Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Cleofino Casolino – Dall’incanto del Cuore l’Argilla Racconta
Le opere in terracotta di Cleofino Casolino, presenti nel suo atelier, raccontano dell’universo femminile.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
L’universo femminile di Casolino
Le opere in terracotta di Cleofino Casolino, presenti nel suo atelier, raccontano dell’universo femminile.
Da ogni donna emerge un racconto, a cui è possibile attribuire un’esperienza, e classificarla con una tipologia psicologica, per risalire a un modello di vita e del rappresentare l’esistenza; come del resto è emerso in molti autori delle post-avanguardie storiche, che hanno scelto come finalità del proprio fare il «sentire», lo «sperimentare», l’«organizzare», la narrazione partendo dall’esperienza personale. Con meraviglia, visitando poi la chiesa di san Timoteo di Termoli, incontro un altro tipo di suoi lavori con la terracotta; per lo più sono opere appena sbozzate, che evocano esperimenti di altri autori d’avanguardia, riutilizzati in modo originale dall’artista termolese.
Il fare (poiein) rappresentativo di Cleofino Casolino è attento a raccontare sia le varie forme di coinvolgimento dell’animo e della mente nel quotidiano, che in effetti caratterizzano il lato sensibile — o femminile — degli uomini in generale, sia quella contemplazione che porta alla perdita del proprio genere.
Sembra che Cleofino nelle rappresentazioni del mistero del sacro predilige porre, però, l’accento sull’esperienza di un corpo mistico che ha subito gravi colpi dalla nostra attuale organizzazione sociale. Dalle sue rappresentazioni traspare, infatti, una probabile doppia soluzione; e il racconto si sospende nel vago, perché non rivela all’osservatore se la fede (rappresentata come una barca sconquassata e senza governo — o timone —) sta dirigendosi verso un naufragio sicuro in alto mare, oppure nonostante le distrazioni che seducono oggi il nostro universo fisico-e percettivo e che agitano così i marosi (pensieri) della mente, essa (fede) ora si sta dirigendo verso un approdo sicuro, in un porto. Nell’atelier trovo un altro tipo di rappresentazioni.
Sembra che l’altra natura dell’autore, attenta alla vita di tutti i giorni, lo induca a rappresentare nella terracotta anche i cambiamenti delle relazioni umane, cioè di quella materia tranquilla e sottomessa che prima veniva tenuta a freno dalle leggi spirito; fino a mostrarne altresì le tensioni che si producono nel fisico e nell’animo. In questo modo, quelle sue opere acquisiscono un significato sottile, che trattano di stati psicologici. Le sue rappresentazioni sono caratterizzate a partire proprio da quei vorticismi attrattori di movimenti che possono provocare instabilità, inquietudine, turbamento e angoscia nell’animo umano in generale, e femminile in particolare. Quei movimenti trascinano l’intera struttura fisica in una tensione, fino a segnarne l’aspetto interiore ed esteriore. La materia sembra sia diventata compartecipe degli umori e del coinvolgimento dell’animo umano, assumendo la forma del “genere” femminile.
Lo sviluppo del tema delle terrecotte di Casolino, infatti, oscilla proprio tra il tema delle “donne” di San Timoteo, che furono ligie nell’educare il giovane santo in vita, alla probità, alla bontà e alla santità, a quello che emerge da un volto femminile adagiato e ancora trasognante e senza espressione, su una barca sventrata e senza poppa e timone, fino alla rappresentazione di volti e corpi di donne prese dalle tensioni generate dalla vita.
Casolino sente tutto il coinvolgimento dell’umano in queste due estreme forme di organizzazione; da una parte quella che spinge l’uomo ad assumere un modello di elevazione e di distacco dagli accidenti della vita, dall’altra quella che percepisce l’inarrestabile coinvolgimento del proprio universo fisico e mentale nelle tante tensioni e disequilibri, che spesso s’introducono inarrestabili nel quotidiano, dove è impegnata questa nostra esistenza che, però, si vorrebbe armonica e pacificata come in un film.
Il racconto di Casolino pone anche una inevitabile analogia tra la Chiesa, nave o vascello salvifico dell’unità dei fedeli, e il corpo e la sua cura. Nonostante il sacro è da lui rappresentato come una barca sventrata, senza poppa e timone, come se fosse alla deriva, è per alcuni ancora un’ancora di salvataggio, che può tenere lontano l’agitarsi del mare mentale. La spiritualità dei fedeli, comunque, è anch’essa sconquassata e messa in dubbio dalle tensioni e dal desiderio di apparire, in una socialità in cui l’unico valore instabile e fluttuante sembra sia il consumo e l’acquisizione di beni materiali.
L’universo dell’artista è rappresentato in successione tra il proiettare nella quotidianità i propri sogni e cercare di realizzarne i desideri nascosti nel proprio animo (come nelle opere Sinuosità, Sogno,); o la ricerca del cambiamento di personalità che avviene attraverso segnali esteriori (Metamorfosi); o di rappresentare a tutti di essere una madre-Madonna; o del gruppo di suore che, in preghiera e in opere, hanno scelto di uniformarsi alla vita di santa Giovanna Antita Touret; o “l’abbraccio” di una madre al proprio piccolo figliolo; o l’altero gusto di una donna che si adorna per uscire (senza titolo); e, infine, la superficialità di qualche altra la cui unica occupazione è mantenere un bel profilo (senza titolo) — e non importa se l’altra parte del volto non c’è, quasi a sottolineare che un’esistenza può essere solo cura minuziosa di se stessi…, del corpo, o del proprio benessere, senza preoccuparsi del rapporto con gli altri, insomma.
Casolino nei volti femminili trova la possibilità di narrare dei caratteri e mettere in scena fantasiosi racconti di donne. Oggi la maschera è rilevatrice del messaggio sensitivo e percettivo che si vuole rappresentare e trasmettere a tutti quelli che sono coinvolti nello stesso ambiente vitale.
La forma, o apparenza, o verosimile, ha preso il sopravvento, sull’anima e la verità. Questo ha prodotto una consapevolezza, ulteriore, però; ognuno interpreta e dà valore alla maschera secondo una propria — o singolare — scala di valori, e attraverso i propri modelli culturali, che non sono ormai più “oggettivi”, cioè validi per tutti. Chiunque si trova a fare una scelta, e vive le proprie tensioni, direzioni, naufragi o approdi. Cleofino Casolino, dal proprio punto di vista, accentua ed esagera nei suoi racconti di terracotta l’universo femminile, e in questo modo eccede i due mondi separati del maschile e del femminile. Egli porta a estreme conseguenze i caratteri umani, ma si sa che, come ogni artista, egli come fine ha l’arte intesa quale narrazione di un’esperienza, e simula la vita col suo rappresentare.
Giuseppe Siano
Le opere in terracotta di Cleofino Casolino, presenti nel suo atelier, raccontano dell’universo femminile.
Da ogni donna emerge un racconto, a cui è possibile attribuire un’esperienza, e classificarla con una tipologia psicologica, per risalire a un modello di vita e del rappresentare l’esistenza; come del resto è emerso in molti autori delle post-avanguardie storiche, che hanno scelto come finalità del proprio fare il «sentire», lo «sperimentare», l’«organizzare», la narrazione partendo dall’esperienza personale. Con meraviglia, visitando poi la chiesa di san Timoteo di Termoli, incontro un altro tipo di suoi lavori con la terracotta; per lo più sono opere appena sbozzate, che evocano esperimenti di altri autori d’avanguardia, riutilizzati in modo originale dall’artista termolese.
Il fare (poiein) rappresentativo di Cleofino Casolino è attento a raccontare sia le varie forme di coinvolgimento dell’animo e della mente nel quotidiano, che in effetti caratterizzano il lato sensibile — o femminile — degli uomini in generale, sia quella contemplazione che porta alla perdita del proprio genere.
Sembra che Cleofino nelle rappresentazioni del mistero del sacro predilige porre, però, l’accento sull’esperienza di un corpo mistico che ha subito gravi colpi dalla nostra attuale organizzazione sociale. Dalle sue rappresentazioni traspare, infatti, una probabile doppia soluzione; e il racconto si sospende nel vago, perché non rivela all’osservatore se la fede (rappresentata come una barca sconquassata e senza governo — o timone —) sta dirigendosi verso un naufragio sicuro in alto mare, oppure nonostante le distrazioni che seducono oggi il nostro universo fisico-e percettivo e che agitano così i marosi (pensieri) della mente, essa (fede) ora si sta dirigendo verso un approdo sicuro, in un porto. Nell’atelier trovo un altro tipo di rappresentazioni.
Sembra che l’altra natura dell’autore, attenta alla vita di tutti i giorni, lo induca a rappresentare nella terracotta anche i cambiamenti delle relazioni umane, cioè di quella materia tranquilla e sottomessa che prima veniva tenuta a freno dalle leggi spirito; fino a mostrarne altresì le tensioni che si producono nel fisico e nell’animo. In questo modo, quelle sue opere acquisiscono un significato sottile, che trattano di stati psicologici. Le sue rappresentazioni sono caratterizzate a partire proprio da quei vorticismi attrattori di movimenti che possono provocare instabilità, inquietudine, turbamento e angoscia nell’animo umano in generale, e femminile in particolare. Quei movimenti trascinano l’intera struttura fisica in una tensione, fino a segnarne l’aspetto interiore ed esteriore. La materia sembra sia diventata compartecipe degli umori e del coinvolgimento dell’animo umano, assumendo la forma del “genere” femminile.
Lo sviluppo del tema delle terrecotte di Casolino, infatti, oscilla proprio tra il tema delle “donne” di San Timoteo, che furono ligie nell’educare il giovane santo in vita, alla probità, alla bontà e alla santità, a quello che emerge da un volto femminile adagiato e ancora trasognante e senza espressione, su una barca sventrata e senza poppa e timone, fino alla rappresentazione di volti e corpi di donne prese dalle tensioni generate dalla vita.
Casolino sente tutto il coinvolgimento dell’umano in queste due estreme forme di organizzazione; da una parte quella che spinge l’uomo ad assumere un modello di elevazione e di distacco dagli accidenti della vita, dall’altra quella che percepisce l’inarrestabile coinvolgimento del proprio universo fisico e mentale nelle tante tensioni e disequilibri, che spesso s’introducono inarrestabili nel quotidiano, dove è impegnata questa nostra esistenza che, però, si vorrebbe armonica e pacificata come in un film.
Il racconto di Casolino pone anche una inevitabile analogia tra la Chiesa, nave o vascello salvifico dell’unità dei fedeli, e il corpo e la sua cura. Nonostante il sacro è da lui rappresentato come una barca sventrata, senza poppa e timone, come se fosse alla deriva, è per alcuni ancora un’ancora di salvataggio, che può tenere lontano l’agitarsi del mare mentale. La spiritualità dei fedeli, comunque, è anch’essa sconquassata e messa in dubbio dalle tensioni e dal desiderio di apparire, in una socialità in cui l’unico valore instabile e fluttuante sembra sia il consumo e l’acquisizione di beni materiali.
L’universo dell’artista è rappresentato in successione tra il proiettare nella quotidianità i propri sogni e cercare di realizzarne i desideri nascosti nel proprio animo (come nelle opere Sinuosità, Sogno,); o la ricerca del cambiamento di personalità che avviene attraverso segnali esteriori (Metamorfosi); o di rappresentare a tutti di essere una madre-Madonna; o del gruppo di suore che, in preghiera e in opere, hanno scelto di uniformarsi alla vita di santa Giovanna Antita Touret; o “l’abbraccio” di una madre al proprio piccolo figliolo; o l’altero gusto di una donna che si adorna per uscire (senza titolo); e, infine, la superficialità di qualche altra la cui unica occupazione è mantenere un bel profilo (senza titolo) — e non importa se l’altra parte del volto non c’è, quasi a sottolineare che un’esistenza può essere solo cura minuziosa di se stessi…, del corpo, o del proprio benessere, senza preoccuparsi del rapporto con gli altri, insomma.
Casolino nei volti femminili trova la possibilità di narrare dei caratteri e mettere in scena fantasiosi racconti di donne. Oggi la maschera è rilevatrice del messaggio sensitivo e percettivo che si vuole rappresentare e trasmettere a tutti quelli che sono coinvolti nello stesso ambiente vitale.
La forma, o apparenza, o verosimile, ha preso il sopravvento, sull’anima e la verità. Questo ha prodotto una consapevolezza, ulteriore, però; ognuno interpreta e dà valore alla maschera secondo una propria — o singolare — scala di valori, e attraverso i propri modelli culturali, che non sono ormai più “oggettivi”, cioè validi per tutti. Chiunque si trova a fare una scelta, e vive le proprie tensioni, direzioni, naufragi o approdi. Cleofino Casolino, dal proprio punto di vista, accentua ed esagera nei suoi racconti di terracotta l’universo femminile, e in questo modo eccede i due mondi separati del maschile e del femminile. Egli porta a estreme conseguenze i caratteri umani, ma si sa che, come ogni artista, egli come fine ha l’arte intesa quale narrazione di un’esperienza, e simula la vita col suo rappresentare.
Giuseppe Siano
10
agosto 2013
Cleofino Casolino – Dall’incanto del Cuore l’Argilla Racconta
Dal 10 al 22 agosto 2013
arte contemporanea
Location
OFFICINA SOLARE GALLERY
Termoli, Via Guglielmo Marconi, 2, (Campobasso)
Termoli, Via Guglielmo Marconi, 2, (Campobasso)
Orario di apertura
tutti i giorni ore 22.00 / 23.30
Vernissage
10 Agosto 2013, ore 19.30
Autore
Curatore