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Collettiva
Mostra collettiva che vede protagonisti 9 artisti della scena artistica contemporanea
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Manichini ed oggetti popolari, stampe di trofei, sacchetti di carta, fotografie, retro della tela, manifesto di un uomo morto e
pittura; queste le cose che si notano entrando nello Studio Apeiron Arte Contemporanea di Macherio.
Dario Brivio e Giulio Pace, fondatori di questo luogo per l’Arte, hanno proposto ad altri sette artisti di esporre un’opera per
presentarsi e rendere curiosi gli spettatori in attesa della mostra personale di ciascuno di loro.
Arrivando in via Roma, non si può non notare una vetrina fuori dal comune.
Questo grazie all’installazione di Giulio Pace, di grande impatto estetico.
Prendendo oggetti di uso commerciale inanimati, li espone in vetrina colorandoli con i tre colori primari,( monocromatico
ciascun oggetto), trasformandoli quasi in una pittura tridimensionale ed interpretando lo spazio occupato, in senso ritmico ed
armonico.
Entrando nello studio si nota subito sulla sinistra una tela di juta, intelaiata al contrario.
Opera di Dario Brivio, la tela vuole essere una metafora di quello che realmente sta dietro le cose che vediamo, un monito per le
persone ad andare oltre alla semplice realtà che ci appare ogni giorno.
Proseguendo incontriamo l’opera di Roberto Giussani, giocando con la fotografia e rendendola quasi una pittura su carta
satinata, affronta il tema dell’uomo passando dalla sua ombra, toccando il tema del doppio.
Nel centro dello studio incontriamo i sacchetti di Cecilia Viganò, ereditati dalla nonna, la quale conserva carte, fili ,nastri e buste.
Ora lei, dentro questi sacchetti, disegna ciò che a sua volta vorrebbe conservare.
Spostandoci di qualche passo incontriamo l’installazione di Cristina Crippa che presenta strutture dalle immagini evocative, nelle
quali qualcosa sta per accadere e ancora niente è successo. Vetro, legno, piume, chiave, carta da parati, ogni materiale è una
presenza significativa e significante all’interno dell’opera.
Francesco Fossati appende immagini di coppe sul muro, trasformandolo in un grande scaffale immaginario, dove le persone si
fermano ad osservare i vari trofei sognando anche loro una possibile vincita, una possibile realizzazione di se stessi.
A fianco dei trofei troviamo la pittura sincera di Stefano Spera: un ragazzo che gioca con dei modellini di elicotteri e torna quasi
bambino, lasciandosi trasportare dalla fantasia e dalle proprie emozioni.
Velato da uno strato di colore marrone però il ragazzo sembra voler prendere le distanze da questi giochi e trasformarsi in un
uomo maturo.
Altra pittura è invece quella di Gianluca Negrini.
Milano. Corso Buenos Aires, uno spaccato della città, forse il più commerciale, il più trafficato, il più inquinato.
Con una pittura molto fresca Negrini invita lo spettatore a prendere un momento di pausa dal caos quotidiano, facendo un
fermo immagine di questa frenesia. Dipinto che diventa quasi un messaggio pubblicitario critico, inserendo la scritta rossa in
primo piano, che invita a riflettere sulle metropoli e le città in cui viviamo.
Un tavolo con incollato, un manifesto di un uomo morto ed un manifesto strappato dal muro e successivamente incorniciato
che cita Van Gogh, questa l’ultima opera presente in studio, i manifesti di Carlo Buzzi.
Definitosi l’unico vero artista pubblico, Buzzi gioca con se stesso, toccando temi importanti della vita di ognuno, il rapporto con
la morte, con la magia, ma anche il gioco e l’ironia.
Carlo Alberto Buzzi appropriandosi dei modi e dei mezzi della pubblicità non promuove un prodotto di consumo, ma mette in
risalto le specificità di un canale comunicativo che può assumere il ruolo di traghettatore di un’idea d’arte, dal luogo
storicamente deputato alla sua “definizione”, la galleria, a quello più pulsante e compromesso con la vita reale che è la strada.
pittura; queste le cose che si notano entrando nello Studio Apeiron Arte Contemporanea di Macherio.
Dario Brivio e Giulio Pace, fondatori di questo luogo per l’Arte, hanno proposto ad altri sette artisti di esporre un’opera per
presentarsi e rendere curiosi gli spettatori in attesa della mostra personale di ciascuno di loro.
Arrivando in via Roma, non si può non notare una vetrina fuori dal comune.
Questo grazie all’installazione di Giulio Pace, di grande impatto estetico.
Prendendo oggetti di uso commerciale inanimati, li espone in vetrina colorandoli con i tre colori primari,( monocromatico
ciascun oggetto), trasformandoli quasi in una pittura tridimensionale ed interpretando lo spazio occupato, in senso ritmico ed
armonico.
Entrando nello studio si nota subito sulla sinistra una tela di juta, intelaiata al contrario.
Opera di Dario Brivio, la tela vuole essere una metafora di quello che realmente sta dietro le cose che vediamo, un monito per le
persone ad andare oltre alla semplice realtà che ci appare ogni giorno.
Proseguendo incontriamo l’opera di Roberto Giussani, giocando con la fotografia e rendendola quasi una pittura su carta
satinata, affronta il tema dell’uomo passando dalla sua ombra, toccando il tema del doppio.
Nel centro dello studio incontriamo i sacchetti di Cecilia Viganò, ereditati dalla nonna, la quale conserva carte, fili ,nastri e buste.
Ora lei, dentro questi sacchetti, disegna ciò che a sua volta vorrebbe conservare.
Spostandoci di qualche passo incontriamo l’installazione di Cristina Crippa che presenta strutture dalle immagini evocative, nelle
quali qualcosa sta per accadere e ancora niente è successo. Vetro, legno, piume, chiave, carta da parati, ogni materiale è una
presenza significativa e significante all’interno dell’opera.
Francesco Fossati appende immagini di coppe sul muro, trasformandolo in un grande scaffale immaginario, dove le persone si
fermano ad osservare i vari trofei sognando anche loro una possibile vincita, una possibile realizzazione di se stessi.
A fianco dei trofei troviamo la pittura sincera di Stefano Spera: un ragazzo che gioca con dei modellini di elicotteri e torna quasi
bambino, lasciandosi trasportare dalla fantasia e dalle proprie emozioni.
Velato da uno strato di colore marrone però il ragazzo sembra voler prendere le distanze da questi giochi e trasformarsi in un
uomo maturo.
Altra pittura è invece quella di Gianluca Negrini.
Milano. Corso Buenos Aires, uno spaccato della città, forse il più commerciale, il più trafficato, il più inquinato.
Con una pittura molto fresca Negrini invita lo spettatore a prendere un momento di pausa dal caos quotidiano, facendo un
fermo immagine di questa frenesia. Dipinto che diventa quasi un messaggio pubblicitario critico, inserendo la scritta rossa in
primo piano, che invita a riflettere sulle metropoli e le città in cui viviamo.
Un tavolo con incollato, un manifesto di un uomo morto ed un manifesto strappato dal muro e successivamente incorniciato
che cita Van Gogh, questa l’ultima opera presente in studio, i manifesti di Carlo Buzzi.
Definitosi l’unico vero artista pubblico, Buzzi gioca con se stesso, toccando temi importanti della vita di ognuno, il rapporto con
la morte, con la magia, ma anche il gioco e l’ironia.
Carlo Alberto Buzzi appropriandosi dei modi e dei mezzi della pubblicità non promuove un prodotto di consumo, ma mette in
risalto le specificità di un canale comunicativo che può assumere il ruolo di traghettatore di un’idea d’arte, dal luogo
storicamente deputato alla sua “definizione”, la galleria, a quello più pulsante e compromesso con la vita reale che è la strada.
12
settembre 2009
Collettiva
Dal 12 settembre al primo ottobre 2009
arte contemporanea
Location
APEIRON
Sovico, Via Giovanni Da Sovico, 96, (Monza E Brianza)
Sovico, Via Giovanni Da Sovico, 96, (Monza E Brianza)
Orario di apertura
dal martedì al venerdì: dalle 15.30 alle !9.30, mercoledì sera dalle 20.00 alle 22.00,
sabato e domenica dalle 11.00 alle 13 e dalle 15.00 alle 19.00.
Per altri orari o giorni solo su appuntamento.
Per i gruppi o le scuole prenotare anticipatamente.
Vernissage
12 Settembre 2009, ore 18.30
Autore