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Colomba d’Apolito – Pienza Val d’Orcia
Lo straordinario paesaggio della Val d’Orcia visto come una galleria di opere di grandi artisti dell’Otto e Novecento
Comunicato stampa
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“La sagoma del Monte Amiata rimanda alla mente quella della Montagna Saint Victoire del Cezanne più sentimentale; la magnifica “piazza di Pienza” ad una composizione del Picasso più giocoso; la collina col grano tagliato, i covoni a seccare e le stoppie al sole con la “casa sulla collina” demistificata da un taglio alla Fontana; la morfologia dolcissima dei pendii che si susseguono l’un l’altro nelle foschie azzurrine, rimandano alle porzioni di paesaggio dei dipinti del nostro Rinascimento e al David Hockney dei primi lavori fotografici (i ritratti alla madre nel giardino) nel loro essere non “inscatolati”. Non ci sono figure umane a misurare la sospesa perfezione ed anche i tralicci assumono dignità, dichiarando la loro bellezza non oleografica. E’ come se il paesaggio fosse respirato dall'interno della materia: cielo, sole, terra, acqua, erba, stoppie, case, pali della luce, colline, linee, colori e respiro” (Colomba d’Apolito).
E’ una visione nuova e mediata dal sentimento quella che Colomba d’Apolito restituisce della città di Pienza e del territorio che la circonda, la Val d'Orcia. La città di Pio, perfetto gioielllo costruito per esprimere la potenza e la grazia papale - immersa in un territorio, quello toscano, di cui la Val d'Orcia rappresenta la quintessenza del paesaggio nel mondo - ha ispirato il genio compositivo di Colomba d’Apolito con risultati creativi di grande impatto visivo. I suoi lavori – venti opere, alcune di grandi dimensioni – raccontano di luoghi ricostruiti attraverso la tecnica della composizione, realizzata con il montaggio delle foto, poi passate allo scanner. Ne deriva una rilettura del paesaggio tramite l’occhio di chi lo vive e abita; un modo di far emergere il sentimento, anche in contrapposizione a tanta fotografia contemporanea che soffre di eccesso di definizione.
Il dittico in esposizione, chiamato “Sogno di Val d'Orcia”, è stato scelto come manifesto della mostra, perché capace di suggerire una libertà che sottende a tutta la personale. Libertà che si evidenzia anche nella scelta della d’Apolito di usare la macchina fotografica a mano libera, con pellicola di bassa sensibilità, che le fa ottenere immagini di peso leggero: l'emozione piuttosto che l'informazione. Nella mostra fotografica di Colomba d’Apolito sono la quantità e la qualità della luce a catturare l'impressione emotiva dello scenario. Il sentimento per il paesaggio della Val d’Orcia ne esce vivificato da uno sguardo fresco, che potrebbe essere quello lieve di un bambino. Il tutto con mezzi esclusivamente analogici.
Colomba d'Apolito ha lavorato tre anni su questo paesaggio per poter restituire nella propria opera uno stile naturalistico e sensibile alle più piccole sfumature del colore, accompagnato da un approccio anticonformista nei tagli. Una nuova spazialità derivante dalla soluzione compositiva le permette di risolvere in maniera magnificamente teatrale, per non dire scenografica - derivata sicuramente dai suoi inizi come fotografa teatrale - l'approccio a questi spazi iper-fotografati. Non è semplice avvicinarsi ad un paesaggio come quello della Val d’Orcia, un immaginario da cartolina abusato e riprodotto in ogni formato disponibile. Le composizioni che saranno presentate in mostra, sorprendentemente, risultano come frammenti, pezzi d'affresco recuperati dal fondo del tempo rispetto alle immagini singole. Il “sentimento struggente” del paesaggio che l'autrice vuole condividere con l’osservatore, trova la propria cifra espressiva.
Il testo di presentazione del catalogo é di Vittorio Fagone, storico dell'arte e direttore della Fondazione Ragghianti di Lucca
E’ una visione nuova e mediata dal sentimento quella che Colomba d’Apolito restituisce della città di Pienza e del territorio che la circonda, la Val d'Orcia. La città di Pio, perfetto gioielllo costruito per esprimere la potenza e la grazia papale - immersa in un territorio, quello toscano, di cui la Val d'Orcia rappresenta la quintessenza del paesaggio nel mondo - ha ispirato il genio compositivo di Colomba d’Apolito con risultati creativi di grande impatto visivo. I suoi lavori – venti opere, alcune di grandi dimensioni – raccontano di luoghi ricostruiti attraverso la tecnica della composizione, realizzata con il montaggio delle foto, poi passate allo scanner. Ne deriva una rilettura del paesaggio tramite l’occhio di chi lo vive e abita; un modo di far emergere il sentimento, anche in contrapposizione a tanta fotografia contemporanea che soffre di eccesso di definizione.
Il dittico in esposizione, chiamato “Sogno di Val d'Orcia”, è stato scelto come manifesto della mostra, perché capace di suggerire una libertà che sottende a tutta la personale. Libertà che si evidenzia anche nella scelta della d’Apolito di usare la macchina fotografica a mano libera, con pellicola di bassa sensibilità, che le fa ottenere immagini di peso leggero: l'emozione piuttosto che l'informazione. Nella mostra fotografica di Colomba d’Apolito sono la quantità e la qualità della luce a catturare l'impressione emotiva dello scenario. Il sentimento per il paesaggio della Val d’Orcia ne esce vivificato da uno sguardo fresco, che potrebbe essere quello lieve di un bambino. Il tutto con mezzi esclusivamente analogici.
Colomba d'Apolito ha lavorato tre anni su questo paesaggio per poter restituire nella propria opera uno stile naturalistico e sensibile alle più piccole sfumature del colore, accompagnato da un approccio anticonformista nei tagli. Una nuova spazialità derivante dalla soluzione compositiva le permette di risolvere in maniera magnificamente teatrale, per non dire scenografica - derivata sicuramente dai suoi inizi come fotografa teatrale - l'approccio a questi spazi iper-fotografati. Non è semplice avvicinarsi ad un paesaggio come quello della Val d’Orcia, un immaginario da cartolina abusato e riprodotto in ogni formato disponibile. Le composizioni che saranno presentate in mostra, sorprendentemente, risultano come frammenti, pezzi d'affresco recuperati dal fondo del tempo rispetto alle immagini singole. Il “sentimento struggente” del paesaggio che l'autrice vuole condividere con l’osservatore, trova la propria cifra espressiva.
Il testo di presentazione del catalogo é di Vittorio Fagone, storico dell'arte e direttore della Fondazione Ragghianti di Lucca
31
marzo 2007
Colomba d’Apolito – Pienza Val d’Orcia
Dal 31 marzo al 15 aprile 2007
fotografia
Location
PALAZZO PICCOLOMINI
Pienza, Piazza Pio II, (SIENA)
Pienza, Piazza Pio II, (SIENA)
Orario di apertura
tutti i giorni, escluso il lunedì, dalle ore 10 alle ore 13 e dalle ore 15 alle ore 18
Vernissage
31 Marzo 2007, ore 16
Ufficio stampa
DAVIS & CO.
Autore