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Comincia adesso! #4
Il curatore ed alcuni degli artisti in mostra, prendendo spunto dalle opere esposte, nonché dalle personali ricerche di questi ultimi, svilupperanno, in dialogo con Luca Vannetiello (Associazione Masaniello) e con l’intero pubblico presente, un dibattito tra estetica e politica.
Comunicato stampa
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“Comincia Adesso!” è il titolo del pezzo che apre l’album “La vida que vendrà” (2000), ultima fatica dei 99 Posse prima del loro scioglimento. In esso la lucida presa di coscienza di una condizione di oppressione e disagio generalizzata, non originata da un’ipotetica fatalità, ma scientificamente progettata e, in maniera ancor più razionale, realizzata, si accompagna ad uno sprono alla mobilitazione individuale come unica vera risorsa di cambiamento. Un atteggiamento che marginalizza ogni ipotesi, pur di maggiore comodità psicologica, di delega di potere per mettere al centro l’azione diretta di ogni uomo in quanto artefice insostituibile della sua porzione di mondo.
A distanza di quasi dieci anni lo scenario descritto da ‘O Zulu e compagni risulta purtroppo non invariato, ma persino di maggiore drammaticità. Il già pesante divario tra ricchi e poveri si è andato allargando in maniera esponenziale; il numero di persone prive dell’accesso ai beni essenziali è sensibilmente aumentato; il perpetuarsi dello sfruttamento intensivo della natura, riflesso inevitabile dei modelli di sviluppo dominanti, ha significato un ulteriore avvicinamento al collasso definitivo del pianeta.
A fronte di tali prospettive il predominare delle forze conservatrici nell’agone politico, cui assistiamo da qualche anno a questa parte, non può essere frainteso. Il fenomeno non va cioè letto come un riconoscimento storico dell’efficacia delle ricette che tali compagini propongono, in quanto sono proprio le applicazioni di queste ultime a mettere a rischio il perpetuarsi della vita. Si tratta invece del contraccolpo originato dalla grave crisi in cui versa il pensiero critico, conseguenza del venir meno dei paradigmi sui quali si fondava la dialettica socio-politica del secolo scorso. Ma se una rifondazione radicale di esso si mostra a tutt’oggi quanto mai necessaria, ancor meno in discussione va posta l’importanza crescente della sua persistenza in un contesto come quello attuale.
“Comincia adesso!” rappresenta dunque un grido lancinante di dolore, ma anche uno slancio positivo verso uno spiraglio di salvezza. Una realistica percezione del nostro presente, così come un adoperarsi affinché sorga il sole dell’avvenire, circostanza che implica in primis la tutela dell’avvenire del sole. La stessa posizione dell’artista, a fronte di tale condizione, assume una connotazione bipolare. I suoi slittamenti linguistici divengono strumento di impietosa demistificazione in vista del ripristino brechtiano della verità dei fatti, offuscata da interessi di segno differente. Una tendenza che individua in Hans Haacke il suo emblema, benché le origini siano da far risalire al Dada berlinese e non si ponga ad una grossa distanza dalle pratiche situazioniste. A tale impostazione si affianca, spesso e volentieri intersecandosi, quella che individua l’antidoto nell’apertura dello specifico artistico all’intero esistente. Che prepone alle esigenze della reificazione quelle di una dimensione in cui la parola “arte” si tramuta in un’attitudine mentale da calare in ogni ambito del vissuto. Che assegna all’artista il compito di catalizzare le energie creative della collettività. Un modello che, pur mostrandosi assai vicino alla poetica di Fluxus, individua il suo capostipite in Joseph Beuys.
Il progetto ha luogo a Napoli, città attualmente e storicamente simbolo del disagio sociale, ma anche delle speranze di riscatto, presso Ventre, un suggestivo spazio eventi ricavato dalle viscere della città, il cui nome, di letteraria memoria, se fornisce repentinamente l’idea del suo radicamento nel contesto partenopeo, rimanda altresì ad una dimensione di profonda immersione nella crudezza del reale. Qui l'artista Matteo Casamassima intende far confluire molteplici esperienze legate al fare creativo. Una proposta che guarda all'arte contemporanea pur non riconoscendosi nella sua forma di sistema, ma che dalle relazioni e dal confronto vuole trarre la sua linfa programmatica.
La subordinazione della qualità dell’essere alla quantità dell’apparire è alla base delle strategie del controllo. La ricerca spasmodica del successo, inteso come meta suprema di una società ove, parafrasando Guy Debord, il capitale ha raggiunto un grado di accumulazione tale da divenire immagine, congela il conflitto di classe sostituendolo con la guerra tra i poveri. Parallelamente i principi della democrazia risultano progressivamente erosi dalle logiche del divismo. Tali questioni sono da anni al centro della ricerca di Rosa Futuro, che, in questa occasione, le affronta per mezzo di un’ironica narrazione autobiografica.
Meno immediatamente evidente, eppure non meno effettivo, è il riferimento di Katia Meneghini ai meccanismi del sistema in cui viviamo: un intervento al confine tra progetto e destino. La crescita della domanda è considerata, nell’ambito di un’economia di mercato, il motore della crescita del P.I.L. e dunque, sempre in conformità con la mentalità vigente nell’ambito di cui sopra, del benessere tout court. Ma cosa succede quando l’offerta non è in grado di corrispondervi repentinamente?
L’esigenza di porre in discussione la perversione connessa a tali dinamiche potrebbe alimentarsi di celebri quanto struggenti passi come quello di Antonio Gramsci sul conflitto tra partigianeria ed indifferenza. Valentina Vetturi lo adotta come punto di partenza per riflettere sulla difficoltà di sentirsi oggi realmente partigiani, ma anche di dichiararsi semplicemente indifferenti.
Una fondamentale importanza alla prassi individuale di ognuno, riflesso di una dimensione spirituale profondamente vissuta, nella prospettiva di una trasformazione collettiva, sembra attribuire Marco Zezza. La sua attività, oggi come ieri, è leggibile come un gioioso inno all’orgoglio di tutto ciò che solo ragionando in termini di pensiero unico può dirsi realmente marginale.
Rosa Futuro (Vallo della Lucania - SA, 1969), vive e lavora a Berlino
Katia Meneghini (Cittadella - PD, 1981), vive e lavora tra Milano ed Atene
Valentina Vetturi (Reggio Calabria, 1979), vive e lavora a Bari
Marco Zezza (Napoli, 1974), vive e lavora a Napoli
A distanza di quasi dieci anni lo scenario descritto da ‘O Zulu e compagni risulta purtroppo non invariato, ma persino di maggiore drammaticità. Il già pesante divario tra ricchi e poveri si è andato allargando in maniera esponenziale; il numero di persone prive dell’accesso ai beni essenziali è sensibilmente aumentato; il perpetuarsi dello sfruttamento intensivo della natura, riflesso inevitabile dei modelli di sviluppo dominanti, ha significato un ulteriore avvicinamento al collasso definitivo del pianeta.
A fronte di tali prospettive il predominare delle forze conservatrici nell’agone politico, cui assistiamo da qualche anno a questa parte, non può essere frainteso. Il fenomeno non va cioè letto come un riconoscimento storico dell’efficacia delle ricette che tali compagini propongono, in quanto sono proprio le applicazioni di queste ultime a mettere a rischio il perpetuarsi della vita. Si tratta invece del contraccolpo originato dalla grave crisi in cui versa il pensiero critico, conseguenza del venir meno dei paradigmi sui quali si fondava la dialettica socio-politica del secolo scorso. Ma se una rifondazione radicale di esso si mostra a tutt’oggi quanto mai necessaria, ancor meno in discussione va posta l’importanza crescente della sua persistenza in un contesto come quello attuale.
“Comincia adesso!” rappresenta dunque un grido lancinante di dolore, ma anche uno slancio positivo verso uno spiraglio di salvezza. Una realistica percezione del nostro presente, così come un adoperarsi affinché sorga il sole dell’avvenire, circostanza che implica in primis la tutela dell’avvenire del sole. La stessa posizione dell’artista, a fronte di tale condizione, assume una connotazione bipolare. I suoi slittamenti linguistici divengono strumento di impietosa demistificazione in vista del ripristino brechtiano della verità dei fatti, offuscata da interessi di segno differente. Una tendenza che individua in Hans Haacke il suo emblema, benché le origini siano da far risalire al Dada berlinese e non si ponga ad una grossa distanza dalle pratiche situazioniste. A tale impostazione si affianca, spesso e volentieri intersecandosi, quella che individua l’antidoto nell’apertura dello specifico artistico all’intero esistente. Che prepone alle esigenze della reificazione quelle di una dimensione in cui la parola “arte” si tramuta in un’attitudine mentale da calare in ogni ambito del vissuto. Che assegna all’artista il compito di catalizzare le energie creative della collettività. Un modello che, pur mostrandosi assai vicino alla poetica di Fluxus, individua il suo capostipite in Joseph Beuys.
Il progetto ha luogo a Napoli, città attualmente e storicamente simbolo del disagio sociale, ma anche delle speranze di riscatto, presso Ventre, un suggestivo spazio eventi ricavato dalle viscere della città, il cui nome, di letteraria memoria, se fornisce repentinamente l’idea del suo radicamento nel contesto partenopeo, rimanda altresì ad una dimensione di profonda immersione nella crudezza del reale. Qui l'artista Matteo Casamassima intende far confluire molteplici esperienze legate al fare creativo. Una proposta che guarda all'arte contemporanea pur non riconoscendosi nella sua forma di sistema, ma che dalle relazioni e dal confronto vuole trarre la sua linfa programmatica.
La subordinazione della qualità dell’essere alla quantità dell’apparire è alla base delle strategie del controllo. La ricerca spasmodica del successo, inteso come meta suprema di una società ove, parafrasando Guy Debord, il capitale ha raggiunto un grado di accumulazione tale da divenire immagine, congela il conflitto di classe sostituendolo con la guerra tra i poveri. Parallelamente i principi della democrazia risultano progressivamente erosi dalle logiche del divismo. Tali questioni sono da anni al centro della ricerca di Rosa Futuro, che, in questa occasione, le affronta per mezzo di un’ironica narrazione autobiografica.
Meno immediatamente evidente, eppure non meno effettivo, è il riferimento di Katia Meneghini ai meccanismi del sistema in cui viviamo: un intervento al confine tra progetto e destino. La crescita della domanda è considerata, nell’ambito di un’economia di mercato, il motore della crescita del P.I.L. e dunque, sempre in conformità con la mentalità vigente nell’ambito di cui sopra, del benessere tout court. Ma cosa succede quando l’offerta non è in grado di corrispondervi repentinamente?
L’esigenza di porre in discussione la perversione connessa a tali dinamiche potrebbe alimentarsi di celebri quanto struggenti passi come quello di Antonio Gramsci sul conflitto tra partigianeria ed indifferenza. Valentina Vetturi lo adotta come punto di partenza per riflettere sulla difficoltà di sentirsi oggi realmente partigiani, ma anche di dichiararsi semplicemente indifferenti.
Una fondamentale importanza alla prassi individuale di ognuno, riflesso di una dimensione spirituale profondamente vissuta, nella prospettiva di una trasformazione collettiva, sembra attribuire Marco Zezza. La sua attività, oggi come ieri, è leggibile come un gioioso inno all’orgoglio di tutto ciò che solo ragionando in termini di pensiero unico può dirsi realmente marginale.
Rosa Futuro (Vallo della Lucania - SA, 1969), vive e lavora a Berlino
Katia Meneghini (Cittadella - PD, 1981), vive e lavora tra Milano ed Atene
Valentina Vetturi (Reggio Calabria, 1979), vive e lavora a Bari
Marco Zezza (Napoli, 1974), vive e lavora a Napoli
23
maggio 2009
Comincia adesso! #4
Dal 23 maggio al 12 luglio 2009
arte contemporanea
Location
VENTRE
Napoli, Largo Tarsia, 6, (Napoli)
Napoli, Largo Tarsia, 6, (Napoli)
Orario di apertura
su appuntamento
Vernissage
23 Maggio 2009, ore 18,30–22,30
Autore
Curatore