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Claus Laus – Familyday
L’oggetto-feticcio, che funge da sostituto di una castrazione, diviene, dunque, oggetto fobico, paranoia e lucida follia, fissazione all’oggetto del desiderio incompiuto e ridicolizzato. Esso è il paradosso di corpi maschili viventi immobilizzati nel momento che precede il piacere.
Comunicato stampa
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L’arte di Claus Laus consiste nella realizzazione in scala gigante di oggetti imbottiti che fungono da sculture, cuscini e/o giocattoli sessuali utili sia per l’arredamento delle diverse abitazioni, sia per il soddisfacimento virtuale del bisogno sessuale represso.
Le installazioni di oggetti morbidi, apparentemente familiari e domestici, si trasformano, grazie all’arte, in luoghi dell’assurdo e del ridicolo, nei quali ogni creazione segnala l’impossibilità al funzionamento e l’estraneità alla realtà consueta del quotidiano.
I grandi peni, vagine o seni imbottiti, carichi di paillettes, veli e tessuti sgargianti, mimano la seduzione dei mobili, degli accessori d’arredamento e dei gadgets, ma, nella simulazione del pezzo artistico unico da esibire nella società elitaria, l’unica che si occupa seriamente di arte, essi ricadono nell’estetica del trash e della pornografia più scadente. Le sue opere, infatti, sembrano mutuate dal mondo dei porno shops e dalle sartorie artigianali dismesse dall’industria o da una presunta pinacoteca di un ospedale psichiatrico.
L’arte riesce, dunque, a farsi gioco di ogni censura della coscienza collettiva, liberando l’immaginario da falsità ideologiche e costrizioni di pensiero. Ogni scultura fallica può comporsi indifferentemente di organi femminili o maschili, fino a generare la transcorporeità, la transessualità e la trans-formabilità.
Nell’installazione, ogni opera funge da simulacro o forma del desiderio mancato, visualizzazione di ciò che è assente alla vita piena dell’individuo, incapace ormai di distinguere nettamente amore e sesso, sacro e profano, normalità e trasgressione, perversione e follia, malattia e salute, corpo integro e protesi, bisogno naturale e bisogno artificiale indotto dalla società consumistica.
Nelle articolazioni visive esilaranti, il lavoro di Claus Laus fornisce una risposta sorvegliata alla condizione alienata dell’uomo contemporaneo, esprime la difficoltà e la complessità umana di affrontare i bisogni primari, quali il cibo, la casa, il sesso e l’affetto.
Le installazioni di oggetti morbidi, apparentemente familiari e domestici, si trasformano, grazie all’arte, in luoghi dell’assurdo e del ridicolo, nei quali ogni creazione segnala l’impossibilità al funzionamento e l’estraneità alla realtà consueta del quotidiano.
I grandi peni, vagine o seni imbottiti, carichi di paillettes, veli e tessuti sgargianti, mimano la seduzione dei mobili, degli accessori d’arredamento e dei gadgets, ma, nella simulazione del pezzo artistico unico da esibire nella società elitaria, l’unica che si occupa seriamente di arte, essi ricadono nell’estetica del trash e della pornografia più scadente. Le sue opere, infatti, sembrano mutuate dal mondo dei porno shops e dalle sartorie artigianali dismesse dall’industria o da una presunta pinacoteca di un ospedale psichiatrico.
L’arte riesce, dunque, a farsi gioco di ogni censura della coscienza collettiva, liberando l’immaginario da falsità ideologiche e costrizioni di pensiero. Ogni scultura fallica può comporsi indifferentemente di organi femminili o maschili, fino a generare la transcorporeità, la transessualità e la trans-formabilità.
Nell’installazione, ogni opera funge da simulacro o forma del desiderio mancato, visualizzazione di ciò che è assente alla vita piena dell’individuo, incapace ormai di distinguere nettamente amore e sesso, sacro e profano, normalità e trasgressione, perversione e follia, malattia e salute, corpo integro e protesi, bisogno naturale e bisogno artificiale indotto dalla società consumistica.
Nelle articolazioni visive esilaranti, il lavoro di Claus Laus fornisce una risposta sorvegliata alla condizione alienata dell’uomo contemporaneo, esprime la difficoltà e la complessità umana di affrontare i bisogni primari, quali il cibo, la casa, il sesso e l’affetto.
28
novembre 2009
Claus Laus – Familyday
Dal 28 novembre al 23 dicembre 2009
arte contemporanea
Location
SKIN GALLERY
Brescia, Contrada Soncin Rotto, 1, (Brescia)
Brescia, Contrada Soncin Rotto, 1, (Brescia)
Orario di apertura
da martedì a sabato dalle 15.30 alle 19
Vernissage
28 Novembre 2009, ore 18.30
Autore
Curatore