Alla base del pensiero politico moderno sta una logica dicotomica che ha avuto storicamente effetti gerarchici, esclusivi e escludenti: sano/malato, pubblico/privato, ragione/emozione, maschile/femminile, naturale/artificiale ecc.
In questo contesto il corpo liminale rappresenta lo sporco, il malato, ma soprattutto ciò che minaccia la normalità, le regole e i confini. È espulso ma mai a sufficienza perché da questo esilio non smette di sfidare i confini personali e sociali in cui vive.
"Mia dolce persona difettosa" è la risposta alle teorie dell’identità e della corporeità nella società moderna. È una politica del non posizionamento che infrange la solidità del soggetto in termini psicologici e fisici. È una politica del disgusto che, con la sua capacità di tracciare i confini del puro e dell'impuro, rivela quello che sta alla base dell'ordine sociale. È una politica di emozioni e reazioni viscerali, come il panico e la nausea.
Ciò che consideriamo estraneo e lontano dalla nostra confort zone ci appare più prossimo di quanto immaginiamo, e questa vicinanza, a volte, è minacciosa.