Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Clementina Macetti – Trasparenze cromatiche
Presso il centro sociale polivalente G.B. Rubini. Trasparenze. Riflessi. Immersioni. Allontanamenti. Sguardi. Visioni. Rimembranze. Tutto è concentrato nel lungo percorso dell’artista Clementina Macetti.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
MOSTRA Trasparenze cromatiche di Clementina Macetti
La Bellezza senza tedio di Leonardo Bizzoco
Trasparenze. Riflessi. Immersioni. Allontanamenti. Sguardi. Visioni. Rimembranze. Tutto è concentrato nel lungo percorso dell'artista Clementina Macetti. Lo spettatore viene catturato dai colori in movimento, dalle cime degli alberi ventosi, dalle cascate di acqua pura. Sì, perché le immagina incontaminate, dalle rogge, dai movimenti del giallo grano, da paesaggi in successione. Colti sempre in una loro fine e profonda dinamica. Illuminati dai colori verdi, gialli, rossi che a volte esplodono in un Incendio sul mare e altre si inabissano nella Luce del tramonto. Ma sempre sollecitano, stuzzicano la mente, anzi l'anima, come direbbe Kandinsky, e portano ad un continuo dolce naufragar. Sì, perché lo spessore dell'arte di Clementina è la profondità, il movimento interiore dell'io in se stesso e la sua ricerca di acquietamento proprio nell'opera d'arte. E proprio il Leopardi de “il naufragar m’è dolce in questo mare”, della partecipazione alla vita dell'Universo, del tentativo di superare i limiti della finitezza umana, il poeta più congeniale alle opere dell'artista. La sua arte infatti può essere letta come un atto di consegna all'infinito, al naufragio che si vorrebbe perdurante per sé e per lo spettatore. Così l'occhio osserva l'Incendio sul mare, un mare in fiamme, gigantesco, rosseggiante, un fuoco gigantesco, una passione e l'io partecipa a quell'evento, lo sente suo e si arrischia con la sua mente, fino a desiderarne il distacco, il ritrarsi per non rischiare l'annullamento. L'io vede queste cose nella sua mente, se le finge, dal latino “le vedo”. È fatto per naufragar nell’infinito. Ma non riesce a permanere in quello stato. L'io vorrebbe "naufragarci" dentro, ma non può. È questo il paradigma che si potrebbe applicare a ciascuna opera di Clementina, perché succede sempre qualcosa nella vita e, soprattutto, il soggetto non vuol cadere nel tedio, nella noia.
Ma la calma è solo un attimo. È apparente perché allo spettatore sembra di entrare in quel bosco, di camminare sulla collina, di percorrere una strada o un fiume, di navigare in un mare in tempesta, di sprofondare nel sublime. Perché il gioco cromatico è così forte da indurlo a immaginare, a rimembrare di essere stato in un luogo simile, avere guardato quello spettacolo, essersi trovato nell'infinito e di esserne stato ricacciato, rigettato. La leopardiana rimembranza è il passaggio obbligato di chi guarda un suo quadro. Rimembrare è rivivere, costruire storie con i ricordi in un tempo brevissimo, attraverso la propria mente. Approfondire la propria esperienza di gioia e dolore, di passione e di gioia, o anche provare a cercare l'anello mancante, il salto non compiuto, il rischio non corso, l'esperienza non avuta. Le immagini, da quelle indefinite e vaghe create dalle trasparenze cromatiche degli acquerelli in cui chi guarda sente di partecipare a un sogno, ad una visione a quelle più definite, penso ai verdi dei paesaggi di Clusone, agli azzurri dei cieli e del mare catartici, hanno questa forza e chiedono al lettore di essere mirate per allontanarsi temporaneamente dalla quotidianità, in una sorta di epochè e da qui ripartire, per risollevarsi. Di uomini e donne non c'è traccia nei quadri. Anzi, per l'artista, la loro effettiva presenza sarebbe un elemento di disturbo. Sembra che la sola impronta umana porti con sé il male, lo squilibrio, il caos, il frastornante della folla, della vita quotidiana. E, per suo statuto ontologico, non possa portare il peso dello spirituale dell'arte, non possa quindi contribuire all'equilibrio, all'armonia coloristica, alle esplosione di luce e colori, rivelatori del mistero della Natura nella composizione dell'opera d'arte. Ma sembra, appunto. Questo continuo rigettare è, in realtà, poetica della presenza-assenza, dello sguardo dello spettatore e dell'artista stessa, in un gioco di dissolvimento e scomposizione della Natura a cui corrisponde un movimento interiore del Soggetto, una sua partecipazione effettiva alla bellezza.
La Bellezza senza tedio di Leonardo Bizzoco
Trasparenze. Riflessi. Immersioni. Allontanamenti. Sguardi. Visioni. Rimembranze. Tutto è concentrato nel lungo percorso dell'artista Clementina Macetti. Lo spettatore viene catturato dai colori in movimento, dalle cime degli alberi ventosi, dalle cascate di acqua pura. Sì, perché le immagina incontaminate, dalle rogge, dai movimenti del giallo grano, da paesaggi in successione. Colti sempre in una loro fine e profonda dinamica. Illuminati dai colori verdi, gialli, rossi che a volte esplodono in un Incendio sul mare e altre si inabissano nella Luce del tramonto. Ma sempre sollecitano, stuzzicano la mente, anzi l'anima, come direbbe Kandinsky, e portano ad un continuo dolce naufragar. Sì, perché lo spessore dell'arte di Clementina è la profondità, il movimento interiore dell'io in se stesso e la sua ricerca di acquietamento proprio nell'opera d'arte. E proprio il Leopardi de “il naufragar m’è dolce in questo mare”, della partecipazione alla vita dell'Universo, del tentativo di superare i limiti della finitezza umana, il poeta più congeniale alle opere dell'artista. La sua arte infatti può essere letta come un atto di consegna all'infinito, al naufragio che si vorrebbe perdurante per sé e per lo spettatore. Così l'occhio osserva l'Incendio sul mare, un mare in fiamme, gigantesco, rosseggiante, un fuoco gigantesco, una passione e l'io partecipa a quell'evento, lo sente suo e si arrischia con la sua mente, fino a desiderarne il distacco, il ritrarsi per non rischiare l'annullamento. L'io vede queste cose nella sua mente, se le finge, dal latino “le vedo”. È fatto per naufragar nell’infinito. Ma non riesce a permanere in quello stato. L'io vorrebbe "naufragarci" dentro, ma non può. È questo il paradigma che si potrebbe applicare a ciascuna opera di Clementina, perché succede sempre qualcosa nella vita e, soprattutto, il soggetto non vuol cadere nel tedio, nella noia.
Ma la calma è solo un attimo. È apparente perché allo spettatore sembra di entrare in quel bosco, di camminare sulla collina, di percorrere una strada o un fiume, di navigare in un mare in tempesta, di sprofondare nel sublime. Perché il gioco cromatico è così forte da indurlo a immaginare, a rimembrare di essere stato in un luogo simile, avere guardato quello spettacolo, essersi trovato nell'infinito e di esserne stato ricacciato, rigettato. La leopardiana rimembranza è il passaggio obbligato di chi guarda un suo quadro. Rimembrare è rivivere, costruire storie con i ricordi in un tempo brevissimo, attraverso la propria mente. Approfondire la propria esperienza di gioia e dolore, di passione e di gioia, o anche provare a cercare l'anello mancante, il salto non compiuto, il rischio non corso, l'esperienza non avuta. Le immagini, da quelle indefinite e vaghe create dalle trasparenze cromatiche degli acquerelli in cui chi guarda sente di partecipare a un sogno, ad una visione a quelle più definite, penso ai verdi dei paesaggi di Clusone, agli azzurri dei cieli e del mare catartici, hanno questa forza e chiedono al lettore di essere mirate per allontanarsi temporaneamente dalla quotidianità, in una sorta di epochè e da qui ripartire, per risollevarsi. Di uomini e donne non c'è traccia nei quadri. Anzi, per l'artista, la loro effettiva presenza sarebbe un elemento di disturbo. Sembra che la sola impronta umana porti con sé il male, lo squilibrio, il caos, il frastornante della folla, della vita quotidiana. E, per suo statuto ontologico, non possa portare il peso dello spirituale dell'arte, non possa quindi contribuire all'equilibrio, all'armonia coloristica, alle esplosione di luce e colori, rivelatori del mistero della Natura nella composizione dell'opera d'arte. Ma sembra, appunto. Questo continuo rigettare è, in realtà, poetica della presenza-assenza, dello sguardo dello spettatore e dell'artista stessa, in un gioco di dissolvimento e scomposizione della Natura a cui corrisponde un movimento interiore del Soggetto, una sua partecipazione effettiva alla bellezza.
14
dicembre 2013
Clementina Macetti – Trasparenze cromatiche
Dal 14 dicembre 2013 al 15 gennaio 2014
arte contemporanea
Location
SEDI VARIE – Romano Di Lombardia
Romano Di Lombardia, (Bergamo)
Romano Di Lombardia, (Bergamo)
Orario di apertura
da lunedì a domenica ore 09.00
Vernissage
14 Dicembre 2013, ore 17.30
Autore
Curatore