Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Conoscere e amare l’Italia: le trasformazioni del Paese attraverso le fotografie di Renato Bazzoni
La mostra raccoglie gli scatti dell’architetto milanese, padre del FAI e ripercorre le tappe del suo impegno civile per la tutela dell’ambiente e del patrimonio culturale italiano a partire dagli anni Cinquanta
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Da venerdì 30 gennaio a domenica 1 marzo 2015 la Cavallerizza di via Carlo Foldi 2, sede operativa del FAI – Fondo Ambiente Italiano, ospita Conoscere e amare l’Italia: le trasformazioni del Paese attraverso le fotografie di Renato Bazzoni, mostra che raccoglie gli scatti dell’architetto milanese, padre del FAI e ripercorre le tappe del suo impegno civile per la tutela dell’ambiente e del patrimonio culturale italiano a partire dagli anni Cinquanta.
Architetto nella Milano della ricostruzione e del boom economico, Renato Bazzoni progettò edifici industriali e alberghieri, abitazioni e ospedali ma la sua passione fu da sempre l’architettura rurale – “creata dalla gente dei campi, delle montagne, delle coste” come amava definirla – che lo portò in giro per l’Italia alla ricerca di testimonianze di un mondo che andava scomparendo. In questo viaggio
nell’Italia minore Bazzoni si affida alla sua macchina fotografica per registrare, descrivere e interpretare le grandi trasformazioni del Paese, quando da agricolo divenne industriale e postindustriale.
Curata da Alberto Saibene, la mostra è divisa in sei sezioni – a ciascuna corrisponde un monitor su cui scorrono le immagini fotografiche – e comprende circa 300 scatti, parte di un immenso corpus donato al FAI dalla signora Bazzoni.
La prima sezione è dedicata all’Architettura spontanea o rustica, frutto delle ricognizioni di Renato Bazzoni nei primi anni Cinquanta alla scoperta di un’Italia “minuta” e produttiva – dalle fattorie fortificate medievali ai primi esempi di edilizia industriale ottocentesca. Le alluvioni di Firenze e di gran parte del Veneto nel 1966 stimolarono il lavoro di indagine che confluì nella mostra Italia da salvare, curata nel 1967 da Italia Nostra e Touring Club: il progetto, che per la prima volta ha posto l’opinione
pubblica di fronte ai disastri del dissesto ambientale, ha visto la partecipazione di Bazzoni come primo motore della mostra e coordinatore della ricerca iconografica. La storia di questo evento costituisce la seconda sezione. La terza invece affronta il tema del fragile habitat di Venezia e della
“bellezza accattivante e splendente, direi sfacciata” della Laguna che Bazzoni considerava non sufficientemente salvaguardata. Le fotografie della quarta sezione, dal titolo Tutti al mare, sono scatti aerei che testimoniano gli scempi edilizi nelle zone costiere nel periodo del boom economico e della nascita del turismo di massa. Una visione in chiaroscuro, tra il documento, la divulgazione e la denuncia, che precede le ultime due sezioni - Nel solco di Romolo: leggere il territorio, che propone la lettura
della storia dell’uomo attraverso il paesaggio che per Bazzoni è “un corpo vivo che traduce in forme i contenuti delle civiltà che vi si svolgono” e Verde Lombardia, perché nonostante avesse conosciuto l’Italia così in profondità, visitando ogni regione, i suoi luoghi del cuore erano lombardi. A completare la mostra due dossier di documenti sull’attività professionale e sull’impegno nelle associazioni (Italia nostra, FAI) di cui è stato dirigente e fondatore.
Durante la mostra il FAI promuove l’iniziativa “Tu, come la vedi?” per condividere l’Italia che gli italiani amano e quella che non vorrebbero vedere. Sarà infatti possibile inviare attraverso il sito www.mostrabazzoni.it gli scatti che raccontano l’Italia che emoziona, che piace o quella che rattrista, dimenticata e umiliata affinché la mostra sia aperta a tutti. A tutte le persone che vogliono combattere
contro il degrado, che si indignano e che riconoscono l’importanza della bellezza. Le persone che Bazzoni definiva “italiani vivi”. Le foto andranno inviate specificando “L’Italia che amo” per gli scatti che emozionano positivamente o “L’Italia che non vorrei vedere” per tutti gli altri: il FAI le pubblicherà nella gallery del sito della mostra.
Renato Bazzoni è morto improvvisamente il 9 dicembre 1996, nel pieno delle sue battaglie, lasciando un testamento morale che il FAI ha fatto proprio negli anni.
Renato Bazzoni è stato un grande italiano e il FAI, anche in occasione dei quarant’anni d’attività della Fondazione (1975 – 2015), intende con questa mostra ricordare e omaggiare uno dei suoi fondatori.
Questa testimonianza si pone in continuità con la pubblicazione della raccolta degli scritti di Bazzoni
Tutta questa bellezza (Rizzoli, 2014).
La mostra è organizzata con il fondamentale contributo e sostegno degli Amici del FAI.
Orari
Ingresso libero. Dal lunedì al venerdì dalle ore 10.00 alle ore 13.00 e dalle ore 14.30 alle 17.30 (ultimo ingresso).
Sabato e domenica dalle ore 10.00 alle ore 17.30 (ultimo ingresso).
Per ulteriori informazioni: www.fondoambiente.it e dal 19 gennaio www.mostrabazzoni.it
Ufficio Stampa FAI
Simonetta Biagioni – stampa – tel. 02.467615219 s.biagioni@fondoambiente.it
Novella Mirri – radio e tv – tel. 06. 68308756 n.mirri@fondoambiente.it
BIOGRAFIA DI RENATO BAZZONI
Renato Bazzoni (1922-1996) nasce a Milano da una famiglia d’origine toscana; il padre è un mobiliere artigiano. Dopo il liceo scientifico, si iscrive alla Facoltà di Architettura dove, una volta laureato, è per quasi vent’anni assistente presso la cattedra di Composizione architettonica.
Nel frattempo comincia l’attività professionale nella Milano della ricostruzione e del boom economico. A partire dagli anni ’50, progetta e costruisce edifici industriali, alberghieri, case d’abitazione, ospedali e altri edifici pubblici (il ‘Pirellino’ di via Melchiorre Gioia a Milano), ma la
sua passione è, fin da subito, l’architettura antica e rurale. Comincia a percorrere l’Italia in automobile alla ricerca di testimonianze di un mondo che andava scomparendo: fattorie fortificate, pievi isolate, esempi di architettura regionale “spontanea” (trulli, tholos, nuraghe) disseminati lungo la Penisola. È, contro lo spirito dei tempi, uno spontaneo atto d’amore verso un’Italia minore, “virgiliana”, nel fervore del boom economico.
Nel 1964 si iscrive a «Italia nostra» ed è l’ideatore di Italia da salvare (1967), la prima grande mostra che mette l’opinione pubblica italiana e internazionale, scossa dall’alluvione di Firenze e dell’inondazione di Venezia del 1966, di fronte ai disastri del dissesto ambientale e alla rovina del patrimonio artistico. Il successo della mostra, un tour durato 5 anni tra Italia, Europa e Stati Uniti (ben 19 tappe!) è merito anche dell’efficacia comunicativa nell’uso delle fotografie (molte delle quali opera di Bazzoni) come strumento di denuncia.
L’impegno di Bazzoni prosegue con l’indagine Tecneco (promossa dall’ENI e dal «Corriere della Sera»), prima relazione sulla situazione ambientale del Paese. Ma il nulla di fatto che ne segue e la presa di coscienza che, dopo lo shock petrolifero del 1973, un’epoca di progresso illimitato è finita spingono Bazzoni a coinvolgere Giulia Maria Crespi, Renato Predieri e Franco Russoli nella fondazione del FAI nel 1975, sull’esempio del National Trust inglese.
Il FAI sarà un impegno totalizzante per Bazzoni, all’opera nella doppia veste di tecnico del restauro di beni acquisiti – come i Castelli di Avio (TN) e di Masino (TO) e il Monastero di Torba (VA) – e come inesauribile animatore della crescita della Fondazione, in un’attività che passa dall’estensione
del bollettino, all’organizzazione dei viaggi, alle conferenze in cui rifulgono le sue doti di grande divulgatore e il calore della sua umanità.
Renato Bazzoni è morto improvvisamente il 9 dicembre 1996, nel pieno delle sue mille battaglie, lasciando un testamento morale che il FAI ha fatto proprio negli anni da allora trascorsi.
Architetto nella Milano della ricostruzione e del boom economico, Renato Bazzoni progettò edifici industriali e alberghieri, abitazioni e ospedali ma la sua passione fu da sempre l’architettura rurale – “creata dalla gente dei campi, delle montagne, delle coste” come amava definirla – che lo portò in giro per l’Italia alla ricerca di testimonianze di un mondo che andava scomparendo. In questo viaggio
nell’Italia minore Bazzoni si affida alla sua macchina fotografica per registrare, descrivere e interpretare le grandi trasformazioni del Paese, quando da agricolo divenne industriale e postindustriale.
Curata da Alberto Saibene, la mostra è divisa in sei sezioni – a ciascuna corrisponde un monitor su cui scorrono le immagini fotografiche – e comprende circa 300 scatti, parte di un immenso corpus donato al FAI dalla signora Bazzoni.
La prima sezione è dedicata all’Architettura spontanea o rustica, frutto delle ricognizioni di Renato Bazzoni nei primi anni Cinquanta alla scoperta di un’Italia “minuta” e produttiva – dalle fattorie fortificate medievali ai primi esempi di edilizia industriale ottocentesca. Le alluvioni di Firenze e di gran parte del Veneto nel 1966 stimolarono il lavoro di indagine che confluì nella mostra Italia da salvare, curata nel 1967 da Italia Nostra e Touring Club: il progetto, che per la prima volta ha posto l’opinione
pubblica di fronte ai disastri del dissesto ambientale, ha visto la partecipazione di Bazzoni come primo motore della mostra e coordinatore della ricerca iconografica. La storia di questo evento costituisce la seconda sezione. La terza invece affronta il tema del fragile habitat di Venezia e della
“bellezza accattivante e splendente, direi sfacciata” della Laguna che Bazzoni considerava non sufficientemente salvaguardata. Le fotografie della quarta sezione, dal titolo Tutti al mare, sono scatti aerei che testimoniano gli scempi edilizi nelle zone costiere nel periodo del boom economico e della nascita del turismo di massa. Una visione in chiaroscuro, tra il documento, la divulgazione e la denuncia, che precede le ultime due sezioni - Nel solco di Romolo: leggere il territorio, che propone la lettura
della storia dell’uomo attraverso il paesaggio che per Bazzoni è “un corpo vivo che traduce in forme i contenuti delle civiltà che vi si svolgono” e Verde Lombardia, perché nonostante avesse conosciuto l’Italia così in profondità, visitando ogni regione, i suoi luoghi del cuore erano lombardi. A completare la mostra due dossier di documenti sull’attività professionale e sull’impegno nelle associazioni (Italia nostra, FAI) di cui è stato dirigente e fondatore.
Durante la mostra il FAI promuove l’iniziativa “Tu, come la vedi?” per condividere l’Italia che gli italiani amano e quella che non vorrebbero vedere. Sarà infatti possibile inviare attraverso il sito www.mostrabazzoni.it gli scatti che raccontano l’Italia che emoziona, che piace o quella che rattrista, dimenticata e umiliata affinché la mostra sia aperta a tutti. A tutte le persone che vogliono combattere
contro il degrado, che si indignano e che riconoscono l’importanza della bellezza. Le persone che Bazzoni definiva “italiani vivi”. Le foto andranno inviate specificando “L’Italia che amo” per gli scatti che emozionano positivamente o “L’Italia che non vorrei vedere” per tutti gli altri: il FAI le pubblicherà nella gallery del sito della mostra.
Renato Bazzoni è morto improvvisamente il 9 dicembre 1996, nel pieno delle sue battaglie, lasciando un testamento morale che il FAI ha fatto proprio negli anni.
Renato Bazzoni è stato un grande italiano e il FAI, anche in occasione dei quarant’anni d’attività della Fondazione (1975 – 2015), intende con questa mostra ricordare e omaggiare uno dei suoi fondatori.
Questa testimonianza si pone in continuità con la pubblicazione della raccolta degli scritti di Bazzoni
Tutta questa bellezza (Rizzoli, 2014).
La mostra è organizzata con il fondamentale contributo e sostegno degli Amici del FAI.
Orari
Ingresso libero. Dal lunedì al venerdì dalle ore 10.00 alle ore 13.00 e dalle ore 14.30 alle 17.30 (ultimo ingresso).
Sabato e domenica dalle ore 10.00 alle ore 17.30 (ultimo ingresso).
Per ulteriori informazioni: www.fondoambiente.it e dal 19 gennaio www.mostrabazzoni.it
Ufficio Stampa FAI
Simonetta Biagioni – stampa – tel. 02.467615219 s.biagioni@fondoambiente.it
Novella Mirri – radio e tv – tel. 06. 68308756 n.mirri@fondoambiente.it
BIOGRAFIA DI RENATO BAZZONI
Renato Bazzoni (1922-1996) nasce a Milano da una famiglia d’origine toscana; il padre è un mobiliere artigiano. Dopo il liceo scientifico, si iscrive alla Facoltà di Architettura dove, una volta laureato, è per quasi vent’anni assistente presso la cattedra di Composizione architettonica.
Nel frattempo comincia l’attività professionale nella Milano della ricostruzione e del boom economico. A partire dagli anni ’50, progetta e costruisce edifici industriali, alberghieri, case d’abitazione, ospedali e altri edifici pubblici (il ‘Pirellino’ di via Melchiorre Gioia a Milano), ma la
sua passione è, fin da subito, l’architettura antica e rurale. Comincia a percorrere l’Italia in automobile alla ricerca di testimonianze di un mondo che andava scomparendo: fattorie fortificate, pievi isolate, esempi di architettura regionale “spontanea” (trulli, tholos, nuraghe) disseminati lungo la Penisola. È, contro lo spirito dei tempi, uno spontaneo atto d’amore verso un’Italia minore, “virgiliana”, nel fervore del boom economico.
Nel 1964 si iscrive a «Italia nostra» ed è l’ideatore di Italia da salvare (1967), la prima grande mostra che mette l’opinione pubblica italiana e internazionale, scossa dall’alluvione di Firenze e dell’inondazione di Venezia del 1966, di fronte ai disastri del dissesto ambientale e alla rovina del patrimonio artistico. Il successo della mostra, un tour durato 5 anni tra Italia, Europa e Stati Uniti (ben 19 tappe!) è merito anche dell’efficacia comunicativa nell’uso delle fotografie (molte delle quali opera di Bazzoni) come strumento di denuncia.
L’impegno di Bazzoni prosegue con l’indagine Tecneco (promossa dall’ENI e dal «Corriere della Sera»), prima relazione sulla situazione ambientale del Paese. Ma il nulla di fatto che ne segue e la presa di coscienza che, dopo lo shock petrolifero del 1973, un’epoca di progresso illimitato è finita spingono Bazzoni a coinvolgere Giulia Maria Crespi, Renato Predieri e Franco Russoli nella fondazione del FAI nel 1975, sull’esempio del National Trust inglese.
Il FAI sarà un impegno totalizzante per Bazzoni, all’opera nella doppia veste di tecnico del restauro di beni acquisiti – come i Castelli di Avio (TN) e di Masino (TO) e il Monastero di Torba (VA) – e come inesauribile animatore della crescita della Fondazione, in un’attività che passa dall’estensione
del bollettino, all’organizzazione dei viaggi, alle conferenze in cui rifulgono le sue doti di grande divulgatore e il calore della sua umanità.
Renato Bazzoni è morto improvvisamente il 9 dicembre 1996, nel pieno delle sue mille battaglie, lasciando un testamento morale che il FAI ha fatto proprio negli anni da allora trascorsi.
30
gennaio 2015
Conoscere e amare l’Italia: le trasformazioni del Paese attraverso le fotografie di Renato Bazzoni
Dal 30 gennaio al primo marzo 2015
fotografia
Location
LA CAVALLERIZZA
Milano, Via Carlo Foldi, 2, (Milano)
Milano, Via Carlo Foldi, 2, (Milano)
Orario di apertura
Dal lunedì al venerdì dalle ore 10.00 alle ore 13.00 e dalle ore 14.30 alle 17.30 (ultimo ingresso). Sabato e domenica dalle ore 10.00 alle ore 17.30 (ultimo ingresso)
Sito web
www.mostrabazzoni.it
Autore
Curatore