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Clément Rodzielski – Spector
I lavori di Spector esplorano gesti di disorientamento e ostruzione che pongono una vita alternativa per un’opera artistica, basata non sulla chiarezza morale, ma sulla flessibilità dell’immaginazione.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Nel Febbraio 2003, l'importante produttore musicale Phil Spector fu arrestato con l'accusa di omicidio di una giovane donna di nome Lana Clarkson.
A diversi mesi dall'inizio del processo, un quotidiano francese riportò che la difesa di Spector era stata accusata di avere nascosto prove fondamentali: un lungo, piatto oggetto bianco che la difesa rifiutava di lasciare riconoscere. Una settimana dopo, fu rivelato che questo oggetto era un'unghia.
SPECTOR riguarda quella settimana, un intervallo in cui una scheggia di ambiguità si conficcò nell'immaginazione culturale. Rodzielski ha descritto questa ambiguità come la mauvaise conscience, una coscienza colpevole o una consapevolezza corrotta le cui insinuazioni precludono ogni osservazione oggettiva, e perciò rendono possibili proiezioni creative. I lavori di SPECTOR trafficano in questa possibilità, esplorando gesti di disorientamento e ostruzione che pongono una vita alternativa per un'opera artistica, basata non sulla chiarezza morale, ma sulla flessibilità dell'immaginazione. Il leitmotif di SPECTOR, uno scatto aereo del XIX secolo del fotografo Artur Batut, rimane sospeso tra queste due concezioni. Nell'angolo della fotografia di Batut interviene una forma piatta e oscura (l'angolo dell'aquilone sul quale Batut aveva montato la sua macchina fotografica): una forma che, come il qualcosa bianco di Spector, ostruisce l'immagine e allo stesso tempo suggerisce il tipo di prova astratta capace di trasformare una foto in una visione.
A diversi mesi dall'inizio del processo, un quotidiano francese riportò che la difesa di Spector era stata accusata di avere nascosto prove fondamentali: un lungo, piatto oggetto bianco che la difesa rifiutava di lasciare riconoscere. Una settimana dopo, fu rivelato che questo oggetto era un'unghia.
SPECTOR riguarda quella settimana, un intervallo in cui una scheggia di ambiguità si conficcò nell'immaginazione culturale. Rodzielski ha descritto questa ambiguità come la mauvaise conscience, una coscienza colpevole o una consapevolezza corrotta le cui insinuazioni precludono ogni osservazione oggettiva, e perciò rendono possibili proiezioni creative. I lavori di SPECTOR trafficano in questa possibilità, esplorando gesti di disorientamento e ostruzione che pongono una vita alternativa per un'opera artistica, basata non sulla chiarezza morale, ma sulla flessibilità dell'immaginazione. Il leitmotif di SPECTOR, uno scatto aereo del XIX secolo del fotografo Artur Batut, rimane sospeso tra queste due concezioni. Nell'angolo della fotografia di Batut interviene una forma piatta e oscura (l'angolo dell'aquilone sul quale Batut aveva montato la sua macchina fotografica): una forma che, come il qualcosa bianco di Spector, ostruisce l'immagine e allo stesso tempo suggerisce il tipo di prova astratta capace di trasformare una foto in una visione.
07
marzo 2009
Clément Rodzielski – Spector
Dal 07 marzo al 07 maggio 2009
arte contemporanea
Location
FEDERICO BIANCHI CONTEMPORARY ART
Lecco, Piazza Alessandro Manzoni, 2, (Lecco)
Lecco, Piazza Alessandro Manzoni, 2, (Lecco)
Orario di apertura
da martedi a venerdi: 15.00 - 19.30
sabato: 10.30 - 19.30
Vernissage
7 Marzo 2009, ore 18.30
Autore
Curatore