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Claudio Verna – In Termini di Luce
Il titolo scelto per la mostra, “In Termini di Luce”, suggerisce con efficacia quella che, dalla fine degli anni ’50 ad oggi, è stata la linea unificante delle varie fasi della carriera di Verna: la passione, un’ossessione quasi, per il colore-luce.
Comunicato stampa
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Una mostra di Claudio Verna è un’occasione preziosa per chi ama la pittura. Non solo perché Verna è oggi considerato pittore tra i maggiori della sua generazione (è nato a Guardiagrele in Abruzzo nel 1937), ma per aver egli costruito la sua vicenda artistica sulla difesa appassionata delle ragioni della pittura in anni in cui voci autorevoli si levavano a dichiararne la morte. E’ lo stesso Verna a raccontare di un’indimenticabile giornata del 1967, l’Arte Povera era oramai esplosa, in cui, qualificatosi ad un gallerista come pittore, si sentì rispondere: “La pittura non mi interessa: è antiquariato”.
Certo, molta acqua è da allora passata sotto i ponti e nel tempo del crollo dei dogmi e delle ideologie, nonché della riabilitazione di ogni cosa, il clima è profondamente cambiato. Il venir meno della necessità di difendere la sua scelta di essere solo e solamente pittore non ha però interrotto l’accanita ricerca di Verna sugli elementi costitutivi della pittura, né ha compromesso l’attitudine, in lui così peculiare, al ripensamento continuo del suo lavoro.
La serie di pastelli e gli olii esposti dal Bulino di Via Urbana a partire da venerdì 8 ottobre consentirà di fare il punto sulla sua produzione più recente, alla quale appartiene anche un’opera bella e singolare, che sarà presentata durante la serata di inaugurazione: “Corteggiamenti ed altro”, l’ultima impresa editoriale di Sergio Pandolfini, il fondatore del Bulino, raffinata stamperia oltre che galleria con predilezione per l’arte aniconica. “Corteggiamenti ed altro” è un vero libro d’artista comprendente poesie di Jolanda Insana e pastelli originali di Claudio Verna che, uno diverso dall’altro, si alternano ai testi senza la volontà di illustrarli, ma condividendone il ritmo incalzante.
Il titolo scelto per la mostra, “In Termini di Luce”, suggerisce con efficacia quella che, dalla fine degli anni ’50 ad oggi, è stata la linea unificante delle varie fasi della carriera di Verna: la passione, un’ossessione quasi, per il colore-luce. Ci consente inoltre di inquadrarlo stilisticamente all’interno di un filone da sempre presente nella storia della pittura, caratterizzato appunto dalla dominanza del colore intriso di luce. In tempi moderni questo filone si è giovato, tanto per fare dei nomi, sulla scena internazionale dell’apporto di Seurat e Rothko e, in Italia, delle ricerche spazio-luministiche di Balla prima e poi del contributo dell’Astrattismo geometrico e di Piero Dorazio.
Verna è in effetti un colorista puro e il suo colore tra i più belli che l’arte contemporanea italiana abbia saputo creare. Si parla naturalmente di un colore strutturante, capace di creare lo spazio senza il supporto del disegno. Nei suoi scritti teorici, una riflessione di rara lucidità sulle questioni del fare arte oggi, egli individua nel colore l’essenza stessa della pittura, argomentando come, poiché l’uomo percepisce la realtà con la vista e vede un mondo colorato, se la pittura è colore essa non potrà mai esaurire le sue potenzialità innovative. A patto, è ovvio, di non cadere nella ripetizione stanca dei vecchi codici. Porsi nella tradizione rimettendola continuamente in discussione, coniugare l’obbligatorio azzardo della novità con la continuità di una storia millenaria è anzi compito primario dell’artista-pittore. Un compito che Verna, pittore degli equilibri oltre che della luce e del colore, si è dato sin dagli esordi.
Anche le ultime opere confermano la sua capacità di ricondurre ad unità gli opposti, il suo caratteristico talento di rimettere insieme emotività e controllo razionale, libertà e ordine, piacere e disciplina, teoria e vita in una armonica coreografia delle contraddizioni che riempie di vibrazioni inquiete la luminosità, all’apparenza così tersa e lieta, delle sue splendide composizioni cromatiche.
Certo, molta acqua è da allora passata sotto i ponti e nel tempo del crollo dei dogmi e delle ideologie, nonché della riabilitazione di ogni cosa, il clima è profondamente cambiato. Il venir meno della necessità di difendere la sua scelta di essere solo e solamente pittore non ha però interrotto l’accanita ricerca di Verna sugli elementi costitutivi della pittura, né ha compromesso l’attitudine, in lui così peculiare, al ripensamento continuo del suo lavoro.
La serie di pastelli e gli olii esposti dal Bulino di Via Urbana a partire da venerdì 8 ottobre consentirà di fare il punto sulla sua produzione più recente, alla quale appartiene anche un’opera bella e singolare, che sarà presentata durante la serata di inaugurazione: “Corteggiamenti ed altro”, l’ultima impresa editoriale di Sergio Pandolfini, il fondatore del Bulino, raffinata stamperia oltre che galleria con predilezione per l’arte aniconica. “Corteggiamenti ed altro” è un vero libro d’artista comprendente poesie di Jolanda Insana e pastelli originali di Claudio Verna che, uno diverso dall’altro, si alternano ai testi senza la volontà di illustrarli, ma condividendone il ritmo incalzante.
Il titolo scelto per la mostra, “In Termini di Luce”, suggerisce con efficacia quella che, dalla fine degli anni ’50 ad oggi, è stata la linea unificante delle varie fasi della carriera di Verna: la passione, un’ossessione quasi, per il colore-luce. Ci consente inoltre di inquadrarlo stilisticamente all’interno di un filone da sempre presente nella storia della pittura, caratterizzato appunto dalla dominanza del colore intriso di luce. In tempi moderni questo filone si è giovato, tanto per fare dei nomi, sulla scena internazionale dell’apporto di Seurat e Rothko e, in Italia, delle ricerche spazio-luministiche di Balla prima e poi del contributo dell’Astrattismo geometrico e di Piero Dorazio.
Verna è in effetti un colorista puro e il suo colore tra i più belli che l’arte contemporanea italiana abbia saputo creare. Si parla naturalmente di un colore strutturante, capace di creare lo spazio senza il supporto del disegno. Nei suoi scritti teorici, una riflessione di rara lucidità sulle questioni del fare arte oggi, egli individua nel colore l’essenza stessa della pittura, argomentando come, poiché l’uomo percepisce la realtà con la vista e vede un mondo colorato, se la pittura è colore essa non potrà mai esaurire le sue potenzialità innovative. A patto, è ovvio, di non cadere nella ripetizione stanca dei vecchi codici. Porsi nella tradizione rimettendola continuamente in discussione, coniugare l’obbligatorio azzardo della novità con la continuità di una storia millenaria è anzi compito primario dell’artista-pittore. Un compito che Verna, pittore degli equilibri oltre che della luce e del colore, si è dato sin dagli esordi.
Anche le ultime opere confermano la sua capacità di ricondurre ad unità gli opposti, il suo caratteristico talento di rimettere insieme emotività e controllo razionale, libertà e ordine, piacere e disciplina, teoria e vita in una armonica coreografia delle contraddizioni che riempie di vibrazioni inquiete la luminosità, all’apparenza così tersa e lieta, delle sue splendide composizioni cromatiche.
08
ottobre 2004
Claudio Verna – In Termini di Luce
Dall'otto ottobre al 06 novembre 2004
arte contemporanea
Location
GALLERIA IL BULINO ARTE CONTEMPORANEA
Roma, Via Urbana, 148, (Roma)
Roma, Via Urbana, 148, (Roma)
Orario di apertura
10.00-13.00 / 16.00 – 20.00. Chiuso la domenica e nei giorni festivi