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CoBrA
50 opere del famoso Gruppo Cobra
e una griffe di moda per raccontare come si può creare e vivere nella più totale libertà
Comunicato stampa
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Una cinquantina di opere del tutto fuori dagli schemi e una ben nota griffe di moda per comporre un’istallazione capace di raccontare, dissacrare, celebrare, arricchire d’imprevisti contenuti l’avventura straordinariamente complessa e controversa del mitico Gruppo Cobra, uno dei movimenti artistici europei più dirompenti e prolifici del secondo dopoguerra.
Con Cobra. Creatività e provocazione (4 Marzo – 29 Aprile 2006) la galleria ModenArte e il curatore dell’esposizione Maurizio Vanni offrono un nuovo contributo al programma di rilettura dell’arte del Novecento (www.modenarte.com). E come già in ottobre nella mostra d’esordio dedicata al Surrealismo, insistono nella bizzarra contaminazione tra arte e moda per riflettere sulle avanguardie del passato prossimo e indagarne, attraverso questo particolare caleidoscopio, l’influenza sull’inconscio collettivo e i gusti capricciosi d’oggidì.
Dunque cappelli, scarpe e borse d’autore allora a confronto con Miró, Dalí, Ernst, Magritte, ora sexissimi, coloratissimi collant al femminile, creati per la circostanza dallo stilista Emilio Cavallini e assemblati da Vanni con tele, gouache, sculture, disegni e acquarelli firmati da Corneille, Jorn, Appel, Lucebert e da molti altri degli Enfants Cobra, che tra il ’45 e il ’48 arrivarono a Parigi dal Belgio, Olanda e Danimarca per giocare al gioco sempreverde dei giovani artisti belli e ribelli, e rivivere a petto in fuori l’epopea gloriosa e sofferta dei precursori d’ogni tempo.
Vanni propone un percorso museografico del tutto singolare e volutamente assurdo, in cui i collant fanno esattamente da collant, ossia da saldatura tra una pagina importante della storia dell’arte più recente e una dimensione produttiva di questi nostri giorni, che si nutre anch’essa di creatività e mercato. La provocazione si spinge al punto di chiedere al visitatore di entrare concretamente nell’affresco, di riconoscere a se stesso una spontanea vena creativa, di esibirsi con i collant indosso, per poi riceverli in premio di tanto disinvolto coraggio e divertita incoscienza.
La mostra espone ben 21 opere di Corneille, 3 di Pierre Alechinsky e Jacques Doucet, 1 di Asger Jorn e Anton Rooskens, 7 di Lucebert e Stolpe, 2 di Karel Appel e Bernard Damiano, 3 di Constant. L’idea del curatore è di metterne a frutto la carica cromatica per dar vita a una performance d’ispirazione televisiva, per far interagire pubblico e mostra portando così alle estreme conseguenze la critica Cobra alla società dello spettacolo. Provocazione artistica, provocazione marketing o soltanto provok-azione per mettere in vetrina le gabbie ideologiche da cui si suggerisce di fuggire?
I Cobra, si sa, furono maestri di fuga dalle gabbie, soprattutto quelle ormai soffocanti degli ismi (intellettualismo, surrealismo, accademismo, realismo, astrattismo, geometrismo, funzionalismo) e si batterono per la libera sperimentazione di modi espressivi diretti e intuitivi. La loro fu un'arte provocatoria che rivendicava il diritto al piacere edonistico del gesto creativo, risolto in un neoespressionismo materico esasperato.
Da un lato l'arte Cobra (e la mostra ne propone molti esempi di grande qualità) affondava le radici nella vivace arte popolare nordica, dall'altro fu il risultato della fusione di elementi tratti dalle tendenze dell'arte moderna: il ricorso al sogno, al testo letterario, all'automatismo psichico della poetica surrealista, all'incisività e arbitrarietà del colore espressionista, alla violenza aggressiva e umoristica dell'art brut di Dubuffet.
Era evidentemente un nucleo troppo eterogeneo, di esperienze, ambizioni e sensibilità politico-culturali troppo divergenti per durare a lungo. Durò tre anni appena. Fondato nel 1948 e battezzato con un acronimo (Co per Copenaghen, Br per Bruxelles, A per Amsterdam), il gruppo si sciolse nel 1951, ma molte delle sue idee continuarono clamorosamente a germogliare e continuano tutt’oggi.
Con Cobra. Creatività e provocazione (4 Marzo – 29 Aprile 2006) la galleria ModenArte e il curatore dell’esposizione Maurizio Vanni offrono un nuovo contributo al programma di rilettura dell’arte del Novecento (www.modenarte.com). E come già in ottobre nella mostra d’esordio dedicata al Surrealismo, insistono nella bizzarra contaminazione tra arte e moda per riflettere sulle avanguardie del passato prossimo e indagarne, attraverso questo particolare caleidoscopio, l’influenza sull’inconscio collettivo e i gusti capricciosi d’oggidì.
Dunque cappelli, scarpe e borse d’autore allora a confronto con Miró, Dalí, Ernst, Magritte, ora sexissimi, coloratissimi collant al femminile, creati per la circostanza dallo stilista Emilio Cavallini e assemblati da Vanni con tele, gouache, sculture, disegni e acquarelli firmati da Corneille, Jorn, Appel, Lucebert e da molti altri degli Enfants Cobra, che tra il ’45 e il ’48 arrivarono a Parigi dal Belgio, Olanda e Danimarca per giocare al gioco sempreverde dei giovani artisti belli e ribelli, e rivivere a petto in fuori l’epopea gloriosa e sofferta dei precursori d’ogni tempo.
Vanni propone un percorso museografico del tutto singolare e volutamente assurdo, in cui i collant fanno esattamente da collant, ossia da saldatura tra una pagina importante della storia dell’arte più recente e una dimensione produttiva di questi nostri giorni, che si nutre anch’essa di creatività e mercato. La provocazione si spinge al punto di chiedere al visitatore di entrare concretamente nell’affresco, di riconoscere a se stesso una spontanea vena creativa, di esibirsi con i collant indosso, per poi riceverli in premio di tanto disinvolto coraggio e divertita incoscienza.
La mostra espone ben 21 opere di Corneille, 3 di Pierre Alechinsky e Jacques Doucet, 1 di Asger Jorn e Anton Rooskens, 7 di Lucebert e Stolpe, 2 di Karel Appel e Bernard Damiano, 3 di Constant. L’idea del curatore è di metterne a frutto la carica cromatica per dar vita a una performance d’ispirazione televisiva, per far interagire pubblico e mostra portando così alle estreme conseguenze la critica Cobra alla società dello spettacolo. Provocazione artistica, provocazione marketing o soltanto provok-azione per mettere in vetrina le gabbie ideologiche da cui si suggerisce di fuggire?
I Cobra, si sa, furono maestri di fuga dalle gabbie, soprattutto quelle ormai soffocanti degli ismi (intellettualismo, surrealismo, accademismo, realismo, astrattismo, geometrismo, funzionalismo) e si batterono per la libera sperimentazione di modi espressivi diretti e intuitivi. La loro fu un'arte provocatoria che rivendicava il diritto al piacere edonistico del gesto creativo, risolto in un neoespressionismo materico esasperato.
Da un lato l'arte Cobra (e la mostra ne propone molti esempi di grande qualità) affondava le radici nella vivace arte popolare nordica, dall'altro fu il risultato della fusione di elementi tratti dalle tendenze dell'arte moderna: il ricorso al sogno, al testo letterario, all'automatismo psichico della poetica surrealista, all'incisività e arbitrarietà del colore espressionista, alla violenza aggressiva e umoristica dell'art brut di Dubuffet.
Era evidentemente un nucleo troppo eterogeneo, di esperienze, ambizioni e sensibilità politico-culturali troppo divergenti per durare a lungo. Durò tre anni appena. Fondato nel 1948 e battezzato con un acronimo (Co per Copenaghen, Br per Bruxelles, A per Amsterdam), il gruppo si sciolse nel 1951, ma molte delle sue idee continuarono clamorosamente a germogliare e continuano tutt’oggi.
04
marzo 2006
CoBrA
Dal 04 marzo al 29 aprile 2006
arte contemporanea
arti decorative e industriali
arti decorative e industriali
Location
GALLERIA MODENARTE
Modena, Via Arturo Toscanini, 26, (Modena)
Modena, Via Arturo Toscanini, 26, (Modena)
Orario di apertura
sabato ore 11 – 19, lunedì chiuso, domenica e festivi su appuntamento
Autore
Curatore