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Collettiva
Saranno presentati, per questa occasione, dieci importanti lavori, tra cui sculture, quadri, installazioni e lavori su carta, eseguiti negli anni Settanta e Ottanta da alcuni degli artisti che hanno lavorato con la Galleria Ala
Comunicato stampa
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La Galleria Salvatore + Caroline Ala è lieta di annunciare una mostra collettiva che si inaugurerà giovedì 15 Febbraio 2007. Saranno presentati, per questa occasione, dieci importanti lavori, tra cui sculture, quadri, installazioni e lavori su carta, eseguiti negli anni Settanta e Ottanta da alcuni degli artisti che hanno lavorato con la Galleria Ala.
Alighiero Boetti (Torino 1940 – Roma 1994) in questi quattro disegni su carta, dal titolo Rosso e Blu, Verticali e Orizzontali, adotta lo schema della griglia ortogonale ma per contraddirla, per liberarla dalla sua stessa rigidità, trasformando il diagramma in una sorta di astrazione, come ha osservato Giacinto Di Pietrantonio in occasione della personale di Boetti Quasi tutto presso la GAMeC di Bergamo.
La scacchiera è infatti un supporto per ripetizioni e variazioni di motivi decorativi (in questo caso del tema del quadrato), nonché di combinazioni realizzabili utilizzando i colori (rosso e blu), in una dialettica di ordine-disordine, simmetria-asimmetria.
Il lavoro di Pier Paolo Calzolari (Bologna 1943), Impermeabile, è composto da una tela monocroma blu poggiata su una mensola, fissata allo schienale di una sedia. Sulla stessa mensola sono poste due tazzine da caffè appena usate e sulla seduta della sedia sembra essere appena stato lasciato, in maniera del tutto casuale, un impermeabile. L’opera pare così voler mostrare il contrasto, e contemporaneamente la vicinanza, tra arte e vita.
Il titolo Le nozze chimiche dell’opera di Rebecca Horn (Michelstadt 1944) si ispira all’omonimo scritto di Christian Rosenkreuz del 1459 (testo incluso), un testo ironico ma anche ricco di metafore allusive ad una sensualità, aspetto che si ritrova nello spirito del lavoro dell’artista. Le parole sono incise con lettere dorate sul fondo della vasca contenente acqua colorata da un pigmento blu.
La scultura Fill, di Antony Gormley (Londra 1950), artista che inizia la sua carriera con la Galleria Ala fino all’assegnazione del Turner Prize (1994), è una stilizzazione in piombo di una figura umana distesa a terra con entrambe le braccia aperte. Essa esemplifica come il corpo sia per questo artista contemporaneamente strumento e materiale di ricerca per i due temi dominanti: l’uomo in rapporto allo spazio fisico e allo spazio interiore. Infatti utilizza il suo corpo come un emblema, un punto di partenza, uno stimolo all’evocazione di uno stato mentale.
Gormley parte dal calco del suo stesso corpo ma, per sottolineare che l’oggetto che ne deriva non è il surrogato della figura umana ma solo una guaina, un contenitore.
Giulio Paolini (Genova 1940), ha presentato Selinunte III presso la sede milanese di via Mameli 3 della Galleria Salvatore Ala nel 1980, anno in cui lo spazio è stato completamente affidato a Luciano Fabro, Jannis Kounellis, Mario Merz e Giulio Paolini. Le stesse installazioni sono state riproposte dieci anni dopo nella sede della galleria di New York.
La scultura, divisa in quattro parti, presenta una sorta di processo di “dissolvimento”, esemplificando alcuni dei principali aspetti della poetica di Paolini, in particolare la sua fedeltà ad una peculiare forma di classicità contemporanea, che interroga la natura dell’arte, il ruolo dell’artista e quello dello spettatore, nonché il significato stesso dell’atto del guardare.
Giuseppe Penone (Garessio Ponte 1947) propose Lip, grande disegno (234 x 598 cm) realizzato con carboncino su carta intelata, nell’aprile 1982 presso la Salvatore Ala Gallery a New York, nel contesto di una mostra intitolata Essere fiume.
Penone aveva proposto per l’occasione alcune opere che illustravano la sua particolare concezione del rapporto tra arte e natura («Essere scultore è essere fiume») con l’obiettivo di esaltare le capacità creative inconsapevoli della natura e rovesciare i rapporti tra l’uomo e i protagonisti attivi dell’ambiente: non è la natura ad imitare l’arte, ma l’arte ad assumere l’identità della natura.
Il quadro di Remo Salvadori (Cerreto Guidi 1947) si colloca in una fase di transizione dell’artista, prima del suo passaggio alla tecnica scultorea: già in questa opera Salvadori mira alla rappresentazione dell’“oggetto”, della costruzione. Propone inoltre il tema del cerchio: figura archetipa del cosmo, simbolo di perfezione, viene accostato dall’artista ad altre forme geometriche in un assemblaggio colorato.
L’opera di Emilio Vedova (Venezia 1919 – 2006), Dal ciclo dei…cosiddetti Carnevali, 1977/’83, venne esposta presso l’attuale galleria in occasione della personale del 1999, ed è stata pubblicata nel catalogo che riassume il rapporto di collaborazione quasi ventennale tra Salvatore Ala ed Emilio Vedova, concretizzatosi negli anni in una serie di mostre realizzate tra New York e Milano.
«Il Carnevale a me interessa per la sua gestualità, per il fantastico, per l’“incomposto”, per il dinamico, per l’irrazionale, per la sua passione, per il suo “organico”, per la sua emotività, per la sua sfrenatezza, per la sua drammaticità, per la sua ambiguità, per “la liberatoria”, per il suo “tutto possibile” di poche ore. Per quel ritrovare profondo, per toccare, vivere zone del profondo, per lo “specchio”, per l’urto implicito, per il suo “coraggio mascherato”, per quel suo “luogo del delitto”, per il suo fantastico, per quel suo tutto fatto di gesto, per infine la sua profonda malinconia».
Emilio Vedova
Alighiero Boetti (Torino 1940 – Roma 1994) in questi quattro disegni su carta, dal titolo Rosso e Blu, Verticali e Orizzontali, adotta lo schema della griglia ortogonale ma per contraddirla, per liberarla dalla sua stessa rigidità, trasformando il diagramma in una sorta di astrazione, come ha osservato Giacinto Di Pietrantonio in occasione della personale di Boetti Quasi tutto presso la GAMeC di Bergamo.
La scacchiera è infatti un supporto per ripetizioni e variazioni di motivi decorativi (in questo caso del tema del quadrato), nonché di combinazioni realizzabili utilizzando i colori (rosso e blu), in una dialettica di ordine-disordine, simmetria-asimmetria.
Il lavoro di Pier Paolo Calzolari (Bologna 1943), Impermeabile, è composto da una tela monocroma blu poggiata su una mensola, fissata allo schienale di una sedia. Sulla stessa mensola sono poste due tazzine da caffè appena usate e sulla seduta della sedia sembra essere appena stato lasciato, in maniera del tutto casuale, un impermeabile. L’opera pare così voler mostrare il contrasto, e contemporaneamente la vicinanza, tra arte e vita.
Il titolo Le nozze chimiche dell’opera di Rebecca Horn (Michelstadt 1944) si ispira all’omonimo scritto di Christian Rosenkreuz del 1459 (testo incluso), un testo ironico ma anche ricco di metafore allusive ad una sensualità, aspetto che si ritrova nello spirito del lavoro dell’artista. Le parole sono incise con lettere dorate sul fondo della vasca contenente acqua colorata da un pigmento blu.
La scultura Fill, di Antony Gormley (Londra 1950), artista che inizia la sua carriera con la Galleria Ala fino all’assegnazione del Turner Prize (1994), è una stilizzazione in piombo di una figura umana distesa a terra con entrambe le braccia aperte. Essa esemplifica come il corpo sia per questo artista contemporaneamente strumento e materiale di ricerca per i due temi dominanti: l’uomo in rapporto allo spazio fisico e allo spazio interiore. Infatti utilizza il suo corpo come un emblema, un punto di partenza, uno stimolo all’evocazione di uno stato mentale.
Gormley parte dal calco del suo stesso corpo ma, per sottolineare che l’oggetto che ne deriva non è il surrogato della figura umana ma solo una guaina, un contenitore.
Giulio Paolini (Genova 1940), ha presentato Selinunte III presso la sede milanese di via Mameli 3 della Galleria Salvatore Ala nel 1980, anno in cui lo spazio è stato completamente affidato a Luciano Fabro, Jannis Kounellis, Mario Merz e Giulio Paolini. Le stesse installazioni sono state riproposte dieci anni dopo nella sede della galleria di New York.
La scultura, divisa in quattro parti, presenta una sorta di processo di “dissolvimento”, esemplificando alcuni dei principali aspetti della poetica di Paolini, in particolare la sua fedeltà ad una peculiare forma di classicità contemporanea, che interroga la natura dell’arte, il ruolo dell’artista e quello dello spettatore, nonché il significato stesso dell’atto del guardare.
Giuseppe Penone (Garessio Ponte 1947) propose Lip, grande disegno (234 x 598 cm) realizzato con carboncino su carta intelata, nell’aprile 1982 presso la Salvatore Ala Gallery a New York, nel contesto di una mostra intitolata Essere fiume.
Penone aveva proposto per l’occasione alcune opere che illustravano la sua particolare concezione del rapporto tra arte e natura («Essere scultore è essere fiume») con l’obiettivo di esaltare le capacità creative inconsapevoli della natura e rovesciare i rapporti tra l’uomo e i protagonisti attivi dell’ambiente: non è la natura ad imitare l’arte, ma l’arte ad assumere l’identità della natura.
Il quadro di Remo Salvadori (Cerreto Guidi 1947) si colloca in una fase di transizione dell’artista, prima del suo passaggio alla tecnica scultorea: già in questa opera Salvadori mira alla rappresentazione dell’“oggetto”, della costruzione. Propone inoltre il tema del cerchio: figura archetipa del cosmo, simbolo di perfezione, viene accostato dall’artista ad altre forme geometriche in un assemblaggio colorato.
L’opera di Emilio Vedova (Venezia 1919 – 2006), Dal ciclo dei…cosiddetti Carnevali, 1977/’83, venne esposta presso l’attuale galleria in occasione della personale del 1999, ed è stata pubblicata nel catalogo che riassume il rapporto di collaborazione quasi ventennale tra Salvatore Ala ed Emilio Vedova, concretizzatosi negli anni in una serie di mostre realizzate tra New York e Milano.
«Il Carnevale a me interessa per la sua gestualità, per il fantastico, per l’“incomposto”, per il dinamico, per l’irrazionale, per la sua passione, per il suo “organico”, per la sua emotività, per la sua sfrenatezza, per la sua drammaticità, per la sua ambiguità, per “la liberatoria”, per il suo “tutto possibile” di poche ore. Per quel ritrovare profondo, per toccare, vivere zone del profondo, per lo “specchio”, per l’urto implicito, per il suo “coraggio mascherato”, per quel suo “luogo del delitto”, per il suo fantastico, per quel suo tutto fatto di gesto, per infine la sua profonda malinconia».
Emilio Vedova
15
febbraio 2007
Collettiva
Dal 15 febbraio al 14 aprile 2007
arte contemporanea
Location
GALLERIA SALVATORE + CAROLINE ALA
Milano, Via Monte Di Pietà, (Milano)
Milano, Via Monte Di Pietà, (Milano)
Orario di apertura
dal martedì al sabato dalle 10 alle 19; chiuso domenica e lunedì
Vernissage
15 Febbraio 2007, ore 18-21
Autore