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Clicking the territory. Window of lights and darkness
Rassegna d’arte contemporanea progetti di “public art” con interventi site specific
Comunicato stampa
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Nell'ambito della rassegna Clicking the Territory che l'associazione IdeaVita ogni anno organizza nel territorio dove scorre il Ticino, viene presentata la tappa che interessa, per la prima volta, il Comune di Verbania.
Nei mesi di luglio e agosto, infatti, diversi artisti, scultori, pittori, videoartisti e poeti, animeranno due prestigiose sedi: gli spazi di Villa Maioni, che ospita la Biblioteca Civica di Verbania, con il suo suggestivo parco, e la Casa del Lago, museo interattivo sul Lago Maggiore e la sua storia ospitato a Villa Simonetta.
L'associazione IdeaVita, nelle persone di Piero Ferrini, presidente, e di Pina Inferrera, direttore artistico, ha infatti pensato, per l'edizione 2008, di allargare il progetto a tutte le Province bagnate dal Ticino: in primo luogo Verbania, capoluogo sul Lago.
La rassegna punta sui legami tra arte e territorio: avere a disposizione la biblioteca pubblica e il parco, con la vista sul lago, nonchè il museo legato al territorio dall'allestimento accattivamente e innovativo e dal personale aperto all'arte e a nuove forme di collaborazione, permette di sottolineare i legami tra le arti, le terre, la gente del luogo e l'acqua. Clicking the Territory vuole infatti rimarcare la peculiarità delle terre d'acqua, e invitare artisti di fama, italiani e non, con un buon curriculum espositivo alle spalle, a ideare delle opere ad hoc o a portare alcune opere significative del loro percorso.
Gli scultori invitati renderanno unico lo scenario del parco di Villa Maioni con le loro creazioni, in parte realizzate appositamente, mentre carte e altre sculture daranno un volto nuovo alla facciata e agli spazi comuni della Biblioteca. Le sale multimediali di Villa Simonetta si prestano bene per dare vita a una rassegna video sul tema dell'acqua, mentre il tutto verrà arricchito dalla performance di Piero Ferrini, poeta e artista, dal titolo “Pensieri sul lago”.
Clicking the Territory - seconda tappa: Verbania
Il progetto Clicking the Territory - Windows of Lights and Darkness prosegue nella seconda tappa di Verbania: città di lago, Verbania offre alla rassegna due sedi espositive, ampie e significative per destinazione d'uso. Vediamole.
1. Biblioteca Civica e Parco, Villa Maioni
Il viaggio sul territorio promosso dall'associazione IdeaVita inizia, qui a Verbania, nella sede della Biblioteca Civica, la storica Villa Maioni, che con simpatia accoglie i visitatori mettendo i propri spazi a disposizione. Ma proprio tutti gli spazi: si inizia infatti dall'esterno della facciata dove Vittorio Tonon, artista attivo da diversi anni in luoghi espositivi volutamente alternativi ai circuiti tradizionali, si appropria dei balconi del primo piano per installare la propria opera, gigantesche lettere dell'alfabeto. Tonon, infatti, con la sensibilità che gli è propria, cerca delle consonanze con il luogo dove è chiamato ad esporre: la scultura è opera pubblica, dialogo, incrocio con i luoghi, quindi eco del contenuto dove viene installata, come in questo caso appare chiaramente; la scultura è anche riciclo, utilizzo di materiali diversi, e lavoro appositamente realizzato: tutti temi, questi, che reincontreremo all'interno della mostra, volutamente centrata sulle problematiche della scultura e dell'installazione.
Si prosegue all'interno della Biblioteca, dove l'ingresso e lo scalone d'accesso al primo piano si animano grazie a un'installazione di carte di Nicoletta Frigerio: scultrice, Frigerio concepisce il proprio lavoro con la carta alla stregua di una scultura vera e propria, intervenendo sul pezzo con polveri in rilievo, trattando la carta non solo come supporto ma come un qualcosa di tridimensionale che serve all'artista per sviluppare intuizioni avute con altri materiali, e per creare infine delle serie sui suoi temi favoriti (la luna, il meteorite, la lotta bianco-nero, la matericità del conflitto creativo, etc.). L'artista ha scelto, tra gli altri, questo lavoro, perché, al pari di quello di Tonon, pur così diverso, allude anch'esso al luogo che ci ospita, la Biblioteca, con le sue lettere, le sue carte, la sua cultura ricca di significati.
In cima allo scalone, nell'arco scenografico del primo piano, Grazia Simeone appende uno dei suoi Mandala: l'eco della cultura orientale si fonde con il riciclo di materiali trovati qui, la trasparenza del mandala, così come lo concepisce la Simeone, non appesantisce gli spazi storici della Villa, ma dona leggerezza e invita a passare oltre, all'aperto.
La Villa è infatti circondata dal parco, e passeggiando il visitatore incontrerà numerosi lavori, tra cui, per restare alla Simeone, un'installazione dal titolo Veliero: veliero come un'imbarcazione che solca il lago, vela come il telo leggerissimo, teso suggestivamente tra gli alberi, di cui è composta l'opera, ultima di una serie a cui l'artista e performer tiene particolarmente, perché esito della sua ricerca sul gesto dello scultore che compone lo spazio e lo ridisegna con elementi semplici, bianchi, elastici.
Appena usciti dal retro della Villa ci si imbatte in una parete: si tratta di Variabili di Alberto Gianfreda, giovane scultore attivo presso l'Accademia di Belle Arti di Brera, dove sperimenta da qualche anno le possibili declinazioni dei materiali della scultura, dal legno, alla terracotta, al metallo. Proprio l'interazione tra un materiale morbido e vivo come il legno e la durezza del ferro porta Gianfreda a lavorare sul concetto di costrizione del morbido nel rigido, e a creare moduli dove il gioco delle forze si complica. Appositamente realizzata per la mostra, Variabili è anche una parete ondulata: di nuovo, uno scultore che fa davvero scultura, ossia crea per modificare lo spazio, e, in questo caso specifico, crea per dialogare con lo spazio. Vediamo, infatti, una curva in scala con la curva dello scalone che porta dall'interno della Villa alla terrazza al parco.
Maestro accreditato della scultura e dell'installazione, indagatore attento delle reazioni del pubblico al gioco dell'arte è Franco Mazzucchelli: già professore all'Accademia di Brera, Mazzucchelli è famoso per i suoi gonfiabili, regalati al mondo e disseminati nei luoghi più diversi, così come un gonfiabile è l'opera che l'artista ha gioiosamente realizzato per l'occasione. Un doppio cuscino bianco, ancorato al prato del parco perché non voli via; una presenza ingombrante ma al tempo stesso leggerissima, che susciterà le più diversi reazioni, come senz'altro Mazzucchelli, sorridendo come sempre, osserverà, lui che ora è ricercatissimo per le sue intuizioni sulla fruizione dell'arte da parte del grande pubblico.
La mostra offre anche l'occasione di istituire un confronto, a mio parere lusinghiero per entrambi, tra maestro e allievo: è stato invitato, infatti, Pietro Spoto, autore di numerosi progetti di sculture e installazioni percorribili e godibili da parte del pubblico, allievo di Franco Mazzucchelli in accademia. Spoto è affascinato dalla possibilità di comunicare con la gente, che viene invitata a percorrere lo spazio modificato dall'artista. L'opera presentata a Verbania è un dialogo con il lago, con le montagne, con la gente che camminerà tra i blocchi di granito legati dalle strutture in metallo, primo embrione di un progetto più impegnativo che lo scultore lascerà alla città di Verbania. Il titolo, A memoria di forma, approfondisce inoltre la valenza di scultura come monumento, come qualcosa che sottolinea ciò che deve essere ricordato, e che si colloca, in quanto tale, in un punto particolarmente significativo: il parco pubblico diventa quindi eco della memoria millenaria della comunità, scavata nella pietra locale, il granito appunto.
Riferita all'acqua di lago, e in tema quindi con il raccordo con il territorio che la rassegna si è prefissata, è la scultura al centro del parco, opera dell'americano, ma ormai residente sul Lago Maggiore da anni, Matthew Broussard; il titolo, Full Fathom Five, riprende i versi di Shakespeare da La tempesta, e si riferisce a un corpo sott'acqua. Ma Shakespeare non è l'unico referente letterario di questo lavoro: l'artista ci ha spiegato di aver letto, mentre stava creando l'opera, Moby Dick, e ha aggiunto: "All'inizio, il protagonista descrive in modo chiarissimo la ricerca della verità metafisica come un guardare il mondo da sott'acqua. La percezione della
luce rimane distorta dall'elemento attraverso la quale la guardiamo". Il granito (perché anche Broussard ha pensato al materiale locale) è perciò lavorato come fosse acqua attraverso la quale guardare il cielo; il ferro ne garantisce l'installazione in modo che la scultura diventi, come negli altri casi, percorribile.
Prima di uscire, osservate Nesting, l'installazione di Attilio Tono e Veronique Pozzi: composta da una cinquantina di diverse sculture in terracotta grezza, essa è, secondo le parole dei due artisti, "una serie di micro-architetture, modellate a partire dall’idea di nido (nest), piccolo luogo, ambiente “privato”. Ognuna sembra essere illuminato dall’interno, dotata di luce e di vita propria. Nesting nasce da una considerazione sulla società contemporanea, permeata di pregiudizi: tutte le persone sono diverse tra loro per molteplici fattori (vissuto personale, cultura, estrazione sociale, religione, etnia, …) e possono coesistere ed integrarsi solo se c’è rispetto reciproco e collaborazione. Ogni micro-architettura è strutturalmente differente dalle altre perché ideata e realizzata da differenti persone, in particolare da quelle considerate “diverse” e quindi discriminate: Attilio e Veronique hanno infatti coinvolto nel progetto alcune detenute del Carcere di San Vittore (MI)- ed alcuni pazienti del Centro Diurno “Procaccini 14”- Unità di Psichiatria dell’Azienda Ospedaliera Fatebenefratelli (MI)." Un dono in più alla città di Verbania, un altro modo di fare scultura.
2. La Casa del Lago
La seconda sede espositiva è un museo dedicato al Lago Maggiore e alla sua storia, recentemtne aperto al pubblico e allestito in maniera cretiva da alcuni architetti torinesi, che hanno puntato a ricreare alcuni ambienti, e a suggerire la presenza del algo con dettagli, luci, colori. La sede museale, quindi, è attrezzata anche per accogliere video e laboratori con il microscopio: ecco quindi che nel periodo di durata della mostra si sostituiranno i video di documentazione normalmente proiettati con due video artistici, uno di Pina Inferrera, uno di Elastic Group, ed ecco che la sala del laboratorio non vedrà ingigantiti i consueti microorganismi di lago, bensì un'opera appositamente realizzata di Geo. Il tutto affiancato da due installazioni create per l'occasione di Silvia Abbiezzi e Armando Tinnirello.
Pina Inferrera propone un suo video legato al tema dell'acqua: una figura femminile, l'artista stessa, scorre suggestivamente nell'ultima sala, da dove la si può fruire stando sdraiati sui cuscini: metafora dello stare sott'acqua, dello scorrere dell'acqua sopra di noi, l'opera verrà accompagnata da una colonna sonora pensata appositamente.
Elastic Group sono un gruppo di artisti che lavorano con media digitali e si occupano di video installazioni site specific, public art e video performance, nei quali immagini cupe, inquietanti si uniscono a dettagli ingigantiti e atmosfere da shows, che accompagnano riflessioni su temi di ampio respiro. A loro viene assegnata la prima delle due sale video.
Nel laboratorio, che normalmente viene usato dal personale del museo per proiettare in grande ciò che del lago può cogliere solo il microscopio, Gabriele Baldo alias Geo, ricrea un minimondo immerso nell'acqua, fruibile da parte dei visitatori che potranno interagire toccando la superficie animata da un laser di luce. Il significato più profondo dell'operazione ce lo spiega Geo stesso, che così riflette: "All'uomo d'oggi basta una parola o il calore della propria mano per
provocare una mutazione in un piccolo enorme mondo, ma non sempre l'effetto è
un turbine iridescente e affascinante su un muro".
Con Geo e con i video è stata usata in particolare la luce, altro tema portante della manifestazione artistica di quest'anno; la luce si ritrova nelle fotografie di Silvia Abbiezzi, che ripropone dal vivo l'installazione che campeggia nelle immagini disposte tra gli scaffali del locale biblioteca: bottiglie blu contenenti l'acqua del lago, animate da un fuoco che guizza come fosse onda. Gli elementi si fondono, e vengono catturati da una grande rete da pescatore, che sulla parere d'ingresso raccoglie e ricicla rifiuti. La Abiezzi fonde quindi varie tematiche, in un lavoro eseguito ad hoc per La Casa del Lago; allo stesso modo Armando Tinnirello utilizza la sala delle mostre temporanee per appendere, come fossero delle bandiere tibetane, immagini, dipinte o fotografate dalla tv, di animali che vivono nell'acqua. Le immagini creano un cerchio da cui il visitatore si trova avvolto e circondato; al centro, una sorta di altare: viene esposto uno dei quadri simbolo di quest'artista che ama lavorare sul tema del vulcano, metafora della forza distruttiva della natura, della solitudine dell'uomo, ma anche della rigenerazione di cui uomo e natura sono capaci.
Il giorno dell'inaugurazione il poeta e artista Piero Ferrini darà vita a una delle sue performance, una di quelle a cui l'artista è molto affezionato per via del suo profondo significato: se l'uomo di distingue dall'animale perché dotato di pensiero, il gesto più bello che l'artista può compiere è donare i propri pensieri agli altri, e farlo in maniera suggestiva e, perché no?, divertente: pensieri composti a forma di fiore, trovati da una luce non solo metaforica, imbrigliati nelle reti dei pescatori, ripescati e donati a tutto il pubblico presente.
Micaela Mander
Nei mesi di luglio e agosto, infatti, diversi artisti, scultori, pittori, videoartisti e poeti, animeranno due prestigiose sedi: gli spazi di Villa Maioni, che ospita la Biblioteca Civica di Verbania, con il suo suggestivo parco, e la Casa del Lago, museo interattivo sul Lago Maggiore e la sua storia ospitato a Villa Simonetta.
L'associazione IdeaVita, nelle persone di Piero Ferrini, presidente, e di Pina Inferrera, direttore artistico, ha infatti pensato, per l'edizione 2008, di allargare il progetto a tutte le Province bagnate dal Ticino: in primo luogo Verbania, capoluogo sul Lago.
La rassegna punta sui legami tra arte e territorio: avere a disposizione la biblioteca pubblica e il parco, con la vista sul lago, nonchè il museo legato al territorio dall'allestimento accattivamente e innovativo e dal personale aperto all'arte e a nuove forme di collaborazione, permette di sottolineare i legami tra le arti, le terre, la gente del luogo e l'acqua. Clicking the Territory vuole infatti rimarcare la peculiarità delle terre d'acqua, e invitare artisti di fama, italiani e non, con un buon curriculum espositivo alle spalle, a ideare delle opere ad hoc o a portare alcune opere significative del loro percorso.
Gli scultori invitati renderanno unico lo scenario del parco di Villa Maioni con le loro creazioni, in parte realizzate appositamente, mentre carte e altre sculture daranno un volto nuovo alla facciata e agli spazi comuni della Biblioteca. Le sale multimediali di Villa Simonetta si prestano bene per dare vita a una rassegna video sul tema dell'acqua, mentre il tutto verrà arricchito dalla performance di Piero Ferrini, poeta e artista, dal titolo “Pensieri sul lago”.
Clicking the Territory - seconda tappa: Verbania
Il progetto Clicking the Territory - Windows of Lights and Darkness prosegue nella seconda tappa di Verbania: città di lago, Verbania offre alla rassegna due sedi espositive, ampie e significative per destinazione d'uso. Vediamole.
1. Biblioteca Civica e Parco, Villa Maioni
Il viaggio sul territorio promosso dall'associazione IdeaVita inizia, qui a Verbania, nella sede della Biblioteca Civica, la storica Villa Maioni, che con simpatia accoglie i visitatori mettendo i propri spazi a disposizione. Ma proprio tutti gli spazi: si inizia infatti dall'esterno della facciata dove Vittorio Tonon, artista attivo da diversi anni in luoghi espositivi volutamente alternativi ai circuiti tradizionali, si appropria dei balconi del primo piano per installare la propria opera, gigantesche lettere dell'alfabeto. Tonon, infatti, con la sensibilità che gli è propria, cerca delle consonanze con il luogo dove è chiamato ad esporre: la scultura è opera pubblica, dialogo, incrocio con i luoghi, quindi eco del contenuto dove viene installata, come in questo caso appare chiaramente; la scultura è anche riciclo, utilizzo di materiali diversi, e lavoro appositamente realizzato: tutti temi, questi, che reincontreremo all'interno della mostra, volutamente centrata sulle problematiche della scultura e dell'installazione.
Si prosegue all'interno della Biblioteca, dove l'ingresso e lo scalone d'accesso al primo piano si animano grazie a un'installazione di carte di Nicoletta Frigerio: scultrice, Frigerio concepisce il proprio lavoro con la carta alla stregua di una scultura vera e propria, intervenendo sul pezzo con polveri in rilievo, trattando la carta non solo come supporto ma come un qualcosa di tridimensionale che serve all'artista per sviluppare intuizioni avute con altri materiali, e per creare infine delle serie sui suoi temi favoriti (la luna, il meteorite, la lotta bianco-nero, la matericità del conflitto creativo, etc.). L'artista ha scelto, tra gli altri, questo lavoro, perché, al pari di quello di Tonon, pur così diverso, allude anch'esso al luogo che ci ospita, la Biblioteca, con le sue lettere, le sue carte, la sua cultura ricca di significati.
In cima allo scalone, nell'arco scenografico del primo piano, Grazia Simeone appende uno dei suoi Mandala: l'eco della cultura orientale si fonde con il riciclo di materiali trovati qui, la trasparenza del mandala, così come lo concepisce la Simeone, non appesantisce gli spazi storici della Villa, ma dona leggerezza e invita a passare oltre, all'aperto.
La Villa è infatti circondata dal parco, e passeggiando il visitatore incontrerà numerosi lavori, tra cui, per restare alla Simeone, un'installazione dal titolo Veliero: veliero come un'imbarcazione che solca il lago, vela come il telo leggerissimo, teso suggestivamente tra gli alberi, di cui è composta l'opera, ultima di una serie a cui l'artista e performer tiene particolarmente, perché esito della sua ricerca sul gesto dello scultore che compone lo spazio e lo ridisegna con elementi semplici, bianchi, elastici.
Appena usciti dal retro della Villa ci si imbatte in una parete: si tratta di Variabili di Alberto Gianfreda, giovane scultore attivo presso l'Accademia di Belle Arti di Brera, dove sperimenta da qualche anno le possibili declinazioni dei materiali della scultura, dal legno, alla terracotta, al metallo. Proprio l'interazione tra un materiale morbido e vivo come il legno e la durezza del ferro porta Gianfreda a lavorare sul concetto di costrizione del morbido nel rigido, e a creare moduli dove il gioco delle forze si complica. Appositamente realizzata per la mostra, Variabili è anche una parete ondulata: di nuovo, uno scultore che fa davvero scultura, ossia crea per modificare lo spazio, e, in questo caso specifico, crea per dialogare con lo spazio. Vediamo, infatti, una curva in scala con la curva dello scalone che porta dall'interno della Villa alla terrazza al parco.
Maestro accreditato della scultura e dell'installazione, indagatore attento delle reazioni del pubblico al gioco dell'arte è Franco Mazzucchelli: già professore all'Accademia di Brera, Mazzucchelli è famoso per i suoi gonfiabili, regalati al mondo e disseminati nei luoghi più diversi, così come un gonfiabile è l'opera che l'artista ha gioiosamente realizzato per l'occasione. Un doppio cuscino bianco, ancorato al prato del parco perché non voli via; una presenza ingombrante ma al tempo stesso leggerissima, che susciterà le più diversi reazioni, come senz'altro Mazzucchelli, sorridendo come sempre, osserverà, lui che ora è ricercatissimo per le sue intuizioni sulla fruizione dell'arte da parte del grande pubblico.
La mostra offre anche l'occasione di istituire un confronto, a mio parere lusinghiero per entrambi, tra maestro e allievo: è stato invitato, infatti, Pietro Spoto, autore di numerosi progetti di sculture e installazioni percorribili e godibili da parte del pubblico, allievo di Franco Mazzucchelli in accademia. Spoto è affascinato dalla possibilità di comunicare con la gente, che viene invitata a percorrere lo spazio modificato dall'artista. L'opera presentata a Verbania è un dialogo con il lago, con le montagne, con la gente che camminerà tra i blocchi di granito legati dalle strutture in metallo, primo embrione di un progetto più impegnativo che lo scultore lascerà alla città di Verbania. Il titolo, A memoria di forma, approfondisce inoltre la valenza di scultura come monumento, come qualcosa che sottolinea ciò che deve essere ricordato, e che si colloca, in quanto tale, in un punto particolarmente significativo: il parco pubblico diventa quindi eco della memoria millenaria della comunità, scavata nella pietra locale, il granito appunto.
Riferita all'acqua di lago, e in tema quindi con il raccordo con il territorio che la rassegna si è prefissata, è la scultura al centro del parco, opera dell'americano, ma ormai residente sul Lago Maggiore da anni, Matthew Broussard; il titolo, Full Fathom Five, riprende i versi di Shakespeare da La tempesta, e si riferisce a un corpo sott'acqua. Ma Shakespeare non è l'unico referente letterario di questo lavoro: l'artista ci ha spiegato di aver letto, mentre stava creando l'opera, Moby Dick, e ha aggiunto: "All'inizio, il protagonista descrive in modo chiarissimo la ricerca della verità metafisica come un guardare il mondo da sott'acqua. La percezione della
luce rimane distorta dall'elemento attraverso la quale la guardiamo". Il granito (perché anche Broussard ha pensato al materiale locale) è perciò lavorato come fosse acqua attraverso la quale guardare il cielo; il ferro ne garantisce l'installazione in modo che la scultura diventi, come negli altri casi, percorribile.
Prima di uscire, osservate Nesting, l'installazione di Attilio Tono e Veronique Pozzi: composta da una cinquantina di diverse sculture in terracotta grezza, essa è, secondo le parole dei due artisti, "una serie di micro-architetture, modellate a partire dall’idea di nido (nest), piccolo luogo, ambiente “privato”. Ognuna sembra essere illuminato dall’interno, dotata di luce e di vita propria. Nesting nasce da una considerazione sulla società contemporanea, permeata di pregiudizi: tutte le persone sono diverse tra loro per molteplici fattori (vissuto personale, cultura, estrazione sociale, religione, etnia, …) e possono coesistere ed integrarsi solo se c’è rispetto reciproco e collaborazione. Ogni micro-architettura è strutturalmente differente dalle altre perché ideata e realizzata da differenti persone, in particolare da quelle considerate “diverse” e quindi discriminate: Attilio e Veronique hanno infatti coinvolto nel progetto alcune detenute del Carcere di San Vittore (MI)- ed alcuni pazienti del Centro Diurno “Procaccini 14”- Unità di Psichiatria dell’Azienda Ospedaliera Fatebenefratelli (MI)." Un dono in più alla città di Verbania, un altro modo di fare scultura.
2. La Casa del Lago
La seconda sede espositiva è un museo dedicato al Lago Maggiore e alla sua storia, recentemtne aperto al pubblico e allestito in maniera cretiva da alcuni architetti torinesi, che hanno puntato a ricreare alcuni ambienti, e a suggerire la presenza del algo con dettagli, luci, colori. La sede museale, quindi, è attrezzata anche per accogliere video e laboratori con il microscopio: ecco quindi che nel periodo di durata della mostra si sostituiranno i video di documentazione normalmente proiettati con due video artistici, uno di Pina Inferrera, uno di Elastic Group, ed ecco che la sala del laboratorio non vedrà ingigantiti i consueti microorganismi di lago, bensì un'opera appositamente realizzata di Geo. Il tutto affiancato da due installazioni create per l'occasione di Silvia Abbiezzi e Armando Tinnirello.
Pina Inferrera propone un suo video legato al tema dell'acqua: una figura femminile, l'artista stessa, scorre suggestivamente nell'ultima sala, da dove la si può fruire stando sdraiati sui cuscini: metafora dello stare sott'acqua, dello scorrere dell'acqua sopra di noi, l'opera verrà accompagnata da una colonna sonora pensata appositamente.
Elastic Group sono un gruppo di artisti che lavorano con media digitali e si occupano di video installazioni site specific, public art e video performance, nei quali immagini cupe, inquietanti si uniscono a dettagli ingigantiti e atmosfere da shows, che accompagnano riflessioni su temi di ampio respiro. A loro viene assegnata la prima delle due sale video.
Nel laboratorio, che normalmente viene usato dal personale del museo per proiettare in grande ciò che del lago può cogliere solo il microscopio, Gabriele Baldo alias Geo, ricrea un minimondo immerso nell'acqua, fruibile da parte dei visitatori che potranno interagire toccando la superficie animata da un laser di luce. Il significato più profondo dell'operazione ce lo spiega Geo stesso, che così riflette: "All'uomo d'oggi basta una parola o il calore della propria mano per
provocare una mutazione in un piccolo enorme mondo, ma non sempre l'effetto è
un turbine iridescente e affascinante su un muro".
Con Geo e con i video è stata usata in particolare la luce, altro tema portante della manifestazione artistica di quest'anno; la luce si ritrova nelle fotografie di Silvia Abbiezzi, che ripropone dal vivo l'installazione che campeggia nelle immagini disposte tra gli scaffali del locale biblioteca: bottiglie blu contenenti l'acqua del lago, animate da un fuoco che guizza come fosse onda. Gli elementi si fondono, e vengono catturati da una grande rete da pescatore, che sulla parere d'ingresso raccoglie e ricicla rifiuti. La Abiezzi fonde quindi varie tematiche, in un lavoro eseguito ad hoc per La Casa del Lago; allo stesso modo Armando Tinnirello utilizza la sala delle mostre temporanee per appendere, come fossero delle bandiere tibetane, immagini, dipinte o fotografate dalla tv, di animali che vivono nell'acqua. Le immagini creano un cerchio da cui il visitatore si trova avvolto e circondato; al centro, una sorta di altare: viene esposto uno dei quadri simbolo di quest'artista che ama lavorare sul tema del vulcano, metafora della forza distruttiva della natura, della solitudine dell'uomo, ma anche della rigenerazione di cui uomo e natura sono capaci.
Il giorno dell'inaugurazione il poeta e artista Piero Ferrini darà vita a una delle sue performance, una di quelle a cui l'artista è molto affezionato per via del suo profondo significato: se l'uomo di distingue dall'animale perché dotato di pensiero, il gesto più bello che l'artista può compiere è donare i propri pensieri agli altri, e farlo in maniera suggestiva e, perché no?, divertente: pensieri composti a forma di fiore, trovati da una luce non solo metaforica, imbrigliati nelle reti dei pescatori, ripescati e donati a tutto il pubblico presente.
Micaela Mander
05
luglio 2008
Clicking the territory. Window of lights and darkness
Dal 05 luglio al 31 agosto 2008
arte contemporanea
Location
BIBLIOTECA CIVICA PIETRO CERETTI
Verbania, Via Vittorio Veneto, 138, (Verbano-cusio-ossola)
Verbania, Via Vittorio Veneto, 138, (Verbano-cusio-ossola)
Orario di apertura
Martedì, Giovedì e Venerdi 9-12,30 e 14-18,30, mercoledì 15-22, sabato 9,30-18,30, il Parco di Villa Maioni è sempre aperto
Vernissage
5 Luglio 2008, ore 18
Sito web
www.ideavita.com
Autore
Curatore