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COCLEA
bipersonale
Comunicato stampa
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Nicola D'Ambrosio – Lucio DDTART
Una frattura nella sfera dell'arte contemporanea si allarga sempre di più. Da una parte,
un'abbondanza di arte organizzata, creata e divulgata per rispondere alle richieste del mercato dell'arte,
essenzialmente neutrale, pittorica, di superficie, affollata, appariscente, leziosa, che raccoglie e stratifica
composizioni estetizzanti, vaganti in un limbo d'insignificanza dichiarata dagli stessi artisti, che si mantiene
rigorosamente distante e neutrale rispetto al contesto sociale e politico; dall'altra parte, una minoranza di
arte che interviene con proposte essenzialmente più dinamiche, siglando le opere con esplicita volontà di
senso, contenuto e critica, all'interno delle dinamiche sociali e politiche del mondo, l'Occidente, che si è
sempre visto come garanzia di benessere e democrazia, ma che invece oggi mostra tutto il suo lato oscuro
come inflessibile “Apparato” della volontà di dominio. Scrive Massimo Sgroi nell'introduzione al suo libro
LOSERS: “Si confonde l'estetica del linguaggio con il suo contenuto. Uno scritto, un'opera, un film, un
concerto o uno spettacolo teatrale non dicono più nulla, sono solo “belli” o, peggio ancora, “si vendono”. Si
sostituisce l'edonismo corporeo con l'edonismo della mente e la sindrome di Narciso impazza e lobotomizza
i cervelli. ...Intanto Jeff Koons vende il suo Balloon Dog a novanta milioni di dollari, simbolo di un mondo
perverso fatto di fache;...”
Nicola D'Ambrosio e Lucio DDTART, hanno entrambi un immaginario artistico che li pone chiaramente
nell'ambito del secondo gruppo descritto sopra. Pur separati da una certa distanza generazionale, nonché
da un diverso approccio stilistico e formale, superano il luogo comune del “gap generazionale” dialogando
sulla stessa materia problematica e contenutistica. Presentano in questa mostra un campionario “bestiale”
dell'umana follia che invade il mondo contemporaneo, un anfiteatro delle moderne mostruosità. Coclea è la
parola che indicava il condotto attraversato delle fiere nell'anfiteatro romano, quando entravano e uscivano
dall'arena. Questo, sembra ricostruito dai due artisti in questa mostra, un condotto, un cunicolo, una falla
aperta, una ferita. Un dolore rappresentato idealmente nell'arena dell'anfiteatro romano dell'antica Capua
distante qualche chilometro dalla sede della galleria e presenza storico artistica di notevole valore, ma
praticamente dimenticata in un territorio dimenticato. Luogo mentale, metafora del teatro mondiale degli
orrori perpetuati quotidianamente davanti ai nostri occhi, nell'indifferenza di una maggioranza silenziosa e
complice. Il dilagare di un congegno di morte e distruzione senza più misura. Coclea è la stessa parola che
indica anche la meccanica idraulica di Archimede: la vite elicoidale all'interno di un tubo che aspira l'acqua
da piccole profondità. In anatomia invece indica la struttura dell'orecchio interno che traduce le informazioni
acustiche in impulsi nervosi trasmessi al cervello umano. Ecco che macchine umanoidi “intelligenti”, folle di
esseri viventi modificati, invasori virtuali provenienti da mondi paralleli, immaginate da DDTART e da
D'Ambrosio, come liquido celebrale sembrano sgorgare direttamente dal congegno idraulico di Archimede.
Come i suoni assordanti delle armi tecnologiche di ultima generazione, si confondono con i tintinnii degli
algoritmi che attraversano il condotto uditivo e si diffondono conquistando direttamente i cervelli umani.
Di Lucio DDTART ricordiamo la sua sigla identitaria DDTART tratta da un prodotto chimico, un potente
insetticida usato in agricoltura ad alta concentrazione di tossicità. Le sue creazioni spaziano dal piccolo
disegno su carta, prevalentemente recuperata (carte di giornali) alle tele, alla costruzione tridimensionale di
piccoli oggetti bellici, e figure ibride animali e umanoidi. Scrive del suo lavoro Valerio Dehò: “La fantasia
dell’artista si alimenta sull’informazione e sulla certezza che lo sfruttamento della Terra sta facendo nascere
creature che prima non c’erano. La scienza tace e acconsente, l’arte denuncia e di-mostra. Le creature della
DDT Art hanno in più il peso di una drammaticità senza fine.”
Nicola D'Ambrosio, invece, lavora con ironia e distacco, si circonda e gioca con creazioni ibride più
scanzonate, a tratti comiche, ma senza rinunciare mai al senso critico. Il suoi oggetti sono spesso maschere
che animano un gioco performante e teatrale, dove il dramma è solo esorcizzato, momentaneamente
rimosso per necessità di sopravvivenza, in un mondo senza amore in corsa verso la fine. D'Ambrosio ha
già subito una specie di modificazione genetica nell'accelerazione del tempo presente, è ormai immune alla
rappresentazione esteriore del senso del dramma, anche se ne conserva la memoria nel profondo.
Costruisce i suoi mostri, ma poi li addomestica, li rende innocui, simpatici. Giocattoli solo in apparenza,
perché alla prima occasione sono capaci di ingoiarti in un boccone.
Ma,come sempre, noi cerchiamo la bellezza e l'arte, e non sempre la cogliamo nell'immediatezza della
visione. Dove risiede la bellezza? E l'arte? Come si riconosce? Come la troviamo in queste proposte
artistiche? Certo ci vuole un grande impegno, ma poi la riconosciamo se sappiamo distinguere la bellezza
che ci riempie solo gli occhi di colori, forme, da quella che fa battere il cuore, scuote il senso di giustizia,
stimola la ragione, che ti fa provare sentimenti e passioni come il dolore, la rabbia, l'amore, la gioia, la paura,
quella che ti cambia la vita. Qui troviamo anche l'Arte.
Una frattura nella sfera dell'arte contemporanea si allarga sempre di più. Da una parte,
un'abbondanza di arte organizzata, creata e divulgata per rispondere alle richieste del mercato dell'arte,
essenzialmente neutrale, pittorica, di superficie, affollata, appariscente, leziosa, che raccoglie e stratifica
composizioni estetizzanti, vaganti in un limbo d'insignificanza dichiarata dagli stessi artisti, che si mantiene
rigorosamente distante e neutrale rispetto al contesto sociale e politico; dall'altra parte, una minoranza di
arte che interviene con proposte essenzialmente più dinamiche, siglando le opere con esplicita volontà di
senso, contenuto e critica, all'interno delle dinamiche sociali e politiche del mondo, l'Occidente, che si è
sempre visto come garanzia di benessere e democrazia, ma che invece oggi mostra tutto il suo lato oscuro
come inflessibile “Apparato” della volontà di dominio. Scrive Massimo Sgroi nell'introduzione al suo libro
LOSERS: “Si confonde l'estetica del linguaggio con il suo contenuto. Uno scritto, un'opera, un film, un
concerto o uno spettacolo teatrale non dicono più nulla, sono solo “belli” o, peggio ancora, “si vendono”. Si
sostituisce l'edonismo corporeo con l'edonismo della mente e la sindrome di Narciso impazza e lobotomizza
i cervelli. ...Intanto Jeff Koons vende il suo Balloon Dog a novanta milioni di dollari, simbolo di un mondo
perverso fatto di fache;...”
Nicola D'Ambrosio e Lucio DDTART, hanno entrambi un immaginario artistico che li pone chiaramente
nell'ambito del secondo gruppo descritto sopra. Pur separati da una certa distanza generazionale, nonché
da un diverso approccio stilistico e formale, superano il luogo comune del “gap generazionale” dialogando
sulla stessa materia problematica e contenutistica. Presentano in questa mostra un campionario “bestiale”
dell'umana follia che invade il mondo contemporaneo, un anfiteatro delle moderne mostruosità. Coclea è la
parola che indicava il condotto attraversato delle fiere nell'anfiteatro romano, quando entravano e uscivano
dall'arena. Questo, sembra ricostruito dai due artisti in questa mostra, un condotto, un cunicolo, una falla
aperta, una ferita. Un dolore rappresentato idealmente nell'arena dell'anfiteatro romano dell'antica Capua
distante qualche chilometro dalla sede della galleria e presenza storico artistica di notevole valore, ma
praticamente dimenticata in un territorio dimenticato. Luogo mentale, metafora del teatro mondiale degli
orrori perpetuati quotidianamente davanti ai nostri occhi, nell'indifferenza di una maggioranza silenziosa e
complice. Il dilagare di un congegno di morte e distruzione senza più misura. Coclea è la stessa parola che
indica anche la meccanica idraulica di Archimede: la vite elicoidale all'interno di un tubo che aspira l'acqua
da piccole profondità. In anatomia invece indica la struttura dell'orecchio interno che traduce le informazioni
acustiche in impulsi nervosi trasmessi al cervello umano. Ecco che macchine umanoidi “intelligenti”, folle di
esseri viventi modificati, invasori virtuali provenienti da mondi paralleli, immaginate da DDTART e da
D'Ambrosio, come liquido celebrale sembrano sgorgare direttamente dal congegno idraulico di Archimede.
Come i suoni assordanti delle armi tecnologiche di ultima generazione, si confondono con i tintinnii degli
algoritmi che attraversano il condotto uditivo e si diffondono conquistando direttamente i cervelli umani.
Di Lucio DDTART ricordiamo la sua sigla identitaria DDTART tratta da un prodotto chimico, un potente
insetticida usato in agricoltura ad alta concentrazione di tossicità. Le sue creazioni spaziano dal piccolo
disegno su carta, prevalentemente recuperata (carte di giornali) alle tele, alla costruzione tridimensionale di
piccoli oggetti bellici, e figure ibride animali e umanoidi. Scrive del suo lavoro Valerio Dehò: “La fantasia
dell’artista si alimenta sull’informazione e sulla certezza che lo sfruttamento della Terra sta facendo nascere
creature che prima non c’erano. La scienza tace e acconsente, l’arte denuncia e di-mostra. Le creature della
DDT Art hanno in più il peso di una drammaticità senza fine.”
Nicola D'Ambrosio, invece, lavora con ironia e distacco, si circonda e gioca con creazioni ibride più
scanzonate, a tratti comiche, ma senza rinunciare mai al senso critico. Il suoi oggetti sono spesso maschere
che animano un gioco performante e teatrale, dove il dramma è solo esorcizzato, momentaneamente
rimosso per necessità di sopravvivenza, in un mondo senza amore in corsa verso la fine. D'Ambrosio ha
già subito una specie di modificazione genetica nell'accelerazione del tempo presente, è ormai immune alla
rappresentazione esteriore del senso del dramma, anche se ne conserva la memoria nel profondo.
Costruisce i suoi mostri, ma poi li addomestica, li rende innocui, simpatici. Giocattoli solo in apparenza,
perché alla prima occasione sono capaci di ingoiarti in un boccone.
Ma,come sempre, noi cerchiamo la bellezza e l'arte, e non sempre la cogliamo nell'immediatezza della
visione. Dove risiede la bellezza? E l'arte? Come si riconosce? Come la troviamo in queste proposte
artistiche? Certo ci vuole un grande impegno, ma poi la riconosciamo se sappiamo distinguere la bellezza
che ci riempie solo gli occhi di colori, forme, da quella che fa battere il cuore, scuote il senso di giustizia,
stimola la ragione, che ti fa provare sentimenti e passioni come il dolore, la rabbia, l'amore, la gioia, la paura,
quella che ti cambia la vita. Qui troviamo anche l'Arte.
10
novembre 2023
COCLEA
Dal 10 novembre al 10 dicembre 2023
arte contemporanea
Location
CENTOMETRIQUADRI ARTE CONTEMPORANEA
Santa Maria Capua Vetere, Via Carlo Sant'agata, 14, (Caserta)
Santa Maria Capua Vetere, Via Carlo Sant'agata, 14, (Caserta)
Orario di apertura
18,00
Vernissage
10 Novembre 2023, 18,00
Autore