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Clément Mancini – Smudges
“Smudges”, prima mostra personale in Italia e in galleria di Clément Mancini, si
concentra su una serie di opere inedite che mescolano magistralmente trasferimenti
fotografici e pittura su tela, rigorosamente di cotone.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
SMUDGES
di Clément Mancini
testo a cura di Domenico de Chirico
24.02.2022 – 07.04.2022
La ricerca del giovanissimo artista francese Clément Mancini, classe 1988, influenzata da un
graffitismo di matrice modernista e caratterizzata dalla vivida musicalità cromatica tipica
dell'espressionismo astratto, da Robert Motherwell a Joan Mitchell, passando per Helen
Frankenthaler e Clyfford Still, si mantiene costantemente in linea con i perpetui cambiamenti
socioculturali e con la rapida e costante crescita dell'urbanizzazione. Sovrapposizioni,
accostamenti, equilibrio delle composizioni, colori, materiali e libera gestualità contribuiscono
notevolmente a fortificare lo studio che Mancini svolge dei sistemi di rappresentazione dello
spazio concreto, costituito unicamente dalla tela, il quale viene considerato come unico e
indiscusso campo d'azione, in cui tutto può accadere. Ciò che ne consegue sono composizioni
pittoriche originali, soggettive e autonome, ispirate dalle vibrazioni regalategli dalle città
visitate e da tutto ciò che generalmente lo circonda nella vita quotidiana. Secondo tali
premesse, "Smudges", prima mostra personale in Italia e in galleria di Clément Mancini, si
concentra su una serie di opere inedite che mescolano magistralmente trasferimenti
fotografici e pittura su tela, rigorosamente di cotone. Pertanto, "Smudges" così si compone: da
un lato, le foto selezionate per questo nuovo ciclo di lavori, scattate durante le sue passeggiate
in diverse città del mondo, rappresentano oggetti e superfici dal forte impatto visivo con
interessanti caratteristiche plastiche. Tutti gli elementi immortalati sembrano essere stati
abbandonati e altresì modellati dal tempo, sembrano essere congelati, inermi sia rispetto al
tempo che scorre velocissimo sia nei confronti dell'impatto umano e, così facendo, a loro volta,
generano inconfutabilmente tracce, interruzioni, rotture, lacerazioni e lussazioni. Dall'altro, la
materia, elemento fondamentale nel lavoro di Mancini, è costantemente soggetta a tecniche
sempre nuove e sperimentazioni continuamente sorprendenti. La materia stessa viene qui
trattata e plasmata, in quanto a luce, riflessi e riverberi, sia dal prisma riflesso su tutti gli
oggetti fotografati sia dalla tecnica di trasferimento utilizzata. Quest'ultima, viene effettuata
utilizzando il Bindex, un legante acrilico indispensabile per una buona preparazione dei colori,
permettendo a questi stessi di potersi esprimere pienamente in quanto a luminosità e
untuosità, traslucido e indelebile dopo l'asciugatura, il quale crea una pellicola
impalpabilmente sottile e visibilmente brillante. La tela, pertanto, viene rivestita di Bindex su
cui poi Mancini posiziona, distribuendole, tutte le immagini stampate. Successivamente, una
volta che la superficie è completamente asciutta, egli interviene con spugna e acqua,
tamponando, per raschiare la superficie della carta in modo da far apparire l'immagine,
adornata da tracce e macchie, la cui intensità dipende esclusivamente dalla poderosità,
sempre cangiante, della gestualità. Inoltre, per quanto riguarda i dipinti, tutte le opere sono
state realizzate con timbri di sacchi della spazzatura ricoperti di acrilico. Qui, volutamente, il
pennello non interviene mai direttamente sulla tela poiché è un modo per ottenere questo
aspetto "incontrollato" nel dipinto, per poi legarlo più agilmente alla parte fotografica abbinata.
Mancini parte dalla tela e si lascia guidare dalla spontaneità del gesto: impulso creativo che
può generare errori, cancellazioni e recuperi. Non ci sono schizzi preparatori in quanto la
priorità è data alla spontaneità, scegliendo con consapevolezza di affrontare il supporto bianco
per potersi spingere verso l'ignoto. Clément Mancini non vuole raggiungere un punto specifico
o un obiettivo prefissato, egli cerca esclusivamente di raggiungere l'equilibrio in tutte le sue
composizioni e di esprimersi attraverso di esse; non cerca di trasmettere messaggi particolari
attraverso la composizione delle sue opere e gli piace che le persone possano interpretare
questi prosceni a loro piacimento, in base alle loro visioni o assecondando i propri stati
d'animo. Tutto ciò rappresenta momenti di vita realmente vissuti, con spontaneità e sincerità. È
così che il dipinto parla unicamente di sé, raccontando la sua storia, senza mai escludere
indelebili tracce e macchie del tempo che solerti lo contraddistinguono.
di Clément Mancini
testo a cura di Domenico de Chirico
24.02.2022 – 07.04.2022
La ricerca del giovanissimo artista francese Clément Mancini, classe 1988, influenzata da un
graffitismo di matrice modernista e caratterizzata dalla vivida musicalità cromatica tipica
dell'espressionismo astratto, da Robert Motherwell a Joan Mitchell, passando per Helen
Frankenthaler e Clyfford Still, si mantiene costantemente in linea con i perpetui cambiamenti
socioculturali e con la rapida e costante crescita dell'urbanizzazione. Sovrapposizioni,
accostamenti, equilibrio delle composizioni, colori, materiali e libera gestualità contribuiscono
notevolmente a fortificare lo studio che Mancini svolge dei sistemi di rappresentazione dello
spazio concreto, costituito unicamente dalla tela, il quale viene considerato come unico e
indiscusso campo d'azione, in cui tutto può accadere. Ciò che ne consegue sono composizioni
pittoriche originali, soggettive e autonome, ispirate dalle vibrazioni regalategli dalle città
visitate e da tutto ciò che generalmente lo circonda nella vita quotidiana. Secondo tali
premesse, "Smudges", prima mostra personale in Italia e in galleria di Clément Mancini, si
concentra su una serie di opere inedite che mescolano magistralmente trasferimenti
fotografici e pittura su tela, rigorosamente di cotone. Pertanto, "Smudges" così si compone: da
un lato, le foto selezionate per questo nuovo ciclo di lavori, scattate durante le sue passeggiate
in diverse città del mondo, rappresentano oggetti e superfici dal forte impatto visivo con
interessanti caratteristiche plastiche. Tutti gli elementi immortalati sembrano essere stati
abbandonati e altresì modellati dal tempo, sembrano essere congelati, inermi sia rispetto al
tempo che scorre velocissimo sia nei confronti dell'impatto umano e, così facendo, a loro volta,
generano inconfutabilmente tracce, interruzioni, rotture, lacerazioni e lussazioni. Dall'altro, la
materia, elemento fondamentale nel lavoro di Mancini, è costantemente soggetta a tecniche
sempre nuove e sperimentazioni continuamente sorprendenti. La materia stessa viene qui
trattata e plasmata, in quanto a luce, riflessi e riverberi, sia dal prisma riflesso su tutti gli
oggetti fotografati sia dalla tecnica di trasferimento utilizzata. Quest'ultima, viene effettuata
utilizzando il Bindex, un legante acrilico indispensabile per una buona preparazione dei colori,
permettendo a questi stessi di potersi esprimere pienamente in quanto a luminosità e
untuosità, traslucido e indelebile dopo l'asciugatura, il quale crea una pellicola
impalpabilmente sottile e visibilmente brillante. La tela, pertanto, viene rivestita di Bindex su
cui poi Mancini posiziona, distribuendole, tutte le immagini stampate. Successivamente, una
volta che la superficie è completamente asciutta, egli interviene con spugna e acqua,
tamponando, per raschiare la superficie della carta in modo da far apparire l'immagine,
adornata da tracce e macchie, la cui intensità dipende esclusivamente dalla poderosità,
sempre cangiante, della gestualità. Inoltre, per quanto riguarda i dipinti, tutte le opere sono
state realizzate con timbri di sacchi della spazzatura ricoperti di acrilico. Qui, volutamente, il
pennello non interviene mai direttamente sulla tela poiché è un modo per ottenere questo
aspetto "incontrollato" nel dipinto, per poi legarlo più agilmente alla parte fotografica abbinata.
Mancini parte dalla tela e si lascia guidare dalla spontaneità del gesto: impulso creativo che
può generare errori, cancellazioni e recuperi. Non ci sono schizzi preparatori in quanto la
priorità è data alla spontaneità, scegliendo con consapevolezza di affrontare il supporto bianco
per potersi spingere verso l'ignoto. Clément Mancini non vuole raggiungere un punto specifico
o un obiettivo prefissato, egli cerca esclusivamente di raggiungere l'equilibrio in tutte le sue
composizioni e di esprimersi attraverso di esse; non cerca di trasmettere messaggi particolari
attraverso la composizione delle sue opere e gli piace che le persone possano interpretare
questi prosceni a loro piacimento, in base alle loro visioni o assecondando i propri stati
d'animo. Tutto ciò rappresenta momenti di vita realmente vissuti, con spontaneità e sincerità. È
così che il dipinto parla unicamente di sé, raccontando la sua storia, senza mai escludere
indelebili tracce e macchie del tempo che solerti lo contraddistinguono.
24
febbraio 2022
Clément Mancini – Smudges
Dal 24 febbraio al 07 aprile 2022
arte contemporanea
personale
personale
Location
Yudik One
Brescia, Viale Venezia, 90, (BS)
Brescia, Viale Venezia, 90, (BS)
Orario di apertura
Da martedi a domenica ore 10 - 17
Sabato su appuntamento
Vernissage
24 Febbraio 2022, ore 18h30 - 21h00
Autore
Autore testo critico