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Concreto/cinetico
Sono artisti di diverse generazioni accomunati da quella ricerca che dà concretezza all’idea
Comunicato stampa
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È uno spazio espositivo singolare, la galleria Miler di Lugano (in via Canova, quasi di fronte al Museo cantonale d’arte) che alterna presentazioni di oggetti e mobili di un antiquariato particolarmente selezionato a esposizioni dedicate all’arte moderna.
In questo secondo filone si situa la mostra CONCRETO / CINETICO che va a indagare, in un’ottica decisamente europea, due filoni di ricerca che - pur maturati in momenti diversi - presentano numerose consonanze. La ricerca di astrazione che matura nei primi decennio del ‘900 (le cui radici sono da individuare, nel tempo, nel costruttivismo sovietico, nel neoplasticismo olandese e nel Bauhaus) esplode con il convergere su Parigi, alla fine degli anni Venti di artisti provenienti da tutte le regioni d’Europa. Theo van Doesburg è il primo attorno a cui si radunano i vari esponenti di questa ricerca (la rivista da lui fondata e che ha vita brevissima si chiama proprio Art concret) ma ben presto sono altri gruppi-riviste a diventare luogo (spesso virtuale) di incontro e confronto: sono Cercle et Carré e Abstraction-Création che declinano modalità diverse di approccio all’immagine. Da una parte quelli per cui la figura geometrica è da considerarsi, in arte, altrettanto reale dell’albero, del paesaggio, di un oggetto qualunque, e quindi elemento compositivo di altrettanto valore; dall’altra quanti ritengono che l’astrazione non sia altro che una semplificazione delle forme tangibili e che quindi proprio dal reale si debbano estrapolare (astrarre = “trarre da”, dal latino abs trahere) le forme della nuova arte. Queste due strade continueranno ad essere percorse – e lo sono ancora oggi - da decine e centinaia di pittori (molto meno gli scultori!). La mostra della galleria Miler privilegia il percorso di quanti asseriscono la concretezza di una immagine che nasce dalla giustapposizione di elementi geometrici e di colori in un gioco che non ha bisogno di rimandi al mondo reale per essere vero, equilibrato, gradevole alla mente e - perché no ? – spesso anche lirico.
Il dibattito “parigino” dei primissimi anni Trenta raggiunge, per il tramite delle riviste, tutta Europa e poi gli Stati Uniti dove si rifugeranno molti di questi artisti considerati “degenerati” dal nazismo, come dimostrano le opere esposte, che non sono quelle dei grandi autori a tutti noti (mancano anche, per scelta, quelle del gruppo zurighese di cui Max Bill fu la figura di maggior spicco), ma puntano a mettere in luce un sommerso di alta qualità, portando a sud, verso l’Italia, artisti la cui opera non ha mai varcato le Alpi, ma le cui qualità meritano una attenta considerazione.
Fatti salvi autori noti come Victor Vasarely (1908-1997), Èmile Gilioli (1911-1977), Cesar Domela (1900-1992) o Carla Prina (1911), possiamo ricordare Brigitta Malche (1938), Guy Vandenbranden (1926), Francisco Sobrino (1923), Roland Werro (1926), Yves De Smet (1946), Rik Tokkie (?), Gilbert Decock (1928), Patrice Allart (1945), Gottfried Honegger (1917) Jan van den Abbeel (1943), Emiel Bergen (1923-1988), Jean Rets (1910-1998), Hartmut Böhm (1938), Marcel Wyss (1930), Jean Pfaff (1945) e altri ancora. Fra questi anche l’italiano Paolo Minoli (1942-2004), da poco scomparso, il cui lavoro, apprezzato in Italia, ha riscosso un interesse non marginale in Svizzera e Germania.
Sono artisti di diverse generazioni accomunati da quella ricerca che dà concretezza all’idea. Nella evoluzione delle esperienze, si manifesta per alcuni, il bisogno di superare la staticità dell’opera costruita. Prendono così forma le opere di carattere cinetico in cui l’immagine geometrica acquisisce una vibrazione particolare con artifici pittorici o con la costruzione dell’opera su più livelli.
L’arte cinetica, in questa lettura, appare proprio come uno sviluppo dell’arte concreta, che innova rendendola coerente con una società che al dinamismo affida molta della sua credibilità.
Il progetto della mostra e la scelta delle opere sono il risultato di una ricerca condotta in questi anni dai responsabili della Galleria Miler, che, oltre ad essere appassionati del design del ‘900, sono cultori di artisti che si muovono fuori dal coro, sui percorsi meno battuti e quindi più originali. Come in questo caso.
In questo secondo filone si situa la mostra CONCRETO / CINETICO che va a indagare, in un’ottica decisamente europea, due filoni di ricerca che - pur maturati in momenti diversi - presentano numerose consonanze. La ricerca di astrazione che matura nei primi decennio del ‘900 (le cui radici sono da individuare, nel tempo, nel costruttivismo sovietico, nel neoplasticismo olandese e nel Bauhaus) esplode con il convergere su Parigi, alla fine degli anni Venti di artisti provenienti da tutte le regioni d’Europa. Theo van Doesburg è il primo attorno a cui si radunano i vari esponenti di questa ricerca (la rivista da lui fondata e che ha vita brevissima si chiama proprio Art concret) ma ben presto sono altri gruppi-riviste a diventare luogo (spesso virtuale) di incontro e confronto: sono Cercle et Carré e Abstraction-Création che declinano modalità diverse di approccio all’immagine. Da una parte quelli per cui la figura geometrica è da considerarsi, in arte, altrettanto reale dell’albero, del paesaggio, di un oggetto qualunque, e quindi elemento compositivo di altrettanto valore; dall’altra quanti ritengono che l’astrazione non sia altro che una semplificazione delle forme tangibili e che quindi proprio dal reale si debbano estrapolare (astrarre = “trarre da”, dal latino abs trahere) le forme della nuova arte. Queste due strade continueranno ad essere percorse – e lo sono ancora oggi - da decine e centinaia di pittori (molto meno gli scultori!). La mostra della galleria Miler privilegia il percorso di quanti asseriscono la concretezza di una immagine che nasce dalla giustapposizione di elementi geometrici e di colori in un gioco che non ha bisogno di rimandi al mondo reale per essere vero, equilibrato, gradevole alla mente e - perché no ? – spesso anche lirico.
Il dibattito “parigino” dei primissimi anni Trenta raggiunge, per il tramite delle riviste, tutta Europa e poi gli Stati Uniti dove si rifugeranno molti di questi artisti considerati “degenerati” dal nazismo, come dimostrano le opere esposte, che non sono quelle dei grandi autori a tutti noti (mancano anche, per scelta, quelle del gruppo zurighese di cui Max Bill fu la figura di maggior spicco), ma puntano a mettere in luce un sommerso di alta qualità, portando a sud, verso l’Italia, artisti la cui opera non ha mai varcato le Alpi, ma le cui qualità meritano una attenta considerazione.
Fatti salvi autori noti come Victor Vasarely (1908-1997), Èmile Gilioli (1911-1977), Cesar Domela (1900-1992) o Carla Prina (1911), possiamo ricordare Brigitta Malche (1938), Guy Vandenbranden (1926), Francisco Sobrino (1923), Roland Werro (1926), Yves De Smet (1946), Rik Tokkie (?), Gilbert Decock (1928), Patrice Allart (1945), Gottfried Honegger (1917) Jan van den Abbeel (1943), Emiel Bergen (1923-1988), Jean Rets (1910-1998), Hartmut Böhm (1938), Marcel Wyss (1930), Jean Pfaff (1945) e altri ancora. Fra questi anche l’italiano Paolo Minoli (1942-2004), da poco scomparso, il cui lavoro, apprezzato in Italia, ha riscosso un interesse non marginale in Svizzera e Germania.
Sono artisti di diverse generazioni accomunati da quella ricerca che dà concretezza all’idea. Nella evoluzione delle esperienze, si manifesta per alcuni, il bisogno di superare la staticità dell’opera costruita. Prendono così forma le opere di carattere cinetico in cui l’immagine geometrica acquisisce una vibrazione particolare con artifici pittorici o con la costruzione dell’opera su più livelli.
L’arte cinetica, in questa lettura, appare proprio come uno sviluppo dell’arte concreta, che innova rendendola coerente con una società che al dinamismo affida molta della sua credibilità.
Il progetto della mostra e la scelta delle opere sono il risultato di una ricerca condotta in questi anni dai responsabili della Galleria Miler, che, oltre ad essere appassionati del design del ‘900, sono cultori di artisti che si muovono fuori dal coro, sui percorsi meno battuti e quindi più originali. Come in questo caso.
28
aprile 2007
Concreto/cinetico
Dal 28 aprile al 26 maggio 2007
arte contemporanea
Location
GALLERIA MILER
Lugano, Via Canova, (Lugano)
Lugano, Via Canova, (Lugano)
Orario di apertura
11–17.30; chiuso lunedì e festivi - altri orari su appuntamento
Ufficio stampa
UESSEARTE
Autore