Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Claudio Parmiggiani
La mostra, curata dallo storico dell’arte Jean Clair, offre al grande pubblico l’occasione di leggere, attraverso un intenso percorso poetico e spirituale, opere di forte impatto visivo ed emozionale
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Palazzo Fabroni Arti Visive Contemporanee riapre ad ottobre 2007 con un grande mostra dedicata all’opera di Claudio Parmiggiani, uno dei protagonisti dell’avanguardia artistica internazionale. La mostra, curata dallo storico dell’arte Jean Clair, offre al grande pubblico l’occasione di leggere, attraverso un intenso percorso poetico e spirituale, opere di forte impatto visivo ed emozionale.
Palazzo Fabroni, antico edificio del Settecento situato nel cuore di Pistoia, ha svolto dal 1990 al 2004 un importante ruolo nella programmazione di mostre sull’opera di alcuni dei protagonisti sia dell’arte italiana che internazionale come Roberto Barni, Enrico Castellani, Giuseppe Chiari, Luciano Fabro, Jannis Kounellis, Michelangelo Pistoletto, Giuseppe Uncini. Dopo alcuni anni di chiusura, dal 2004 al 2007, durante i quali sono stati realizzati importanti lavori di restauro e ristrutturazione, Palazzo Fabroni riapre ora al pubblico per accogliere la mostra di Claudio Parmiggiani.
Questa mostra costituisce, in un ricco percorso di esperienze internazionali, uno dei più alti e rigorosi raggiungimenti di Claudio Parmiggiani. Molte e significative sono state le intuizioni che, fin dalla metà degli anni Sessanta, hanno connotato in modo precoce, del tutto originale e innovativo la sua ricerca; così come ostinata è stata nel tempo la sua determinazione nel perseguire un’indipendenza all’interno del contesto artistico italiano, in un percorso solitario e volutamente fuori da qualsiasi gruppo ed etichetta, che non ha significato estraneità e non ha impedito incontri decisivi con altri protagonisti della contemporaneità. Con questi ha condiviso quel cammino che, dall’azzeramento della pittura di rappresentazione, ha portato per vie diverse ad una nuova grammatica dell’arte. Il suo è un linguaggio che scaturisce da associazioni di immagini, in grado di provocare veri e propri cortocircuiti mentali. Nel corso degli anni, accanto ad opere di straordinaria forza evocativa, che sono state oggetto di letture ed esercizi critici da parte di ragguardevoli interpreti di diversa estrazione, filosofica, storico artistica, letteraria, si sono alternati lavori di concezione e dimensione ambientale, di assoluta radicalità. Così le Delocazioni (dal 1970), realizzazioni di opere ottenute attraverso l’uso del fuoco e del fumo, restano le sue più potenti immagini dell’assenza; oppure Terra (1988-89), una grande sfera in terracotta con impresse sulla superficie le mani dell’artista che, restituita alla terra e seppellita nel chiostro del Museo di Belle Arti di Lione, costituisce un gesto tragico e disperato; o anche Il faro d’Islanda (2000), l’alta, solitaria e luminosa torre d’acciaio, metaforico autoritratto dell’artista, innalzata nella desolata e deserta terra d’Islanda, luce di speranza dalla sua immensa distanza geografica.
Parmiggiani ha realizzato in numerose occasioni opere in spazi pubblici, musei, gallerie, edifici religiosi. Come grandi organismi vitali, dotati di corpo, sangue, respiro e sentimento, le sue opere non occupano mai questi spazi monumentali in modo generico, omologandosi o sottomettendosi alle decorazioni o alle caratteristiche dell’architettura. Lo spazio anzi è chiamato ad interagire e le opere trovano la loro collocazione come in un’area di risonanza mentale. «Ogni volta – come scrive in catalogo Chiara d’Afflitto – una sfida diversa raccolta con coerenza di intenti e i cui esiti si impongono per la loro eccezionalità. Una profondità di pensiero che non si esaurisce e che, sorretta da una chiara consapevolezza sul significato del fare arte oggi, si pone in continuità e in rapporto vivo con la grande tradizione della pittura italiana e europea».
Nelle dodici sale di Palazzo Fabroni, Parmiggiani mostra dodici nuove opere, concepite appositamente e realizzate attraverso un uso straordinariamente libero dei materiali, che in virtù dei loro sotterranei legami, così come della loro specifica relazione spaziale, concorrono potentemente, in un autentico viaggio interiore, alla percezione di un’unica grande opera, di un unico oggetto mentale. Il percorso si articola in un susseguirsi di spazi e l’artista, di ciascuno, coglie le diversità per creare nuove e vitali connessioni col suo lavoro: «un’opera nasce in quel luogo perché vuole legarsi a quel luogo […] come ad un luogo assoluto, irripetibile. […] quel luogo solo può farla vivere […]. Un’opera non è mai in un luogo fisico, ma in un luogo mentale».
Una monografia, che accompagna la mostra, è pubblicata da Umberto Allemandi Editore e contiene, oltre ad un saggio introduttivo di Jean Clair, un testo di Chiara D’Afflitto e uno scritto di Claudio Parmiggiani, una dettagliata biobibliografia ed un ampio apparato iconografico
Organizzata dal Comune di Pistoia in collaborazione con Pistoia Promuove, con il patrocinio e il contributo della Camera di Commercio di Pistoia e della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, la mostra resterà aperta fino al 23marzo 2008 e sarà affiancata per tutta la sua durata da attività educative e iniziative culturali.
Palazzo Fabroni, antico edificio del Settecento situato nel cuore di Pistoia, ha svolto dal 1990 al 2004 un importante ruolo nella programmazione di mostre sull’opera di alcuni dei protagonisti sia dell’arte italiana che internazionale come Roberto Barni, Enrico Castellani, Giuseppe Chiari, Luciano Fabro, Jannis Kounellis, Michelangelo Pistoletto, Giuseppe Uncini. Dopo alcuni anni di chiusura, dal 2004 al 2007, durante i quali sono stati realizzati importanti lavori di restauro e ristrutturazione, Palazzo Fabroni riapre ora al pubblico per accogliere la mostra di Claudio Parmiggiani.
Questa mostra costituisce, in un ricco percorso di esperienze internazionali, uno dei più alti e rigorosi raggiungimenti di Claudio Parmiggiani. Molte e significative sono state le intuizioni che, fin dalla metà degli anni Sessanta, hanno connotato in modo precoce, del tutto originale e innovativo la sua ricerca; così come ostinata è stata nel tempo la sua determinazione nel perseguire un’indipendenza all’interno del contesto artistico italiano, in un percorso solitario e volutamente fuori da qualsiasi gruppo ed etichetta, che non ha significato estraneità e non ha impedito incontri decisivi con altri protagonisti della contemporaneità. Con questi ha condiviso quel cammino che, dall’azzeramento della pittura di rappresentazione, ha portato per vie diverse ad una nuova grammatica dell’arte. Il suo è un linguaggio che scaturisce da associazioni di immagini, in grado di provocare veri e propri cortocircuiti mentali. Nel corso degli anni, accanto ad opere di straordinaria forza evocativa, che sono state oggetto di letture ed esercizi critici da parte di ragguardevoli interpreti di diversa estrazione, filosofica, storico artistica, letteraria, si sono alternati lavori di concezione e dimensione ambientale, di assoluta radicalità. Così le Delocazioni (dal 1970), realizzazioni di opere ottenute attraverso l’uso del fuoco e del fumo, restano le sue più potenti immagini dell’assenza; oppure Terra (1988-89), una grande sfera in terracotta con impresse sulla superficie le mani dell’artista che, restituita alla terra e seppellita nel chiostro del Museo di Belle Arti di Lione, costituisce un gesto tragico e disperato; o anche Il faro d’Islanda (2000), l’alta, solitaria e luminosa torre d’acciaio, metaforico autoritratto dell’artista, innalzata nella desolata e deserta terra d’Islanda, luce di speranza dalla sua immensa distanza geografica.
Parmiggiani ha realizzato in numerose occasioni opere in spazi pubblici, musei, gallerie, edifici religiosi. Come grandi organismi vitali, dotati di corpo, sangue, respiro e sentimento, le sue opere non occupano mai questi spazi monumentali in modo generico, omologandosi o sottomettendosi alle decorazioni o alle caratteristiche dell’architettura. Lo spazio anzi è chiamato ad interagire e le opere trovano la loro collocazione come in un’area di risonanza mentale. «Ogni volta – come scrive in catalogo Chiara d’Afflitto – una sfida diversa raccolta con coerenza di intenti e i cui esiti si impongono per la loro eccezionalità. Una profondità di pensiero che non si esaurisce e che, sorretta da una chiara consapevolezza sul significato del fare arte oggi, si pone in continuità e in rapporto vivo con la grande tradizione della pittura italiana e europea».
Nelle dodici sale di Palazzo Fabroni, Parmiggiani mostra dodici nuove opere, concepite appositamente e realizzate attraverso un uso straordinariamente libero dei materiali, che in virtù dei loro sotterranei legami, così come della loro specifica relazione spaziale, concorrono potentemente, in un autentico viaggio interiore, alla percezione di un’unica grande opera, di un unico oggetto mentale. Il percorso si articola in un susseguirsi di spazi e l’artista, di ciascuno, coglie le diversità per creare nuove e vitali connessioni col suo lavoro: «un’opera nasce in quel luogo perché vuole legarsi a quel luogo […] come ad un luogo assoluto, irripetibile. […] quel luogo solo può farla vivere […]. Un’opera non è mai in un luogo fisico, ma in un luogo mentale».
Una monografia, che accompagna la mostra, è pubblicata da Umberto Allemandi Editore e contiene, oltre ad un saggio introduttivo di Jean Clair, un testo di Chiara D’Afflitto e uno scritto di Claudio Parmiggiani, una dettagliata biobibliografia ed un ampio apparato iconografico
Organizzata dal Comune di Pistoia in collaborazione con Pistoia Promuove, con il patrocinio e il contributo della Camera di Commercio di Pistoia e della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, la mostra resterà aperta fino al 23marzo 2008 e sarà affiancata per tutta la sua durata da attività educative e iniziative culturali.
26
ottobre 2007
Claudio Parmiggiani
Dal 26 ottobre 2007 al 23 marzo 2008
arte contemporanea
Location
PALAZZO FABRONI ARTI VISIVE CONTEMPORANEE
Pistoia, Via Sant'andrea, 18, (Pistoia)
Pistoia, Via Sant'andrea, 18, (Pistoia)
Biglietti
6 Euro intero, 3 Euro ridotto
Orario di apertura
martedi’- sabato 10.00-16.00; domenica e festivi, 12.00-16.00; chiuso lunedi’
Vernissage
26 Ottobre 2007, ore 17
Sito web
www.parmiggianiapistoia.it
Editore
ALLEMANDI
Ufficio stampa
DAVIS & CO.
Autore
Curatore