Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Claudio Cermaria – Metafisica della materia
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Partiamo da un errore, quello d'incancrenirsi sull'oggettualità del prodotto scultoreo, immaginarlo come un organismo indipendente da necessità esterne. La sua creazione è si una parabola di ricerca materica, diretta a “svelarne” attitudini concreto-formali. Però solo al termine di questa parabola - decisamente soggettiva - quel prodotto compie la sua missione, il piccolo miracolo catartico di non subire lo spazio ma invaderlo, cementandosi all'interno di esso. Come disse Fausto Melotti, «in scultura ciò che conta è l'occupazione armonica della spazio».
Claudio Cermaria l'aveva pronosticato da tempo, sapeva che il suo “essere scultore” non significava unicamente dedicarsi ai materiali ed alle loro potenzialità segnico-plastiche, ma farsi promotore di un'arte pronta a vivere in piena partnership col mondo che la circonda. Quasi l'atto stesso della scultura tendesse a contraddire i termini della sua fattiva certezza, formulandosi come una sorta di compromesso fisico giocato tra la sua esistenza in quanto materia (legno, marmo, pietra) e non materia, forma descritta (diretta) e forma ricavata (indiretta), sostegno concreto di pieni e vacuità infinita dei vuoti.
Il legame incorso tra Cermaria e Umberto Mastroianni non è un caso; non è un caso che nel rapportarsi alla scultura del maestro, Cermaria abbia saputo concepire e tradurre quella spinta di tensione plastica, necessaria ad attivare nel proprio modo d'intuire la scultura e i suoi intrecci plastici una “patologia della movimentazione”. Sviluppare “l'anima” di quelle evoluzioni è stato - ed è ancora oggi - dare anima alla materia, attraversarne la natura fisica fino ad estrarne la validità metafisica. È la fisica di Cermaria, che sconfina nella controparte metafisica di lavorazioni soggette ancora una volta ad una “patologia della gravitazione”, supposta convinzione che l'opera possa in sé rescindere l'obbligatorietà dell'attrazione terrestre. Come se l'atto michelangiolesco di estrarre forma dalla materia includesse quello di portare la materia a librarsi per sé stessa, impadronendosi in pieno delle potenzialità del proprio tutto tondo. Perché no, anche distaccandosi dalla funzionalità del piedistallo, oggetto di una messa in discussione attraverso cui Cermaria sembra aver voluto proseguire l'onda d'urto scatenata dal pensiero di Arturo Martini, e dall'azione di Eliseo Mattiacci.
Claudio Cermaria l'aveva pronosticato da tempo, sapeva che il suo “essere scultore” non significava unicamente dedicarsi ai materiali ed alle loro potenzialità segnico-plastiche, ma farsi promotore di un'arte pronta a vivere in piena partnership col mondo che la circonda. Quasi l'atto stesso della scultura tendesse a contraddire i termini della sua fattiva certezza, formulandosi come una sorta di compromesso fisico giocato tra la sua esistenza in quanto materia (legno, marmo, pietra) e non materia, forma descritta (diretta) e forma ricavata (indiretta), sostegno concreto di pieni e vacuità infinita dei vuoti.
Il legame incorso tra Cermaria e Umberto Mastroianni non è un caso; non è un caso che nel rapportarsi alla scultura del maestro, Cermaria abbia saputo concepire e tradurre quella spinta di tensione plastica, necessaria ad attivare nel proprio modo d'intuire la scultura e i suoi intrecci plastici una “patologia della movimentazione”. Sviluppare “l'anima” di quelle evoluzioni è stato - ed è ancora oggi - dare anima alla materia, attraversarne la natura fisica fino ad estrarne la validità metafisica. È la fisica di Cermaria, che sconfina nella controparte metafisica di lavorazioni soggette ancora una volta ad una “patologia della gravitazione”, supposta convinzione che l'opera possa in sé rescindere l'obbligatorietà dell'attrazione terrestre. Come se l'atto michelangiolesco di estrarre forma dalla materia includesse quello di portare la materia a librarsi per sé stessa, impadronendosi in pieno delle potenzialità del proprio tutto tondo. Perché no, anche distaccandosi dalla funzionalità del piedistallo, oggetto di una messa in discussione attraverso cui Cermaria sembra aver voluto proseguire l'onda d'urto scatenata dal pensiero di Arturo Martini, e dall'azione di Eliseo Mattiacci.
30
ottobre 2021
Claudio Cermaria – Metafisica della materia
Dal 30 ottobre al 13 novembre 2021
arte contemporanea
Location
SATURA – PALAZZO STELLA
Genova, Piazza Stella, 5/1, (Genova)
Genova, Piazza Stella, 5/1, (Genova)
Orario di apertura
dal martedì al venerdì ore 9:30–13:00 / 15:00–19:00
sabato ore 15:00–19:00
Vernissage
30 Ottobre 2021, ore 16:00
Autore
Curatore