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Citterio | Morandini | Protti – Proposizioni per una genealogia
La Casa degli Artisti di Milano, fondata da Luciano Fabro, Jole de Sanna, Hidetoshi Nagasawa nel 1978, è il luogo in cui il lavoro di Luisa Protti, Diego Morandini, Claudio Citterio, per indicare una linea temporale di attività, si forma e alimenta. Alla duetart gallery il discorso continua…
Comunicato stampa
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La Casa degli Artisti di Milano è il luogo in cui il lavoro di Luisa Protti, Diego Morandini, Claudio Citterio, per indicare una linea temporale di attività, si forma e alimenta. Tuttora i tre artisti ne continuano l’attività a Milano, insieme ad Alessandra Tavola, Lidia Aceto, Simone Sturiale.
La Casa degli Artisti fu fondata da Luciano Fabro, Jole de Sanna, Hidetoshi Nagasawa nel 1978.
Protti firma i primi lavori nel 1978, Morandini nel 1993, Citterio nel 1998.
Nell’idea di questa mostra c’è la volontà di riprendere una questione rimasta in sospeso, quella appunto della genealogia, già impostata e resa pubblica da Fabro in un discorso tenuto allo spazio Oberdan di Milano (ottobre 2006) e in una successiva mostra a Bologna con gli stessi artisti Citterio, Morandini e Protti (dicembre 2006).
Quanto segue è un estratto del testo”Nonostante tutto” di Luisa Protti, diffuso in occasione dell’apertura della nuova sede della Casa degli Artisti il 18 dicembre 2008. In esso vengono indicati i presupposti storici e di lavoro che riguardano la Casa degli Artisti e che accomunano nell’idea genealogica gli artisti che in quei presupposti si sono identificati esprimendo una posizione chiara e decisa rispetto al contesto generale esterno.
“[…] Ricucire le generazioni fu una delle ragioni per cui nacque la Casa degli Artisti, ragione che doveva favorire la possibilità di ricreare un terreno fertile all’arte a partire dal lavoro stesso e dal suo sviluppo storico.
Dagli anni ’80 ad ora lo scenario artistico italiano (e internazionale) ha visto generazioni di giovani salire sul carrozzone dei vari “generi” del post-modernismo. Dal ritorno al passato di tipo citazionista al manufatto mediatico di tipo social-antropologico non intercorre distanza. Le giovani generazioni degli anni ’80 e degli anni ’90 hanno cavalcato il citazionismo, il pensiero debole, il post-human, il site specific, eccetera, attratti dai generi della contemporaneità garantiti da una politica culturale globale, mentre, all’occorrenza, venivano prese le distanze da eventuali Maestri.
La critica italiana, da parte sua, ha preferito livellare i ruoli piuttosto che sottolineare con forza l’opera degli artisti che hanno dato prestigio all’arte italiana. Il risultato è che le mostre storiche rimangono impostate sul revisionismo e sul miscuglio e non vengono fuori con chiarezza posizioni e ruoli […]
[…] In un contesto in cui, al di là di alcune apparenze, nulla di importante sul piano culturale è concretamente difeso, voglio continuare a dire, senza poter essere smentita, che Milano è stata, nonostante tutti gli ostacoli, il luogo in cui hanno lavorato i maggiori artisti della storia non solo italiana, da Rosso, a Boccioni, a Fontana, a Manzoni, a Fabro.
La Casa degli Artisti è il luogo dove si sono coltivati i semi del lavoro lasciato da questi artisti, in cui si sono tessuti i fili di una lingua artistica e coltivata la responsabilità di mantenere viva, rinnovandola nell’opera, la centralità dell’immagine. La Casa degli Artisti è il luogo dove si è coltivata la consapevolezza dell’immagine. Intendo con questo qualcosa che si costituisce attraverso i sedimenti di vari strati di realtà e che si delinea nella completezza delle relazioni tra questi strati e nella forma sensibile di una nuova esperienza. Perciò qualcosa che non origina o non dipende da una “tendenza artistica” (…) ma da un’esperienza reale ed è su questi presupposti che si possono trovare gli elementi di un legame con la famiglia degli artisti che prima ho citato.”
(ESTRATTO DA “NONOSTANTE TUTTO” di Luisa Protti, 18 dicembre 2008)
La Casa degli Artisti fu fondata da Luciano Fabro, Jole de Sanna, Hidetoshi Nagasawa nel 1978.
Protti firma i primi lavori nel 1978, Morandini nel 1993, Citterio nel 1998.
Nell’idea di questa mostra c’è la volontà di riprendere una questione rimasta in sospeso, quella appunto della genealogia, già impostata e resa pubblica da Fabro in un discorso tenuto allo spazio Oberdan di Milano (ottobre 2006) e in una successiva mostra a Bologna con gli stessi artisti Citterio, Morandini e Protti (dicembre 2006).
Quanto segue è un estratto del testo”Nonostante tutto” di Luisa Protti, diffuso in occasione dell’apertura della nuova sede della Casa degli Artisti il 18 dicembre 2008. In esso vengono indicati i presupposti storici e di lavoro che riguardano la Casa degli Artisti e che accomunano nell’idea genealogica gli artisti che in quei presupposti si sono identificati esprimendo una posizione chiara e decisa rispetto al contesto generale esterno.
“[…] Ricucire le generazioni fu una delle ragioni per cui nacque la Casa degli Artisti, ragione che doveva favorire la possibilità di ricreare un terreno fertile all’arte a partire dal lavoro stesso e dal suo sviluppo storico.
Dagli anni ’80 ad ora lo scenario artistico italiano (e internazionale) ha visto generazioni di giovani salire sul carrozzone dei vari “generi” del post-modernismo. Dal ritorno al passato di tipo citazionista al manufatto mediatico di tipo social-antropologico non intercorre distanza. Le giovani generazioni degli anni ’80 e degli anni ’90 hanno cavalcato il citazionismo, il pensiero debole, il post-human, il site specific, eccetera, attratti dai generi della contemporaneità garantiti da una politica culturale globale, mentre, all’occorrenza, venivano prese le distanze da eventuali Maestri.
La critica italiana, da parte sua, ha preferito livellare i ruoli piuttosto che sottolineare con forza l’opera degli artisti che hanno dato prestigio all’arte italiana. Il risultato è che le mostre storiche rimangono impostate sul revisionismo e sul miscuglio e non vengono fuori con chiarezza posizioni e ruoli […]
[…] In un contesto in cui, al di là di alcune apparenze, nulla di importante sul piano culturale è concretamente difeso, voglio continuare a dire, senza poter essere smentita, che Milano è stata, nonostante tutti gli ostacoli, il luogo in cui hanno lavorato i maggiori artisti della storia non solo italiana, da Rosso, a Boccioni, a Fontana, a Manzoni, a Fabro.
La Casa degli Artisti è il luogo dove si sono coltivati i semi del lavoro lasciato da questi artisti, in cui si sono tessuti i fili di una lingua artistica e coltivata la responsabilità di mantenere viva, rinnovandola nell’opera, la centralità dell’immagine. La Casa degli Artisti è il luogo dove si è coltivata la consapevolezza dell’immagine. Intendo con questo qualcosa che si costituisce attraverso i sedimenti di vari strati di realtà e che si delinea nella completezza delle relazioni tra questi strati e nella forma sensibile di una nuova esperienza. Perciò qualcosa che non origina o non dipende da una “tendenza artistica” (…) ma da un’esperienza reale ed è su questi presupposti che si possono trovare gli elementi di un legame con la famiglia degli artisti che prima ho citato.”
(ESTRATTO DA “NONOSTANTE TUTTO” di Luisa Protti, 18 dicembre 2008)
20
giugno 2009
Citterio | Morandini | Protti – Proposizioni per una genealogia
Dal 20 giugno al 30 luglio 2009
arte contemporanea
Location
DUETART GALLERY
Varese, Via Albuzzi, 27, (Varese)
Varese, Via Albuzzi, 27, (Varese)
Orario di apertura
da martedì a sabato dalle 15.30 alle 19.30 o su appuntamento
Vernissage
20 Giugno 2009, ore 19
Autore
Curatore