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Claudio Bissattini – Z.I.D Zone Industriali Dismesse
L’evento ideato dal gallerista Fabio Cozzi proporrà al pubblico le più importanti opere dell’artista romano accompagnate dal catalogo con il testo critico di Lorenzo Canova, Professore associato di Storia dell’Arte Contemporanea della Facoltà di Scienze Umane e Sociali Dipartimento di Scienze Umane, Storiche e Sociali dell’Università degli Studi del Molise.
Comunicato stampa
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Verrà inaugurata sabato 19 dicembre 2009 alle ore 18 presso la Galleria Michelangelo la mostra di Claudio Bissatinidal titolo “Z.I.D. Zone Industriali Dismesse”. L’evento ideato dal gallerista Fabio Cozzi proporrà al pubblico le più importanti opere dell’artista romano accompagnate dal catalogo con il testo critico di Lorenzo Canova, Professore associato di Storia dell’Arte Contemporanea della Facoltà di Scienze Umane e Sociali Dipartimento di Scienze Umane, Storiche e Sociali dell’Università degli Studi del Molise.
Una personale che vuole raccontare la pittura figurativa di Bissattini, un artista “cronista” del nostro tempo. Il pittore con le sue opere invita il pubblico osservatore in contesti e luoghi divenuti fin troppo familiari: le discariche. Luoghi quasi senza tempo, spazi dove l’accumulo di cose, di robe ed oggetti oramai in disuso vengono presi dell’artista e letti come un libro di storia. Simbolo della degenerazione dell’era industriare, i rifiuti fanno praticamente parte del paesaggio e icona dello sfrenato consumismo al quale nessuno ad oggi sa rinunciare. Nelle tele le discariche diventano radiografia e metafora del nostro tempo: anni in cui l’egocentrismo dell’uomo sulla natura e sul paesaggio ricopre prepotentemente ogni spazio. Ferri, rottami, segnali stradali diventano protagonisti indiscussi dei quadri di Bissatini: non c’è spazio per la natura né per il paesaggio. Gli oggetti sono “senza tempo” quasi fossero monumenti eretti dalla società, e quindi “degni” di diventare opere d’arte.
Lorenzo Canova parla di “rovine del mondo metallico” e definisce la pittura di Bissattini dotata di “un nuovo realismo magico delle cose ormai inutili, di una verità così bruciante che rende impossibile all’artista la realizzazione totale del dipinto”. “L’artista – scrive Canova – lavora infatti sulle zone “calde” e “fredde” del dipinto proprio per accentuare la sua forza espressiva nella dialettica delle sue diverse parti. Bissattini si avvicina quindi agli esiti aniconici di una certa pittura analitica, dove le pennellate si mutano in particelle fondati e dove l’azione dell’artista determina con lucidità in anticipo quello che dovrà essere il suo risultato finale”. Una mostra che racconta la devastazione del nostro pianeta quindi, sempre più in preda ai rifiuti e ai detriti: i motori, le latte, i cartelli, i copertoni e le carcasse diventano testimoni di un mondo in dissoluzione. La critica Paola di Giammaria non riesce a dimenticare le prime opere di Bissatini artista, dove la protagonista assoluta era la natura. “Tra allora ed oggi – commenta la giornalista e scrittrice – mi sembra che queste opere costituiscano un ponte ideale con le forme naturali precedenti da cui ereditano i concetti di base. Dalla natura in fiore e lussureggiante fino a questi rottami, riferimento feroce a un pianeta sempre più coperto da rifiuti e scarti. Se prima celebrava l’assoluto della natura incorrotta ora sembra contemplare l’esatto opposto: la materia tecnologica nella massima condizione di disfacimento. E gli estremi sembrano proprio toccarsi in un percorso meditativo che Bissattini fa suo con prospettive ed esiti rovesciati. È una visione parallela dove l’idea razionale del progetto si unisce al tempo poetico della contemplazione e al sentimento di denuncia per tutto ciò che passa e non lascia rottami”.
Una personale che vuole raccontare la pittura figurativa di Bissattini, un artista “cronista” del nostro tempo. Il pittore con le sue opere invita il pubblico osservatore in contesti e luoghi divenuti fin troppo familiari: le discariche. Luoghi quasi senza tempo, spazi dove l’accumulo di cose, di robe ed oggetti oramai in disuso vengono presi dell’artista e letti come un libro di storia. Simbolo della degenerazione dell’era industriare, i rifiuti fanno praticamente parte del paesaggio e icona dello sfrenato consumismo al quale nessuno ad oggi sa rinunciare. Nelle tele le discariche diventano radiografia e metafora del nostro tempo: anni in cui l’egocentrismo dell’uomo sulla natura e sul paesaggio ricopre prepotentemente ogni spazio. Ferri, rottami, segnali stradali diventano protagonisti indiscussi dei quadri di Bissatini: non c’è spazio per la natura né per il paesaggio. Gli oggetti sono “senza tempo” quasi fossero monumenti eretti dalla società, e quindi “degni” di diventare opere d’arte.
Lorenzo Canova parla di “rovine del mondo metallico” e definisce la pittura di Bissattini dotata di “un nuovo realismo magico delle cose ormai inutili, di una verità così bruciante che rende impossibile all’artista la realizzazione totale del dipinto”. “L’artista – scrive Canova – lavora infatti sulle zone “calde” e “fredde” del dipinto proprio per accentuare la sua forza espressiva nella dialettica delle sue diverse parti. Bissattini si avvicina quindi agli esiti aniconici di una certa pittura analitica, dove le pennellate si mutano in particelle fondati e dove l’azione dell’artista determina con lucidità in anticipo quello che dovrà essere il suo risultato finale”. Una mostra che racconta la devastazione del nostro pianeta quindi, sempre più in preda ai rifiuti e ai detriti: i motori, le latte, i cartelli, i copertoni e le carcasse diventano testimoni di un mondo in dissoluzione. La critica Paola di Giammaria non riesce a dimenticare le prime opere di Bissatini artista, dove la protagonista assoluta era la natura. “Tra allora ed oggi – commenta la giornalista e scrittrice – mi sembra che queste opere costituiscano un ponte ideale con le forme naturali precedenti da cui ereditano i concetti di base. Dalla natura in fiore e lussureggiante fino a questi rottami, riferimento feroce a un pianeta sempre più coperto da rifiuti e scarti. Se prima celebrava l’assoluto della natura incorrotta ora sembra contemplare l’esatto opposto: la materia tecnologica nella massima condizione di disfacimento. E gli estremi sembrano proprio toccarsi in un percorso meditativo che Bissattini fa suo con prospettive ed esiti rovesciati. È una visione parallela dove l’idea razionale del progetto si unisce al tempo poetico della contemplazione e al sentimento di denuncia per tutto ciò che passa e non lascia rottami”.
19
dicembre 2009
Claudio Bissattini – Z.I.D Zone Industriali Dismesse
Dal 19 dicembre 2009 al 23 gennaio 2010
arte contemporanea
Location
GALLERIA MICHELANGELO
Roma, Via Giovanni Giraud, 6, (Roma)
Roma, Via Giovanni Giraud, 6, (Roma)
Orario di apertura
Dal lunedì al sabato - dalle 15.30 alle 19.30
Vernissage
19 Dicembre 2009, ore 18
Autore
Curatore