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City e Utopia 2
La seconda edizione della mostra City e Utopia si è resa necessaria per ampliare i temi appena sfiorati nella prima.
Comunicato stampa
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L’impostazione è la stessa: mettere insieme un mix tra pittura, fotografia, architettura, fumetti, cinema contaminando le varie arti, cercando di creare un corto circuito tra realtà e utopia. Lo sguardo non può che essere globale ed i segni rappresenLtativi non fanno che riflettere il grado di aggressività economica delle varie entità. L’ultima opera londinese di R.Piano è legata direttamente alla potenza economica del vicino oriente. “Città sognate” è il titolo di uno dei primi libri di Tonino Terranova negli anni 70, dove immaginava un altro tipo di città più umana in cui l’urbanistica era ancora un valore: quella era in fondo la vera utopia. Il progresso tecnico e l’uso del computer permettono di controllare e realizzare qualsiasi idea. Considerare la città come coesistenza rispettosa del territorio è in fondo anch’essa un’utopia. All’architetto il compito di dare una forma spaziale alla filosofia: basta individuarne i valori!
Partecipano:
Stefano Rezzi, architetto della sovrintendenza ai beni architettonici, presenta alcuni disegni progettuali di intervento nelle città storiche: un approccio resistenziale di difesa dei valori tradizionali dell’architettura; anche questa una sorta di utopia in quanto nulla può essere come prima.
Riccardo Einaudi, architetto, scultore da molti anni, ha portato avanti una ricerca su forme scavate e solidificate in getti di cemento: specie di città sotterranee che lasciano visibili in superficie tracce quasi lunari. La superficie terrestre viene appena tracciata e la vita è underground. Già molti esempi di architetture sono stati sviluppati in questo modo. L’architetto francese Perrault ne è un esempio, ma lo stesso intervento su Les Halles a Parigi è un architettura sotterranea.
Giuliana Caporali, dipinge nel 1970 una San Paolo del Brasile volumetrica, costruttivista più che cubista, dove lo slancio di un edificio verso l’alto è moltiplicato dalla vicinanza degli altri edifici.
Elvi Ratti artista multiforme, ha sviluppato una serie di sculture e dipinti in cui lancia nello spazio nastri fluttuanti. Una di queste sculture, in mostra, è divenuta architettura: una mega struttura per l’edilizia chiamata Grand Palais. Al posto delle famose “stecche” di edilizia sociale tipo Corviale, proponiamo megasculture che, lasciando molto terreno libero, contribuiscono a risolvere il problema dell’abitare.
Bruno D’Amato, architetto e fotografo, porta una serie di fotografie scattate nei suoi viaggi in Cina, Abu Dhabi, Stati Uniti; la sua attenzione però è rivolta più alle persone che agli edifici rimasti spesso uno sfondo.
Philippe Ambrosini, fotografo, ha fatto durante i suoi soggiorni londinesi una serie di foto sulle più recenti costruzioni in particolare sulla “scheggia”(the shard) di Renzo Piano.
Giulietta Paolini pittrice; uno dei suoi quadri dopo una rivisitazione al computer e a photoshop, è stato la base di una proposta, inviata alla Biennale di Venezia 2004, Città: Terzo Millennio “Less aesthetics, more ethics”.
Giorgio Di Roberto, capogruppo della proposta inviata a Venezia, ha sviluppato il tema delle città “leggere come bolle di sapone”. Partendo dalla considerazione che tra i problemi principali che la città del futuro dovrà risolvere ci sono sicuramente la qualità dell’aria, l’inquinamento e le differenze termiche dovute alle stagioni. Ecco allora immaginare “spazi enormi con microclima e qualità dell’aria regolata, spazi che diventano grandi semisfere che si intersecano, fatte da sottili pellicole come enormi bolle di sapone che inglobano all’interno case, antichità, palazzi costruiti in vetro con la più grande libertà. La viabilità automobilistica ne è esclusa, e i trasporti sono meccanizzati elettricamente: l’energia necessaria viene da questa sottile pellicola che forma le bolle che dall’esterno riescono a trasformare l’energia solare in elettricità.” La visione architettonica si arricchisce di fenomeni di trasparenza, leggerezza, libertà, luce, complessità e profondità dei piani che i quadri di Giulietta Paolini avevano intuito.
Questa è un utopia che parzialmente è stata realizzata in situazioni piccole, per esempio a Londra con l’O2, specie di grande spazio commerciale, oppure recentemente a Singapore per un mega giardino coperto, ma ce lo aspettiamo nel deserto del Sahara con i proventi del petrolio.
Axel Jarolavsky, fotografo argentino, specializzato in foto aeree del territorio per uso industriale, che poi ritocca e ridipinge con effetti particolari.
In sintesi tre sono le linee individuate per uno sviluppo utopico della città:
- Sviluppo in altezza, alla ricerca del grattacielo più alto o più bello: vi è un risparmio del territorio ed un risparmio dei costi al mc; viene esaltata la sua visibilità e la potenza economica;
- Città sotterranee: si sottolinea il risparmio energetico e la salvaguardia del paesaggio con l’uso libero dello strato superficiale a verde;
- Mega spazi a microclima controllato: fondamentale è la messa a punto di una pellicola trasparente che trasforma l’energia solare in elettricità, è adatta a territori inospitali quali i deserti o territori lunari.
Due omaggi a colleghi recentemente scomparsi: di Ludovico degli Uberti - molti concorsi fatti insieme -presentiamo un particolare del progetto del Centro direzionale di Perugia 1971, e del collega nello studio romano di via Gaeta dal 1963 al 1965, Tonino Terranova, spirito critico e storico, ricordiamo il libro del 1978 “Città sognate” e la serie di pubblicazioni sui grattacieli.
Partecipano:
Stefano Rezzi, architetto della sovrintendenza ai beni architettonici, presenta alcuni disegni progettuali di intervento nelle città storiche: un approccio resistenziale di difesa dei valori tradizionali dell’architettura; anche questa una sorta di utopia in quanto nulla può essere come prima.
Riccardo Einaudi, architetto, scultore da molti anni, ha portato avanti una ricerca su forme scavate e solidificate in getti di cemento: specie di città sotterranee che lasciano visibili in superficie tracce quasi lunari. La superficie terrestre viene appena tracciata e la vita è underground. Già molti esempi di architetture sono stati sviluppati in questo modo. L’architetto francese Perrault ne è un esempio, ma lo stesso intervento su Les Halles a Parigi è un architettura sotterranea.
Giuliana Caporali, dipinge nel 1970 una San Paolo del Brasile volumetrica, costruttivista più che cubista, dove lo slancio di un edificio verso l’alto è moltiplicato dalla vicinanza degli altri edifici.
Elvi Ratti artista multiforme, ha sviluppato una serie di sculture e dipinti in cui lancia nello spazio nastri fluttuanti. Una di queste sculture, in mostra, è divenuta architettura: una mega struttura per l’edilizia chiamata Grand Palais. Al posto delle famose “stecche” di edilizia sociale tipo Corviale, proponiamo megasculture che, lasciando molto terreno libero, contribuiscono a risolvere il problema dell’abitare.
Bruno D’Amato, architetto e fotografo, porta una serie di fotografie scattate nei suoi viaggi in Cina, Abu Dhabi, Stati Uniti; la sua attenzione però è rivolta più alle persone che agli edifici rimasti spesso uno sfondo.
Philippe Ambrosini, fotografo, ha fatto durante i suoi soggiorni londinesi una serie di foto sulle più recenti costruzioni in particolare sulla “scheggia”(the shard) di Renzo Piano.
Giulietta Paolini pittrice; uno dei suoi quadri dopo una rivisitazione al computer e a photoshop, è stato la base di una proposta, inviata alla Biennale di Venezia 2004, Città: Terzo Millennio “Less aesthetics, more ethics”.
Giorgio Di Roberto, capogruppo della proposta inviata a Venezia, ha sviluppato il tema delle città “leggere come bolle di sapone”. Partendo dalla considerazione che tra i problemi principali che la città del futuro dovrà risolvere ci sono sicuramente la qualità dell’aria, l’inquinamento e le differenze termiche dovute alle stagioni. Ecco allora immaginare “spazi enormi con microclima e qualità dell’aria regolata, spazi che diventano grandi semisfere che si intersecano, fatte da sottili pellicole come enormi bolle di sapone che inglobano all’interno case, antichità, palazzi costruiti in vetro con la più grande libertà. La viabilità automobilistica ne è esclusa, e i trasporti sono meccanizzati elettricamente: l’energia necessaria viene da questa sottile pellicola che forma le bolle che dall’esterno riescono a trasformare l’energia solare in elettricità.” La visione architettonica si arricchisce di fenomeni di trasparenza, leggerezza, libertà, luce, complessità e profondità dei piani che i quadri di Giulietta Paolini avevano intuito.
Questa è un utopia che parzialmente è stata realizzata in situazioni piccole, per esempio a Londra con l’O2, specie di grande spazio commerciale, oppure recentemente a Singapore per un mega giardino coperto, ma ce lo aspettiamo nel deserto del Sahara con i proventi del petrolio.
Axel Jarolavsky, fotografo argentino, specializzato in foto aeree del territorio per uso industriale, che poi ritocca e ridipinge con effetti particolari.
In sintesi tre sono le linee individuate per uno sviluppo utopico della città:
- Sviluppo in altezza, alla ricerca del grattacielo più alto o più bello: vi è un risparmio del territorio ed un risparmio dei costi al mc; viene esaltata la sua visibilità e la potenza economica;
- Città sotterranee: si sottolinea il risparmio energetico e la salvaguardia del paesaggio con l’uso libero dello strato superficiale a verde;
- Mega spazi a microclima controllato: fondamentale è la messa a punto di una pellicola trasparente che trasforma l’energia solare in elettricità, è adatta a territori inospitali quali i deserti o territori lunari.
Due omaggi a colleghi recentemente scomparsi: di Ludovico degli Uberti - molti concorsi fatti insieme -presentiamo un particolare del progetto del Centro direzionale di Perugia 1971, e del collega nello studio romano di via Gaeta dal 1963 al 1965, Tonino Terranova, spirito critico e storico, ricordiamo il libro del 1978 “Città sognate” e la serie di pubblicazioni sui grattacieli.
21
settembre 2012
City e Utopia 2
Dal 21 settembre al 13 ottobre 2012
architettura
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
STUDIO DR SPAZIO VISIVO
Roma, Via Tolemaide, 19A, (Roma)
Roma, Via Tolemaide, 19A, (Roma)
Orario di apertura
da martedì a sabato 11-13,30 e 16,30 -19,30
Vernissage
21 Settembre 2012, ore 18 fino alle 21
Autore
Curatore