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Concepisci queste immagini nell’aria…sono mie…
Una mostra che vede le opere di dodici artisti, provenienti da diverse località italiane.
Comunicato stampa
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Arte che nasce dall'arte, ma anche dalla poesia. Poesia e pittura, fili diversi di pensiero che si accendono e si fondono in un intreccio che sconfina nel dominio del sogno, dell'intuizione, della rappresentazione di un altro universo e di un altro cosmo. Due diverse sorgenti di emozioni e sensazioni, due magici castelli in aria, ma anche stimoli e pretesti per riflettere in una mostra che vede le opere di dodici artisti, provenienti da diverse località italiane. La bellezza dell' ex chiesetta sconsacrata dell’Addolorata fa da suggestivo scenario alla collettiva, curata da Francesca Londino e organizzata dall'Associazione Culturale Olivadese.
Scrive Francesca Londino: "Concepisci queste immagini nell'aria, avvolgile nella fiamma, sono mie; contrapposte al granito, lascia che siano grigie le due pietre, oppure, formate di sabbia, falle colare attraverso il pensiero, in acqua o in metallo, scorrenti e fondenti sotto la calce..." recita l'attacco di una poesia di Dylan Thomas; e gli artisti ne ripercorrono emotivamente la genesi originaria; orchestrano una miscellanea poetica di forze propulsive e rendono omogenea l'atmosfera e il ricordo, attraverso una danza di segni e di colori.
Un momento di incontro tra differenti espressioni artistiche che si fondono in un unico contesto, in un ambiente suggestivo e saturo di memorie, per consentire a chi guarda di immergersi completamente nel magico concetto ut pictura poesis, ossia il magico connubio poesia-pittura. Un "incontro" che ci folgora e mette in moto una scintilla creativa capace di tradursi in una serie di teorie pittoriche, volte a dimostrare come le immagini possono catturare le parole.
Il segno morbido e sinuoso di Mavy Blasco ci accompagna lungo un percorso volto a scandagliare i silenzi dell'anima, per una ricerca che si spinge al di là del visto e del visibile. Michele Bono compie, invece, un viaggio allegorico in un mondo fantastico, popolato da bizzarre creature dalle fattezze umane. Le figure umane di Antonio Bilotta, pronte a disfarsi e sgretolarsi, ad esplodere ed implodere, rientrano, invece, in quella sfera del sentimento e dell'emozionalità che rivela i disagi e gli eccessi della psiche.
La pittura di Francesco Barberio, affamata di materia, vaga tra emozioni e istinto, grumi di colore e contorni evanescenti, per cogliere altri aspetti della realtà. Il gesto agitato e urgente di Clitorosso sveglia lo spazio della tela e ci fa pensare ad una pittura che vuole uscire da se stessa, per esternarsi come entità autonoma.
Non così per Delya Dattilo che si addentra in una dimensione più concettuale, con immagini capaci di andare oltre il postulato della retta euclidea, per tenere uniti il dentro e il fuori. Isidoro Esposito sembra voler parlare di un mondo differente, dove gli oggetti vengono decontestualizzati e poi imbrigliati in uno sfavillante involucro che li rende preziosi e prigionieri immobili. La visione di Debora Fede, come la realtà stessa, oscilla tra le costrizioni e la libertà infinita di scelta, il rassicurante e l'inaspettato, il conosciuto e l'indecifrabile. I lampi di colore, i segni e gli elementi linguistici, nelle opere di Rosy Imbrogno, parlano d'altro senza poterlo pronunciare, come per eco di una dolce e vaga malinconia antropologica e sapienzale.
L’astrazione di Arianna Piazza è inscindibilmente legata al colore che dilaga nello spazio, per disegnare forme che si costruiscono e si distruggono, lasciando un disorientamento al quale non si può sfuggire. Nelle opere di Rosa Spina, manipolate, assemblate, dipinte e de-tessute, il segno tessile si fonde con il segno pittorico in un unicum di grande suggestione.
La ricerca di Annunziata Ruffolo, sollecitata dai tanti occhi e uncini della memoria, è incentrata su un processo produttivo che si avvita su se stesso, in una riproduzione illimitata di suggestive contaminazioni.
Scrive Francesca Londino: "Concepisci queste immagini nell'aria, avvolgile nella fiamma, sono mie; contrapposte al granito, lascia che siano grigie le due pietre, oppure, formate di sabbia, falle colare attraverso il pensiero, in acqua o in metallo, scorrenti e fondenti sotto la calce..." recita l'attacco di una poesia di Dylan Thomas; e gli artisti ne ripercorrono emotivamente la genesi originaria; orchestrano una miscellanea poetica di forze propulsive e rendono omogenea l'atmosfera e il ricordo, attraverso una danza di segni e di colori.
Un momento di incontro tra differenti espressioni artistiche che si fondono in un unico contesto, in un ambiente suggestivo e saturo di memorie, per consentire a chi guarda di immergersi completamente nel magico concetto ut pictura poesis, ossia il magico connubio poesia-pittura. Un "incontro" che ci folgora e mette in moto una scintilla creativa capace di tradursi in una serie di teorie pittoriche, volte a dimostrare come le immagini possono catturare le parole.
Il segno morbido e sinuoso di Mavy Blasco ci accompagna lungo un percorso volto a scandagliare i silenzi dell'anima, per una ricerca che si spinge al di là del visto e del visibile. Michele Bono compie, invece, un viaggio allegorico in un mondo fantastico, popolato da bizzarre creature dalle fattezze umane. Le figure umane di Antonio Bilotta, pronte a disfarsi e sgretolarsi, ad esplodere ed implodere, rientrano, invece, in quella sfera del sentimento e dell'emozionalità che rivela i disagi e gli eccessi della psiche.
La pittura di Francesco Barberio, affamata di materia, vaga tra emozioni e istinto, grumi di colore e contorni evanescenti, per cogliere altri aspetti della realtà. Il gesto agitato e urgente di Clitorosso sveglia lo spazio della tela e ci fa pensare ad una pittura che vuole uscire da se stessa, per esternarsi come entità autonoma.
Non così per Delya Dattilo che si addentra in una dimensione più concettuale, con immagini capaci di andare oltre il postulato della retta euclidea, per tenere uniti il dentro e il fuori. Isidoro Esposito sembra voler parlare di un mondo differente, dove gli oggetti vengono decontestualizzati e poi imbrigliati in uno sfavillante involucro che li rende preziosi e prigionieri immobili. La visione di Debora Fede, come la realtà stessa, oscilla tra le costrizioni e la libertà infinita di scelta, il rassicurante e l'inaspettato, il conosciuto e l'indecifrabile. I lampi di colore, i segni e gli elementi linguistici, nelle opere di Rosy Imbrogno, parlano d'altro senza poterlo pronunciare, come per eco di una dolce e vaga malinconia antropologica e sapienzale.
L’astrazione di Arianna Piazza è inscindibilmente legata al colore che dilaga nello spazio, per disegnare forme che si costruiscono e si distruggono, lasciando un disorientamento al quale non si può sfuggire. Nelle opere di Rosa Spina, manipolate, assemblate, dipinte e de-tessute, il segno tessile si fonde con il segno pittorico in un unicum di grande suggestione.
La ricerca di Annunziata Ruffolo, sollecitata dai tanti occhi e uncini della memoria, è incentrata su un processo produttivo che si avvita su se stesso, in una riproduzione illimitata di suggestive contaminazioni.
03
ottobre 2008
Concepisci queste immagini nell’aria…sono mie…
Dal 03 ottobre al 03 novembre 2008
arte contemporanea
Location
EX CHIESETTA DELL’ADDOLORATA
Olivadi, Via Duca Degli Abruzzi, (Catanzaro)
Olivadi, Via Duca Degli Abruzzi, (Catanzaro)
Orario di apertura
ore 10,00-13,00/17,00-21,00
Vernissage
3 Ottobre 2008, ore 17
Autore
Curatore