il fato, alle volte, rievocano sue esperienze personali, momenti di riflessione quando la vita si trasforma in pensiero – e immagine.
Un simile attimo cambia tutto e può rivelarsi eterno. Tutti gli attimi diventano uno solo, passato e futuro ricadono sul presente. Può capitare su un letto di morte del padre, o sotto un albero carico di bambini al parco. L’attimo può arrivare mentre si sta ballando o guardandosi allo specchio. Improvvisamente l’attimo diventa infinito, un aspetto del divino. In esso è contenuta l’ assurdità del mondano, la più sublime realtà e il niente di speciale tutt’ insieme. Quest’ effetto multiplo è possibile solo se la mano del pittore è leggera e libera dai significati della sua missione. Un vero artista si muove solo come strumento della realtà. A quel punto il pennello può diventare un’estensione della sua completa identità con la figura dipinta come testimone.
Le rappresentazioni di Christian Macketanz sono meditazioni sulla più sublime verità della realtà. Per cui ciò che vediamo è un libero e sottile gioco di luce che attinge da profondità di colore, da forme, dall’esperienza che non fanno altro che enfatizzare di più la loro unità di fondo. Questo gioco è così personale che lo vediamo rappresentato da dei bambini, i bambini che si trovano nascosti dentro di noi e che ci apparterranno per sempre. L’ essenza di Dio personificato dal figlio di Dio, lo stupore e la meraviglia del bambino per la propria creazione come risultato di un esperimento del dimenticare e ricordare, libera queste immagini, e non c’è altro da dire.
Christian Macketanz nasce a Eutin/Schleswig-Holstein nel 1963. Studia a Vienna 1983/1994 con Maria Lassnig, soggiorna a Roma 1995-2001, dal 2002 vive a Berlino. Dal 1985 ha tenuto, tra le altre, mostre personali e collettive alla Neue Galerie (Graz), Pinx Galerie (Vienna), Ernst Hilger (Vienna), Galleria Maniero (Roma), Castello di Rivara (Torino), Rehbein Galerie (Colonia), Museo d’Arte Contemporanea (Bologna), Museumsverein Werfen (Werfen), Irene Preiswerk (Zurigo), Galleria Caesar (Olomouc,CZ), Galleria Navratil (Praga), Rupertinum Museum (Salisburgo), Ostholstein Museum (Eutin).
Wolfgang René Rosar, è nato a Vienna nel 1944. Nel 1969 si laurea in storia contemporanea all'università di Vienna. Ha pubblicato diversi testi di filosofia occidentale e orientale. Dal 1993 vive a Madras.
di Wolfgang Rosar
“Non pensare, ma osserva!” Wittgenstein diede questo consiglio verso la fine della sua vita, lo stesso Wittgenstein che da giovane si era dedicato ad una visione razionale del mondo.
E cosí vediamo come l’esperimento della vita conduce a risultati inaspettati. Si può dire che gli artisti ci lasciano testimonianze di questo esperimento. Per quel che riguarda i metodi d’osservazione, quella puramente visiva rimane insuperata proprio perché parla restando in silenzio.
Artisti, mistici e scienziati hanno in comune proprio l’approccio alla vita come ad un esperimento e non a caso i confini tra le loro discipline si assottigliano con l’approfondimento della ricerca. Con le sue ultime scoperte, la fisica quantistica sta dando credito all’antica saggezza orientale, perché più penetrano a fondo nella dimensione subatomica, più si assottiglia il confine tra soggetto e oggetto. Stanno cominciando a cercare un nuovo linguaggio non-dualistico in modo da trasmettere queste nuove considerazioni. Certi pittori hanno già scoperto un tale linguaggio che si distingue nel caso di Macketanz, trascendendo scherzosamente il principio d’indeterminazione di Heisenberg con immagini concrete.
Ma non mettiamoci a pensare. Osserviamo semplicemente i quadri di Christian Macketanz per poi dimenticarcene, come pensieri durante la meditazione. Solo allora potremo vedere come siamo riusciti a spiritualizzare qualcosa, poiché queste immagini torneranno da noi. Quando le ricorderemo avranno assunto il maggior valore personale possibile, sono diventate contemporaneamente soggetto e oggetto, assieme all’artista che le avrà dipinte. E’ stato colto qualcosa di così intimo nel processo che è diventato intimità esso stesso e parla a tutti.
Le scene di Macketanz uniscono i vari stati di coscienza, sogni, samadhi, il sonno più profondo e la morte. Mettono in chiaro che in realtà si tratta di un unico stato, una sorta di sfondo su cui rappresentiamo le svariate scene dei nostri copioni personali.
Questa recita serve allo scopo finale del ricordarci della vera condizione dell’indivisibilità. E così queste immagini continuano a tornare da noi dopo che le abbiamo dimenticate.
Le nostre stesse vite ce le rammentano. L’ intimo è pubblico, ciò che è pubblico diventa intimo. La vita è morte, giocare è recitare realisticamente. Dio è umano, l’uomo è Dio , gli opposti si uniscono. “Coincidentia oppositorum”, è così che Nikolaus von Kues, un mistico influenzato da Meister Eckhart, esprime il concetto. Il “Tat twam asi” ( Tu sei Quello) dagli antichi testi sanscriti, riprendono lo stesso tema. La vera realtà è “einfach”. [Nota del traduttore: la parola tedesca “einfach” (semplice) quando scomposta è: ein (uno)- fach (soggetto). Il concetto di indivisibilità è implicito e non può essere tradotto in italiano.]
In tedesco c’è un detto, “facile come un gioco da bambini”. Allo stesso modo le scene di Macketanz sono senza ambizioni come i giochi dei bambini, a cui a volte fa diretto riferimento, sebbene con un elemento di rigorosa serietà. Qui ci ritroviamo nel mondo della nostra infanzia, in una realtà in qualche modo al di fuori delle nostre definizioni di significato. Perché E’ il significato. Non Ha un significato. E’ un mondo che esiste da prima della mela colta dall’albero della conoscenza. Allo stesso modo è il mondo messo a nudo. Questo mondo ci mostra che, se guardiamo da vicino, la Caduta non avverrà mai. Quando però lo facciamo, notiamo come la tecnica pittorica sottilmente sensibile di Macketanz estragga la luce dalle profondità e permette che i colori brillino come se fosse arrivato il momento dell’illuminazione. Ed è questo “come se” che ci protegge dall’insopportabilità di un tale stato, migliora l’assoluto, rendendolo inoffensivo. Dopo tutto, è solo un quadro. Ma è anche il mondo.
Per coloro ai quali piacciono i rompicapo, Macketanz li provoca abbastanza da tenerli occupati. La realtà deve restare un fenomeno indescrivibile, un indovinello, un mistero. Possiamo sempre analizzare, interpretare e scoprire simboli. Ma quando vediamo un sacco nero galleggiare sopra una testa, sembra che si prepari a coprire quest’ultima, come se volesse dire “Non potrai più vedere niente se vorrai scoprire il segreto!” E così resta a galleggiare nell’aria ed è meglio che lì rimanga. La condizione d’immediatezza, come la chiamava Hegel, la “cosa in se” di Kant, l’idea platonica comincia a diventare incerta quando vogliamo classificarla. Le immagini di Macketanz sono casuali come spesso lo è il fato, alle volte, rievocano sue esperienze personali, momenti di riflessione quando la vita si trasforma in pensiero – e immagine.
Un simile attimo cambia tutto e può rivelarsi eterno. Tutti gli attimi diventano uno solo, passato e futuro ricadono sul presente. Può capitare su un letto di morte del padre, o sotto un albero carico di bambini al parco. L’attimo può arrivare mentre si sta ballando o guardandosi allo specchio. Improvvisamente l’attimo diventa infinito, un aspetto del divino. In esso è contenuta l’ assurdità del mondano, la più sublime realtà e il niente di speciale tutt’ insieme. Quest’ effetto multiplo è possibile solo se la mano del pittore è leggera e libera dai significati della sua missione. Un vero artista si muove solo come strumento della realtà. A quel punto il pennello può diventare un’estensione della sua completa identità con la figura dipinta come testimone.
Le rappresentazioni di Christian Macketanz sono meditazioni sulla più sublime verità della realtà. Per cui ciò che vediamo è un libero e sottile gioco di luce che attinge da profondità di colore, da forme, dall’esperienza che non fanno altro che enfatizzare di più la loro unità di fondo. Questo gioco è così personale che lo vediamo rappresentato da dei bambini, i bambini che si trovano nascosti dentro di noi e che ci apparterranno per sempre. L’ essenza di Dio personificato dal figlio di Dio, lo stupore e la meraviglia del bambino per la propria creazione come risultato di un esperimento del dimenticare e ricordare, libera queste immagini, e non c’è altro da dire.
Christian Macketanz nasce a Eutin/Schleswig-Holstein nel 1963. Studia a Vienna 1983/1994 con Maria Lassnig, soggiorna a Roma 1995-2001, dal 2002 vive a Berlino. Dal 1985 ha tenuto, tra le altre, mostre personali e collettive alla Neue Galerie (Graz), Pinx Galerie (Vienna), Ernst Hilger (Vienna), Galleria Maniero (Roma), Castello di Rivara (Torino), Rehbein Galerie (Colonia), Museo d’Arte Contemporanea (Bologna), Museumsverein Werfen (Werfen), Irene Preiswerk (Zurigo), Galleria Caesar (Olomouc,CZ), Galleria Navratil (Praga), Rupertinum Museum (Salisburgo), Ostholstein Museum (Eutin).
Wolfgang René Rosar, è nato a Vienna nel 1944. Nel 1969 si laurea in storia contemporanea all'università di Vienna. Ha pubblicato diversi testi di filosofia occidentale e orientale. Dal 1993 vive a Madras.
15
febbraio 2008
Christian Macketanz – Notte lunga
Dal 15 febbraio al 14 marzo 2008
arte contemporanea
Location
GALLERIA MANIERO
Roma, Via Dell'arancio, 79, (Roma)
Roma, Via Dell'arancio, 79, (Roma)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 16-20 e su appuntamento
Vernissage
15 Febbraio 2008, ore 18,30
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