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Collettiva
Pietro Pasquali lavora sulla riduzione pittorica e sull’accostamento di più tele, su di una gamma cromatica calda e irradiante; Michela Torricelli su forme ovoidali primigenie, segnate dalla luce e dal fuoco, realizzate in raku; Rossella Rapetti propone una serie di carte disposte a scacchiera, dedicate al “Pensiero Indaco” , giocate su una temperatura fredda e profonda
Comunicato stampa
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Lo spazio Officina ospita in questa seconda esposizione le opere di tre artisti che lavorano su piani diversi della ricerca. Come sempre però, esistono dei fili interni che legano per sottili affinità o per dialettica, le singole espressioni e ne mettono in luce i valori visivi, tattili, manuali del lavoro.
Pietro Pasquali lavora sulla riduzione pittorica e sull’accostamento di più tele, su di una gamma cromatica calda e irradiante;
Michela Torricelli su forme ovoidali primigenie, segnate dalla luce e dal fuoco, realizzate in raku;
Rossella Rapetti ci propone invece una serie di carte disposte a scacchiera, dedicate al “Pensiero Indaco” , giocate su una temperatura fredda e profonda.
In tutti e tre gli artisti compare l’indagine sul ciclo, sulla sequenza, sulla serie dedicata.
Pietro Pasquali, classe 1967, è un artista che nel corso di un ventennio di attività, ha concentrato la propria ricerca pittorica sulla membrana sensibile della tela. La tela non è solo il luogo del succedersi di varianti cromatiche ma è il luogo di risonanza della vita , come risultato di un continuo lavoro di ridefinizione della superficie pittorica.
Il suo colore non è mai pensato in anticipo, non è mai una mescola calcolata a tavolino, ma è un’idea della pittura che va conquistata fino all’ultimo, attimo per attimo.
Le sue tele contengono interamente il vissuto, i segni del tormento per la conquista dello spazio elementare, spoglio eppure memore della sua vicenda interiore, luogo dell’accadimento, del processo della pittura come forma di conquista, tra affermazione e cancellazione. Solo dal risultato di questa ridefinizione continua della propria identità il quadro può esistere e continuare la propria pulsazione semantica.
La composizione di più tele è l’esito del farsi e del disfarsi delle “bandiere “ pittoriche di Pietro. Il leggero squilibrio percettivo è innescato dall’impossibilità dei telai di essere allineati e squadrati secondo modalità troppo tecniche.
L’errore presente sulla tela diviene così la necessità di abbracciare l’umanità nella sua interezza, come forma di amore per la diversità e la contraddizione insiti nell’agire umano.
Sorgono come meravigliose forme della natura le sculture ceramiche di Michela Torricelli, nata a Lugano nel 1972.
Il motivo sorgente è l’involucro, il bozzolo, l’uovo contenitore di vita.
Tutta la sua indagine è giocata sull’idea della forma – madre, ottenuta da una raffinatissima gestione del raku, sviluppata in lunghi anni di studi e perfezionamenti.
A fare da contrappunto alla perfezione formale della superficie, sia pure attraversata dai segni del fuoco che ne hanno lambito la pelle, si evidenziano dei buchi, delle fenditure che ci fanno sentire il vuoto, l’assenza, la leggerezza della forma.
Ed è proprio da questi buchi che afferriamo tutto il carattere precario di ritrovamento, quasi di reperto fossile, che hanno queste ceramiche, questa loro identità di involucro ancestrale, di contenitore forgiato dalla materia vivente che ha contenuto, e che dall’interno ha spinto verso il mondo.
La scorza del raku ci restituisce tutte le memorie del nostro percorso terrestre: contiene in se la sintesi degli elementi di terra, acqua, fuoco e aria, riconducendoci al simbolo archetipico della genesi.
Nella ricerca di Rossella Rapetti (nata nel 1965 a Milano) si avverte una costante ritmica rappresentata dalle composizioni quadrate. Da un decennio a questa parte il lavoro dell’artista si è concentrato su sequenze, su serie dedicate al tema della forma di matrice biologica.
Tutta l’interrogazione di Rossella è rivolta alla propria memoria personale come senso dell’origine amniotica dell’essere.
Dall’accostarsi di formazioni liquide ora dense ora sciolte, ora presenti ora lontane, tra ombra e sostanza, dove l’interrogazione sui pesi e sugli equilibri visivi ci porta al trascorrere del tempo, allo sviluppo e alla trasformazione dello spazio liquido primigenio, alle origini del vedere.
Nei “pensieri indaco”il rigore dell’artista si convoglia nella scelta del colore blu, non lascia spazio al piacere cromatico dei rossi e degli aranci della precedente produzione, afferma in maniera quasi ossessiva la dominanza di un pensiero chiaroscurale.
Le forme ovali, organiche e cellulari si susseguono, assumono toni e sottotoni di sostanza lunare, monocromatica, sono come sassi sospesi, interrogativi non rivelati, domande che non trovano risposta sul proprio passato. E il loro ritmico pulsare viene ad esaltarsi dall’assetto compositivo dei pannelli in un continuum emotivo.
Come abbiamo osservato percorrendo le opere dei tre artisti esistono motivi comuni, come l’idea della “pelle sensibile” in Pasquali e Torricelli, così come esiste una affinità elettiva tra Rapetti e Torricelli sulla forma ovoidale e primigenia.
Alessandro Fieschi
Pietro Pasquali lavora sulla riduzione pittorica e sull’accostamento di più tele, su di una gamma cromatica calda e irradiante;
Michela Torricelli su forme ovoidali primigenie, segnate dalla luce e dal fuoco, realizzate in raku;
Rossella Rapetti ci propone invece una serie di carte disposte a scacchiera, dedicate al “Pensiero Indaco” , giocate su una temperatura fredda e profonda.
In tutti e tre gli artisti compare l’indagine sul ciclo, sulla sequenza, sulla serie dedicata.
Pietro Pasquali, classe 1967, è un artista che nel corso di un ventennio di attività, ha concentrato la propria ricerca pittorica sulla membrana sensibile della tela. La tela non è solo il luogo del succedersi di varianti cromatiche ma è il luogo di risonanza della vita , come risultato di un continuo lavoro di ridefinizione della superficie pittorica.
Il suo colore non è mai pensato in anticipo, non è mai una mescola calcolata a tavolino, ma è un’idea della pittura che va conquistata fino all’ultimo, attimo per attimo.
Le sue tele contengono interamente il vissuto, i segni del tormento per la conquista dello spazio elementare, spoglio eppure memore della sua vicenda interiore, luogo dell’accadimento, del processo della pittura come forma di conquista, tra affermazione e cancellazione. Solo dal risultato di questa ridefinizione continua della propria identità il quadro può esistere e continuare la propria pulsazione semantica.
La composizione di più tele è l’esito del farsi e del disfarsi delle “bandiere “ pittoriche di Pietro. Il leggero squilibrio percettivo è innescato dall’impossibilità dei telai di essere allineati e squadrati secondo modalità troppo tecniche.
L’errore presente sulla tela diviene così la necessità di abbracciare l’umanità nella sua interezza, come forma di amore per la diversità e la contraddizione insiti nell’agire umano.
Sorgono come meravigliose forme della natura le sculture ceramiche di Michela Torricelli, nata a Lugano nel 1972.
Il motivo sorgente è l’involucro, il bozzolo, l’uovo contenitore di vita.
Tutta la sua indagine è giocata sull’idea della forma – madre, ottenuta da una raffinatissima gestione del raku, sviluppata in lunghi anni di studi e perfezionamenti.
A fare da contrappunto alla perfezione formale della superficie, sia pure attraversata dai segni del fuoco che ne hanno lambito la pelle, si evidenziano dei buchi, delle fenditure che ci fanno sentire il vuoto, l’assenza, la leggerezza della forma.
Ed è proprio da questi buchi che afferriamo tutto il carattere precario di ritrovamento, quasi di reperto fossile, che hanno queste ceramiche, questa loro identità di involucro ancestrale, di contenitore forgiato dalla materia vivente che ha contenuto, e che dall’interno ha spinto verso il mondo.
La scorza del raku ci restituisce tutte le memorie del nostro percorso terrestre: contiene in se la sintesi degli elementi di terra, acqua, fuoco e aria, riconducendoci al simbolo archetipico della genesi.
Nella ricerca di Rossella Rapetti (nata nel 1965 a Milano) si avverte una costante ritmica rappresentata dalle composizioni quadrate. Da un decennio a questa parte il lavoro dell’artista si è concentrato su sequenze, su serie dedicate al tema della forma di matrice biologica.
Tutta l’interrogazione di Rossella è rivolta alla propria memoria personale come senso dell’origine amniotica dell’essere.
Dall’accostarsi di formazioni liquide ora dense ora sciolte, ora presenti ora lontane, tra ombra e sostanza, dove l’interrogazione sui pesi e sugli equilibri visivi ci porta al trascorrere del tempo, allo sviluppo e alla trasformazione dello spazio liquido primigenio, alle origini del vedere.
Nei “pensieri indaco”il rigore dell’artista si convoglia nella scelta del colore blu, non lascia spazio al piacere cromatico dei rossi e degli aranci della precedente produzione, afferma in maniera quasi ossessiva la dominanza di un pensiero chiaroscurale.
Le forme ovali, organiche e cellulari si susseguono, assumono toni e sottotoni di sostanza lunare, monocromatica, sono come sassi sospesi, interrogativi non rivelati, domande che non trovano risposta sul proprio passato. E il loro ritmico pulsare viene ad esaltarsi dall’assetto compositivo dei pannelli in un continuum emotivo.
Come abbiamo osservato percorrendo le opere dei tre artisti esistono motivi comuni, come l’idea della “pelle sensibile” in Pasquali e Torricelli, così come esiste una affinità elettiva tra Rapetti e Torricelli sulla forma ovoidale e primigenia.
Alessandro Fieschi
12
aprile 2008
Collettiva
Dal 12 aprile al 30 maggio 2008
arte contemporanea
arti decorative e industriali
arti decorative e industriali
Location
AR OFFICINA ARTE CONTEMPORANEA
Gorgonzola, Via Milano, 14p1-p3 , (Milano)
Gorgonzola, Via Milano, 14p1-p3 , (Milano)
Orario di apertura
Visite su appuntamento
Vernissage
12 Aprile 2008, ore 18
Sito web
www.pangeart.ch
Autore