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Collettiva – Emilia on the Road
Dal Festival Fotografia Europea 2013 di Reggio Emilia una terza collettiva raggiunge Caltagirone per compiere quel progetto unico, ma non certo univoco, che ha visto oltre 40 autori confrontarsi – visioni plurali per un solo tema – sul concetto di cambiamento, al Museo dei Cappuccini di Reggio.
Comunicato stampa
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La Galleria Fotografica Luigi GHIRRI, ospitando anche questa collettiva del Gruppo Fotografico Color’s Light di Colorno, chiude il cerchio dell’esperienza 2013 nel Festival della Fotografia Europea di Reggio Emilia offrendo alla città – e a tutti coloro che seguono fedelmente gli appuntamenti fotografici presso la Corte Capitaniale di Caltagirone – lo sguardo e la ricerca di oltre quaranta autori che si sono confrontati su tema tanto attuale quanto inafferrabile, il cambiamento. Cambia lo sguardo e muta la lettura di un presente sempre più complesso, un presente che si fa crocevia di visioni e progettualità. E ciascuno degli artisti firma questa collettiva, con la sua cifra, la sua sensibilità e il suo personale linguaggio fotografico.
Sebastiano FAVITTA, Attilio GERBINO
Galleria Fotografica Luigi GHIRRI
Caltagirone, settembre 2013
Emilia on the road: percorsi tra confine e identità
Spazi che si percorrono quotidianamente, tanto presenti nel vissuto individuale da non aver nemmeno bisogno un nome, un indirizzo, un numero civico. Spazi e strade che, semplicemente, esistono e re-sistono: questo è la via Emilia per gli indigeni della Pianura Padana: un tracciato stradale che assorbe la storia e il presente di moltissime persone, capace di segnare attorno a sé il marchio dell'identificazione e dello scambio che non si pone come confine ma come territorio comune. Quindi, non una strada sconfinata e libera come la mitica Route 66 degli States, che fu percorso ideale di tutti i viaggi reali e immaginari del Novecento, ma un luogo esistente e fisico, quindi presente e quotidiano, che intreccia l'archeologia e l'arte con l'industria e il consumo. Sappiamo infatti che con il suo carattere icastico anche la via Emilia ha suscitato passioni nostrane, raccontate per esempio da Francesco GUCCINI con “Autogrill” e “Dalla via Emilia al West”, oppure trasgressioni beat come quelle descritte da Pier Vittorio TONDELLI, e nella fotografia le delicatissime intuizioni di Luigi GHIRRI nel suo viaggio in Emilia.
Ma nello sguardo di oggi, la via Emilia è qualcosa di diverso: un oggetto quanto mai strano, multiforme, inafferrabile, e specchio nitidissimo, anche se deformato, delle trasformazioni di un mondo che fatichiamo a comprendere e talvolta anche ad accettare. Nulla sembra avere più un senso specifico se non quello del non-sense, della confusione e del disordine, che ha preso il posto del criterio razionale e regolare con cui la Strada fu, oltre duemila anni fa, costruita. Per queste ragioni, l'occhio fotografico che si poggia sulla via Emilia la legge in controluce: la identifica come traccia di un passato che rischia di svanire per incuria e di un futuro che non sembra promettere niente di buono, assurgendola a luogo simbolo di cambiamento e di responsabilità. Il cambiamento è inevitabile e sano, la responsabilità di come questo venga attuato sembra avere invece un retrogusto di follia ben lontano dai presupposti della società civile.
La via Emilia da strada di comunicazione è diventata strada di non-comunicazione, soprattutto tra le persone; il disordine ha preso il posto dell'ordine; il solido è stato sostituito dall'effimero, le belle costruzioni di un tempo sono sostituite da brutture contemporanee destinate a diventare fossili di una civiltà demolitrice e autodistruttiva. Quelle che ancora resistono, ridotte a macerie, ci ricordano inesorabili il tempo andato. Anche i simboli e i punti di riferimento sono cambiati, non più campanili e chiese ma nuovi templi del consumismo e della socialità moderna: centri commerciali, vetrine, cartelloni luminosi e ammiccanti che svettano come bandiere. In mezzo a tutto questo, i fotografi a caccia in questa savana triviale, hanno saputo individuare le tracce indefinibili della trasformazione, denunciandole consapevolmente, ma anche riuscendo a svelare l'ironia che si nasconde nei contrasti, e quindi esercitando uno sguardo nuovo su quell'orizzonte comune che porta da Reggio Emilia a Piacenza. In questa selva di cemento e metallo sono anche riusciti a scovare un sottile appagamento estetico, un'idea di bellezza del tutto estranea alla gerarchia dei valori, che rimette in ordine i pensieri e garantisce lo stupore davanti alla vita.
Claudio CATTANI
Gruppo Fotografico Color’s Light
Il Gruppo Fotografico Color's Light
Il circolo Color's Light di Colorno (Parma) nasce nel 1986, per dare spazio e voce alla passione fotografica. I suoi punti di forza sono il confronto, che stimola costantemente la crescita artistica dei suoi soci, e il legame con il territorio che si evidenzia in molti dei progetti presentati negli ultimi anni, ma anche la capacità di lavorare in gruppo per proporre visioni collettive, come nel caso della presente mostra. Il circolo è infatti conosciuto per importanti progetti collettivi, sebbene alcuni soci si distinguano individualmente anche a livello internazionale, sia nella fotografia tradizionale che nel diaporama.
Dal 2009 organizza nel mese di Giugno il Festival fotografico Colorno Photo Life.
Sebastiano FAVITTA, Attilio GERBINO
Galleria Fotografica Luigi GHIRRI
Caltagirone, settembre 2013
Emilia on the road: percorsi tra confine e identità
Spazi che si percorrono quotidianamente, tanto presenti nel vissuto individuale da non aver nemmeno bisogno un nome, un indirizzo, un numero civico. Spazi e strade che, semplicemente, esistono e re-sistono: questo è la via Emilia per gli indigeni della Pianura Padana: un tracciato stradale che assorbe la storia e il presente di moltissime persone, capace di segnare attorno a sé il marchio dell'identificazione e dello scambio che non si pone come confine ma come territorio comune. Quindi, non una strada sconfinata e libera come la mitica Route 66 degli States, che fu percorso ideale di tutti i viaggi reali e immaginari del Novecento, ma un luogo esistente e fisico, quindi presente e quotidiano, che intreccia l'archeologia e l'arte con l'industria e il consumo. Sappiamo infatti che con il suo carattere icastico anche la via Emilia ha suscitato passioni nostrane, raccontate per esempio da Francesco GUCCINI con “Autogrill” e “Dalla via Emilia al West”, oppure trasgressioni beat come quelle descritte da Pier Vittorio TONDELLI, e nella fotografia le delicatissime intuizioni di Luigi GHIRRI nel suo viaggio in Emilia.
Ma nello sguardo di oggi, la via Emilia è qualcosa di diverso: un oggetto quanto mai strano, multiforme, inafferrabile, e specchio nitidissimo, anche se deformato, delle trasformazioni di un mondo che fatichiamo a comprendere e talvolta anche ad accettare. Nulla sembra avere più un senso specifico se non quello del non-sense, della confusione e del disordine, che ha preso il posto del criterio razionale e regolare con cui la Strada fu, oltre duemila anni fa, costruita. Per queste ragioni, l'occhio fotografico che si poggia sulla via Emilia la legge in controluce: la identifica come traccia di un passato che rischia di svanire per incuria e di un futuro che non sembra promettere niente di buono, assurgendola a luogo simbolo di cambiamento e di responsabilità. Il cambiamento è inevitabile e sano, la responsabilità di come questo venga attuato sembra avere invece un retrogusto di follia ben lontano dai presupposti della società civile.
La via Emilia da strada di comunicazione è diventata strada di non-comunicazione, soprattutto tra le persone; il disordine ha preso il posto dell'ordine; il solido è stato sostituito dall'effimero, le belle costruzioni di un tempo sono sostituite da brutture contemporanee destinate a diventare fossili di una civiltà demolitrice e autodistruttiva. Quelle che ancora resistono, ridotte a macerie, ci ricordano inesorabili il tempo andato. Anche i simboli e i punti di riferimento sono cambiati, non più campanili e chiese ma nuovi templi del consumismo e della socialità moderna: centri commerciali, vetrine, cartelloni luminosi e ammiccanti che svettano come bandiere. In mezzo a tutto questo, i fotografi a caccia in questa savana triviale, hanno saputo individuare le tracce indefinibili della trasformazione, denunciandole consapevolmente, ma anche riuscendo a svelare l'ironia che si nasconde nei contrasti, e quindi esercitando uno sguardo nuovo su quell'orizzonte comune che porta da Reggio Emilia a Piacenza. In questa selva di cemento e metallo sono anche riusciti a scovare un sottile appagamento estetico, un'idea di bellezza del tutto estranea alla gerarchia dei valori, che rimette in ordine i pensieri e garantisce lo stupore davanti alla vita.
Claudio CATTANI
Gruppo Fotografico Color’s Light
Il Gruppo Fotografico Color's Light
Il circolo Color's Light di Colorno (Parma) nasce nel 1986, per dare spazio e voce alla passione fotografica. I suoi punti di forza sono il confronto, che stimola costantemente la crescita artistica dei suoi soci, e il legame con il territorio che si evidenzia in molti dei progetti presentati negli ultimi anni, ma anche la capacità di lavorare in gruppo per proporre visioni collettive, come nel caso della presente mostra. Il circolo è infatti conosciuto per importanti progetti collettivi, sebbene alcuni soci si distinguano individualmente anche a livello internazionale, sia nella fotografia tradizionale che nel diaporama.
Dal 2009 organizza nel mese di Giugno il Festival fotografico Colorno Photo Life.
07
settembre 2013
Collettiva – Emilia on the Road
Dal 07 al 15 settembre 2013
fotografia
Location
GALLERIA FOTOGRAFICA LUIGI GHIRRI
Caltagirone, Via Duomo, 11, (Catania)
Caltagirone, Via Duomo, 11, (Catania)
Orario di apertura
lun./dom. 9.00 -12.30, 16.00 -19.00
Vernissage
7 Settembre 2013, h 19.00
Autore
Curatore