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CLAUDIO BENZONI
Sculture come “segni di scritture” che mettono in relazione l’esperienza del presente con il passato.
Comunicato stampa
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L’esposizione al Battistero di Arsago Seprio propone una serie di sculture di Claudio Benzoni che fanno parte
del progetto “SIGNUM”, una ricerca nuova e inaspettata, rispetto alle opere dell’ultima personale, esposte
nel 2017 al Castello di Masnago. Le sculture trasparenti e luminose sono inserite all’interno delle otto nicchie
ricavate nello spessore della muratura del Battistero (uno spazio scarsamente illuminato) in evidente dissonanza
con l’antico edificio, deteriorato e appena indicato da piccoli e deboli varchi di luce. Sono come anime
erranti, che cercano nel buio la loro libertà di movimento. Cercano di mettere in relazione l’esperienza del
presente con il passato: rileggere l’arte antica, analizzarne e decostruirne l’essenza e metterla in relazione con
le conoscenze e la tecnologia del nostro tempo per immaginare coesistenze future.
La scelta del luogo, della metà del XII secolo, comporta anche una ri-declinazione del concetto di “antico”,
non più coincidente con un altrove ideale e senza tempo, ma re-interpretato alla luce dell’oggi, non più declinato
come valore immutabile a cui ancorarsi per contrastare la fluidità del presente, ma piuttosto come sito di
cui si accetta e si enfatizza l’incompiutezza e la rovina anche materiale, facendone spazio di rappresentazione,
elemento significativo di inediti scenari: un luogo, cioè, di produzione dei linguaggi del presente, oltre che
di conservazione del passato, che permette alle opere contemporanee di suggerire l’interrogativo sul valore
e sul ruolo che l’essere umano attribuisce al tempo.
La poderosa struttura a pianta ottagonale assume in questo modo un ruolo di inclusione e promulgazione
culturale, come un “intreccio di misteri” che si rinnovano di continuo nell’ottica di un’interrogazione infinita, in
sintonia con l’affermazione di Walter Benjamin: «Nelle rovine del passato si risolvono gli enigmi del presente».
Questa personale esposizione presenta un estratto della pratica artistica di Benzoni che, per qualità estetica
e connotazione tecnica, è particolarmente legata alla tridimensionalità: si tratta di 8 opere realizzate negli anni
2022-2023.
Le sculture rievocano “segni di scritture”, che non hanno fine, che si ripetono, si somigliano, ma differiscono
sempre. Si muovono in uno spazio visivo che non ha un centro, ma infiniti luoghi di elaborazione. In loro ogni
tratto è sensibile, si fa cosciente di un ruolo, libero, ma sempre carico di responsabilità: la responsabilità di
essere continuamente espressione di qualcosa. Sono simboli, codici, immersi in atmosfere dense e senza
tempo, da sempre germinazioni di idee. Segni Ante litteram che percorrono lo spazio dell’opera svelando il
pensiero in posizione di anticipo rispetto al codice testuale; possiedono lo smarrimento e la determinazione
che sono in ogni atto iniziale di una forma visiva definita, di scrittura o di immagine, tanto da conservare ciò che
invece queste nascondono: l’origine. (Molte opere “compiute” ci offrono, infatti, la loro complessità, ma nulla
dell’inizio, mentre il segno è l’inizio che non termina, ma si ripete, ricomincia, ritorna ancora e ancora inizia.)
Sono segni di memoria e anticipazioni, che non possono definirsi nel presente perché accadono nel tempo:
tracce che il passato lascia nel presente per indicare diversi futuri. Sono visioni di processi, accadimenti, che
si combinano e continuamente si modificano ed evolvono, associando punti fissi più o meno stabili nella loro
dinamica. Si manifestano nella scomposizione o “avvelenamento” della struttura anatomica delle parole fino a
distruggerla, per rigenerarla: lettere contaminate, manipolate e ridotte a disegni e codici disarmonici; libri, che
da sempre contengono parole, luminosi, sepolti o ingabbiati in strutture trasparenti, inaccessibili, inviolabili,
“sacri” al punto di negare il loro utilizzo.
Opere nate da un processo di rottura e contaminazione, che, mentre trasforma il codice del linguaggio fino
a mutarlo, porta alla riflessione sul linguaggio e sulla comunicazione, palesandosi in ‘segno come scrittura’.
Opere non come rappresentazione, ma come ‘ri-presentazione del non visibile’.
Opere che propongono un punto di equilibrio tra invenzione formale, governo delle tecniche e delle materie,
libertà creativa, e di quanto abbiamo ancora voglia di accettare come mistero.
Opere che, mostrando e rendendo manifesto il ‘non visibile’, rivelano la verità che si raggiunge tramite la
conoscenza.
del progetto “SIGNUM”, una ricerca nuova e inaspettata, rispetto alle opere dell’ultima personale, esposte
nel 2017 al Castello di Masnago. Le sculture trasparenti e luminose sono inserite all’interno delle otto nicchie
ricavate nello spessore della muratura del Battistero (uno spazio scarsamente illuminato) in evidente dissonanza
con l’antico edificio, deteriorato e appena indicato da piccoli e deboli varchi di luce. Sono come anime
erranti, che cercano nel buio la loro libertà di movimento. Cercano di mettere in relazione l’esperienza del
presente con il passato: rileggere l’arte antica, analizzarne e decostruirne l’essenza e metterla in relazione con
le conoscenze e la tecnologia del nostro tempo per immaginare coesistenze future.
La scelta del luogo, della metà del XII secolo, comporta anche una ri-declinazione del concetto di “antico”,
non più coincidente con un altrove ideale e senza tempo, ma re-interpretato alla luce dell’oggi, non più declinato
come valore immutabile a cui ancorarsi per contrastare la fluidità del presente, ma piuttosto come sito di
cui si accetta e si enfatizza l’incompiutezza e la rovina anche materiale, facendone spazio di rappresentazione,
elemento significativo di inediti scenari: un luogo, cioè, di produzione dei linguaggi del presente, oltre che
di conservazione del passato, che permette alle opere contemporanee di suggerire l’interrogativo sul valore
e sul ruolo che l’essere umano attribuisce al tempo.
La poderosa struttura a pianta ottagonale assume in questo modo un ruolo di inclusione e promulgazione
culturale, come un “intreccio di misteri” che si rinnovano di continuo nell’ottica di un’interrogazione infinita, in
sintonia con l’affermazione di Walter Benjamin: «Nelle rovine del passato si risolvono gli enigmi del presente».
Questa personale esposizione presenta un estratto della pratica artistica di Benzoni che, per qualità estetica
e connotazione tecnica, è particolarmente legata alla tridimensionalità: si tratta di 8 opere realizzate negli anni
2022-2023.
Le sculture rievocano “segni di scritture”, che non hanno fine, che si ripetono, si somigliano, ma differiscono
sempre. Si muovono in uno spazio visivo che non ha un centro, ma infiniti luoghi di elaborazione. In loro ogni
tratto è sensibile, si fa cosciente di un ruolo, libero, ma sempre carico di responsabilità: la responsabilità di
essere continuamente espressione di qualcosa. Sono simboli, codici, immersi in atmosfere dense e senza
tempo, da sempre germinazioni di idee. Segni Ante litteram che percorrono lo spazio dell’opera svelando il
pensiero in posizione di anticipo rispetto al codice testuale; possiedono lo smarrimento e la determinazione
che sono in ogni atto iniziale di una forma visiva definita, di scrittura o di immagine, tanto da conservare ciò che
invece queste nascondono: l’origine. (Molte opere “compiute” ci offrono, infatti, la loro complessità, ma nulla
dell’inizio, mentre il segno è l’inizio che non termina, ma si ripete, ricomincia, ritorna ancora e ancora inizia.)
Sono segni di memoria e anticipazioni, che non possono definirsi nel presente perché accadono nel tempo:
tracce che il passato lascia nel presente per indicare diversi futuri. Sono visioni di processi, accadimenti, che
si combinano e continuamente si modificano ed evolvono, associando punti fissi più o meno stabili nella loro
dinamica. Si manifestano nella scomposizione o “avvelenamento” della struttura anatomica delle parole fino a
distruggerla, per rigenerarla: lettere contaminate, manipolate e ridotte a disegni e codici disarmonici; libri, che
da sempre contengono parole, luminosi, sepolti o ingabbiati in strutture trasparenti, inaccessibili, inviolabili,
“sacri” al punto di negare il loro utilizzo.
Opere nate da un processo di rottura e contaminazione, che, mentre trasforma il codice del linguaggio fino
a mutarlo, porta alla riflessione sul linguaggio e sulla comunicazione, palesandosi in ‘segno come scrittura’.
Opere non come rappresentazione, ma come ‘ri-presentazione del non visibile’.
Opere che propongono un punto di equilibrio tra invenzione formale, governo delle tecniche e delle materie,
libertà creativa, e di quanto abbiamo ancora voglia di accettare come mistero.
Opere che, mostrando e rendendo manifesto il ‘non visibile’, rivelano la verità che si raggiunge tramite la
conoscenza.
16
settembre 2023
CLAUDIO BENZONI
Dal 16 settembre al primo ottobre 2023
arte contemporanea
Location
Battistero di San Giovanni Arsago Seprio (Varese)
Arsago Seprio, Via San Vittore, 3, (VA)
Arsago Seprio, Via San Vittore, 3, (VA)
Orario di apertura
Sabato e Domenica ore16:00 - 19:00
Vernissage
16 Settembre 2023, ore 16:00
Autore