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Concrete Unit #2 / Unité Concrete #2 . Sulla violenza del tormento nella bellezza
La tensione emotiva percepita nella poetica narrativa dell’opera d’arte, viene evocata dalla crudezza del rapporto causa-effetto presente nelle installazioni monumentali di Abate e nella ricerca metodica della purezza delle fotografie di Osio. Questi sono i linguaggi, lineari e interscambiabili, scelti per analizzare e rappresentare tre concetti essenziali dell’arte: tormento, violenza e bellezza; poiché colpiscono profondamente per la loro immediatezza, continua e intensa.
Comunicato stampa
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“sulla violenza del tormento nella bellezza”
La tensione emotiva percepita nella poetica narrativa dell’opera d’arte, viene evocata dalla crudezza del rapporto causa-effetto presente nelle installazioni monumentali di Abate e nella ricerca metodica della purezza delle fotografie di Osio. Questi sono i linguaggi, lineari e interscambiabili, scelti per analizzare e rappresentare tre concetti essenziali dell’arte: tormento, violenza e bellezza; poiché colpiscono profondamente per la loro immediatezza, continua e intensa.
L’afflizione dell’anima, provocata da un sentimento che rode con insistenza, è spesso la condizione che spinge l’artista verso la ricerca di una soluzione che, se esternata con sapienza tecnica e sentimento, dà vita all’opera d’arte. Il tormento non è solo dolore e disagio, ma può anche essere uno stato di profondo raccoglimento e riflessione, quasi arrovellamento, su un concetto, un’idea; e come per un nodo stretto da sciogliere, solo un gesto forte e improvviso può essere liberatorio. La violenza con la quale l’energia creativa dell’artista si sprigiona e risolve il tormentato processo d’incubazione, dà vita all’opera d’arte e spesso, parlando una lingua universale che supera ogni differenza culturale, arriva a toccare le intime corde del percepire umano. Non è solo forza distruttiva, ingiustificata provocazione e volgarità la violenza è l’intensità e l’essenzialità di un messaggio che va dritto al punto, senza dolcificanti, senza retorica. Il punto di contatto tra la semplicità nel dare una forma all’idea artistica e la potenza nel comunicarla fa brillare la scintilla della bellezza. Il giudizio sulla piacevolezza estetica di un’opera è senza dubbio condizionato da un punto di vista soggettivo, ma la bellezza non è solo il gradevole alla vista, ma è piuttosto una sensazione di rispondenza alle leggi che regolano l’Universo e di consonanza all’armonia soprannaturale, che si sprigiona dall’opera d’arte. Quando l’interlocutore, di fronte all’opera d’arte, si sente in contatto con le energie più profonde che regolano il Mondo, l’artista è riuscito a rendere globale il suo linguaggio artistico perché arcaico, e ad usare un alfabeto atavico che si ascolta con l’anima.
Concrete Unit è un progetto curatoriale itinerante, volto alla promozione di artisti italiani tramite mostre che richiamino l’attenzione del pubblico attraverso opere, quasi sempre site-specific, che tendano a riflettere tramite un’analisi personale, su tematiche attuali della cultura contemporanea. Gli artisti invitati si sono alternati a Istanbul in un periodo di residenza di 4 mesi, durante i quali si sono interrogati sulla loro condizione di barbari e sul valore della propria cultura d’appartenenza, spesso considerata quella giusta ma non quella permeabile. Una volta immersi nella profonda diversità del quotidiano, hanno risposto creando opere libere dall’influenza dei giudizi della critica e dei meccanismi dell’ambiente culturale d’appartenenza, ma in stretta relazione con i nuovi stimoli culturali dati dall’ambiente circostante. La seconda tappa porta i due artisti ad interrogarsi sul rapporto tra il loro lavoro e le loro città di residenza; quindi la loro temporanea condizione di barbari.
- Mamma sono io un barbaro ?
- No, sono un artista.
Corrado Abate ha di recente deciso di spostarsi dall’Italia al Belgio attraverso la Francia, attratto dalla possibilità di entrare in contatto con una visione della natura opposta a quella in cui il suo lavoro finora si è sviluppato. All’inizio della sua carriera Abate cerca e trova nel legno un alter-ego, sul quale sfogare con forza quella parte violenta dell’autolesionismo; per poi analizzarne le lacerazioni, i difetti dovuti alla deformazione e di rappresentarne il lato doloroso, oscuro e profondo. Le prime opere sono la manifestazione della ricerca al centro delle paure recondite, una risposta ai dubbi emblematici, tanto segreti quanto scomodi. Questa ricerca sfiancante lo porta a muoversi e per sopravvivenza adatta il suo lavoro alla sperimentazione di nuove tecniche; ma anche ad entrare in contatto con tematiche più ampie ed estese, dalle quali ne derivano le recenti installazioni monumentali utilizzate per coinvolgere lo spettatore in un dialogo tra sé stesso e la dimensione della violenza che lo circonda; generata dalle manifestazioni sociali che sempre di più vengono amplificate dalle nuove tecnologie di diffusione delle informazioni.
Nasce a Biella nel 1977; nel 2008 partecipa alla collettiva Exiled On Main Street e inizia la collaborazione con Studio Maffei Milano; col quale espone la prima personale nel 2009 e nella sede Ex Uovo Magazine di Torino durante Artissima; nel 2010 partecipa alla VII KunStart a Bolzano con un’installazione presso il Museion di Bolzano; in autunno alla collettiva Is proud to support its local artists a New York; nel 2011 al Moca Laguna Art Prize di Venezia e alla VI Biennale di Soncino. Nel 2013 realizza l’opera monumentale “150.000 shots” esibita in occasione della 13° Biennale di Istanbul.
Vive e lavora tra Bruxelles e Dunkerque
Agostino Osioindaga la natura, e il paesaggio, attraverso il linguaggio fotografico. Lo scopo della sua ricerca è ricucire la frattura sempre più profonda tra l’uomo e il mondo naturale, via privilegiata per l’osservazione di se stessi. A seguito dell’invito dell’Istituto Italiano di Cultura di Parigi, è ospite per una residenza dove ha la possibilità di inserirsi nel contesto urbano della città che, diversamente dai lavori precedenti, non lascia trapelare delicatamente la presenza umana ma ne è travolta e impregnata. Il progetto si propone di adottare lo sguardo spaziale ed entropico tipico della ricerca dell’artista; visioni non conosciute ma che si riconoscono, cercando così di trasferire lo stesso atteggiamento su un soggetto diverso: la città. L’opera che ne deriva è la sintesi di una profonda immersione nel centro della cultura francese, attraverso lo sguardo sensibile e poetico che caratterizza il lavoro di Osio.
Nasce a Milano nel 1978; dal 2007 inizia una serie di viaggi alla ricerca dei propri paesaggi interiori che analizza di volta in volta utilizzando linguaggi fotografici diversi, definiti “missioni fotografiche”. Nel 2009 fonda Studio Nerino, piattaforma di creatività legata alla fotografia e inaugura la sua prima mostra personale a Milano. Nel 2010 espone presso la prestigiosa Villa Necchi a Milano. Nel 2011 e nel 2012 partecipa alla fiera internazionale di Fotografia di Milano (Mia). Nel 2013 inaugura la personale “L’ orizzonte è una linea curva” presso la galleria Carlotta Testori Studio; sempre nel 2013 inizia la collaborazione con Studio Maffei Milano con il progetto ConcreteUnit, patrocinato dalla 13° Biennale di Istanbul. E’ invitato da Chiara Bertola, direttrice artistica della Fondazione Querini Stampalia di Venezia e curatrice della Fondazione Premio Furla di Bologna, alla residenza offerta dall’Istituto Italiano di Cultura di Parigi dove espone la personale “Spazi-Aree”.
Vive e lavora a Milano.
22
gennaio 2014
Concrete Unit #2 / Unité Concrete #2 . Sulla violenza del tormento nella bellezza
Dal 22 gennaio al 19 febbraio 2014
arte contemporanea
Location
INSTITUT FRANÇAIS
Milano, Corso Magenta, 63, (Milano)
Milano, Corso Magenta, 63, (Milano)
Orario di apertura
Martedì - Venerdì
ore 15 - 19
Vernissage
22 Gennaio 2014, h 18-21
Autore