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Claudia Jaguaribe – Percorsi romani
Fotografare Roma nelle sue straordinarie stratificazioni di antico e moderno, ma da una posizione mobile, quella dei mezzi pubblici che accompagnano i trasferimenti nella metropoli contemporanea. Claudia Jaguaribe, artista brasiliana invitata ad esporre nell’edizione 2008 di FotoGrafia-Festival Internazionale di Roma, racconta così l’Urbe Eterna, consegnandoci immagini inedite e surreali di essa, con particolari “accelerati” di strade, monumenti, angoli, sfuggiti all’occhio spesso distratto di cittadini e turisti.
Comunicato stampa
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L’Istituto Italo-Latino Americano, che fra i suoi scopi istituzionali contempla la promozione e diffusione della cultura latinoamericana, ha sempre riconosciuto l’importanza della fotografia come strumento di conoscenza e di espressione, sia in forma artistica che documentale, presentando i lavori di fotografi consolidati nella cornice di prestigiosi eventi internazionali, quali la Biennale d’Arte di Venezia e FotoGrafia, Festival Internazionale di Roma, o contribuendo all’affermazione di nuovi talenti latinoamericani attraverso l’istituzione di un premio a questi dedicato.
Nel corso dei suoi quasi 43 anni di esistenza l’IILA ha avvicinato l’Italia alla realtà latinoamericana attraverso lo sguardo di osservatori d’eccezione, quali Tina Modotti, che con le sue istantanee parla dell’arcaica maestosità e del fermento politico del Messico; Martín Chambi, autore di una profonda testimonianza sociale, storica ed etnica della società agraria e urbana delle Ande peruviane della prima metà del XX secolo; Agustín Víctor Casasola, considerato il padre della fotografia di reportage latinoamericana , che ha illustrato la rivoluzione messicana, scrivendo un capitolo fondamentale della storia della fotografia di questo Paese; Leo Matiz, istrionico giramondo, testimone della Colombia più profonda e delle sue componenti più telluriche; Bruce Chatwin, grande viaggiatore, che attraverso i suoi scritti e i suoi scatti ha esplorato la Patagonia argentina più recondita; Horacio Coppola, argentino di origini italiane, osservatore della realtà a cavallo fra il XIX e XX secolo, fra quartieri ottocenteschi, insegne al neon e ingorghi chiassosi, immagini pre-pop ma anche geometriche, malinconiche e poetiche; Grete Stern, argentina, che fotografa i sogni, producendo fotomontaggi, allucinazioni in bianco e nero, in cui il suo inconscio e quello dei pazienti si intrecciano, producendo incubi cupi ed esaltazioni euforiche.
Consapevole del potere evocativo (e investigativo) della fotografia, e proseguendo questo interessante viaggio per immagini, l’IILA ha il piacere di presentare nella propria Galleria la mostra “Percorsi Romani” di Claudia Jaguaribe, artista brasiliana invitata ad esporre nell’ambito dell’edizione 2008 di FotoGrafia - Festival Internazionale di Roma. La fotografa, con una visione altra, inedita e accelerata, indugia su interessanti scorci di una Roma in cui la storia e la contemporaneità si fondono, come nel riflesso di un finestrino di autobus, che Jaguaribe sceglie come punto privilegiato di osservazione.
Paolo Bruni
Segretario Generale IILA
Percorsi romani
Impariamo a guardare a partire del nostro patrimonio visivo e attraverso l’elaborazione del nostro registro personale di immagini. Lo sguardo e la memoria si intrecciano e così si allarga il nostro spazio interiore, si aprono nuove porte di accesso alla sensibilità1.
Nel guardare partiamo da una realtà che crediamo di conoscere e ne scopriamo un'altra a noi ignota, gettiamo un ponte di collegamento tra ciò che sappiamo e ciò che ci meraviglia.
Claudia Jaguaribe arriva a Roma col suo patrimonio visivo, somma di quello del suo Paese d’origine, il Brasile, e di quelli di tanti Paesi conosciuti durante il suo peregrinare per il mondo. Arriva con l’idea di vedere Roma e di fotografare questa “festa” di stratificazioni e di sorprese, in una forma “sua” e diversa da quelle già viste tante volte, consapevole che la velocità dei mezzi che ci trasportano in una città contemporanea produca un appiattimento della visione di ciò che ci circonda, pur creando una nuova forma di vedere.
Pensando alla città come un supporto, come a un insieme estetico, come a un luogo dove la materializzazione di idee è resa possibile a partire da un non-limite dell’immagine, dove la pratica artistica è un’esperienza estetica quotidiana che crea costantemente nuovi significati nell’incrocio tra ciò che appartiene all’intimità e quello che è pubblico, Jaguaribe decide di fissare Roma da un punto di vista non comune, si propone di fotografarla da diversi percorsi di bus di linea o turistici, chiusi, aperti, o piccole navette elettriche che penetrano in angoli della città inaccessibili ai grandi mezzi. Le sue foto sono scattate in movimento, nelle fermate, di giorno, di notte, da vicino, da lontano, nel riposo di questo sovrapporsi di immagini ed emozioni che è una visita a Roma.
Jaguaribe percorre e ripercorre le strade di Roma, che capta con uno sguardo che è il risultato della esperienza di un tipo di dislocamento, spaziale e dei sensi, dove movimenti e significati si sovrappongono. Lo sguardo va da vicino a lontano, dal macro al micro, fissa strade anonime, grandi monumenti, l’angolo che lascia intravedere la via stretta, i marciapiedi, le vie ricoperte di sampietrini, i venditori ambulanti, le persone, le piante, i souvenir che ritraggono in una forma stereotipata gli scorci più famosi della città, ma anche i vicoli con tutto il loro incantesimo,
i turisti, i romani. Jaguaribe li fotografa con uno sguardo sempre diverso: quello del documentarista, del giornalista, del turista, offrendo allo spettatore delle visioni altre rispetto a quella del passante e scoprendo dettagli che nel via vai quotidiano passano inosservati.
È come se in questo lavoro non ci fosse una visione unica, ma una successione d’immagini che, nell’insieme, si costruisce e, immediatamente, comincia a disfarsi. Le sue foto ci offrono delle scene “quasi in movimento”, come il famoso trittico di Cassandre (Adolphe Jean-Marie Mouron) Du, Dubon, Dubonnet, un’opera pensata per essere letta dal metrò parigino, da dove si leggeva il manifesto come un film in movimento, con un uomo che prendeva un bicchiere e lo alzava portandolo alla bocca per bere il prezioso Dubonnet. Era l’inizio di un nuovo sguardo, non più al passo d’uomo ma alla velocità della macchina.
Jaguaribe ci offre un’immagine intima e ricercata, creata nei momenti di sosta, di riposo, quasi di meditazione, davanti a tanti stimoli visivi. È l’osservazione profonda di un particolare. Quando inquadra una scena Jaguaribe seleziona il soggetto ad arte, e ciò che rimane fuori conferisce più forza alla parte che è stata inclusa nell’immagine. Nelle sue fotografie, soprattutto in quelle dei cartelloni pubblicitari che coprono i finestrini degli autobus romani, non è facile distinguere ciò che vediamo da quello che abbiamo davanti agli occhi. A volte, infatti, la vista ci inganna, a volte l'occhio, abituato a vedere, limita la capacità visiva di scoprire cose nuove che, in realtà, ci sono sempre state ma che non abbiamo mai analizzato, e che dobbiamo “indovinare”, imparando a vedere.
Camminando per Roma, città imponente per la forza della sua storia e della sua bellezza, Jaguaribe ha scoperto per noi un profilo, un dettaglio di un ponte, troppo alto per essere visto dal marciapiede, particolari di edifici, muri, piante, gli stormi, i gabbiani che popolano gli argini del Tevere, i panni stesi, la luce ineguagliabile di Roma, un volto, una mano, un busto. Captando questi resti Jaguaribe ci fa fermare per riflettere su ciò che non c’è, su ciò che è rimasto fuori dalla lente, sul resto di questa città che è una scoperta quotidiana.
Irma Arestizábal
Nel corso dei suoi quasi 43 anni di esistenza l’IILA ha avvicinato l’Italia alla realtà latinoamericana attraverso lo sguardo di osservatori d’eccezione, quali Tina Modotti, che con le sue istantanee parla dell’arcaica maestosità e del fermento politico del Messico; Martín Chambi, autore di una profonda testimonianza sociale, storica ed etnica della società agraria e urbana delle Ande peruviane della prima metà del XX secolo; Agustín Víctor Casasola, considerato il padre della fotografia di reportage latinoamericana , che ha illustrato la rivoluzione messicana, scrivendo un capitolo fondamentale della storia della fotografia di questo Paese; Leo Matiz, istrionico giramondo, testimone della Colombia più profonda e delle sue componenti più telluriche; Bruce Chatwin, grande viaggiatore, che attraverso i suoi scritti e i suoi scatti ha esplorato la Patagonia argentina più recondita; Horacio Coppola, argentino di origini italiane, osservatore della realtà a cavallo fra il XIX e XX secolo, fra quartieri ottocenteschi, insegne al neon e ingorghi chiassosi, immagini pre-pop ma anche geometriche, malinconiche e poetiche; Grete Stern, argentina, che fotografa i sogni, producendo fotomontaggi, allucinazioni in bianco e nero, in cui il suo inconscio e quello dei pazienti si intrecciano, producendo incubi cupi ed esaltazioni euforiche.
Consapevole del potere evocativo (e investigativo) della fotografia, e proseguendo questo interessante viaggio per immagini, l’IILA ha il piacere di presentare nella propria Galleria la mostra “Percorsi Romani” di Claudia Jaguaribe, artista brasiliana invitata ad esporre nell’ambito dell’edizione 2008 di FotoGrafia - Festival Internazionale di Roma. La fotografa, con una visione altra, inedita e accelerata, indugia su interessanti scorci di una Roma in cui la storia e la contemporaneità si fondono, come nel riflesso di un finestrino di autobus, che Jaguaribe sceglie come punto privilegiato di osservazione.
Paolo Bruni
Segretario Generale IILA
Percorsi romani
Impariamo a guardare a partire del nostro patrimonio visivo e attraverso l’elaborazione del nostro registro personale di immagini. Lo sguardo e la memoria si intrecciano e così si allarga il nostro spazio interiore, si aprono nuove porte di accesso alla sensibilità1.
Nel guardare partiamo da una realtà che crediamo di conoscere e ne scopriamo un'altra a noi ignota, gettiamo un ponte di collegamento tra ciò che sappiamo e ciò che ci meraviglia.
Claudia Jaguaribe arriva a Roma col suo patrimonio visivo, somma di quello del suo Paese d’origine, il Brasile, e di quelli di tanti Paesi conosciuti durante il suo peregrinare per il mondo. Arriva con l’idea di vedere Roma e di fotografare questa “festa” di stratificazioni e di sorprese, in una forma “sua” e diversa da quelle già viste tante volte, consapevole che la velocità dei mezzi che ci trasportano in una città contemporanea produca un appiattimento della visione di ciò che ci circonda, pur creando una nuova forma di vedere.
Pensando alla città come un supporto, come a un insieme estetico, come a un luogo dove la materializzazione di idee è resa possibile a partire da un non-limite dell’immagine, dove la pratica artistica è un’esperienza estetica quotidiana che crea costantemente nuovi significati nell’incrocio tra ciò che appartiene all’intimità e quello che è pubblico, Jaguaribe decide di fissare Roma da un punto di vista non comune, si propone di fotografarla da diversi percorsi di bus di linea o turistici, chiusi, aperti, o piccole navette elettriche che penetrano in angoli della città inaccessibili ai grandi mezzi. Le sue foto sono scattate in movimento, nelle fermate, di giorno, di notte, da vicino, da lontano, nel riposo di questo sovrapporsi di immagini ed emozioni che è una visita a Roma.
Jaguaribe percorre e ripercorre le strade di Roma, che capta con uno sguardo che è il risultato della esperienza di un tipo di dislocamento, spaziale e dei sensi, dove movimenti e significati si sovrappongono. Lo sguardo va da vicino a lontano, dal macro al micro, fissa strade anonime, grandi monumenti, l’angolo che lascia intravedere la via stretta, i marciapiedi, le vie ricoperte di sampietrini, i venditori ambulanti, le persone, le piante, i souvenir che ritraggono in una forma stereotipata gli scorci più famosi della città, ma anche i vicoli con tutto il loro incantesimo,
i turisti, i romani. Jaguaribe li fotografa con uno sguardo sempre diverso: quello del documentarista, del giornalista, del turista, offrendo allo spettatore delle visioni altre rispetto a quella del passante e scoprendo dettagli che nel via vai quotidiano passano inosservati.
È come se in questo lavoro non ci fosse una visione unica, ma una successione d’immagini che, nell’insieme, si costruisce e, immediatamente, comincia a disfarsi. Le sue foto ci offrono delle scene “quasi in movimento”, come il famoso trittico di Cassandre (Adolphe Jean-Marie Mouron) Du, Dubon, Dubonnet, un’opera pensata per essere letta dal metrò parigino, da dove si leggeva il manifesto come un film in movimento, con un uomo che prendeva un bicchiere e lo alzava portandolo alla bocca per bere il prezioso Dubonnet. Era l’inizio di un nuovo sguardo, non più al passo d’uomo ma alla velocità della macchina.
Jaguaribe ci offre un’immagine intima e ricercata, creata nei momenti di sosta, di riposo, quasi di meditazione, davanti a tanti stimoli visivi. È l’osservazione profonda di un particolare. Quando inquadra una scena Jaguaribe seleziona il soggetto ad arte, e ciò che rimane fuori conferisce più forza alla parte che è stata inclusa nell’immagine. Nelle sue fotografie, soprattutto in quelle dei cartelloni pubblicitari che coprono i finestrini degli autobus romani, non è facile distinguere ciò che vediamo da quello che abbiamo davanti agli occhi. A volte, infatti, la vista ci inganna, a volte l'occhio, abituato a vedere, limita la capacità visiva di scoprire cose nuove che, in realtà, ci sono sempre state ma che non abbiamo mai analizzato, e che dobbiamo “indovinare”, imparando a vedere.
Camminando per Roma, città imponente per la forza della sua storia e della sua bellezza, Jaguaribe ha scoperto per noi un profilo, un dettaglio di un ponte, troppo alto per essere visto dal marciapiede, particolari di edifici, muri, piante, gli stormi, i gabbiani che popolano gli argini del Tevere, i panni stesi, la luce ineguagliabile di Roma, un volto, una mano, un busto. Captando questi resti Jaguaribe ci fa fermare per riflettere su ciò che non c’è, su ciò che è rimasto fuori dalla lente, sul resto di questa città che è una scoperta quotidiana.
Irma Arestizábal
26
febbraio 2009
Claudia Jaguaribe – Percorsi romani
Dal 26 febbraio al 28 marzo 2009
fotografia
Location
IILA – ISTITUTO ITALO-LATINO AMERICANO
Roma, Via Giovanni Paisiello, 24, (Roma)
Roma, Via Giovanni Paisiello, 24, (Roma)
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