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Claudia Meyer – Segni di luce
L’arte di Claudia Meyer è un insieme di flussi di energia in movimento che interagiscono tra loro
Comunicato stampa
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Di origine svizzera, Claudia Meyer vive e lavora tra Lucerna, Parigi e Los Angeles e queste tre città, questi paesi hanno inciso profondamente sul suo modo di esprimersi e di comunicare.
Il suo segno grafico si incide su superfici sempre diverse, su metacrilati come su carta, in una sorta di grafismo dinamico, un nuovo alfabeto dell’anima, un flusso continuo di parole che vanno a formare più che un discorso una musica.
Come la “musicalità” della prosa di Proust, composta da un inarrestabile sussegursi di immagini in movimento che sconfinano in onde sonore più che in parola scritta, così la musicalità del segno di Meyer invade lo spettatore e lo avvolge in un crescendo sensoriale di Raveliana memoria. La componente “francese” della sua personalità emerge prepotentemente nella poetica e nella musicalità della sua arte.
Il segno grafico appreso da una tradizione Europea, si fonde con la scoperta di materiali come i metacrilati il cui uso la connette alla matrice americana dell’arte.
Una spinta di energia allo stato puro accentuata dall’uso della luce che illumina la scena condensandone e orientando la visione solo verso alcuni punti focali.
La luce occorre all’artista come elemento concettuale di epifania di una scoperta, come ulteriore possibilità di visione. Ed anche questo uso della luce e della luminosità può essere ricondotto all’esperienza americana di un uso della luce in tutte le sue componenti che svolge un ruolo fondamentale nella creazione dell’arte Californiana.
Ma a ben guardare lo spazio pittorico è sezionato per scomparti o imbrigliato in una griglia in modo da formare una composizione grafica geometrica che ingloba l’intero “racconto”. Questa costruzione appare come la necessità di Meyer di connettersi alla lezione costruttivista di stampo decisamente mitteleuropeo e specificamente svizzero dove l’eredità dei Mondrian e dei Malevich è stata sviluppata da una intera generazione di artisti quali Max Bill o Richard Paul Lohse.
Il rigore di questa componente del suo sentire la induce a creare una sorta di schema di quadrati in successione che diventano la base strutturale dell’opera.
E quindi l’arte di Claudia Meyer è tutto questo:
energia che scorre, flussi di energia in movimento che interagiscono tra loro, imbrigliati il più delle volte entro una costruzione geometrica della scena; segno grafico che segue a sua volta l’energia che lo muove e lo sospinge e lo fa volare.
Il suo segno grafico si incide su superfici sempre diverse, su metacrilati come su carta, in una sorta di grafismo dinamico, un nuovo alfabeto dell’anima, un flusso continuo di parole che vanno a formare più che un discorso una musica.
Come la “musicalità” della prosa di Proust, composta da un inarrestabile sussegursi di immagini in movimento che sconfinano in onde sonore più che in parola scritta, così la musicalità del segno di Meyer invade lo spettatore e lo avvolge in un crescendo sensoriale di Raveliana memoria. La componente “francese” della sua personalità emerge prepotentemente nella poetica e nella musicalità della sua arte.
Il segno grafico appreso da una tradizione Europea, si fonde con la scoperta di materiali come i metacrilati il cui uso la connette alla matrice americana dell’arte.
Una spinta di energia allo stato puro accentuata dall’uso della luce che illumina la scena condensandone e orientando la visione solo verso alcuni punti focali.
La luce occorre all’artista come elemento concettuale di epifania di una scoperta, come ulteriore possibilità di visione. Ed anche questo uso della luce e della luminosità può essere ricondotto all’esperienza americana di un uso della luce in tutte le sue componenti che svolge un ruolo fondamentale nella creazione dell’arte Californiana.
Ma a ben guardare lo spazio pittorico è sezionato per scomparti o imbrigliato in una griglia in modo da formare una composizione grafica geometrica che ingloba l’intero “racconto”. Questa costruzione appare come la necessità di Meyer di connettersi alla lezione costruttivista di stampo decisamente mitteleuropeo e specificamente svizzero dove l’eredità dei Mondrian e dei Malevich è stata sviluppata da una intera generazione di artisti quali Max Bill o Richard Paul Lohse.
Il rigore di questa componente del suo sentire la induce a creare una sorta di schema di quadrati in successione che diventano la base strutturale dell’opera.
E quindi l’arte di Claudia Meyer è tutto questo:
energia che scorre, flussi di energia in movimento che interagiscono tra loro, imbrigliati il più delle volte entro una costruzione geometrica della scena; segno grafico che segue a sua volta l’energia che lo muove e lo sospinge e lo fa volare.
24
novembre 2016
Claudia Meyer – Segni di luce
Dal 24 novembre 2016 al 03 gennaio 2017
arte moderna e contemporanea
Location
ART1307 – VILLA DI DONATO
Napoli, Piazza Sant'eframo Vecchio, (Napoli)
Napoli, Piazza Sant'eframo Vecchio, (Napoli)
Orario di apertura
Tutti i giorni su appuntamento
Vernissage
24 Novembre 2016, h 18,30/22,00
Autore
Curatore