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Comincia adesso! #1
Comincia adesso! ha luogo a Napoli, città attualmente e storicamente simbolo del disagio sociale, ma anche delle speranze di riscatto, presso Ventre, la cui inaugurazione coincide con quella del progetto stesso. Uno spazio il cui nome, di letteraria memoria, se fornisce repentinamente l’idea del suo radicamento nel contesto partenopeo, rimanda altresì ad una dimensione di profonda immersione nella crudezza del reale. Articolandosi in quattro tempi, il progetto prevede il coinvolgimento di quattro artisti di volta in volta differenti.
Comunicato stampa
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“COMINCIA ADESSO! #1”
Primo tempo del progetto espositivo e seminariale
a cura di Stefano Taccone
Ventre, Napoli
Inaugurazione: 10 gennaio ore 18,30-22,30
“Comincia Adesso!” è il titolo del pezzo che apre l’album “La vida que vendrà” (2000), ultima fatica dei 99 Posse prima del loro scioglimento. In esso la lucida presa di coscienza di una condizione di oppressione e disagio generalizzata, non originata da un’ipotetica fatalità, ma scientificamente progettata e, in maniera ancor più razionale, realizzata, si accompagna ad uno sprono alla mobilitazione individuale come unica vera risorsa di cambiamento. Un atteggiamento che marginalizza ogni ipotesi, pur di maggiore comodità psicologica, di delega di potere per mettere al centro l’azione diretta di ogni uomo in quanto artefice insostituibile della sua porzione di mondo.
A distanza di quasi dieci anni lo scenario descritto da ‘O Zulu e compagni risulta purtroppo non invariato, ma persino di maggiore drammaticità. Il già pesante divario tra ricchi e poveri si è andato allargando in maniera esponenziale; il numero di persone prive dell’accesso ai beni essenziali è sensibilmente aumentato; il perpetuarsi dello sfruttamento intensivo della natura, riflesso inevitabile dei modelli di sviluppo dominanti, ha significato un ulteriore avvicinamento al collasso definitivo del pianeta.
A fronte di tali prospettive il predominare delle forze conservatrici nell’agone politico, cui assistiamo da qualche anno a questa parte, non può essere frainteso. Il fenomeno non va cioè letto come un riconoscimento storico dell’efficacia delle ricette che tali compagini propongono, in quanto sono proprio le applicazioni di queste ultime a mettere a rischio il perpetuarsi della vita. Si tratta invece del contraccolpo originato dalla grave crisi in cui versa il pensiero critico, conseguenza del venir meno dei paradigmi sui quali si fondava la dialettica socio-politica del secolo scorso. Ma se una rifondazione radicale di esso si mostra a tutt’oggi quanto mai necessaria, ancor meno in discussione va posta l’importanza crescente della sua persistenza in un contesto come quello attuale.
“Comincia adesso!” rappresenta dunque un grido lancinante di dolore, ma anche uno slancio positivo verso uno spiraglio di salvezza. Una realistica percezione del nostro presente, così come un adoperarsi affinché sorga il sole dell’avvenire, circostanza che implica in primis la tutela dell’avvenire del sole. La stessa posizione dell’artista, a fronte di tale condizione, assume una connotazione bipolare. I suoi slittamenti linguistici divengono strumento di impietosa demistificazione in vista del ripristino brechtiano della verità dei fatti, offuscata da interessi di segno differente. Una tendenza che individua in Hans Haacke il suo emblema, benché le origini siano da far risalire al Dada berlinese e non si ponga ad una grossa distanza dalle pratiche situazioniste. A tale impostazione si affianca, spesso e volentieri intersecandosi, quella che individua l’antidoto nell’apertura dello specifico artistico all’intero esistente. Che prepone alle esigenze della reificazione quelle di una dimensione in cui la parola “arte” si tramuta in un’attitudine mentale da calare in ogni ambito del vissuto. Che assegna all’artista il compito di catalizzare le energie creative della collettività. Un modello che, pur mostrandosi assai vicino alla poetica di Fluxus, individua il suo capostipite in Joseph Beuys.
Comincia adesso! ha luogo a Napoli, città attualmente e storicamente simbolo del disagio sociale, ma anche delle speranze di riscatto, presso Ventre, la cui inaugurazione coincide con quella del progetto stesso. Uno spazio il cui nome, di letteraria memoria, se fornisce repentinamente l’idea del suo radicamento nel contesto partenopeo, rimanda altresì ad una dimensione di profonda immersione nella crudezza del reale. Articolandosi in quattro tempi, il progetto prevede il coinvolgimento di quattro artisti di volta in volta differenti. Agli eventi espositivi sono abbinati momenti seminariali, coincidenti con i finissage, durante i quali alcuni degli artisti, prendendo spunto dalle opere esposte, nonché dalle proprie personali ricerche, sviluppano, in dialogo con il curatore, con pensatori critici provenienti da altri campi e discipline e con l’intero pubblico, un dibattito tra estetica e politica.
Di volontà di protagonismo ed autodeterminazione in rapporto alla propria vita ci parla il corposo archivio fotografico di Maria Vittoria Perrelli, piacevole testimonianza della vitalità della contestazione globale organizzata dell'ultimo decennio, quella che conobbe il suo battesimo nel '99 a Seattle. Un movimento la cui parabola, malgrado negli ultimi tempi paia essersi pressoché esaurita, rimane un esempio importante per le generazioni che verranno.
Ad un attivismo del privato, nella consapevolezza della dimensione pienamente politica di tale ambito, invita invece Salvatore Manzi con la sua passeggiata sabbatica lungo il perimetro di un campo inutilizzato, ubicato nei pressi della sua abitazione. Un invito a restituire alla cittadinanza una porzione di verde che potrebbe costituire un prezioso spazio di aggregazione e rigenerazione pubblica, nell’ottica di una visione della costruzione del “comune” intesa non come un progetto studiato a tavolino e calato dall’alto, bensì come un processo partecipato e trasversale.
Non si può “cominciare”, ammonisce però Ur5o, se prima il ginepraio della propria mente, prodotto dal sottile gioco d'induzione che il sistema perpetua al fine di anestetizzare ogni pulsione sovversiva, non viene dipanato. In tale prospettiva «la solida gabbia, composta dalle inferriate che noi stessi apponiamo alle finestre seguendo il subdolo consiglio di autoprotezione e salvaguardia dell'ego» si rivela paradossalmente un pregevole strumento.
D'altra parte il tempo a disposizione concesso all'uomo per conseguire la salvezza non è illimitato, così come tutt'altro che illimitate sono le risorse che la biosfera può offrirci. Lo sa bene Michelangelo Consani, il cui recente lavoro attinge esplicitamente a teorici del postsviluppo come Ivan Illich e Serge Latuche. La visione di una cicala gigante funziona per lui come distesa testimonianza del persistere della vita, ma anche come monito a dirigersi in senso diametralmente contrario alle logiche di sfruttamento intensivo delle risorse.
Michelangelo Consani (Livorno, 1971), vive e lavora a Livorno
Salvatore Manzi (Napoli, 1975), vive e lavora a Casalnuovo di Napoli
Maria Vittoria Perrelli (Loreto - AN, 1979), vive e lavora tra Bologna e Loreto - AN
Ur5o (Napoli, 1970), vive e lavora a Napoli
Primo tempo del progetto espositivo e seminariale
a cura di Stefano Taccone
Ventre, Napoli
Inaugurazione: 10 gennaio ore 18,30-22,30
“Comincia Adesso!” è il titolo del pezzo che apre l’album “La vida que vendrà” (2000), ultima fatica dei 99 Posse prima del loro scioglimento. In esso la lucida presa di coscienza di una condizione di oppressione e disagio generalizzata, non originata da un’ipotetica fatalità, ma scientificamente progettata e, in maniera ancor più razionale, realizzata, si accompagna ad uno sprono alla mobilitazione individuale come unica vera risorsa di cambiamento. Un atteggiamento che marginalizza ogni ipotesi, pur di maggiore comodità psicologica, di delega di potere per mettere al centro l’azione diretta di ogni uomo in quanto artefice insostituibile della sua porzione di mondo.
A distanza di quasi dieci anni lo scenario descritto da ‘O Zulu e compagni risulta purtroppo non invariato, ma persino di maggiore drammaticità. Il già pesante divario tra ricchi e poveri si è andato allargando in maniera esponenziale; il numero di persone prive dell’accesso ai beni essenziali è sensibilmente aumentato; il perpetuarsi dello sfruttamento intensivo della natura, riflesso inevitabile dei modelli di sviluppo dominanti, ha significato un ulteriore avvicinamento al collasso definitivo del pianeta.
A fronte di tali prospettive il predominare delle forze conservatrici nell’agone politico, cui assistiamo da qualche anno a questa parte, non può essere frainteso. Il fenomeno non va cioè letto come un riconoscimento storico dell’efficacia delle ricette che tali compagini propongono, in quanto sono proprio le applicazioni di queste ultime a mettere a rischio il perpetuarsi della vita. Si tratta invece del contraccolpo originato dalla grave crisi in cui versa il pensiero critico, conseguenza del venir meno dei paradigmi sui quali si fondava la dialettica socio-politica del secolo scorso. Ma se una rifondazione radicale di esso si mostra a tutt’oggi quanto mai necessaria, ancor meno in discussione va posta l’importanza crescente della sua persistenza in un contesto come quello attuale.
“Comincia adesso!” rappresenta dunque un grido lancinante di dolore, ma anche uno slancio positivo verso uno spiraglio di salvezza. Una realistica percezione del nostro presente, così come un adoperarsi affinché sorga il sole dell’avvenire, circostanza che implica in primis la tutela dell’avvenire del sole. La stessa posizione dell’artista, a fronte di tale condizione, assume una connotazione bipolare. I suoi slittamenti linguistici divengono strumento di impietosa demistificazione in vista del ripristino brechtiano della verità dei fatti, offuscata da interessi di segno differente. Una tendenza che individua in Hans Haacke il suo emblema, benché le origini siano da far risalire al Dada berlinese e non si ponga ad una grossa distanza dalle pratiche situazioniste. A tale impostazione si affianca, spesso e volentieri intersecandosi, quella che individua l’antidoto nell’apertura dello specifico artistico all’intero esistente. Che prepone alle esigenze della reificazione quelle di una dimensione in cui la parola “arte” si tramuta in un’attitudine mentale da calare in ogni ambito del vissuto. Che assegna all’artista il compito di catalizzare le energie creative della collettività. Un modello che, pur mostrandosi assai vicino alla poetica di Fluxus, individua il suo capostipite in Joseph Beuys.
Comincia adesso! ha luogo a Napoli, città attualmente e storicamente simbolo del disagio sociale, ma anche delle speranze di riscatto, presso Ventre, la cui inaugurazione coincide con quella del progetto stesso. Uno spazio il cui nome, di letteraria memoria, se fornisce repentinamente l’idea del suo radicamento nel contesto partenopeo, rimanda altresì ad una dimensione di profonda immersione nella crudezza del reale. Articolandosi in quattro tempi, il progetto prevede il coinvolgimento di quattro artisti di volta in volta differenti. Agli eventi espositivi sono abbinati momenti seminariali, coincidenti con i finissage, durante i quali alcuni degli artisti, prendendo spunto dalle opere esposte, nonché dalle proprie personali ricerche, sviluppano, in dialogo con il curatore, con pensatori critici provenienti da altri campi e discipline e con l’intero pubblico, un dibattito tra estetica e politica.
Di volontà di protagonismo ed autodeterminazione in rapporto alla propria vita ci parla il corposo archivio fotografico di Maria Vittoria Perrelli, piacevole testimonianza della vitalità della contestazione globale organizzata dell'ultimo decennio, quella che conobbe il suo battesimo nel '99 a Seattle. Un movimento la cui parabola, malgrado negli ultimi tempi paia essersi pressoché esaurita, rimane un esempio importante per le generazioni che verranno.
Ad un attivismo del privato, nella consapevolezza della dimensione pienamente politica di tale ambito, invita invece Salvatore Manzi con la sua passeggiata sabbatica lungo il perimetro di un campo inutilizzato, ubicato nei pressi della sua abitazione. Un invito a restituire alla cittadinanza una porzione di verde che potrebbe costituire un prezioso spazio di aggregazione e rigenerazione pubblica, nell’ottica di una visione della costruzione del “comune” intesa non come un progetto studiato a tavolino e calato dall’alto, bensì come un processo partecipato e trasversale.
Non si può “cominciare”, ammonisce però Ur5o, se prima il ginepraio della propria mente, prodotto dal sottile gioco d'induzione che il sistema perpetua al fine di anestetizzare ogni pulsione sovversiva, non viene dipanato. In tale prospettiva «la solida gabbia, composta dalle inferriate che noi stessi apponiamo alle finestre seguendo il subdolo consiglio di autoprotezione e salvaguardia dell'ego» si rivela paradossalmente un pregevole strumento.
D'altra parte il tempo a disposizione concesso all'uomo per conseguire la salvezza non è illimitato, così come tutt'altro che illimitate sono le risorse che la biosfera può offrirci. Lo sa bene Michelangelo Consani, il cui recente lavoro attinge esplicitamente a teorici del postsviluppo come Ivan Illich e Serge Latuche. La visione di una cicala gigante funziona per lui come distesa testimonianza del persistere della vita, ma anche come monito a dirigersi in senso diametralmente contrario alle logiche di sfruttamento intensivo delle risorse.
Michelangelo Consani (Livorno, 1971), vive e lavora a Livorno
Salvatore Manzi (Napoli, 1975), vive e lavora a Casalnuovo di Napoli
Maria Vittoria Perrelli (Loreto - AN, 1979), vive e lavora tra Bologna e Loreto - AN
Ur5o (Napoli, 1970), vive e lavora a Napoli
10
gennaio 2009
Comincia adesso! #1
Dal 10 gennaio al 15 febbraio 2009
fotografia
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
VENTRE
Napoli, Largo Tarsia, 6, (Napoli)
Napoli, Largo Tarsia, 6, (Napoli)
Orario di apertura
su appuntamento
Vernissage
10 Gennaio 2009, ore 18,30-22,30
Autore
Curatore