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Ciò che è infinitamente piccolo
“Ciò che è infinitamente piccolo”racconta la gloria di Dio “I cieli raccontano la gloria di Dio, l’opera delle sue mani annunzia il firmamento, il giorno lo fa sapere al giorno, la notte lo ripete alla notte”
Comunicato stampa
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"Ciò che è infinitamente piccolo"racconta la gloria di Dio "I cieli raccontano la gloria di Dio, l'opera delle sue mani annunzia il firmamento, il giorno lo fa sapere al giorno, la notte lo ripete alla notte".
Con questi versetti il salmo 18 invita l'uomo di ogni tempo a contemplare i cieli e il firmamento mentre raccontano l'indicibile gloria di Dio e il giorno e la notte che, ritmando il grande fiume del tempo quasi fosse un gioco eterno, si affrettano a farlo sapere con l'alba e il tramonto ad un altro giorno e ad un'altra notte. Ma perché questo riferimento al salmo 18 per presentare una mostra di pittura che ha per contenuto non l'immensità dei cieli, ma ciò che è infinitamente piccolo?
Una prima risposta può essere quella di pensare l'architettura della storia e dell'umanità progettata da Dio con una trama ben articolata in cui l'uomo "scelto per essere santo e immacolato nella carità", è stato fatto erede perché divenisse la lode della gloria di Dio (Cfr. Ef.1).
E' all'uomo Adamo che Dio, allo spirare della brezza serale, nell'Eden affida il racconto della sua gloria, perché a sua immagine e somiglianza lo creò.
Ma il quadro fosco che ne segue a causa del peccato originale relega l'uomo in una condizione storica totalmente diversa da quella prefigurata ai primordi della creazione.
E sebbene il contesto della storia biblica sia drammatico, esso porta in sé i segni di una grande predilezione e amore misericordioso da parte di Dio verso questa canna pensante umiliata dalla fragilità del peccato, questo uomo infinitamente piccolo: "Ti ho disegnato sul palmo della mia mano" …………
Non più soltanto i cieli, il giorno e la notte racconteranno la gloria di Dio, ma soprattutto ciò che Dio ha scelto in maniera definitiva come i segni infinitamente piccoli capaci di manifestare nei secoli futuri per l'uomo di ogni tempo il mistero di Dio.
Tutta la storia della salvezza, così come si manifesta nell'Antico Testamento cammina verso questi segni che sono infinitamente piccoli rispetto alla grandezza dei cieli.
E di essi il primo è un piccolo Ave, così come si esprime Giovanni Pascoli in una sua lirica, a cui segue
l'umile risposta della Vergine Maria: "Ecco sono la serva del Signore".
Sono i cieli che, secondo quanto dice S. Bernardo il cantore per eccellenza Ave che ridarà all'uomo la sua dignità di figlio di Dio.
"L'Angelo aspetta la tua risposta o Maria! Stiamo aspettando anche noi, o Signora, questo tuo dono che è dono di Dio. Sta nelle tue mani il prezzo del nostro riscatto: Rispondi presto, o Vergine! Pronuncia, o
Signora, la parola che terra e inferi e persino il cielo aspettano.
Apri dunque, o Vergine beata, il tuo cuore alla fede, le tue labbra alla parola, il tuo seno al creatore: Ecco colui che è il desiderio di tutte le genti, sta fuori e bussa alla tua porta… Alzati, corri, apri.
Alzati con la tua fede, corri col tuo affetto, apri col tuo consenso".
Dopo questo consenso sarà l'immensa flotta delle Ave Maria, come la chiama C.Peguy, che partendo da Nazareth solcherà tutti i mari del mondo per ripetere la storia di questo piccolo ave.
"Forte e più numerosa delle stelle in cielo è la flotta dei Pater, e dietro vedo la seconda flotta, l'immensa flotta dalle vele bianche, la flotta immensa delle Ave Maria.
Il Padre nostro è il Padre delle preghiere. E' come colui che cammina in testa.
E' un uomo forte, e l'Ave Maria è come un'umile donna.
E le altre preghiere vengono dietro ad essi come bambini".(C.Peguy dal "Mistero dei Santi Innocenti")
E sono ancora i cieli che si fermano dinanzi al mistero di un bambino avvolto in fasce e infinitamente piccolo che giace in una mangiatoia, per ascoltare le note di una armonia celestiale che è quella degli angeli insieme alla ninna nanna della madre del Figlio di Dio, così come si esprime "Fermarono i cieli la loro armonia cantando Maria la nanna a Gesù" E i cieli diventano cupa notte, dopo che Gesù ha sacramentalmente trasferito per sempre il memoriale della sua morte e della sua resurrezione in un pezzo di pane e in poche gocce di vino.
A sera quando Giuda sta per consumare il più alto tradimento i cieli si preparano ad ospitare la più densa notte sul mondo, notte senza lume, notte in cui Cristo ha urlato la sua angoscia e il suo urlo si spandeva a onde nel cielo cupo e sordo; un cielo-almeno allora-vuoto, squarciato solo dalla sua preghiera:
"Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà".
Lc 22,42 (Cfr Turoldo)
Ed è lo splendore dei cieli che cede il posto, alle tre di pomeriggio, al buio su tutta la terra, al velo del tempio che si squarcia in due da cima a fondo, alla terra che si scuote e alle rocce che si spezzano nell'udire l'alto grido di Gesù dall'alto della croce.
Non uno scenario di gloria, ma uno scenario di morte consente al centurione la professione di fede:"Veramente quest'uomo era Figlio di Dio!" Mc 15,39.
Quasi una consegna esemplare alla storia futura della croce come l'infinitamente piccolo che da una parte evidenzia la scelta ultima di Dio per rivelarsi e dall'altra il vertice della perenne possibilità che l'uomo possiede di riconoscere nel Crocifisso il Figlio di Dio.
Questi i riferimenti biblici e spirituali che ispirano le opere di 88 artisti, vicino a Paolo VI, e i contemporanei oggi assai rinfrancati dalla grande attenzione che la Chiesa riserva ad essi per riportare la bellezza del mistero di Dio nelle nuove chiese.
Esse si offrono alla contemplazione dei Potentini nella Galleria Civica di Palazzo Loffredo allestite in quattro sezioni diseguali per numero e sono ispirate ai i temi dell'Annunciazione, della Natività, dell'Eucaristia e della Crocifissione.
In continuità con duemila anni di arte sacra artisti del '900 e contemporanei, affascinati dalla perenne capacità di questi temi accomunati nell'essere infinitamente piccoli, oggi con la loro arte continuano a raccontare per noi la gloria di Dio.
La mostra sarà inaugurata il 26 marzo, all’indomani della solennità liturgica dell'Annunciazione e del V anniversario dell'inizio del ministero del Pastore della Chiesa potentina, S. E. Mons. Agostino Superbo a cui, di comune accordo tra la Curia di Potenza e l'Amministrazione civica - i due enti promotori della mostra- , viene dedicato il catalogo.
L'arte sacra, nelle sue molteplici espressioni, da duemila anni svolge il preziosissimo servizio di scrivere il vangelo per i poveri. Nel passato tale vangelo era propriamente per coloro che letteralmente ignoravano la scrittura, oggi lo è anche per i dotti, per l'uomo contemporaneo bisognoso più che mai della mediazione che l'arte ha sempre svolto per svelare il mistero di Dio.
Ma prima che fosse affidato all'artista questo compito, la Chiesa dal suo nascere, affida ai Pastori delle chiese locali, successori degli Apostoli, il compito di scrivere il vangelo di Cristo non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente, non su tavole di pietra, ma sulle tavole di carne dei cuori degli uomini. (Cfr 2 Cor 3,3).
Ed è per questo che il catalogo viene dedicato a colui che nella Chiesa potentina, attraverso il suo servizio incessante e operoso da cinque anni, come umile segno vivente e perciò anch'egli partecipe di ciò che è infinitamente piccolo, porta nella sua carne la fatica ultima di significare per il gregge a Lui affidato il mistero dell'amore di Dio, di essere tuposmodello per una chiesa che coraggiosamente deve scegliere la via dell'infinitamente piccolo per l'annuncio del mistero di Dio in un tessuto sociale che si fa sempre più complesso a causa delle nuove povertà emergenti in maniera massiva in Basilicata.
Con questi versetti il salmo 18 invita l'uomo di ogni tempo a contemplare i cieli e il firmamento mentre raccontano l'indicibile gloria di Dio e il giorno e la notte che, ritmando il grande fiume del tempo quasi fosse un gioco eterno, si affrettano a farlo sapere con l'alba e il tramonto ad un altro giorno e ad un'altra notte. Ma perché questo riferimento al salmo 18 per presentare una mostra di pittura che ha per contenuto non l'immensità dei cieli, ma ciò che è infinitamente piccolo?
Una prima risposta può essere quella di pensare l'architettura della storia e dell'umanità progettata da Dio con una trama ben articolata in cui l'uomo "scelto per essere santo e immacolato nella carità", è stato fatto erede perché divenisse la lode della gloria di Dio (Cfr. Ef.1).
E' all'uomo Adamo che Dio, allo spirare della brezza serale, nell'Eden affida il racconto della sua gloria, perché a sua immagine e somiglianza lo creò.
Ma il quadro fosco che ne segue a causa del peccato originale relega l'uomo in una condizione storica totalmente diversa da quella prefigurata ai primordi della creazione.
E sebbene il contesto della storia biblica sia drammatico, esso porta in sé i segni di una grande predilezione e amore misericordioso da parte di Dio verso questa canna pensante umiliata dalla fragilità del peccato, questo uomo infinitamente piccolo: "Ti ho disegnato sul palmo della mia mano" …………
Non più soltanto i cieli, il giorno e la notte racconteranno la gloria di Dio, ma soprattutto ciò che Dio ha scelto in maniera definitiva come i segni infinitamente piccoli capaci di manifestare nei secoli futuri per l'uomo di ogni tempo il mistero di Dio.
Tutta la storia della salvezza, così come si manifesta nell'Antico Testamento cammina verso questi segni che sono infinitamente piccoli rispetto alla grandezza dei cieli.
E di essi il primo è un piccolo Ave, così come si esprime Giovanni Pascoli in una sua lirica, a cui segue
l'umile risposta della Vergine Maria: "Ecco sono la serva del Signore".
Sono i cieli che, secondo quanto dice S. Bernardo il cantore per eccellenza Ave che ridarà all'uomo la sua dignità di figlio di Dio.
"L'Angelo aspetta la tua risposta o Maria! Stiamo aspettando anche noi, o Signora, questo tuo dono che è dono di Dio. Sta nelle tue mani il prezzo del nostro riscatto: Rispondi presto, o Vergine! Pronuncia, o
Signora, la parola che terra e inferi e persino il cielo aspettano.
Apri dunque, o Vergine beata, il tuo cuore alla fede, le tue labbra alla parola, il tuo seno al creatore: Ecco colui che è il desiderio di tutte le genti, sta fuori e bussa alla tua porta… Alzati, corri, apri.
Alzati con la tua fede, corri col tuo affetto, apri col tuo consenso".
Dopo questo consenso sarà l'immensa flotta delle Ave Maria, come la chiama C.Peguy, che partendo da Nazareth solcherà tutti i mari del mondo per ripetere la storia di questo piccolo ave.
"Forte e più numerosa delle stelle in cielo è la flotta dei Pater, e dietro vedo la seconda flotta, l'immensa flotta dalle vele bianche, la flotta immensa delle Ave Maria.
Il Padre nostro è il Padre delle preghiere. E' come colui che cammina in testa.
E' un uomo forte, e l'Ave Maria è come un'umile donna.
E le altre preghiere vengono dietro ad essi come bambini".(C.Peguy dal "Mistero dei Santi Innocenti")
E sono ancora i cieli che si fermano dinanzi al mistero di un bambino avvolto in fasce e infinitamente piccolo che giace in una mangiatoia, per ascoltare le note di una armonia celestiale che è quella degli angeli insieme alla ninna nanna della madre del Figlio di Dio, così come si esprime "Fermarono i cieli la loro armonia cantando Maria la nanna a Gesù" E i cieli diventano cupa notte, dopo che Gesù ha sacramentalmente trasferito per sempre il memoriale della sua morte e della sua resurrezione in un pezzo di pane e in poche gocce di vino.
A sera quando Giuda sta per consumare il più alto tradimento i cieli si preparano ad ospitare la più densa notte sul mondo, notte senza lume, notte in cui Cristo ha urlato la sua angoscia e il suo urlo si spandeva a onde nel cielo cupo e sordo; un cielo-almeno allora-vuoto, squarciato solo dalla sua preghiera:
"Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà".
Lc 22,42 (Cfr Turoldo)
Ed è lo splendore dei cieli che cede il posto, alle tre di pomeriggio, al buio su tutta la terra, al velo del tempio che si squarcia in due da cima a fondo, alla terra che si scuote e alle rocce che si spezzano nell'udire l'alto grido di Gesù dall'alto della croce.
Non uno scenario di gloria, ma uno scenario di morte consente al centurione la professione di fede:"Veramente quest'uomo era Figlio di Dio!" Mc 15,39.
Quasi una consegna esemplare alla storia futura della croce come l'infinitamente piccolo che da una parte evidenzia la scelta ultima di Dio per rivelarsi e dall'altra il vertice della perenne possibilità che l'uomo possiede di riconoscere nel Crocifisso il Figlio di Dio.
Questi i riferimenti biblici e spirituali che ispirano le opere di 88 artisti, vicino a Paolo VI, e i contemporanei oggi assai rinfrancati dalla grande attenzione che la Chiesa riserva ad essi per riportare la bellezza del mistero di Dio nelle nuove chiese.
Esse si offrono alla contemplazione dei Potentini nella Galleria Civica di Palazzo Loffredo allestite in quattro sezioni diseguali per numero e sono ispirate ai i temi dell'Annunciazione, della Natività, dell'Eucaristia e della Crocifissione.
In continuità con duemila anni di arte sacra artisti del '900 e contemporanei, affascinati dalla perenne capacità di questi temi accomunati nell'essere infinitamente piccoli, oggi con la loro arte continuano a raccontare per noi la gloria di Dio.
La mostra sarà inaugurata il 26 marzo, all’indomani della solennità liturgica dell'Annunciazione e del V anniversario dell'inizio del ministero del Pastore della Chiesa potentina, S. E. Mons. Agostino Superbo a cui, di comune accordo tra la Curia di Potenza e l'Amministrazione civica - i due enti promotori della mostra- , viene dedicato il catalogo.
L'arte sacra, nelle sue molteplici espressioni, da duemila anni svolge il preziosissimo servizio di scrivere il vangelo per i poveri. Nel passato tale vangelo era propriamente per coloro che letteralmente ignoravano la scrittura, oggi lo è anche per i dotti, per l'uomo contemporaneo bisognoso più che mai della mediazione che l'arte ha sempre svolto per svelare il mistero di Dio.
Ma prima che fosse affidato all'artista questo compito, la Chiesa dal suo nascere, affida ai Pastori delle chiese locali, successori degli Apostoli, il compito di scrivere il vangelo di Cristo non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente, non su tavole di pietra, ma sulle tavole di carne dei cuori degli uomini. (Cfr 2 Cor 3,3).
Ed è per questo che il catalogo viene dedicato a colui che nella Chiesa potentina, attraverso il suo servizio incessante e operoso da cinque anni, come umile segno vivente e perciò anch'egli partecipe di ciò che è infinitamente piccolo, porta nella sua carne la fatica ultima di significare per il gregge a Lui affidato il mistero dell'amore di Dio, di essere tuposmodello per una chiesa che coraggiosamente deve scegliere la via dell'infinitamente piccolo per l'annuncio del mistero di Dio in un tessuto sociale che si fa sempre più complesso a causa delle nuove povertà emergenti in maniera massiva in Basilicata.
26
marzo 2006
Ciò che è infinitamente piccolo
Dal 26 marzo al 31 maggio 2006
arte contemporanea
Location
GALLERIA CIVICA – PALAZZO LOFFREDO
Potenza, Largo Duomo, (Potenza)
Potenza, Largo Duomo, (Potenza)
Orario di apertura
da martedì a domenica 9-13 e 17-21
Vernissage
26 Marzo 2006, ore 19.30
Curatore