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Clashing Tales. The local aspect of the struggle
L’incontro sul tema Clashing Tales. The local aspect of the struggle, a cura di Elvira Vannini e Martina Angelotti, si interroga su come possano oggi le pratiche artistiche operare una rottura e attivare nuovi strumenti linguistici e interpretativi per la società.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
giovedì 12 maggio ore 18
presso MAMbo - Museo d’Arte Moderna di Bologna,
European Alternatives e Transeuropa Festival
presentano:
Clashing Tales. The local aspect of the struggle
Talk e screening program
intervengono: Marcelo Expósito (artista), Martina Angelotti (curatrice), Elvira Vannini (curatrice)
Negli ultimi anni in Europa, la riflessione sui fenomeni migratori, le forme del conflitto, i rapporti di produzione e la soggettività del lavoro vivo hanno subito differenti sviluppi e accelerazioni legati all’idea di auto-organizzazione, alla riappropriazione degli spazi sociali, alle lotte per i diritti civili. Nuove pratiche di insubordinazione, che corrispondono al cambiamento produttivo, sociale e soggettivo di organizzazione del lavoro, hanno generato modelli diversi di integrazione e forme di sovversione. Quali sono oggi i percorsi di soggettivazione e le forme culturali e artistiche dominanti? E come è possibile sperimentare le nuove eccedenze dell’agire politico, della militanza e della ricerca?
Se nel 1996 Michael Hardt - nella sua introduzione a Radical Thought in Italy: A Potential Politics scritto a quattro mani con Paolo Virno - definisce “Laboratory Italy” la particolare esperienza politica italiana come paradigma di pensiero e pratica rivoluzionaria, cosa rimane, oggi di questo rapporto tra teoria, istanze attiviste e linguaggio?
In questo passaggio storico, il pensiero post operaista italiano costituisce, molto più di certe fenomenologie artistiche, un’esperienza intellettuale e antagonista che è riuscita a costruire saperi e pratiche in uno spazio di ricerca e di azione transnazionale. Secondo Christian Marazzi l’operaismo ha avuto la capacità di immaginare una spazialità politica oltre lo stato-nazione, ha saputo trasformare, con la sua critica radicale, il modello produttivo dominante, avvicinandosi ai ‘movimenti’ sul terreno della discontinuità e dello scontro sociale. In questa considerazione, Clashing Tales. The local aspect of the struggle, a cura di Elvira Vannini e Martina Angelotti, si interroga su come possano oggi le pratiche artistiche operare una rottura e attivare nuovi strumenti linguistici e interpretativi per la società.
L’incontro è parte di Transeuropa, il primo festival transnazionale che si svolge simultaneamente in 12 città, con più di trecento eventi, dal 7 al 15 maggio. Un unico festival che attraversa l’Europa, per promuovere la democrazia, l’uguaglianza e la cultura al di là dei confini nazionali. Dopo l’edizione inaugurale del 2010, che ha visto coinvolte quattro città europee, European Alternatives propone la seconda edizione del Festival Transeuropa, che si amplia fino a comprendere ben dodici città: Londra, Parigi, Bologna, Cluj-Napoca, Berlino, Praga, Bratislava, Sofia, Amsterdam, Lublino, Edimburgo, Cardiff. Transeuropa crea uno spazio comune di scambio, dibattito e azione. Spaziando dalle conferenze alle installazioni artistiche, dai dibattiti agli eventi musicali, il Festival promuove l’innovazione e la sperimentazione in ambito politico e culturale, e considera l’arte una componente fondamentale per immaginare e costruire una nuova società.
Nel 2011 i temi principali del Festival sono l’immigrazione, i diritti di rom e sinti, la libertà di informazione e la necessità di un’economia più equa dopo la crisi. Questi temi saranno discussi ed esplorati in tutte le dodici città del Festival, le esperienze e le conclusioni saranno condivise dalle diverse città, fino al weekend conclusivo, durante il quale si svolgeranno forum transnazionali incentrati sui diversi argomenti.
Il Festival è coordinato da European Alternatives e organizzato dal Transeuropa Network, un team di oltre cinquanta attivisti, scrittori, pensatori, artisti e curatori provenienti da tutto il continente.
Il coordinamento artistico, a cura di Emanuele Guidi (Berlino) e Tobias Hering (Berlino), prevede diversi dibattiti e screening con i curatori coinvolti in questa edizione, tra cui: Bonaventure Soh Bejeng Ndikung (Berlino), Brad Butler & Karen Mirza (Londra), Joanne Richardson (Cluj Napoca), Tobias Haring (Berlin/Paris), Martina Angelotti/Elvira Vannini (Sofia/Bologna)
Programma in allegato.
Video selection:
John Jordan e Isabell Fremeaux, Les Sentiers de l’Utopie, 2011, 109’ min.
I sentieri dell’utopia è un road movie che esplora un’Europa post capitalistica. Girato durante sette mesi di viaggio nel 2008, visitando dieci realtà di esperimenti utopistici, il film è un aparte di un progetto che prevede anche un libro pubblicato in Francia dalla casa editrice Zones. A partire dall’azione di un Camp Climat avvenuto illegalmente all’aereoporto di Heathrow il viaggio prosegue in un piccolo villaggio squottato da una comunità di punks francesi, poi in Serbia presso alcune fattorie occupate e autogestite, e ancora in una comune che professa amore libero presso una base ex Stasi. Questo viaggio ci trasporta in una sorta di universo parallelo, dove il denaro non ha più alcun valore e la proprietà privata è stata abolita. Sono le fratture, i cracks percettivi e reali che si oppongono autonomamente al tradizionale flusso narrativo del sistema sociale contemporaneo.
Angela Melitopoulos, The language of things, 2007, 33’ min.
Il post-operaismo ha assunto e considerato il linguaggio come “mezzo di produzione” al centro del lavoro contemporaneo. La forma del linguaggio, nella sua essenza, è il tema su cui si concentra “The language of the things”, che prende vita dal saggio di Walter Benjamin Sul linguaggio in generale e sulla lingua dell’uomo, del 1916. Il video, è il tentativo di tradurre la teoria sul linguaggio di Benjamin in un montaggio che utilizza immagini di un parco giochi high-tech di Tokio e ambienti artificiali: giostre, sofisticate simulazioni di onde anomale, sguardi e occhi di giapponesi assuefatti dalla tensione iper tecnologica del divertimento. Ciò che emerge è la composizione di immagini convulsa, a tratti onirica, sulla quale scorrono stralci di pensieri ricollegabili a quello che Benjamin stesso definisce “la magia del linguaggio”, alludendo alla sua infinità che è condizionata dall’immediatezza. E’ l’essenza linguistica, non i suoi contenuti verbali, che segnano i confini del linguaggio.
Marcelo Expósito, Lexico familiar. Cambiar el mundo sin tomar el poder. Ritrato di John Holloway, 2008, 30’ min.
Il linguaggio diviene imprescindibile nell’elaborazione di un contenuto che unisca alla forma il suo completamento. Il video è un tentativo di completare alcuni pezzi del “lessico familiare”, per formare il linguaggio dei nuovi movimenti. Il pensiero prende forma direttamente dall’esperienza, dalle concrete espressioni della lotta che si sono succedute in vari modi e realtà sociali, a partire dal movimento zapatista dell’EZLN. Le definizioni che John Holloway con estrema raffinatezza esprime nella sua intervista, sono il tentativo di trasformare l’estetica filosofica e la teoria politica, in una dimensione che esula dall’astrazione, ma si concretizza nella partecipazione, nella piena consapevolezza che il significato e la terminologia legata al concetto di lotta, raggiunge il proprio senso attraverso la lotta stessa. Il grido, come suggerisce Holloway, è la reazione contro quello che stiamo vivendo, la dissonanza è la molteplicità di grida, il noi, presuppone la necessità di ripensare all’individuo in termini di collettività sociale.
I video saranno visibili nel foyer del MAMbo durante tutta la giornata del 12 maggio.
Clashing Tales. The local aspect of the struggle sarà presentato il 10 maggio alla Red House di Sofia.
presso MAMbo - Museo d’Arte Moderna di Bologna,
European Alternatives e Transeuropa Festival
presentano:
Clashing Tales. The local aspect of the struggle
Talk e screening program
intervengono: Marcelo Expósito (artista), Martina Angelotti (curatrice), Elvira Vannini (curatrice)
Negli ultimi anni in Europa, la riflessione sui fenomeni migratori, le forme del conflitto, i rapporti di produzione e la soggettività del lavoro vivo hanno subito differenti sviluppi e accelerazioni legati all’idea di auto-organizzazione, alla riappropriazione degli spazi sociali, alle lotte per i diritti civili. Nuove pratiche di insubordinazione, che corrispondono al cambiamento produttivo, sociale e soggettivo di organizzazione del lavoro, hanno generato modelli diversi di integrazione e forme di sovversione. Quali sono oggi i percorsi di soggettivazione e le forme culturali e artistiche dominanti? E come è possibile sperimentare le nuove eccedenze dell’agire politico, della militanza e della ricerca?
Se nel 1996 Michael Hardt - nella sua introduzione a Radical Thought in Italy: A Potential Politics scritto a quattro mani con Paolo Virno - definisce “Laboratory Italy” la particolare esperienza politica italiana come paradigma di pensiero e pratica rivoluzionaria, cosa rimane, oggi di questo rapporto tra teoria, istanze attiviste e linguaggio?
In questo passaggio storico, il pensiero post operaista italiano costituisce, molto più di certe fenomenologie artistiche, un’esperienza intellettuale e antagonista che è riuscita a costruire saperi e pratiche in uno spazio di ricerca e di azione transnazionale. Secondo Christian Marazzi l’operaismo ha avuto la capacità di immaginare una spazialità politica oltre lo stato-nazione, ha saputo trasformare, con la sua critica radicale, il modello produttivo dominante, avvicinandosi ai ‘movimenti’ sul terreno della discontinuità e dello scontro sociale. In questa considerazione, Clashing Tales. The local aspect of the struggle, a cura di Elvira Vannini e Martina Angelotti, si interroga su come possano oggi le pratiche artistiche operare una rottura e attivare nuovi strumenti linguistici e interpretativi per la società.
L’incontro è parte di Transeuropa, il primo festival transnazionale che si svolge simultaneamente in 12 città, con più di trecento eventi, dal 7 al 15 maggio. Un unico festival che attraversa l’Europa, per promuovere la democrazia, l’uguaglianza e la cultura al di là dei confini nazionali. Dopo l’edizione inaugurale del 2010, che ha visto coinvolte quattro città europee, European Alternatives propone la seconda edizione del Festival Transeuropa, che si amplia fino a comprendere ben dodici città: Londra, Parigi, Bologna, Cluj-Napoca, Berlino, Praga, Bratislava, Sofia, Amsterdam, Lublino, Edimburgo, Cardiff. Transeuropa crea uno spazio comune di scambio, dibattito e azione. Spaziando dalle conferenze alle installazioni artistiche, dai dibattiti agli eventi musicali, il Festival promuove l’innovazione e la sperimentazione in ambito politico e culturale, e considera l’arte una componente fondamentale per immaginare e costruire una nuova società.
Nel 2011 i temi principali del Festival sono l’immigrazione, i diritti di rom e sinti, la libertà di informazione e la necessità di un’economia più equa dopo la crisi. Questi temi saranno discussi ed esplorati in tutte le dodici città del Festival, le esperienze e le conclusioni saranno condivise dalle diverse città, fino al weekend conclusivo, durante il quale si svolgeranno forum transnazionali incentrati sui diversi argomenti.
Il Festival è coordinato da European Alternatives e organizzato dal Transeuropa Network, un team di oltre cinquanta attivisti, scrittori, pensatori, artisti e curatori provenienti da tutto il continente.
Il coordinamento artistico, a cura di Emanuele Guidi (Berlino) e Tobias Hering (Berlino), prevede diversi dibattiti e screening con i curatori coinvolti in questa edizione, tra cui: Bonaventure Soh Bejeng Ndikung (Berlino), Brad Butler & Karen Mirza (Londra), Joanne Richardson (Cluj Napoca), Tobias Haring (Berlin/Paris), Martina Angelotti/Elvira Vannini (Sofia/Bologna)
Programma in allegato.
Video selection:
John Jordan e Isabell Fremeaux, Les Sentiers de l’Utopie, 2011, 109’ min.
I sentieri dell’utopia è un road movie che esplora un’Europa post capitalistica. Girato durante sette mesi di viaggio nel 2008, visitando dieci realtà di esperimenti utopistici, il film è un aparte di un progetto che prevede anche un libro pubblicato in Francia dalla casa editrice Zones. A partire dall’azione di un Camp Climat avvenuto illegalmente all’aereoporto di Heathrow il viaggio prosegue in un piccolo villaggio squottato da una comunità di punks francesi, poi in Serbia presso alcune fattorie occupate e autogestite, e ancora in una comune che professa amore libero presso una base ex Stasi. Questo viaggio ci trasporta in una sorta di universo parallelo, dove il denaro non ha più alcun valore e la proprietà privata è stata abolita. Sono le fratture, i cracks percettivi e reali che si oppongono autonomamente al tradizionale flusso narrativo del sistema sociale contemporaneo.
Angela Melitopoulos, The language of things, 2007, 33’ min.
Il post-operaismo ha assunto e considerato il linguaggio come “mezzo di produzione” al centro del lavoro contemporaneo. La forma del linguaggio, nella sua essenza, è il tema su cui si concentra “The language of the things”, che prende vita dal saggio di Walter Benjamin Sul linguaggio in generale e sulla lingua dell’uomo, del 1916. Il video, è il tentativo di tradurre la teoria sul linguaggio di Benjamin in un montaggio che utilizza immagini di un parco giochi high-tech di Tokio e ambienti artificiali: giostre, sofisticate simulazioni di onde anomale, sguardi e occhi di giapponesi assuefatti dalla tensione iper tecnologica del divertimento. Ciò che emerge è la composizione di immagini convulsa, a tratti onirica, sulla quale scorrono stralci di pensieri ricollegabili a quello che Benjamin stesso definisce “la magia del linguaggio”, alludendo alla sua infinità che è condizionata dall’immediatezza. E’ l’essenza linguistica, non i suoi contenuti verbali, che segnano i confini del linguaggio.
Marcelo Expósito, Lexico familiar. Cambiar el mundo sin tomar el poder. Ritrato di John Holloway, 2008, 30’ min.
Il linguaggio diviene imprescindibile nell’elaborazione di un contenuto che unisca alla forma il suo completamento. Il video è un tentativo di completare alcuni pezzi del “lessico familiare”, per formare il linguaggio dei nuovi movimenti. Il pensiero prende forma direttamente dall’esperienza, dalle concrete espressioni della lotta che si sono succedute in vari modi e realtà sociali, a partire dal movimento zapatista dell’EZLN. Le definizioni che John Holloway con estrema raffinatezza esprime nella sua intervista, sono il tentativo di trasformare l’estetica filosofica e la teoria politica, in una dimensione che esula dall’astrazione, ma si concretizza nella partecipazione, nella piena consapevolezza che il significato e la terminologia legata al concetto di lotta, raggiunge il proprio senso attraverso la lotta stessa. Il grido, come suggerisce Holloway, è la reazione contro quello che stiamo vivendo, la dissonanza è la molteplicità di grida, il noi, presuppone la necessità di ripensare all’individuo in termini di collettività sociale.
I video saranno visibili nel foyer del MAMbo durante tutta la giornata del 12 maggio.
Clashing Tales. The local aspect of the struggle sarà presentato il 10 maggio alla Red House di Sofia.
12
maggio 2011
Clashing Tales. The local aspect of the struggle
12 maggio 2011
incontro - conferenza
serata - evento
serata - evento
Location
MAMBO – MUSEO D’ARTE MODERNA DI BOLOGNA
Bologna, Via Don Giovanni Minzoni, 14, (Bologna)
Bologna, Via Don Giovanni Minzoni, 14, (Bologna)
Vernissage
12 Maggio 2011, ore 18-22
Sito web
www.transeuropafestival.eu
Autore