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Collezione permanente
il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci presenta nelle sale espositive una significativa e inedita selezione di opere della Collezione Permanente che ne documenta l’ampia e varia ricchezza
Comunicato stampa
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Dal 16 ottobre 2005 al 29 gennaio 2006, il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci presenta nelle sale espositive una significativa e inedita selezione di opere della Collezione Permanente che ne documenta l’ampia e varia ricchezza.
La mostra è curata da Samuel-Fuyumi Namioka, responsabile della Collezione Pemanente, e da Daniel Soutif, direttore del Centro Pecci. L’evento espositivo è promosso da Comune di Prato, Cariprato S.p.A., Famiglia Pecci, Fondazione Cassa di Risparmio di Prato, Unione Industriale Pratese, Gruppo CONSIAG, in collaborazione con Regione Toscana e Provincia di Prato è stato reso possibile anche grazie al contributo di ASM S.p.A. e Citroën S.A.R. Rossomandi.
La mostra rappresenta l’identità del museo e, allo stesso tempo, costituisce uno straordinario momento di riflessione sui protagonisti e i movimenti di spicco dell’arte contemporanea attraverso il confronto con alcune opere meno conosciute della Collezione, e con i lavori storici e più significativi che la compongono. Questa ricca e originale selezione si presenta come occasione importante per conoscere il panorama artistico, tra continuità e trasformazioni, dagli anni sessanta ad oggi, attraverso un originale percorso espositivo costruito non sul classico discorso storico ma seguendo uno svolgimento fatto di connessioni e di rimandi visivi che collegano le opere, arricchendole di nuovi significati.
Accanto ai riconosciuti rappresentanti dell’arte contemporanea che da sempre caratterizzano la collezione del museo sono collocati lavori di altri protagonisti a testimoniare il complesso e variegato stato dell’arte di oggi ma anche la ricca possibilità di scelta che la Collezione del Centro permette.
La mostra si apre con le fotografie di Nobuyoshi Araki alla “gente di Prato”, acquisite dopo l’esposizione del 2000, per poi presentare i lavori di Julian Opie, assemblaggio di figure solide geometriche come blocchetti dei giochi di costruzioni per bambini, fatti di acciaio e dipinti con vernice per auto; Enzo Cucchi con la sua Montagna sagomata in ferro e gomma, che allude simbolicamente alla dimensione della solitudine e del silenzio; Richard Baquié che predilige le problematiche spaziali e prospettiche, e crea sculture che “fanno riferimento allo spazio e al tempo”; Vik Muniz il cui intento è quello di scardinare l’insieme di codici, proporzioni e funzioni su cui si fonda la nostra percezione delle cose e ricondurci invece ad una condizione infantile, nella quale ogni esperienza è vissuta come nuova.
A questi lavori, presenti in collezione fin dai primi anni, si aggiungono opere entrate più di recente come l’uomo nudo di schiena di Michelangelo Pistoletto, serigrafato su superficie a specchio, all’interno del quale si proietta l’immagine dei visitatori che si accingono ad entrare nelle sale espositive; la scultura in bronzo policromo di Mimmo Paladino perfetta rappresentate di quel “nomadismo” stilistico che fonde l’astrazione volumetrica delle forme con un uso sensuale di materie e colori primari, evocando suggestioni oniriche, magiche e primordiali; l’opera plastica di Renato Ranaldi connotata da un latente polimorfismo volto a rovesciare continuamente il senso della percezione di ogni cosa e la scenografica installazione di Kenji Yanobe composta da più di cento piccoli robot alcuni dei quali, collegati con una batteria al contatore Geiger, sono in grado di captare ogni presenza di radioattività nel mondo ed emettono un bip ogni volta che vengono colpiti da una particella: l’opera nasce come indagine sul disastro nucleare di Cernobyl ma evoca fortemente anche la tragedia giapponese di Hiroshima e Nagasaki.
Accanto a questi ritroviamo anche, come testimonianza delle mostre realizzate negli anni passati, i lavori di Domenico Gnoli che si concentra sui dettagli ingigantiti di oggetti quotidiani per coglierne ogni minimo particolare e di Francesco Lo Savio con una delicata opera in carta velina su cartoncino, fondata sulla figura del cerchio che sembra proiettarsi nel grande anello d’acciaio di Remo Salvadori posto di fronte, a terra, rappresentante di un tempo Continuo infinito presente, e per concludersi quindi, simbolicamente, con la Fine delle verifiche di Ugo Mulas, splendida fotografia in bianco e nero che segna il punto di arrivo della vita di Mulas, uomo e artista, e anche la fine del percorso espositivo.
Sono presenti anche lavori di: Stefano Arienti, Craigie Horsfield, Shirazeh Houshiary, Karen Kilimnik, Medical Hermeneutics, Lucio Pozzi, Georges Rousse, Gianni Ruffi, Remo Salvadori, Lapo Binazzi, Luca Andreoni e Antonio Fortugno, Pedro Cabrita Reis, Buzz Spector.
Inoltre, a testimoniare la molteplicità degli intrecci tra discipline diverse che da sempre contraddistingue la contemporaneità, le salette sono dedicate a Superstudio e UFO, due importanti gruppi della scena dell’architettura radicale presenti a Firenze tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta, e una sala ai libri d’artista conservati nella collezione della Biblioteca.
La mostra è inoltre correlata da una serie di iniziative didattiche diversificate in relazione alle differenti fasce d’età tra le quali, le visite guidate gratuite, al solo costo del biglietto di ingresso, organizzate ogni sabato e domenica alle ore 17.
La mostra è curata da Samuel-Fuyumi Namioka, responsabile della Collezione Pemanente, e da Daniel Soutif, direttore del Centro Pecci. L’evento espositivo è promosso da Comune di Prato, Cariprato S.p.A., Famiglia Pecci, Fondazione Cassa di Risparmio di Prato, Unione Industriale Pratese, Gruppo CONSIAG, in collaborazione con Regione Toscana e Provincia di Prato è stato reso possibile anche grazie al contributo di ASM S.p.A. e Citroën S.A.R. Rossomandi.
La mostra rappresenta l’identità del museo e, allo stesso tempo, costituisce uno straordinario momento di riflessione sui protagonisti e i movimenti di spicco dell’arte contemporanea attraverso il confronto con alcune opere meno conosciute della Collezione, e con i lavori storici e più significativi che la compongono. Questa ricca e originale selezione si presenta come occasione importante per conoscere il panorama artistico, tra continuità e trasformazioni, dagli anni sessanta ad oggi, attraverso un originale percorso espositivo costruito non sul classico discorso storico ma seguendo uno svolgimento fatto di connessioni e di rimandi visivi che collegano le opere, arricchendole di nuovi significati.
Accanto ai riconosciuti rappresentanti dell’arte contemporanea che da sempre caratterizzano la collezione del museo sono collocati lavori di altri protagonisti a testimoniare il complesso e variegato stato dell’arte di oggi ma anche la ricca possibilità di scelta che la Collezione del Centro permette.
La mostra si apre con le fotografie di Nobuyoshi Araki alla “gente di Prato”, acquisite dopo l’esposizione del 2000, per poi presentare i lavori di Julian Opie, assemblaggio di figure solide geometriche come blocchetti dei giochi di costruzioni per bambini, fatti di acciaio e dipinti con vernice per auto; Enzo Cucchi con la sua Montagna sagomata in ferro e gomma, che allude simbolicamente alla dimensione della solitudine e del silenzio; Richard Baquié che predilige le problematiche spaziali e prospettiche, e crea sculture che “fanno riferimento allo spazio e al tempo”; Vik Muniz il cui intento è quello di scardinare l’insieme di codici, proporzioni e funzioni su cui si fonda la nostra percezione delle cose e ricondurci invece ad una condizione infantile, nella quale ogni esperienza è vissuta come nuova.
A questi lavori, presenti in collezione fin dai primi anni, si aggiungono opere entrate più di recente come l’uomo nudo di schiena di Michelangelo Pistoletto, serigrafato su superficie a specchio, all’interno del quale si proietta l’immagine dei visitatori che si accingono ad entrare nelle sale espositive; la scultura in bronzo policromo di Mimmo Paladino perfetta rappresentate di quel “nomadismo” stilistico che fonde l’astrazione volumetrica delle forme con un uso sensuale di materie e colori primari, evocando suggestioni oniriche, magiche e primordiali; l’opera plastica di Renato Ranaldi connotata da un latente polimorfismo volto a rovesciare continuamente il senso della percezione di ogni cosa e la scenografica installazione di Kenji Yanobe composta da più di cento piccoli robot alcuni dei quali, collegati con una batteria al contatore Geiger, sono in grado di captare ogni presenza di radioattività nel mondo ed emettono un bip ogni volta che vengono colpiti da una particella: l’opera nasce come indagine sul disastro nucleare di Cernobyl ma evoca fortemente anche la tragedia giapponese di Hiroshima e Nagasaki.
Accanto a questi ritroviamo anche, come testimonianza delle mostre realizzate negli anni passati, i lavori di Domenico Gnoli che si concentra sui dettagli ingigantiti di oggetti quotidiani per coglierne ogni minimo particolare e di Francesco Lo Savio con una delicata opera in carta velina su cartoncino, fondata sulla figura del cerchio che sembra proiettarsi nel grande anello d’acciaio di Remo Salvadori posto di fronte, a terra, rappresentante di un tempo Continuo infinito presente, e per concludersi quindi, simbolicamente, con la Fine delle verifiche di Ugo Mulas, splendida fotografia in bianco e nero che segna il punto di arrivo della vita di Mulas, uomo e artista, e anche la fine del percorso espositivo.
Sono presenti anche lavori di: Stefano Arienti, Craigie Horsfield, Shirazeh Houshiary, Karen Kilimnik, Medical Hermeneutics, Lucio Pozzi, Georges Rousse, Gianni Ruffi, Remo Salvadori, Lapo Binazzi, Luca Andreoni e Antonio Fortugno, Pedro Cabrita Reis, Buzz Spector.
Inoltre, a testimoniare la molteplicità degli intrecci tra discipline diverse che da sempre contraddistingue la contemporaneità, le salette sono dedicate a Superstudio e UFO, due importanti gruppi della scena dell’architettura radicale presenti a Firenze tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta, e una sala ai libri d’artista conservati nella collezione della Biblioteca.
La mostra è inoltre correlata da una serie di iniziative didattiche diversificate in relazione alle differenti fasce d’età tra le quali, le visite guidate gratuite, al solo costo del biglietto di ingresso, organizzate ogni sabato e domenica alle ore 17.
15
ottobre 2005
Collezione permanente
Dal 15 ottobre 2005 al 29 gennaio 2006
arte contemporanea
Location
CENTRO PER L’ARTE CONTEMPORANEA LUIGI PECCI
Prato, Viale Della Repubblica, 277, (Prato)
Prato, Viale Della Repubblica, 277, (Prato)
Vernissage
15 Ottobre 2005, ore 18.30
Autore
Curatore