Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Collettiva
In occasione della riapertura, la z2o galleria Sara Zanin ospita una collettiva con quattro giovani artiste internazionali.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La z2o Galleria l Sara Zanin, è lieta di presentare una collettiva delle artiste Ines Meyer, Gaia Scaramella, Sophie Usunier e Lisa Wade.
Ines Meyer, nata in Germania nel 1969, raccoglie in un gesto a volte impercettibile e insicuro, altre deciso, cupo, irrazionale le emozioni, la vita espressa attraverso il corpo. Un corpo che non ama mostrarsi ma scomparire, per far emergere piuttosto un guizzo, una smorfia, un sussulto, quasi un movimento. Le piccole superfici dei disegni esplodono di fronte allo spasmo doloroso, allo slancio disperato, brulicano di segni presi dalla quotidianità e gettati sul foglio, si contraggono fino a scomparire nel silenzio di un ricordo, di un pensiero emerso e subito dopo disperso nel flusso della memoria. Che fare delle emozioni? A chi interessano? L'artista propone di prenderne appunti, di non dimenticarle, potrebbero tornare utili quando meno uno se lo aspetta, se non altro come ricordo di qualcosa di umano. Il formato small dei disegni e l'uso del bianco/nero sono una presenza quanto mai significativa in un mondo di oggetti extra large, rumorosi, inutili.
Gaia Scaramella, nata a Roma nel 1979, lavora con l'incisione coniugando una grande capacità tecnica con contenuti contemporanei. Nei suoi ultimi lavori, la pratica della distruzione/ricreazione, messa in atto attraverso operazioni di ritaglio ed uso del collage, porta l'artista a creare le sue opere attraverso la ricomposizione in nuove forme di incisioni tagliate in sotili fettucce, avvalendosi dell'utilizzo del torchio prima, e del "distruggi documenti" poi. In questo modo, la scelta coscienziosa di frammenti componibili diventa un'azione meccanica e casuale. Le opere di Scaramella si caratterizzano inoltre per la continua presenza di simboli religiosi, prima riferiti unicamente alla religione cattolica (come ricerca culturale) ed in seguito compaiono simboli che hanno a che fare con tutte le forme di culto. Questo perché l’artista compie un lavoro ossessivo, seriale, iconografico, simbolico, per la scelta di forme riconoscibili universalmente ed intrise di molteplici significati e significanti
Sophie Usunier, nata in Francia nel 1971, lavora da diversi anni in Italia; è presentata per la prima volta a Roma dalla curatrice Francesca Referza. I suoi lavori nascono spesso da riflessioni socio-antropologiche, a volte maturate all'interno di situazioni lavorative temporanee, sulle quali l'artista medita fino ad approdare ad una formula, spesso di tipo installativo, che tuttavia non ne disvela immediatamente i meccanismi principali, ma piuttosto li suggerisce in modo allusivo.
Les Empaillés (gli impagliati) nasce per la prima volta nel 2003 come progetto da realizzarsi in collaborazione con gli abitanti del luogo in cui sarebbe stato esposto. L’artista infatti è solita chiedere a chi vive in loco di fornirle alcuni vestiti ormai inutilizzati, creando così un forte rapporto relazionale con il luogo in cui l’opera viene realizzata.
Les Empaillés sono delle sculture leggere da far fisicamente rivivere, attraverso l’utilizzo di paglia, materiale organico, residuo agricolo di largo impiego in passato, che per la sua composizione chimica tende a decomporsi molto lentamente. Il percorso che sta seguendo l’artista francese è quello della costruzione, progetto dopo progetto, di una personale geografia umana, fatta di punti di osservazione particolari, di luoghi densi di stratificazioni di senso, di meccanismi sociali da ‘smontare’ in modo semplice, ma determinato.
Lisa Wade, nata a Washington D.C. nel 1972, con la serie Scudi e Lance, rivisita il concetto dell’autodifesa civile, morale ed intellettuale della società contemporanea.
Il crescente desiderio dei governi, delle multinazionali e dei singoli individui di controllare il potere dei beni attraverso conflitti sanguinosi, strategie incomprensibili o piani segreti, genera in noi il continuo allarmismo
che tende a farci essere sempre piu’ diffidenti, aggressivi e possessivi verso ogni cosa, proprio come si comporterebbe un soldato in guerra.
L’artista in un intervista interpreta così il suo lavoro: "gli artefatti da combattimento, reinterpretati nel mio ultimo lavoro come nuove armi domestiche, sono realizzati recuperando materiali di scarto, packaging, tessuti, metalli, identificativi del nostro tempo che vogliono essere un riflesso preciso dei nostri modi di agire e di pensare senz’altro pericolosi per il nostro futuro".
Ines Meyer, nata in Germania nel 1969, raccoglie in un gesto a volte impercettibile e insicuro, altre deciso, cupo, irrazionale le emozioni, la vita espressa attraverso il corpo. Un corpo che non ama mostrarsi ma scomparire, per far emergere piuttosto un guizzo, una smorfia, un sussulto, quasi un movimento. Le piccole superfici dei disegni esplodono di fronte allo spasmo doloroso, allo slancio disperato, brulicano di segni presi dalla quotidianità e gettati sul foglio, si contraggono fino a scomparire nel silenzio di un ricordo, di un pensiero emerso e subito dopo disperso nel flusso della memoria. Che fare delle emozioni? A chi interessano? L'artista propone di prenderne appunti, di non dimenticarle, potrebbero tornare utili quando meno uno se lo aspetta, se non altro come ricordo di qualcosa di umano. Il formato small dei disegni e l'uso del bianco/nero sono una presenza quanto mai significativa in un mondo di oggetti extra large, rumorosi, inutili.
Gaia Scaramella, nata a Roma nel 1979, lavora con l'incisione coniugando una grande capacità tecnica con contenuti contemporanei. Nei suoi ultimi lavori, la pratica della distruzione/ricreazione, messa in atto attraverso operazioni di ritaglio ed uso del collage, porta l'artista a creare le sue opere attraverso la ricomposizione in nuove forme di incisioni tagliate in sotili fettucce, avvalendosi dell'utilizzo del torchio prima, e del "distruggi documenti" poi. In questo modo, la scelta coscienziosa di frammenti componibili diventa un'azione meccanica e casuale. Le opere di Scaramella si caratterizzano inoltre per la continua presenza di simboli religiosi, prima riferiti unicamente alla religione cattolica (come ricerca culturale) ed in seguito compaiono simboli che hanno a che fare con tutte le forme di culto. Questo perché l’artista compie un lavoro ossessivo, seriale, iconografico, simbolico, per la scelta di forme riconoscibili universalmente ed intrise di molteplici significati e significanti
Sophie Usunier, nata in Francia nel 1971, lavora da diversi anni in Italia; è presentata per la prima volta a Roma dalla curatrice Francesca Referza. I suoi lavori nascono spesso da riflessioni socio-antropologiche, a volte maturate all'interno di situazioni lavorative temporanee, sulle quali l'artista medita fino ad approdare ad una formula, spesso di tipo installativo, che tuttavia non ne disvela immediatamente i meccanismi principali, ma piuttosto li suggerisce in modo allusivo.
Les Empaillés (gli impagliati) nasce per la prima volta nel 2003 come progetto da realizzarsi in collaborazione con gli abitanti del luogo in cui sarebbe stato esposto. L’artista infatti è solita chiedere a chi vive in loco di fornirle alcuni vestiti ormai inutilizzati, creando così un forte rapporto relazionale con il luogo in cui l’opera viene realizzata.
Les Empaillés sono delle sculture leggere da far fisicamente rivivere, attraverso l’utilizzo di paglia, materiale organico, residuo agricolo di largo impiego in passato, che per la sua composizione chimica tende a decomporsi molto lentamente. Il percorso che sta seguendo l’artista francese è quello della costruzione, progetto dopo progetto, di una personale geografia umana, fatta di punti di osservazione particolari, di luoghi densi di stratificazioni di senso, di meccanismi sociali da ‘smontare’ in modo semplice, ma determinato.
Lisa Wade, nata a Washington D.C. nel 1972, con la serie Scudi e Lance, rivisita il concetto dell’autodifesa civile, morale ed intellettuale della società contemporanea.
Il crescente desiderio dei governi, delle multinazionali e dei singoli individui di controllare il potere dei beni attraverso conflitti sanguinosi, strategie incomprensibili o piani segreti, genera in noi il continuo allarmismo
che tende a farci essere sempre piu’ diffidenti, aggressivi e possessivi verso ogni cosa, proprio come si comporterebbe un soldato in guerra.
L’artista in un intervista interpreta così il suo lavoro: "gli artefatti da combattimento, reinterpretati nel mio ultimo lavoro come nuove armi domestiche, sono realizzati recuperando materiali di scarto, packaging, tessuti, metalli, identificativi del nostro tempo che vogliono essere un riflesso preciso dei nostri modi di agire e di pensare senz’altro pericolosi per il nostro futuro".
10
settembre 2008
Collettiva
Dal 10 al 25 settembre 2008
giovane arte
Location
Z2O Sara Zanin Gallery
Roma, Via della Vetrina, 21, (Roma)
Roma, Via della Vetrina, 21, (Roma)
Orario di apertura
da lunedì a sabato ore 15.30-19.30
Vernissage
10 Settembre 2008, ore 19
Autore