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Compagni, Compagni
La mostra intende rendere omaggio ad alcuni dei componenti più rappresentativi della scuola di Piazza del Popolo. Un gruppo di artisti innovatori, e protagonisti dell’irripetibile temperie culturale romana a cavallo tra gli anni ’60 e ’70.
Comunicato stampa
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I "compagni" del titolo, ripreso dalla celebre opera omonima di Mario Schifano, sono loro: gli artisti romani o d'adozione ai quali si uniranno poi altri, come Francesco Lo Savio, Mario Ceroli e Cesare Tacchi. Il loro luogo di ritrovo preferito, il caffè Rosati di Roma, ritrovo di artisti e letterati, ha portato la critica ad identificarli come la "Scuola di Piazza del Popolo" anche se non fu nè scuola nè movimento, quanto piuttosto un gruppo di amici, compagni d'armi e d'arte intenzionati a confrontarsi in maniera del tutto autonoma con i nuovi stimoli offerti dal rinnovato clima culturale del dopoguerra italiano, a cui erano da aggiungersi gli esempi provenienti dalle nuove espressioni artistiche francesi ed americane.
Tuttavia gli artisti menzionati, pur presentando spunti di riflessione artistica comune, come la contemporanea cultura mass-mediale, orientamento che li porta ad essere spesso assimilati agli artisti pop d'oltreoceano, e l'esplorazione di forme di espressione nelle diverse discipline artistiche (cinema, fotografia, teatro...), si differenziano tra loro per la declinazione estremamente personale ed innovativa di tali tematiche.
Mario Schifano è senza dubbio lo sperimentatore più agile; cinema, televisione, fotografia e pittura diventano per lui un unico mezzo espressivo, utilizzati e assimilati alla continua ricerca di un'arte mobile, essa stessa "schermo" capace di catturare l'infinito flusso di immagini offerto dalla attualità. Ed in mezzo a tanta frenesia comunicativa l'artista ritrova ristoro nel ricordo dei palmeti o nell'Oasi della sua infanzia libica, che trasforma però in un sogno al neon, sgargiante ed accattivante come un manifesto pubblicitario.
Tano Festa intraprende invece una ricerca più ponderata ed intellettuale, traendo costantemente ispirazione tanto dalle grandi fonti artistiche del Novecento quanto dagli artisti a lui più vicini: con il suo Homage a Schifano rende omaggio non solo al suo amico ma ad artisti celebri del Novecento, come Balla, Prampolini e Magritte. Gli elementi iconografici del passato vengono da Festa rielaborati ed attualizzati: le grandi icone dell'arte antica, Michelangelo e i coniugi Arnolfini sono riproposti come oggetti di merchandising, rapidamente consumati come un qualunque prodotto di massa.
Il riferimento ai simboli della cultura mediatica è sempre presente nell'opera di Angeli: svastiche, aerei da guerra, half-dollars sono però i simboli di una società violenta e corrotta, interiorizzati da Angeli e riportati sulle sue tele in maniera estremamente sofferta. Il tulle che compare spesso nelle sue opere, come quella presente in mostra, è uno schermo che l'artista frappone tra lo spettatore e la violenza che viene offerta ai suoi occhi quotidianamente, un anestetico dall'effetto simile a quello dei mezzi di comunicazione di massa.
Un simile aspetto an-emotivo ed an-espressivo è alla base della ricerca di Renato Mambor: i suoi Uomini Statistici e i suoi Osservatori vogliono, nella loro serialità e impersonalità, farsi carico di ristabilire la purezza dello sguardo umano oppresso dagli eccessivi stimoli dovuti al bombardamento massmediatico.
Alla apparente freddezza di Mambor si contrappone l'arte evocativa e femminile di Giosetta Fioroni: unica donna del gruppo, ricerca nelle icone contemporanee l'aspetto più intimo e malinconico, attraverso una poetica che, per atmosfere e sensibilità, si accosta molto a quella onirica o fiabesca.
La presente esposizione vuole rendere omaggio a questi compagni, protagonisti della irripetibile temperie culturale romana degli anni Sessanta e Settanta; di quel clima di novità, dove i loghi della Esso nascevano a fianco delle Sibille Michelangiolesche, o le Lupe romane vicine ai simboli del dollaro americano, in un immaginario colto, spregiudicato ed originale.
Tuttavia gli artisti menzionati, pur presentando spunti di riflessione artistica comune, come la contemporanea cultura mass-mediale, orientamento che li porta ad essere spesso assimilati agli artisti pop d'oltreoceano, e l'esplorazione di forme di espressione nelle diverse discipline artistiche (cinema, fotografia, teatro...), si differenziano tra loro per la declinazione estremamente personale ed innovativa di tali tematiche.
Mario Schifano è senza dubbio lo sperimentatore più agile; cinema, televisione, fotografia e pittura diventano per lui un unico mezzo espressivo, utilizzati e assimilati alla continua ricerca di un'arte mobile, essa stessa "schermo" capace di catturare l'infinito flusso di immagini offerto dalla attualità. Ed in mezzo a tanta frenesia comunicativa l'artista ritrova ristoro nel ricordo dei palmeti o nell'Oasi della sua infanzia libica, che trasforma però in un sogno al neon, sgargiante ed accattivante come un manifesto pubblicitario.
Tano Festa intraprende invece una ricerca più ponderata ed intellettuale, traendo costantemente ispirazione tanto dalle grandi fonti artistiche del Novecento quanto dagli artisti a lui più vicini: con il suo Homage a Schifano rende omaggio non solo al suo amico ma ad artisti celebri del Novecento, come Balla, Prampolini e Magritte. Gli elementi iconografici del passato vengono da Festa rielaborati ed attualizzati: le grandi icone dell'arte antica, Michelangelo e i coniugi Arnolfini sono riproposti come oggetti di merchandising, rapidamente consumati come un qualunque prodotto di massa.
Il riferimento ai simboli della cultura mediatica è sempre presente nell'opera di Angeli: svastiche, aerei da guerra, half-dollars sono però i simboli di una società violenta e corrotta, interiorizzati da Angeli e riportati sulle sue tele in maniera estremamente sofferta. Il tulle che compare spesso nelle sue opere, come quella presente in mostra, è uno schermo che l'artista frappone tra lo spettatore e la violenza che viene offerta ai suoi occhi quotidianamente, un anestetico dall'effetto simile a quello dei mezzi di comunicazione di massa.
Un simile aspetto an-emotivo ed an-espressivo è alla base della ricerca di Renato Mambor: i suoi Uomini Statistici e i suoi Osservatori vogliono, nella loro serialità e impersonalità, farsi carico di ristabilire la purezza dello sguardo umano oppresso dagli eccessivi stimoli dovuti al bombardamento massmediatico.
Alla apparente freddezza di Mambor si contrappone l'arte evocativa e femminile di Giosetta Fioroni: unica donna del gruppo, ricerca nelle icone contemporanee l'aspetto più intimo e malinconico, attraverso una poetica che, per atmosfere e sensibilità, si accosta molto a quella onirica o fiabesca.
La presente esposizione vuole rendere omaggio a questi compagni, protagonisti della irripetibile temperie culturale romana degli anni Sessanta e Settanta; di quel clima di novità, dove i loghi della Esso nascevano a fianco delle Sibille Michelangiolesche, o le Lupe romane vicine ai simboli del dollaro americano, in un immaginario colto, spregiudicato ed originale.
02
marzo 2017
Compagni, Compagni
Dal 02 al 15 marzo 2017
arte contemporanea
Location
STUDIO GIGA
Roma, Via Del Governo Vecchio, 43/43a, (Roma)
Roma, Via Del Governo Vecchio, 43/43a, (Roma)
Orario di apertura
Tutti giorni 11-13, 16-20
Vernissage
2 Marzo 2017, 18:00
Autore
Curatore