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Cities from below – Common House #3
Presentazione di TxA la Newsletter della Fondazione Teseco per l’Arte
Comunicato stampa
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COMMON HOUSE arriva alla sua terza tappa arricchendosi dei contributi di MARIA PAPADIMITRIOU, RAINER GANAHL, OLIVER RESSLER, BERTH THEIS e IAN TWEEDY. COMMON HOUSE #3 ha come obiettivo un ulteriore ampliamento ed una maggiore definizione di quelli che sono i vari dipartimenti che ruotano attorno alla gestione della città contemporanea e alle sue forme di trasformazione, nella convinzione che la città sia divenuta, oggi, uno dei principali problemi politico-sociali. Gli effetti della globalizzazione rimandano non più allo Stato ma alla città come luogo strategico delle dinamiche economiche, delle migrazioni, dei cambiamenti etnico culturali e delle rivendicazioni della società civile. L’idea di una piattaforma di autogestione si articola così in uffici e dipartimenti deputati agli aspetti educativi, sociali e urbanistici per un governo della città a venire, realizzati durante una serie di workshop con artisti internazionali e abitanti della città di Pisa, attivando, di volta in volta, una serie di collaborazioni oppure grazie all’intervento diretto dell’opera di artisti invitati. COMMON HOUSE è stato pensato come una sorta di “merzbau”, cioè uno “spazio in formazione” in continua evoluzione. Nel dipartimento dell’educazione si aggiunge Reading Gramsci di RAINER GANAHL, in quello dell’urbanistica OUT (Office for urban Transformation) di BERTH THEIS e Luv Car (Trans-Bonanza Platform for Public Events) di MARIA PAPADIMITRIOU; mentre sul fronte sociale troviamo Fly Democracy di OLIVER RESSLER e Rivera, Rockfeller, Lenin and I di IAN TWEEDY.
Nel corso di tutto il 2006 e 2007 la Fondazione Teseco per l’Arte e il Gruppo Teseco, avvalendosi della collaborazione di enti pubblici e altre istituzioni, hanno dato vita a questo progetto di riflessione sulla città contemporanea dal titolo ‘CITIES FROM BELOW’.
Il progetto è partito nel novembre 2006 con gli workshop del collettivo turco Oda Projesi, tenutosi con i bambini delle scuole elementari e quello dell’artista russo Dmitry Vilensky – rappresentante del gruppo Chto Delat?/What is to be done? – che è andato a coinvolgere giovani creativi e gruppi dell’associazionismo in un Activist Club. Un workshop legato al ruolo dell’educazione il primo, e inserito in un tessuto sociale fatto di cronaca e società civile il secondo. Il risultato di tali ricerche è stato presentato, sempre in novembre, nell’area COMMON HOUSE all’interno degli spazi dello stabilimento Teseco, dove, nel marzo di quest’anno, si sono inserite le Derive Urbane di Flying City, i quali hanno attivato un’analisi critica della attuale pianificazione della città contribuendo alla creazione di un dipartimento di urbanistica, ancora una volta attraverso il mezzo workshop, che in quest’occasione ha visto collaborare studenti di architettura e ingegneria con allievi di accademie di belle arti. Per la sezione dedicata all’educazione è stato invece inserito il lavoro Cubitus I – 56100 di Luca Frei: un’installazione composta da trenta elementi cubiformi in legno che riproduce la Bibliotèque des Enfants del Centre Pompidou; una reale libreria che si fa luogo di sperimentazione “non condizionata” diventando un vero e proprio “spazio di pensiero”.
Nel mese di dicembre 2006 sono state inoltre attivate una serie di proiezioni video filmiche dal titolo Empowerment Program, con l’intento di approfondire le tematiche e le problematiche delle realtà urbane contemporanee, cercando di analizzare le nuove forme di auto-organizzazione e di autogestione di quartieri su scala globale.
Contestualmente all’apertura di Cities from Below verrà presentata TxA, newsletter della Fondazione Teseco per l’Arte
NOTE SUGLI ARTISTI
.Maria Papadimitriou (Atene, 1957; vive tra Volos e Atene)
Fin dai suoi primi lavori è stata attratta da “Avliza”, un’area abbandonata nella parte ovest di Atene divenuta con gli anni un insediamento improvvisato di una comunità nomade di valacchi rumeni. Maria Papadimitriou, interessata alle dinamiche di mobilità dell’area, ne realizza una sorta di mappa emozionale, definibile – prendendo in prestito le parole di Hélio Oiticica – una “appropriazione ambientale”. Così dal 1999 Papadimitriou, riflettendo sulla natura del nomadismo, fa di Avliza un progetto collettivo con il titolo di Tama, Temporary Autonomous Museum for All (la parola “Tama” in greco significa offerta religiosa). Una riserva di condizioni insediative mobili e, allo stesso tempo, un progetto collaborativo e aperto a cui partecipano artisti, architetti, antropologi, filmmakers, sociologi assieme alla comunità rom. Senza sovvertimenti dello stile di vita originario dell’insediamento si cerca di mettere in cantiere una ‘serie di servizi sociali per i popoli itineranti’. Nascono quindi campioni di una ‘città in transizione’ come il progetto di casa per i custodi del Museo, oppure Luv Car (Trans-Bonanza Platform for Public Events), un furgone capace di trasformarsi in un palco per concerti dal vivo e in grado di creare spazi pubblici ‘qui e ora’.
.Rainer Ganahl (Bludenz, Austria, 1966; vive a New York)
Focalizza la sua attenzione sulle lingue straniere, nelle quali vede una realtà complessa strettamente connessa con l’identità sociale, etnica e geografica, così come con il pensiero e con la memoria. I suoi video-ritratti e le sue interviste-video documentano e esplorano la complessità di alcune situazioni sociali in cui l’approccio artistico di Rainer Ganahl è volto verso la comprensione di ogni lingua umana, vedendo nel poliglottismo la base di una vera condizione di coabitazione. Si interessa inoltre al pensiero di Gramsci come intellettuale “organico” – non facente parte delle strutture istituzionali della cultura ufficiale – che vede un forte potenziale per un radicale cambiamento politico e culturale nelle zone geografiche più depresse economicamente. Anche da questo spunto parte il lavoro Reading Gramsci, legato ad un seminario di lettura dell’opera di Antonio Gramsci, svoltosi in Italia nel 2002.
.Oliver Ressler (Knittelfeld, Austria, 1970; vive a Vienna)
Fa parte di quella nuova generazione di artisti che opera all'interno della -zona grigia- tra arte e politica, sviluppando progetti su vari temi sociali attraverso l'uso di differenti media. Ma cio' che piu' di altro contraddistingue il suo lavoro e lo pone ad un livello di notorieta' internazionale e' il ruolo di policy activist che Ressler intende rivestire mediante inchieste sociali e documentari, mediante la produzione di slogan e campagne di comunicazione messe al servizio delle molteplici esperienze di agitazione politica e di conflittualita' sociale, mediante infine conferenze, pubblicazioni, campagne di contro-informazione ed esposizioni che raccolgono i risultati delle sue indagini. L’installazione Fly Democracy rappresenta una riproposizione della pioggia di volantini che gli aerei americani gettano sui territori di guerra per comunicare direttamente con la popolazione - lanciando messaggi politici, di sicurezza e di avvisi generici – e che qui trasferiscono simbolicamente il loro target al territorio degli Stati Uniti.
.Bert Theis (Lussemburgo, 1952; vive tra Milano e Lussemburgo)
Appartiene a quella generazione di artisti che, emersi all'inizio degli anni '90, cercano di calare le loro strategie operative nello spazio pubblico, ancorandole a contesti sociali e modalita' relazionali, non rinunciando pero' alla categoria dell'opera d'arte in quanto tale. Il presupposto di una societa' dell'accelerazione e della sovraccumulazione fa da sfondo comune alle opere di Bert Theis che cercano di porsi al suo interno come aree interstiziali, zone di sosta o piattaforme per il relax, capaci di coagulare temporaneamente piccole comunita' di persone con esplicito riferimento alle isole felici, all'utopia delle terre ferme, all'esotico, alle vegetazioni tropicali.
OUT (Office for urban Transformation) è soprattutto un metodo di lavoro per sviluppare un nuovo tipo di urbanistica. Gli strumenti di questa urbanistica “unitaria” non sono quelli ortodossi dell’urbanistica tradizionale al potere nelle amministrazioni comunali. L’ufficio OUT lavora per capire la città, scoprire i suoi difetti e le sue qualità con strumenti finora sottovalutati: la sensibilità artistica di molti professionisti (architetti, filosofi, fotografi, designer, avvocati, musicisti e altri) combinata con l’esperienza urbana quotidiana e l’intuizione degli abitanti della città.
.Ian Tweedy (Hahn, Germania, 1982; vive a Milano)
Tra la pittura delirante di Neo Rauch e l'inventario fotografico bianco/nero di Hans Peter Feldman, il repertorio di immagini con cui Ian Tweedy lavora appartiene ad un passato recente ma di cui sembrano perduti definitivamente coordinate e contesto. Graffitista e street artist all'inizio, accumulava immagini per le vie di Francoforte, Wiesbaden, Amburgo e Dusseldorf. Il suo territorio d'adozione, dopo l'America, era allora quello tedesco e la sua firma era quella di Dephect con cui e' finito in Graffiti World - il bestseller Thames and Hudson. Ora Ian Tweedy interviene su mappe geografiche della guerra fredda, sulle copertine di vecchi libri, su documenti del passato. Purche' ogni centimetro quadrato di superficie sia la memoria di qualcosa, abbia una storia. Ma, come prima, Tweedy continua a lavorare sulle strade delle citta' e sugli spazi pubblici. Come una sorta di hacker della storia, Ian Tweedy si inventa ogni volta una propria -macchina del tempo", un crossover di spazi e tempi, una serie di associazioni cut-up di geografie e identita'. Come molti artisti contemporanei - da Narkevicius a Baladran - la grande quantita' di materiale fotografico che Tweedy ha raccolto negli ultimi anni e' la base dei suoi progetti pittorici e muralisti. Qui presenta il lavoro Rivera, Rockfeller, Lenin and I.
17
ottobre 2007
Cities from below – Common House #3
Dal 17 ottobre al 19 dicembre 2007
arte contemporanea
presentazione
presentazione
Location
COLLEZIONE TESECO PER L’ARTE
Pisa, Via Sant'andrea, 50, (Pisa)
Pisa, Via Sant'andrea, 50, (Pisa)
Orario di apertura
Lun/Ven su appuntamento 050 98 75 11
Vernissage
17 Ottobre 2007, ore 17.30
Ufficio stampa
SILVIA PICHINI
Autore
Curatore