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Collage. Una poetica del frammento
Prosegue l’interesse del Museo svizzero verso i linguaggi dell’arte contemporanea: dopo la mostra Arte natura si indaga ora su una forma espressiva antica e moderna, che si rinnova attraverso le regole di
montaggio dell’opera d’arte e la varietà dei materiali scelti.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Il Museo Villa dei Cedri di Bellinzona inaugura la stagione espositiva del 2010 con una mostra dedicata
a un’affascinante espressione artistica: il collage.
Prosegue l’interesse del Museo svizzero verso i linguaggi dell’arte contemporanea: dopo la mostra Arte
natura si indaga ora su una forma espressiva antica e moderna, che si rinnova attraverso le regole di
montaggio dell’opera d’arte e la varietà dei materiali scelti.
Filo conduttore della rassegna, curata da Matteo Bianchi, è il frammento. Rottura, colpi e contraccolpi,
elementi diversi fra loro sono il preludio alla ricomposizione del collage. Pezzi disparati, in cui il
frammento e lo sfatto si associano, inseguono la trasformazione, per dare vita a uno spazio pittorico
poetico – l’opera d’arte – in cui convivono la variazione e la diversità.
Molti i frammenti che affollano la mostra. Legno, carta, pietra, stoffa e metallo, ma anche 10 artisti, 10
sale espositive, 10 capitoli del catalogo e le opere stesse: circa una settantina. Tutti elementi
individuati e scelti non per la loro unicità, ma piuttosto come parti di un progetto espositivo inedito,
legato alla libera costruzione di immagini vitali disposte per frammenti.
La mostra accosta i lavori di alcuni fra i più importanti artisti del nostro tempo:
Jean Arp
Jean Bazaine
Christian Bonnefoi
Enrico Della Torre
Alberto Magnelli
Wilfrid Moser
Louise Nevelson
Flavio Paolucci
Italo Valenti
Jan Voss
3
Diversi per provenienza culturale, ciascuno a suo modo scrive la lingua e lo stile del collage: d’istinto o
di concetto; dal classico disegnare con la forbice e incollare le carte, fino all’assemblaggio che genera
soluzioni plastiche e creazione di modelli.
Nella mostra l’immagine raffinata e il sentimento di una geometria dolce, definiti con sobrietà da Arp,
Magnelli, Valenti, Bazaine, Della Torre e Paolucci, si incontrano con la sperimentazione di Bonnefoi e
Voss i quali, con passione e ironia, assemblano le loro carte continue. Consapevolezza nell’uso di
materiali diversi e nella pratica del linguaggio, guidano invece le ricerche condotte da Moser e Louise
Nevelson attraverso l’utilizzo di legno incollato e dipinto o di pietre bianche estratte dalla natura.
Hanno collaborato alla realizzazione della mostra: gli artisti; i rispettivi eredi; le Fondazioni Marguerite
Arp di Locarno, Giorgio Marconi di Milano, Wilfrid Moser di Zurigo; la Succession Magnelli di Bruxelles,
l’Archivio Valenti di Chiasso, le Gallerie Louis Carré e Lelong di Parigi.
Il catalogo, edito da Pagine d’Arte, propone testi sul Collage di Matteo Bianchi, curatore della mostra e
del catalogo, e di Véronique Mauron.
I testi dedicati agli artisti sono di:
Chiara Calzetta Jaeger, Jean Arp; Didier Semin, Jan Voss; Luigi Cavallo, Enrico Della Torre e Italo
Valenti; Manuela Kahn Rossi, Flavio Paolucci; Tina Grütter, Wilfrid Moser; Jean Louis Schefer, Christian
Bonnefoi; Lydia Harambourg, Jean Bazaine; Daniel Abadie, Alberto Magnelli; Mauro Panzera, Louise
Nevelson.
Animazioni per scolaresche e visite guidate su richiesta
Notte e giornata internazionale dei musei: 15 e 16 maggio
Giornata delle porte aperte al museo: domenica 27 giugno
Visita guidata alla mostra con il curatore Matteo Bianchi: domenica 6 giugno ore 11.00
IMMAGINI IN ALTA RISOLUZIONE SCARICABILI DAL SITO WWW.VILLACEDRI.CH
Museo Villa dei Cedri
Piazza San Biagio 9 - 6500 Bellinzona (CH)
Tel. + 41 (0)91 821 85 20
Mail: museo@villacedri.ch | Web: www.villacedri.ch
Orario d'apertura: martedì – venerdì: 14.00 – 18.00 | sabato, domenica e festivi: 11.00 – 18.00
aperture serali fino alle ore 20.00 il primo giovedì di ogni mese. chiuso lunedì
Ingresso: fr. 8.- (€ 5.50), ridotto fr. 5.- (€ 3.50)
4
Il collage: le origini
Con il suo progetto espositivo dedicato esclusivamente al collage, Matteo Bianchi posa il suo sguardo
su una forma espressiva che è al contempo storica e attuale. La mostra riconsegna a questa tecnica la
centralità attribuitale, non solo dagli artisti che l’hanno adottata nei primi anni Dieci del Novecento, ma
anche da coloro che ancora oggi continuano a praticarla.
I manuali di storia dell’arte sono formali: nel 1912 Picasso introduce nei propri dipinti elementi trovati
nella realtà, restituendo così verità agli oggetti che il suo modo di dipingere stava progressivamente
cancellando. In Nature morte à la chaise cannée (1912, Musée Ricasso, Parigi), un dipinto dal profilo
ovale sottolineato da una corda, un ritaglio di tela stampata riproduce il motivo intrecciato
dell’impagliatura di una sedia, il soggetto principale dell’opera. Lo stesso anno Juan Gris e Georges
Braque inglobano oggetti o carte industriali nelle proprie opere. L’integrazione e la giustapposizione di
elementi disparati si estende quasi contemporaneamente anche alla terza dimensione con la creazione
di assemblage, ovvero sculture costruite seguendo lo stesso principio del collage. Solo pochi anni più
tardi il collage è adottato anche al di fuori dalla cerchia cubista con intenzioni ed esiti molto diversi. Si
assiste all’apertura del campo dei materiali suscettibili d’integrare l’opera d’arte e, come auspicava
Baudelaire, gli artisti vanno al cuore di quel “magazzino di segni e immagini” offerto dal reale, che la
loro immaginazione doveva trasfigurare.
Le esposizioni dedicate al collage non sono frequenti, sebbene le sperimentazioni dedicate a questa
tecnica abbiano avuto un impatto determinante sull’arte del secolo scorso. La pratica di fissare su un
supporto elementi preesistenti e di origine disparata non è stata un’invenzione degli inizi del
Novecento: la sua tradizione ha inizio nelle arti cosiddette minori o popolari e vanta una significativa
tradizione parallela, sempre viva e attuale. L’uso deliberato da parte degli artisti di questa tecnica dalle
origini umili è riuscita, però, a intaccare la solidità di un linguaggio solidamente codificato nei secoli –
quello del quadro – fatto di convenzioni illusionistiche e prospettiche. L’introduzione di materiali trovati
già pronti, d’uso quotidiano e molto diffusi, prevalentemente prodotti industrialmente, usati sia per
rappresentare se stessi, sia per evocare altro, ha contribuito a radicalizzare gli interrogativi relativi alla
rappresentazione pittorica, al ruolo dell’artista e al significato dell’opera d’arte nell’ambito delle
avanguardie.
5
Il collage fa apparire l’imprevedibile.
Con il collage, il campo d’azione a cui l’artista accede, in cui sperimenta ed evolve è immenso: il
mondo, le forme e le epoche che desidera. La sua incomparabile libertà gli permette di esplorare
“territori senza confini” e di prelevarne i pezzi che desidera e per usarli come meglio crede. Egli si
muove in un universo dove tutte le forme possono diventare significanti: sta a lui riconoscerle.
Il collage fa apparire l’imprevedibile.
Lo spezzettamento, la rottura o lo strappo dei materiali costituiscono il primo atto di una forma
artistica che si realizza solo attraverso la conseguente disposizione dei frammenti; una ricollocazione
che nasce dalla narrazione e dalla fantasia. Il collage, infatti, non è solo scissione ma, al contrario, è
proposizione; è ipotesi. Le carte tagliate, giunte o strappate si accostano per sovrapposizione; inserti e
frammenti giustapposti si dispongono e si fondono per assemblage in altri materiali fino alla
combinazione finale. Nella realizzazione dell’opera, le forme devono trovare il loro punto di equilibrio, la
composizione deve “tenere”, il ritmo deve essere dato. Il collage diventa allora simile a un modello in
cui le linee di fuga si aprono a prospettive non ancora enunciate. Testimone delle lontananze e delle
vicinanze, delle discordanze e delle risonanze, dei pieni e dei vuoti, il collage - in armonia - rivela e
coniuga la differenza.
Una poetica del frammento
Il collage - insieme di soluzioni impreviste - si esprime per frammenti e oltrepassa il concetto di unità
dell’opera; abbandona il limite di una lingua spezzata e, al taglio delle forbici, risponde con il desiderio
di creare una nuova immagine. Ne scaturisce così uno “spazio pittorico” che, ricomponendo la
frammentazione della vita quotidiana, ordina gesti in libertà per dare forma alla poesia.
Le opere esposte nella mostra, la ricerca e la sperimentazione che le hanno contrassegnate, l ’energia
sprigionata da linguaggi diversi e dagli stili di ciascun artista, racchiudono in sé una poetica del
frammento. Tasselli diversi, pezzi disparati, liricamente si uniscono per formare un ideale mosaico: un
collage - una rassegna – che celebra il valore della differenza, invita al rispetto e suscita la bellezza.
Inconfondibili nella mostra le ricerche condotte da Wilfrid Moser sull’uso di materiali diversi, come il
legno incollato e dipinto, a cui si accosta l’esperienza di Louise Nevelson che scrive l’immagine con
lamelle di legno applicate sulla composizione frontale: un quadro in cui legno è segno. Una speciale
attenzione ai materiali è accordata anche da Flavio Paolucci che traduce in uno stile raffinato
- essenziale nella resa e allo sguardo - il suo profondo concetto della natura: carta nepal e fuliggine
sono gli elementi della sua lingua poetica. Per via di semplificazioni successive si orientano le ricerche
di Arp, Magnelli, Valenti e Della Torre che regolano nella giusta misura un atteggiamento insieme lirico
e razionale, che sa mitigare gli estremi dello slancio emotivo e del rigore concettuale.
Bazaine, in assonanza poetica con Valenti, ritaglia le onde e il volo, disegna figure legate alla
6
leggerezza: leggerezza delle carte che battono come ali di farfalla e toccano i nostri sensi . Le strisce
continue di Jan Voss: partiture che registrano segni e oggetti trovati nel corso del tempo, disposti
secondo una rapida trascrizione sostenuta dal colore. Le strisce tagliate da Christian Bonnefoi:
rappresentazione di un polittico in movimento, che trattiene la forza delicata di un’esplosione lirica.
Il collage produce nuovi spazi in libertà, aperti alle corrispondenze, capaci di suscitare figure diverse,
richiami di voci lontane…
Il collage è una struttura aperta, capace di sognare, di suggerire l’incanto di una fiaba, d’inventare
racconti per immagini.
I frammenti dell’immagine composita del collage, come i diversi elementi dell’assemblage, agiscono per
contaminazione, in relazione fra loro.
Lingua e stile conferiscono struttura, ritmo all’immagine nell’intento di ricomporre il mosaico, il puzzle…
Il collage è una produzione di segmenti figurati, una suite d’infinite scaglie…ricostruisce la sequenza,
riprende il filo del discorso. E prova a funzionare.
7
COLLAGE | 10x10
L’enorme potenziale di questa tecnica, essenziale nella sua semplicità, è stato pienamente recepito da
molti artisti che nel corso del Novecento si sono espressi per suo tramite. Il collage è stato infatti il
ricettacolo delle intenzioni artistiche più diverse: dagli interrogativi fondamentali delle avanguardie, alla
denuncia sociale e politica fino alle ricerche, ascrivibili alla tradizione pittorica, orientate verso la
sperimentazione di nuovi effetti materici e compositivi.
Tutti gli artisti invitati ad illustrare la poetica del frammento sono pittori e scultori che si sono espressi
anche per il tramite del collage, ma non solo. Le opere selezionate per questa mostra sono un’ulteriore
prova dell’immensa libertà d’interpretazione che questa tecnica primordiale offre all’artista.
JEAN ARP (1886-1966)
E’ fra i fondatori del gruppo dadaista, con Tzara, nel 1916 a Zurigo. Attraverso il surrealismo, la sua
ricerca approda al concetto poetico dell’astrazione. Con sua moglie Sophie Täuber (morta nel 1943),
con Magnelli, Valenti e Sonia Delaunay, condivide intenti artistici comuni legati alla poesia del colore
nell’ambito dell’arte astratta. Pittore, scultore e poeta, è fra i protagonisti dell’arte del XX secolo. Sue
opere, oltre che nei principali musei, presso le fondazioni di Locarno e Meudon.
JEAN BAZAINE (1904-2001)
Accanto a Debré, Estève, Manessier e Vieira da Silva, è fra gli artisti informali di maggior spicco
dell’Ecole de Paris, a partire dagli anni ’50. Pittore e scrittore d’arte, realizza mosaici e vetrate, e
soltanto in tarda età approda al collage. Importanti esposizioni retrospettive alla Fondazione Maeght
(1987) e al Grand Palais (1990). La sua opera è rappresentata dalla Galerie Carré di Parigi.
CHRISTIAN BONNEFOI ( nato nel 1948)
Artista totalmente impegnato nella sperimentazione originale delle diverse tecniche del collage, con
applicazioni di materiali diversi. La sua ricerca ora si dispone verso il polittico e l’installazione dei vari
motivi assemblati. Nel 2008, mostra personale al Centre Pompidou di Parigi.
ENRICO DELL TORRE (nato nel 1931)
Durante gli anni ’50 e ’60, dopo la sua formazione presso l’Accademia di Brera, l’artista condivide
l’esperienza della pittura informale lombarda. Dalla quale si stacca, orientato verso definizione di una
poetica lirica e razionale, condotta con uno stile raffinato. Sensibile al motivo naturale che traduce in
dipinti, incisioni e collage. Un fondo monografico delle sue opere è al Museo Villa dei Cedri.
ALBERTO MAGNELLI (1888-1971)
Pittore fiorentino, francese di adozione, opera inizialmente una sintesi fra futurismo e cubismo. Al suo
breve ritorno all’ordine figurativo, segue l’esplosione lirica di forme e colori che tocca quadri astratti e
collage. Appassionato collezionista di arte primitiva, strettamente correlata al suo percorso creativo,
Magnelli è stato grande amico di Arp e di Valenti, con i quali ha condiviso la concezione lirica dell’arte
astratta.
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WILFRID MOSER (1914-1997)
Pittore svizzero attivo soprattutto a Parigi, dove la sua opera è rappresentata dalla Galerie Jeanne-
Bucher. Inizialmente dipinge scorci della sua città di adozione (boutiques e métro), di località svizzere e
italiane. Dopo una breve parentesi astratta e informale, ritorna alla vitalità della figurazione attraverso
quadri di natura. Esegue anche sculture, maquette e collage. Nel 2009, grande retrospettiva al
Kunstmuseum di Berna a cura della fondazione che studia la sua opera.
LOUISE NEVELSON (1900-1988)
La nota artista americana nata a Kiev, è stata il vero pioniere della scultura monumentale, a carattere
geometrico di tradizione cubista, destinata allo spazio pubblico. Ad affiancare tale opera, soprattutto
nell’ultimo periodo, un’ampia serie di collage d’impronta istintiva: astratti, frontali e fondati
sull’amalgama fra legno e cartone.
FLAVIO PAOLUCCI (nato nel 1934)
Dopo la formazione presso l”Accademia di Brera alla Scuola di Carpi, l’artista conosce una breve
stagione informale. La sua ricerca successiva è tutta orientata in direzione concettuale con una speciale
sensibilità rivolta ai motivi della natura rintracciati nella Valle di Blenio, dove vive e lavora. Installazioni,
sculture, quadri e carte si alternano nella sua raffinata non figurazione. Mostra personale al Museo
cantonale di Lugano, dove lo rappresenta lo Studio Dabbeni.
ITALO VALENTI (1912-1995)
Dopo gli anni di Brera trascorsi con Aldo Carpi, svolge un ruolo attivo nel gruppo dei pittori di Corrente
a Milano, con Renato Birolli e Ernesto Treccani. Dopo la figurazione legata a Corrente, dipinge quadri
informali sul tema del ‘caos’. Dopo il definitivo trasferimento ad Ascona, a partire dagli anni ’60, la sua
adesione all’astrazione lirica si compie in maniera definitiva. Il collage rappresenta parte essenziale
della sua attività che si è svolta accanto a Jean Arp e Ben Nicholson.
JAN VOSS (nato nel 1936)
Artista di origine tedesca, oggi risiede a Parigi dove insegna. Il discorso figurativo dell’artista si svolge
sul filo del racconto. Le sue composizioni accolgono un’estrema varietà di tecniche e di materiali, dalle
ceramiche alle carte, in un discorso che si ridisegna di continuo. I suoi collage attuali accolgono
frammenti della vita quotidiana, trascritti in sequenza, con ironia e vivaci segni di colore. L’artista è
attivo a Parigi, dove lo rappresenta la Galerie Lelong.
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Il curatore della mostra
MATTEO BIANCHI, nato a Lugano nel 1954, è stato per quasi vent’anni direttore del Museo Villa
dei Cedri di Bellinzona dove ha realizzato una serie di esposizioni e cataloghi legati alla cultura
figurativa fra Otto e Novecento, fra realtà e simbolo: in particolare su Luigi Rossi, Filippo
Franzoni, Albert Anker, Félix Vallotton e Camille Claudel; ha curato mostre sul Viaggio
verso le Alpi e sull’Arte simbolista in Svizzera. La sua esperienza di conservatore del museo si
consegna ai volumi il Libro e le Carte del museo che riassumono le scelte per la collezione. La
sua passione per l’opera su carta si è tradotta nelle mostre su Fautrier, Kokoschka e Sonia
Delaunay, mentre la rassegna su Steinlen rispecchia il suo interesse per la relazione fra
immagine e testo, attraverso libri illustrati, riviste e manifesti.
Parole & Figure sono al centro delle mostre e dei libri dedicati a Emilio Tadini e Valerio Adami,
condotte in stretta collaborazione con i protagonisti.
Dal 2006 Matteo Bianchi si è stabilito a Parigi dove è attivo soprattutto come editore indipendente
di Pagine d’Arte: l’attività editoriale, condotta insieme a Carolina Leite, prosegue sul versante
italiano e avvia la pubblicazione di scritti d’arte in francese, con Yves Bonnefoy, Michel Butor,
Jean Louis Schefer…
Assicura a distanza la collaborazione fra Pagine d’Arte e il Museo Villa dei Cedri attraverso le
rassegne collettive d’arte contemporanea sulla relazione infinita fra arte e natura e sulla poetica
del frammento nel collage e conferma il suo amore per l’Ottocento portando innanzi gli studi su
Luigi Rossi, pittore e illustratore, amico del poeta Lucini e insegnante all’Umanitaria di Milano:
opere, documenti e carte dell’artista sono conservate nella casa-museo in Capriasca (Canton
Ticino) costituita dal pronipote Matteo Bianchi.
In seguito alla monografia con Rossana Bossaglia (1979) e al catalogo ragionato (1999), ora – in
collaborazione con Ottavio Besomi, Giovanna Ginex e Paola Pallottino – Pagine d’Arte pubblica un
suggestivo Atlante sulla geografia del cuore e culturale dell’artista.
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Villa dei Cedri: da dimora a Museo
Villa dei Cedri è una è una dimora di origine almeno ottocentesca oggi di proprietà del Comune di
Bellinzona. Edificata dalla famiglia Bonzanigo la villa, che inizialmente presentava sobrie forme tardo
neoclassiche, sorgeva a Ravecchia (oggi aggregata a Bellinzona): meta ambita dalle famiglie patrizie
bellinzonesi di fine 'Ottocento e considerata "il più bel sobborgo di Bellinzona, ricco di vegetazione, di
ville e con vista imprendibile sulla bassa valle del Ticino fino al Lago Maggiore" (Dizionario geografico
svizzero, 1906). Le numerose modifiche apportate alla villa e al parco nel corso del tempo, si
concludono intorno al 1930 quando l'architetto milanese Nelusco Mario Antoniazzi interviene con la
costruzione di terrazze, una veranda, una loggia e la torre belvedere, rispondendo al gusto e alle
esigenze di rappresentanza della borghesia dell’epoca. Il giardino, ridisegnato come parco all'inglese,
dedica ancora oggi una porzione alla coltivazione: vigna, orto, frutteti e serre arricchiscono il quadro di
questa oasi verde. All'interno, la villa presenta notevoli pavimenti a parquet, soffitti ornati di motivi
ornamentali a stucco, camini, come pure pannelli decorativi nell'atrio e sopra le porte. Dal 1978 la villa
e il suo parco di alberi secolari sono di e dal 1985, sede della Civica galleria d'arte, oggi Museo Villa dei
Cedri.
La collezione del Museo Villa dei Cedri
Il Museo Villa dei Cedri svolge una regolare attività espositiva, che privilegia lo studio dell'inedito e che
è strettamente connessa alla crescita della sua Collezione. L'interesse della Collezione, incentrata sulla
ricerca svolta dagli artisti attivi nella regione, è rivolto soprattutto alla cultura figurativa svizzera e
italiana nei suoi sviluppi tra Otto e Novecento, in quelli di formulazione novecentesca e di ambito
contemporaneo. Tra gli artisti attivi fra il XIX e il XX secolo presenti nella Collezione opere di Giovanni
Segantini, Vittore Grubicy De Dragon, Emilio Longoni, Filippo Franzoni, Luigi Rossi, Adolfo Feragutti
Visconti, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Edoardo Berta e Pietro Chiesa. Per l'ambito novecentesco si
registrano opere di Giuseppe Foglia,di Augusto Sartori, Fausto Agnelli, Guido Tallone, Mario Ribola,
Jean Corty e di numerosi altri. Nel settore contemporaneo, accanto alle donazioni di Virgilio Guidi e
Fritz Huf e ai cospicui depositi riguardanti Filippo Boldini e Giovanni Molteni, si segnala l'acquisizione di
insiemi di opere – rappresentativi delle singole ricerche – di artisti che, in considerazione dello spessore
della loro personalità artistica, sono stati individuati quali punti di forza della Collezione; a loro sono
state dedicate mostre a carattere monografico. All'interno della Collezione viene particolarmente
incrementato il settore riguardante la grafica (opere su carta e stampe). Spicca per prestigio la serie
completa delle "Intimités" di Félix Vallotton, nonché notevoli gruppi di opere di artisti contemporanei ai
quali si riconosce uno specifico apporto nel campo della grafica come Ubaldo Monico, Massimo Cavalli,
Enrico Della Torre e Giulia Napoleone.
a un’affascinante espressione artistica: il collage.
Prosegue l’interesse del Museo svizzero verso i linguaggi dell’arte contemporanea: dopo la mostra Arte
natura si indaga ora su una forma espressiva antica e moderna, che si rinnova attraverso le regole di
montaggio dell’opera d’arte e la varietà dei materiali scelti.
Filo conduttore della rassegna, curata da Matteo Bianchi, è il frammento. Rottura, colpi e contraccolpi,
elementi diversi fra loro sono il preludio alla ricomposizione del collage. Pezzi disparati, in cui il
frammento e lo sfatto si associano, inseguono la trasformazione, per dare vita a uno spazio pittorico
poetico – l’opera d’arte – in cui convivono la variazione e la diversità.
Molti i frammenti che affollano la mostra. Legno, carta, pietra, stoffa e metallo, ma anche 10 artisti, 10
sale espositive, 10 capitoli del catalogo e le opere stesse: circa una settantina. Tutti elementi
individuati e scelti non per la loro unicità, ma piuttosto come parti di un progetto espositivo inedito,
legato alla libera costruzione di immagini vitali disposte per frammenti.
La mostra accosta i lavori di alcuni fra i più importanti artisti del nostro tempo:
Jean Arp
Jean Bazaine
Christian Bonnefoi
Enrico Della Torre
Alberto Magnelli
Wilfrid Moser
Louise Nevelson
Flavio Paolucci
Italo Valenti
Jan Voss
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Diversi per provenienza culturale, ciascuno a suo modo scrive la lingua e lo stile del collage: d’istinto o
di concetto; dal classico disegnare con la forbice e incollare le carte, fino all’assemblaggio che genera
soluzioni plastiche e creazione di modelli.
Nella mostra l’immagine raffinata e il sentimento di una geometria dolce, definiti con sobrietà da Arp,
Magnelli, Valenti, Bazaine, Della Torre e Paolucci, si incontrano con la sperimentazione di Bonnefoi e
Voss i quali, con passione e ironia, assemblano le loro carte continue. Consapevolezza nell’uso di
materiali diversi e nella pratica del linguaggio, guidano invece le ricerche condotte da Moser e Louise
Nevelson attraverso l’utilizzo di legno incollato e dipinto o di pietre bianche estratte dalla natura.
Hanno collaborato alla realizzazione della mostra: gli artisti; i rispettivi eredi; le Fondazioni Marguerite
Arp di Locarno, Giorgio Marconi di Milano, Wilfrid Moser di Zurigo; la Succession Magnelli di Bruxelles,
l’Archivio Valenti di Chiasso, le Gallerie Louis Carré e Lelong di Parigi.
Il catalogo, edito da Pagine d’Arte, propone testi sul Collage di Matteo Bianchi, curatore della mostra e
del catalogo, e di Véronique Mauron.
I testi dedicati agli artisti sono di:
Chiara Calzetta Jaeger, Jean Arp; Didier Semin, Jan Voss; Luigi Cavallo, Enrico Della Torre e Italo
Valenti; Manuela Kahn Rossi, Flavio Paolucci; Tina Grütter, Wilfrid Moser; Jean Louis Schefer, Christian
Bonnefoi; Lydia Harambourg, Jean Bazaine; Daniel Abadie, Alberto Magnelli; Mauro Panzera, Louise
Nevelson.
Animazioni per scolaresche e visite guidate su richiesta
Notte e giornata internazionale dei musei: 15 e 16 maggio
Giornata delle porte aperte al museo: domenica 27 giugno
Visita guidata alla mostra con il curatore Matteo Bianchi: domenica 6 giugno ore 11.00
IMMAGINI IN ALTA RISOLUZIONE SCARICABILI DAL SITO WWW.VILLACEDRI.CH
Museo Villa dei Cedri
Piazza San Biagio 9 - 6500 Bellinzona (CH)
Tel. + 41 (0)91 821 85 20
Mail: museo@villacedri.ch | Web: www.villacedri.ch
Orario d'apertura: martedì – venerdì: 14.00 – 18.00 | sabato, domenica e festivi: 11.00 – 18.00
aperture serali fino alle ore 20.00 il primo giovedì di ogni mese. chiuso lunedì
Ingresso: fr. 8.- (€ 5.50), ridotto fr. 5.- (€ 3.50)
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Il collage: le origini
Con il suo progetto espositivo dedicato esclusivamente al collage, Matteo Bianchi posa il suo sguardo
su una forma espressiva che è al contempo storica e attuale. La mostra riconsegna a questa tecnica la
centralità attribuitale, non solo dagli artisti che l’hanno adottata nei primi anni Dieci del Novecento, ma
anche da coloro che ancora oggi continuano a praticarla.
I manuali di storia dell’arte sono formali: nel 1912 Picasso introduce nei propri dipinti elementi trovati
nella realtà, restituendo così verità agli oggetti che il suo modo di dipingere stava progressivamente
cancellando. In Nature morte à la chaise cannée (1912, Musée Ricasso, Parigi), un dipinto dal profilo
ovale sottolineato da una corda, un ritaglio di tela stampata riproduce il motivo intrecciato
dell’impagliatura di una sedia, il soggetto principale dell’opera. Lo stesso anno Juan Gris e Georges
Braque inglobano oggetti o carte industriali nelle proprie opere. L’integrazione e la giustapposizione di
elementi disparati si estende quasi contemporaneamente anche alla terza dimensione con la creazione
di assemblage, ovvero sculture costruite seguendo lo stesso principio del collage. Solo pochi anni più
tardi il collage è adottato anche al di fuori dalla cerchia cubista con intenzioni ed esiti molto diversi. Si
assiste all’apertura del campo dei materiali suscettibili d’integrare l’opera d’arte e, come auspicava
Baudelaire, gli artisti vanno al cuore di quel “magazzino di segni e immagini” offerto dal reale, che la
loro immaginazione doveva trasfigurare.
Le esposizioni dedicate al collage non sono frequenti, sebbene le sperimentazioni dedicate a questa
tecnica abbiano avuto un impatto determinante sull’arte del secolo scorso. La pratica di fissare su un
supporto elementi preesistenti e di origine disparata non è stata un’invenzione degli inizi del
Novecento: la sua tradizione ha inizio nelle arti cosiddette minori o popolari e vanta una significativa
tradizione parallela, sempre viva e attuale. L’uso deliberato da parte degli artisti di questa tecnica dalle
origini umili è riuscita, però, a intaccare la solidità di un linguaggio solidamente codificato nei secoli –
quello del quadro – fatto di convenzioni illusionistiche e prospettiche. L’introduzione di materiali trovati
già pronti, d’uso quotidiano e molto diffusi, prevalentemente prodotti industrialmente, usati sia per
rappresentare se stessi, sia per evocare altro, ha contribuito a radicalizzare gli interrogativi relativi alla
rappresentazione pittorica, al ruolo dell’artista e al significato dell’opera d’arte nell’ambito delle
avanguardie.
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Il collage fa apparire l’imprevedibile.
Con il collage, il campo d’azione a cui l’artista accede, in cui sperimenta ed evolve è immenso: il
mondo, le forme e le epoche che desidera. La sua incomparabile libertà gli permette di esplorare
“territori senza confini” e di prelevarne i pezzi che desidera e per usarli come meglio crede. Egli si
muove in un universo dove tutte le forme possono diventare significanti: sta a lui riconoscerle.
Il collage fa apparire l’imprevedibile.
Lo spezzettamento, la rottura o lo strappo dei materiali costituiscono il primo atto di una forma
artistica che si realizza solo attraverso la conseguente disposizione dei frammenti; una ricollocazione
che nasce dalla narrazione e dalla fantasia. Il collage, infatti, non è solo scissione ma, al contrario, è
proposizione; è ipotesi. Le carte tagliate, giunte o strappate si accostano per sovrapposizione; inserti e
frammenti giustapposti si dispongono e si fondono per assemblage in altri materiali fino alla
combinazione finale. Nella realizzazione dell’opera, le forme devono trovare il loro punto di equilibrio, la
composizione deve “tenere”, il ritmo deve essere dato. Il collage diventa allora simile a un modello in
cui le linee di fuga si aprono a prospettive non ancora enunciate. Testimone delle lontananze e delle
vicinanze, delle discordanze e delle risonanze, dei pieni e dei vuoti, il collage - in armonia - rivela e
coniuga la differenza.
Una poetica del frammento
Il collage - insieme di soluzioni impreviste - si esprime per frammenti e oltrepassa il concetto di unità
dell’opera; abbandona il limite di una lingua spezzata e, al taglio delle forbici, risponde con il desiderio
di creare una nuova immagine. Ne scaturisce così uno “spazio pittorico” che, ricomponendo la
frammentazione della vita quotidiana, ordina gesti in libertà per dare forma alla poesia.
Le opere esposte nella mostra, la ricerca e la sperimentazione che le hanno contrassegnate, l ’energia
sprigionata da linguaggi diversi e dagli stili di ciascun artista, racchiudono in sé una poetica del
frammento. Tasselli diversi, pezzi disparati, liricamente si uniscono per formare un ideale mosaico: un
collage - una rassegna – che celebra il valore della differenza, invita al rispetto e suscita la bellezza.
Inconfondibili nella mostra le ricerche condotte da Wilfrid Moser sull’uso di materiali diversi, come il
legno incollato e dipinto, a cui si accosta l’esperienza di Louise Nevelson che scrive l’immagine con
lamelle di legno applicate sulla composizione frontale: un quadro in cui legno è segno. Una speciale
attenzione ai materiali è accordata anche da Flavio Paolucci che traduce in uno stile raffinato
- essenziale nella resa e allo sguardo - il suo profondo concetto della natura: carta nepal e fuliggine
sono gli elementi della sua lingua poetica. Per via di semplificazioni successive si orientano le ricerche
di Arp, Magnelli, Valenti e Della Torre che regolano nella giusta misura un atteggiamento insieme lirico
e razionale, che sa mitigare gli estremi dello slancio emotivo e del rigore concettuale.
Bazaine, in assonanza poetica con Valenti, ritaglia le onde e il volo, disegna figure legate alla
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leggerezza: leggerezza delle carte che battono come ali di farfalla e toccano i nostri sensi . Le strisce
continue di Jan Voss: partiture che registrano segni e oggetti trovati nel corso del tempo, disposti
secondo una rapida trascrizione sostenuta dal colore. Le strisce tagliate da Christian Bonnefoi:
rappresentazione di un polittico in movimento, che trattiene la forza delicata di un’esplosione lirica.
Il collage produce nuovi spazi in libertà, aperti alle corrispondenze, capaci di suscitare figure diverse,
richiami di voci lontane…
Il collage è una struttura aperta, capace di sognare, di suggerire l’incanto di una fiaba, d’inventare
racconti per immagini.
I frammenti dell’immagine composita del collage, come i diversi elementi dell’assemblage, agiscono per
contaminazione, in relazione fra loro.
Lingua e stile conferiscono struttura, ritmo all’immagine nell’intento di ricomporre il mosaico, il puzzle…
Il collage è una produzione di segmenti figurati, una suite d’infinite scaglie…ricostruisce la sequenza,
riprende il filo del discorso. E prova a funzionare.
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COLLAGE | 10x10
L’enorme potenziale di questa tecnica, essenziale nella sua semplicità, è stato pienamente recepito da
molti artisti che nel corso del Novecento si sono espressi per suo tramite. Il collage è stato infatti il
ricettacolo delle intenzioni artistiche più diverse: dagli interrogativi fondamentali delle avanguardie, alla
denuncia sociale e politica fino alle ricerche, ascrivibili alla tradizione pittorica, orientate verso la
sperimentazione di nuovi effetti materici e compositivi.
Tutti gli artisti invitati ad illustrare la poetica del frammento sono pittori e scultori che si sono espressi
anche per il tramite del collage, ma non solo. Le opere selezionate per questa mostra sono un’ulteriore
prova dell’immensa libertà d’interpretazione che questa tecnica primordiale offre all’artista.
JEAN ARP (1886-1966)
E’ fra i fondatori del gruppo dadaista, con Tzara, nel 1916 a Zurigo. Attraverso il surrealismo, la sua
ricerca approda al concetto poetico dell’astrazione. Con sua moglie Sophie Täuber (morta nel 1943),
con Magnelli, Valenti e Sonia Delaunay, condivide intenti artistici comuni legati alla poesia del colore
nell’ambito dell’arte astratta. Pittore, scultore e poeta, è fra i protagonisti dell’arte del XX secolo. Sue
opere, oltre che nei principali musei, presso le fondazioni di Locarno e Meudon.
JEAN BAZAINE (1904-2001)
Accanto a Debré, Estève, Manessier e Vieira da Silva, è fra gli artisti informali di maggior spicco
dell’Ecole de Paris, a partire dagli anni ’50. Pittore e scrittore d’arte, realizza mosaici e vetrate, e
soltanto in tarda età approda al collage. Importanti esposizioni retrospettive alla Fondazione Maeght
(1987) e al Grand Palais (1990). La sua opera è rappresentata dalla Galerie Carré di Parigi.
CHRISTIAN BONNEFOI ( nato nel 1948)
Artista totalmente impegnato nella sperimentazione originale delle diverse tecniche del collage, con
applicazioni di materiali diversi. La sua ricerca ora si dispone verso il polittico e l’installazione dei vari
motivi assemblati. Nel 2008, mostra personale al Centre Pompidou di Parigi.
ENRICO DELL TORRE (nato nel 1931)
Durante gli anni ’50 e ’60, dopo la sua formazione presso l’Accademia di Brera, l’artista condivide
l’esperienza della pittura informale lombarda. Dalla quale si stacca, orientato verso definizione di una
poetica lirica e razionale, condotta con uno stile raffinato. Sensibile al motivo naturale che traduce in
dipinti, incisioni e collage. Un fondo monografico delle sue opere è al Museo Villa dei Cedri.
ALBERTO MAGNELLI (1888-1971)
Pittore fiorentino, francese di adozione, opera inizialmente una sintesi fra futurismo e cubismo. Al suo
breve ritorno all’ordine figurativo, segue l’esplosione lirica di forme e colori che tocca quadri astratti e
collage. Appassionato collezionista di arte primitiva, strettamente correlata al suo percorso creativo,
Magnelli è stato grande amico di Arp e di Valenti, con i quali ha condiviso la concezione lirica dell’arte
astratta.
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WILFRID MOSER (1914-1997)
Pittore svizzero attivo soprattutto a Parigi, dove la sua opera è rappresentata dalla Galerie Jeanne-
Bucher. Inizialmente dipinge scorci della sua città di adozione (boutiques e métro), di località svizzere e
italiane. Dopo una breve parentesi astratta e informale, ritorna alla vitalità della figurazione attraverso
quadri di natura. Esegue anche sculture, maquette e collage. Nel 2009, grande retrospettiva al
Kunstmuseum di Berna a cura della fondazione che studia la sua opera.
LOUISE NEVELSON (1900-1988)
La nota artista americana nata a Kiev, è stata il vero pioniere della scultura monumentale, a carattere
geometrico di tradizione cubista, destinata allo spazio pubblico. Ad affiancare tale opera, soprattutto
nell’ultimo periodo, un’ampia serie di collage d’impronta istintiva: astratti, frontali e fondati
sull’amalgama fra legno e cartone.
FLAVIO PAOLUCCI (nato nel 1934)
Dopo la formazione presso l”Accademia di Brera alla Scuola di Carpi, l’artista conosce una breve
stagione informale. La sua ricerca successiva è tutta orientata in direzione concettuale con una speciale
sensibilità rivolta ai motivi della natura rintracciati nella Valle di Blenio, dove vive e lavora. Installazioni,
sculture, quadri e carte si alternano nella sua raffinata non figurazione. Mostra personale al Museo
cantonale di Lugano, dove lo rappresenta lo Studio Dabbeni.
ITALO VALENTI (1912-1995)
Dopo gli anni di Brera trascorsi con Aldo Carpi, svolge un ruolo attivo nel gruppo dei pittori di Corrente
a Milano, con Renato Birolli e Ernesto Treccani. Dopo la figurazione legata a Corrente, dipinge quadri
informali sul tema del ‘caos’. Dopo il definitivo trasferimento ad Ascona, a partire dagli anni ’60, la sua
adesione all’astrazione lirica si compie in maniera definitiva. Il collage rappresenta parte essenziale
della sua attività che si è svolta accanto a Jean Arp e Ben Nicholson.
JAN VOSS (nato nel 1936)
Artista di origine tedesca, oggi risiede a Parigi dove insegna. Il discorso figurativo dell’artista si svolge
sul filo del racconto. Le sue composizioni accolgono un’estrema varietà di tecniche e di materiali, dalle
ceramiche alle carte, in un discorso che si ridisegna di continuo. I suoi collage attuali accolgono
frammenti della vita quotidiana, trascritti in sequenza, con ironia e vivaci segni di colore. L’artista è
attivo a Parigi, dove lo rappresenta la Galerie Lelong.
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Il curatore della mostra
MATTEO BIANCHI, nato a Lugano nel 1954, è stato per quasi vent’anni direttore del Museo Villa
dei Cedri di Bellinzona dove ha realizzato una serie di esposizioni e cataloghi legati alla cultura
figurativa fra Otto e Novecento, fra realtà e simbolo: in particolare su Luigi Rossi, Filippo
Franzoni, Albert Anker, Félix Vallotton e Camille Claudel; ha curato mostre sul Viaggio
verso le Alpi e sull’Arte simbolista in Svizzera. La sua esperienza di conservatore del museo si
consegna ai volumi il Libro e le Carte del museo che riassumono le scelte per la collezione. La
sua passione per l’opera su carta si è tradotta nelle mostre su Fautrier, Kokoschka e Sonia
Delaunay, mentre la rassegna su Steinlen rispecchia il suo interesse per la relazione fra
immagine e testo, attraverso libri illustrati, riviste e manifesti.
Parole & Figure sono al centro delle mostre e dei libri dedicati a Emilio Tadini e Valerio Adami,
condotte in stretta collaborazione con i protagonisti.
Dal 2006 Matteo Bianchi si è stabilito a Parigi dove è attivo soprattutto come editore indipendente
di Pagine d’Arte: l’attività editoriale, condotta insieme a Carolina Leite, prosegue sul versante
italiano e avvia la pubblicazione di scritti d’arte in francese, con Yves Bonnefoy, Michel Butor,
Jean Louis Schefer…
Assicura a distanza la collaborazione fra Pagine d’Arte e il Museo Villa dei Cedri attraverso le
rassegne collettive d’arte contemporanea sulla relazione infinita fra arte e natura e sulla poetica
del frammento nel collage e conferma il suo amore per l’Ottocento portando innanzi gli studi su
Luigi Rossi, pittore e illustratore, amico del poeta Lucini e insegnante all’Umanitaria di Milano:
opere, documenti e carte dell’artista sono conservate nella casa-museo in Capriasca (Canton
Ticino) costituita dal pronipote Matteo Bianchi.
In seguito alla monografia con Rossana Bossaglia (1979) e al catalogo ragionato (1999), ora – in
collaborazione con Ottavio Besomi, Giovanna Ginex e Paola Pallottino – Pagine d’Arte pubblica un
suggestivo Atlante sulla geografia del cuore e culturale dell’artista.
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Villa dei Cedri: da dimora a Museo
Villa dei Cedri è una è una dimora di origine almeno ottocentesca oggi di proprietà del Comune di
Bellinzona. Edificata dalla famiglia Bonzanigo la villa, che inizialmente presentava sobrie forme tardo
neoclassiche, sorgeva a Ravecchia (oggi aggregata a Bellinzona): meta ambita dalle famiglie patrizie
bellinzonesi di fine 'Ottocento e considerata "il più bel sobborgo di Bellinzona, ricco di vegetazione, di
ville e con vista imprendibile sulla bassa valle del Ticino fino al Lago Maggiore" (Dizionario geografico
svizzero, 1906). Le numerose modifiche apportate alla villa e al parco nel corso del tempo, si
concludono intorno al 1930 quando l'architetto milanese Nelusco Mario Antoniazzi interviene con la
costruzione di terrazze, una veranda, una loggia e la torre belvedere, rispondendo al gusto e alle
esigenze di rappresentanza della borghesia dell’epoca. Il giardino, ridisegnato come parco all'inglese,
dedica ancora oggi una porzione alla coltivazione: vigna, orto, frutteti e serre arricchiscono il quadro di
questa oasi verde. All'interno, la villa presenta notevoli pavimenti a parquet, soffitti ornati di motivi
ornamentali a stucco, camini, come pure pannelli decorativi nell'atrio e sopra le porte. Dal 1978 la villa
e il suo parco di alberi secolari sono di e dal 1985, sede della Civica galleria d'arte, oggi Museo Villa dei
Cedri.
La collezione del Museo Villa dei Cedri
Il Museo Villa dei Cedri svolge una regolare attività espositiva, che privilegia lo studio dell'inedito e che
è strettamente connessa alla crescita della sua Collezione. L'interesse della Collezione, incentrata sulla
ricerca svolta dagli artisti attivi nella regione, è rivolto soprattutto alla cultura figurativa svizzera e
italiana nei suoi sviluppi tra Otto e Novecento, in quelli di formulazione novecentesca e di ambito
contemporaneo. Tra gli artisti attivi fra il XIX e il XX secolo presenti nella Collezione opere di Giovanni
Segantini, Vittore Grubicy De Dragon, Emilio Longoni, Filippo Franzoni, Luigi Rossi, Adolfo Feragutti
Visconti, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Edoardo Berta e Pietro Chiesa. Per l'ambito novecentesco si
registrano opere di Giuseppe Foglia,di Augusto Sartori, Fausto Agnelli, Guido Tallone, Mario Ribola,
Jean Corty e di numerosi altri. Nel settore contemporaneo, accanto alle donazioni di Virgilio Guidi e
Fritz Huf e ai cospicui depositi riguardanti Filippo Boldini e Giovanni Molteni, si segnala l'acquisizione di
insiemi di opere – rappresentativi delle singole ricerche – di artisti che, in considerazione dello spessore
della loro personalità artistica, sono stati individuati quali punti di forza della Collezione; a loro sono
state dedicate mostre a carattere monografico. All'interno della Collezione viene particolarmente
incrementato il settore riguardante la grafica (opere su carta e stampe). Spicca per prestigio la serie
completa delle "Intimités" di Félix Vallotton, nonché notevoli gruppi di opere di artisti contemporanei ai
quali si riconosce uno specifico apporto nel campo della grafica come Ubaldo Monico, Massimo Cavalli,
Enrico Della Torre e Giulia Napoleone.
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marzo 2010
Collage. Una poetica del frammento
Dal 27 marzo al 27 giugno 2010
arte contemporanea
Location
MUSEO VILLA DEI CEDRI
Bellinzona, Piazza San Biagio, 9, (Bellinzona)
Bellinzona, Piazza San Biagio, 9, (Bellinzona)
Biglietti
fr. 8.- (€ 5.50), ridotto fr. 5.- (€ 3.50)
Orario di apertura
martedì – venerdì: 14.00 – 18.00 | sabato, domenica e festivi: 11.00 – 18.00
aperture serali fino alle ore 20.00 il primo giovedì di ogni mese. chiuso lunedì
Vernissage
27 Marzo 2010, ore 18
Autore
Curatore