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Claudio Vigna – È un istante
In mostra una quarantina di acquerelli eseguiti da Claudio Vigna negli ultimi anni, tra cui venti opere assolutamente inedite che delineano la recente evoluzione artistica del Maestro.
Comunicato stampa
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LA TENSIONE DI UN ISTANTE
Il disegno diceva Ingres è la probità dell’arte. E’ un aforisma che, tradotto in italiano
corrente, significa pressappoco: “il disegno dà la misura dell’onestà e dell’autenticità di un
artista”.
Nel caso di Claudio Vigna, effettivamente, il disegno sembra testimoniare una vocazione
espressiva autentica e senza trucchi. Le sue opere, soprattutto quelle del primo periodo,
si reggono soprattutto sui valori del disegno.
Mi riferisco al periodo in cui l’artista era vicino al mondo del fumetto e il suo segno alla
scuola realista. Il realismo di Vigna, però, in quegli anni era così preciso e meticoloso,
così millimetrico e analitico, da risultare estraneo alle categorie più prevedibili. Del resto
già Morandi avvertiva che “non c’è niente di più astratto del visibile”, intendendo dire che
non c’è niente di più metafisico delle cose concrete. (La contrapposizione fra astrazione e
figurazione, sia detto per inciso, è ormai felicemente superata, e in ogni caso non riguarda
la generazione di Vigna).
Osserviamo dunque qualche opera del primo periodo.
“L'avventura è mistero", oppure “occhi d'ebano", o ancora “labbra del caribe" sono
realizzati con notevole perizia tecnica che oserei definire quasi concreta soprattutto nella
fisicità degli elementi: una matericità sottilmente indagata con la matita e il pennello,
attraverso i minimi corrugamenti della superfice, attraverso il lieve vibrare delle masse in
bianco e nero.
Quella che Vigna ci ha descritto per anni sia nei fumetti che nei primi lavori, è un realtà
senza maschere e senza illusioni. Nei suoi lavori non accedeva nulla di drammatico, anzi,
spesso sono marine o tramonti, oppure una finestra che si apre sul terrazzo o il timone di
una nave; qui non c’era nessun teatro dell’angoscia, nessuna accademia del negativo. E’
stato un periodo di ricerca, di sperimentazione che hanno portato l’artista ad affrontare
varie fasi: in ognuna egli aggiungeva colore e anima giungendo poi a trasmettere quel
sentimento di sospensione che caratterizza i lavori degli ultimi anni.
Oggi, infatti, Claudio Vigna è un pittore che ama affrontare tutte le sfide della vita
servendosi dell’acquarello; tecnica attraverso la quale esprime la sua essenza e incarna
pienamente quel “moto perpetuo” che caratterizza ogni suo pensiero e gesto.
La sua arte è ora caratterizzata dall’insistenza della mano che percorre foglietti
qualunque, depositandovi corsi e ricorsi del segno che insinuano la propria traccia ai
margini del tempo. Purissimo e semplice automatismo, in parte, questa tecnica lieve,
questa discreta deviazione verso il limitare del tempo contempla però anche tanto
nell’ordine della rappresentazione, una tendenza all’immagine, una tensione sospesa ad
impigliare e trattenere l’intelligenza nel gioco di un momento, nel piacere di un esercizio di
stile, totalmente gratuito ma che si offre allo sguardo come scrigno fervido di potenzialità,
come embrione di un linguaggio, di un futuro per quelle rappresentazioni nate
“casualmente” (per utilizzare le parole del Maestro).
Sicuramente ci troviamo di fronte ad un artista il quale comunica servendosi delle velature
dell’acquarello quasi fosse una sua appendice, e questo è, per lui, così tanto riservato,
l’unico modo di dire ogni cosa senza condizioni né termini. La gestualità di Claudio Vigna
agisce con veloci pennellate praticando giochi di contrappunto cromatico, che si risolvono
in rapporti di limpida purezza fra i colori che, talvolta suddividono la tavolozza riducendola
all’essenziale: ed ecco che il grigio con le sue tante sfumature diventa, ad esempio, il
protagonista assoluto del lavoro.
A differenza del sopracitaato primo periodo le sue raffigurazioni attuali, di paesaggi, di
marine per citarne solo alcune hanno l’essenzialità e l’immediatezza segnica di una
pittura che sembra nascere direttamente dal colore, senza la necessità di un disegno
preparatorio. Oggi solo il colore sembra quindi abilitato ad aprire tutti gli orizzonti sensibili
della sua visione.
Questo abile artista avverte la necessità di variare i temi preferiti attraverso il filtro di una
visionarietà capace di decantare la passione in modulazioni nostalgiche, evitando
l’iperbole e senza cadere nella banalizzazione.
Da qui deriva che nel suo mondo che io amo definire astrale e visionario – sono
scomparse tutte le forme eccessivamente descrittive e i punti di riferimento stabili. Ma per
spiegare più a fondo tale concetto porto un esempio legato al novecento. Se la metafisica
classica innesta il nucleo del paradosso logico entro le coordinate della sequenza
temporale, fino a produrre un cortocircuito che congela la percezione nella rigidità
dell’istante sospeso oltre al tempo lineare, Vigna al contrario, interviene invece sulla
dimensione spaziale, compromettendo le sicurezze dell’orientamento, unendo la materia
liquida in modo da inventare ectoplasmi fluttuanti caratterizzati da forme che diventano
simboliche, luoghi e insieme pura immaginazione onirica dominata da leggi fisiche altre,
diverse.
Lui che definisce l'acquarello come un mondo da "portare in tasca una pochette, un
quadernetto poi basta trovare un goccio d'acqua, un pensiero ed è fatta".
Più in specifico Vigna afferma: "il vantaggio di essere acquarellista sta nel fatto che pensi
e dipingi contemporaneamente. Non si dipinge soli ad acquarello, si sta in molti; la carta,
materiale vivo, sensibile. L'acqua elemento dal carattere forte, volitivo, non facilmente
domabile. Gli Dei che, se di buon umore, possono essere alleati preziosi, ma guai se son
di cattivo umore... ed il pittore, l'artista che con l'esperienza, il mestiere e la pazienza, a
volte può coordinare questi caratteri... a volte..."
Cinzia Tesio
Il disegno diceva Ingres è la probità dell’arte. E’ un aforisma che, tradotto in italiano
corrente, significa pressappoco: “il disegno dà la misura dell’onestà e dell’autenticità di un
artista”.
Nel caso di Claudio Vigna, effettivamente, il disegno sembra testimoniare una vocazione
espressiva autentica e senza trucchi. Le sue opere, soprattutto quelle del primo periodo,
si reggono soprattutto sui valori del disegno.
Mi riferisco al periodo in cui l’artista era vicino al mondo del fumetto e il suo segno alla
scuola realista. Il realismo di Vigna, però, in quegli anni era così preciso e meticoloso,
così millimetrico e analitico, da risultare estraneo alle categorie più prevedibili. Del resto
già Morandi avvertiva che “non c’è niente di più astratto del visibile”, intendendo dire che
non c’è niente di più metafisico delle cose concrete. (La contrapposizione fra astrazione e
figurazione, sia detto per inciso, è ormai felicemente superata, e in ogni caso non riguarda
la generazione di Vigna).
Osserviamo dunque qualche opera del primo periodo.
“L'avventura è mistero", oppure “occhi d'ebano", o ancora “labbra del caribe" sono
realizzati con notevole perizia tecnica che oserei definire quasi concreta soprattutto nella
fisicità degli elementi: una matericità sottilmente indagata con la matita e il pennello,
attraverso i minimi corrugamenti della superfice, attraverso il lieve vibrare delle masse in
bianco e nero.
Quella che Vigna ci ha descritto per anni sia nei fumetti che nei primi lavori, è un realtà
senza maschere e senza illusioni. Nei suoi lavori non accedeva nulla di drammatico, anzi,
spesso sono marine o tramonti, oppure una finestra che si apre sul terrazzo o il timone di
una nave; qui non c’era nessun teatro dell’angoscia, nessuna accademia del negativo. E’
stato un periodo di ricerca, di sperimentazione che hanno portato l’artista ad affrontare
varie fasi: in ognuna egli aggiungeva colore e anima giungendo poi a trasmettere quel
sentimento di sospensione che caratterizza i lavori degli ultimi anni.
Oggi, infatti, Claudio Vigna è un pittore che ama affrontare tutte le sfide della vita
servendosi dell’acquarello; tecnica attraverso la quale esprime la sua essenza e incarna
pienamente quel “moto perpetuo” che caratterizza ogni suo pensiero e gesto.
La sua arte è ora caratterizzata dall’insistenza della mano che percorre foglietti
qualunque, depositandovi corsi e ricorsi del segno che insinuano la propria traccia ai
margini del tempo. Purissimo e semplice automatismo, in parte, questa tecnica lieve,
questa discreta deviazione verso il limitare del tempo contempla però anche tanto
nell’ordine della rappresentazione, una tendenza all’immagine, una tensione sospesa ad
impigliare e trattenere l’intelligenza nel gioco di un momento, nel piacere di un esercizio di
stile, totalmente gratuito ma che si offre allo sguardo come scrigno fervido di potenzialità,
come embrione di un linguaggio, di un futuro per quelle rappresentazioni nate
“casualmente” (per utilizzare le parole del Maestro).
Sicuramente ci troviamo di fronte ad un artista il quale comunica servendosi delle velature
dell’acquarello quasi fosse una sua appendice, e questo è, per lui, così tanto riservato,
l’unico modo di dire ogni cosa senza condizioni né termini. La gestualità di Claudio Vigna
agisce con veloci pennellate praticando giochi di contrappunto cromatico, che si risolvono
in rapporti di limpida purezza fra i colori che, talvolta suddividono la tavolozza riducendola
all’essenziale: ed ecco che il grigio con le sue tante sfumature diventa, ad esempio, il
protagonista assoluto del lavoro.
A differenza del sopracitaato primo periodo le sue raffigurazioni attuali, di paesaggi, di
marine per citarne solo alcune hanno l’essenzialità e l’immediatezza segnica di una
pittura che sembra nascere direttamente dal colore, senza la necessità di un disegno
preparatorio. Oggi solo il colore sembra quindi abilitato ad aprire tutti gli orizzonti sensibili
della sua visione.
Questo abile artista avverte la necessità di variare i temi preferiti attraverso il filtro di una
visionarietà capace di decantare la passione in modulazioni nostalgiche, evitando
l’iperbole e senza cadere nella banalizzazione.
Da qui deriva che nel suo mondo che io amo definire astrale e visionario – sono
scomparse tutte le forme eccessivamente descrittive e i punti di riferimento stabili. Ma per
spiegare più a fondo tale concetto porto un esempio legato al novecento. Se la metafisica
classica innesta il nucleo del paradosso logico entro le coordinate della sequenza
temporale, fino a produrre un cortocircuito che congela la percezione nella rigidità
dell’istante sospeso oltre al tempo lineare, Vigna al contrario, interviene invece sulla
dimensione spaziale, compromettendo le sicurezze dell’orientamento, unendo la materia
liquida in modo da inventare ectoplasmi fluttuanti caratterizzati da forme che diventano
simboliche, luoghi e insieme pura immaginazione onirica dominata da leggi fisiche altre,
diverse.
Lui che definisce l'acquarello come un mondo da "portare in tasca una pochette, un
quadernetto poi basta trovare un goccio d'acqua, un pensiero ed è fatta".
Più in specifico Vigna afferma: "il vantaggio di essere acquarellista sta nel fatto che pensi
e dipingi contemporaneamente. Non si dipinge soli ad acquarello, si sta in molti; la carta,
materiale vivo, sensibile. L'acqua elemento dal carattere forte, volitivo, non facilmente
domabile. Gli Dei che, se di buon umore, possono essere alleati preziosi, ma guai se son
di cattivo umore... ed il pittore, l'artista che con l'esperienza, il mestiere e la pazienza, a
volte può coordinare questi caratteri... a volte..."
Cinzia Tesio
26
luglio 2014
Claudio Vigna – È un istante
Dal 26 luglio al 31 agosto 2014
arte contemporanea
Location
PALAZZO SALMATORIS
Cherasco, Via Vittorio Emanuele, 29, (Cuneo)
Cherasco, Via Vittorio Emanuele, 29, (Cuneo)
Orario di apertura
da mercoledì a venerdì ore 15- 19, sabato e domenica ore 9.30-12.30/15-19.
Vernissage
26 Luglio 2014, h 16.30
Autore
Curatore