Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Convergenze parallele : la contemporaneità italiana nel lavoro di due gallerie
In mostra una sintetica ma efficace panoramica della scena contemporanea italiana dalla seconda metà degli anni ’70 ad oggi, attraverso le scelte operate da Fusion Art Gallery e Scoglio di Quarto
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Palazzo Boglietti è uno “spazio per comunicare”. Inauguratosi il 28 gennaio 2006, rappresenta il coronamento di un sogno concretizzatosi in realtà dell’imprenditore biellese Giovanni Boglietti, che ha edificato, su un terreno un tempo utilizzato dall’ azienda di famiglia, a seguito di un lungo e paziente lavoro iniziato nel 1992, un edificio caratterizzato da una architettura duttile, originale ed avveniristica, collocato all’incrocio di un asse stradale strategico per la circolazione cittadina.
Questo coraggioso nuovo contenitore intende giocare un ruolo importante nel territorio biellese ed in quello dell’intero Piemonte, qualificandosi come luogo di incontro e di svago, ma, soprattutto, come punto di informazione e centro per la promozione della cultura e dell’arte contemporanea, con una particolare predilezione per quella legata all’immagine fotografica e video ed alle nuove tecnologie, stante la ricca dotazione in termini di apparecchiature a tal fine predisposte
La frequentazione dello spazio ed il rapporto instauratosi con galleria milanese Scoglio di Quarto , nonchè il mio pluriennale lavoro di condirettore artistico della Fusion Art Gallery di Torino, mi ha portato a proporre ed a curare la rassegna “Convergenze parallele : la contemporaneità italiana nel lavoro di due gallerie”.
Il titolo della mostra si collega, non senza un’ironia di fondo, ad una celebre espressione del lessico politico italiano che, da un punto di vista retorico, è un tipico ossimoro, perché nasce dall’accostamento di due parole in netta antitesi.
In realtà esso presenta delle affinità evidenti, al di là dell’uso che se ne è fatto in altri ambiti, con il tema della mostra. All’interno del percorso espositivo sarà possibile ammirare una sintetica ma efficace panoramica della scena contemporanea italiana dalla seconda metà degli anni ’70 ad oggi, attraverso le scelte operate dalle due gallerie prima citate. Questi due spazi espositivi testimoniano, con il loro operare, la volontà di spaziare a 360° nell’eclettico panorama della contemporaneità, senza limitarsi all’analisi di un unico stile o di un solo ambito generazionale.
La Fusion Art Gallery apre i battenti nel giugno 2003 raccogliendo l’eredità di quello che fu dal 1983 al 2000, a Torino ed in Italia, uno spazio importante e pionieristico per la promozione della giovane arte, l’Associazione Culturale VSV. L’attività dalla galleria, dove si privilegia, stante la conformazione spaziale, la formula della doppia personale, scorre prevalentemente su un asse che va dalla generazione emersa tra la seconda metà degli anni ‘ 80 ed i primi anni ’90 alle ultime tendenze. L’attività dell’omologa Associazione Culturale Fusion Arts privilegia la promozione dell’arte e della creatività italiana all’estero, con una particolare attenzione anche nei confronti del design e della progettazione architettonica. La galleria Scoglio di Quarto è nata nel 1998 su iniziativa di Gabriella Brembati, ed è sita sul Naviglio pavese, in uno dei quartieri più affascinanti e caratteristici di Milano. La sua attività, collegata con quello dell’omologa galleria Bazart, è un vivace punto di incontro della scena artistica meneghina e si connota come un approdo per artisti già noti e un punto di partenza per il giovani. .
Le motivazioni critiche dell’evento riconducono puntualmente a riflessioni da me condotte negli ultimi anni in merito all’evoluzione della scena artistica contemporanea.
A partire dalla seconda metà degli anni’70 e per tutti gli anni’80, ha inizio una fase di esaurimento dell’incedere progressivo del linguaggio delle avanguardie con l’avvento di un nuovo e diffuso clima, caratterizzato inizialmente dal ritorno della manualità pittorica ed in seguito da un eclettismo stilistico dove la citazione delle principali esperienze formali del Novecento si è abbinato al tentativo di stabilire un dialogo con una realtà caratterizzata da una presenza sempre più invasiva delle nuove tecnologie e degli strumenti di comunicazione. Gli anni’90 hanno sostanzialmente proseguito in questa direzione, con una marcata presenza della fotografia e del video ed un graduale infittirsi delle presenze operanti a vario titolo nella scena artistica. Nell’ambito di un panorama sempre più uniforme e globalizzato, la connotazione negativa dell’arte italiana dell’ultimo decennio è stata la conformistica adesione a moduli compositivi estranei alla nostra tradizione. Particolarmente riguardo la vasta area del cosiddetto “neoconcettuale”, dove è stato privilegiato quello che ha stancamente ricalcato i canoni espressivi degli anni ’60 e ’70 proponendo un appiattimento totale sulla realtà, spesso limitato alla dimensione del proprio microcosmo individuale, ed invece hanno spesso faticato ad imporsi quelle opere in grado di esprimere autenticamente lo spirito del tempo, in bilico tra realtà ed allegoria, e dotate di una carica di corrosiva e disinibita ironia, peculiarità del “genius loci” italiano. Un clima di questo genere favorisce indubbiamente la riflessione sulle esperienze del recente passato, e sulla loro frequente condizione di attualità, permettendo una positiva rilettura di importanti esperienze individuali e collettive, che si riversano ed arricchiscono uno scenario in cerca d’autore. La post modernità, intesa non nella sua accezione etimologica ma in quella propria del linguaggio d’uso comune dove assume la funzione vagamente spregiativa di atteggiamento tendenzialmente effimero è anch’essa approdata alla sue estreme conseguenze e quindi, a questo punto, deve inevitabilmente manifestarsi qualcosa di nuovo. Quindi potrebbe essere opportuno iniziare a discutere di una possibile “nuova contemporaneità” Naturalmente siamo agli inizi di questa ennesima mutazione delle pelle dell’arte ed anche i punti di vista sono spesso diversi, talora antitetici e ricordano l’antica dicotomia di Umberto Eco, agli inizi degli anni ’60, tra “apocalittici” ed “integrati”. Riprendendo quanto scritto in un testo di supporto critico prodotto per un’interessante rassegna sulla “crisi della presenza”, vi è la visione in negativo del filosofo dell’arte francese Jean Baudrillard, da poco scomparso, , la cui teoria indica il ruolo dell’arte come interamente assorbito dalla visualità della pubblicità e dei media mentre diverse posizioni, tra vari distinguo, rinvengono, ad esempio, una insolita alleanza tra i miti arcaici, le simbologie religiose della premodernità con la realtà futuribile delle nuove tecnologie e sostengono come ci si stia incamminando verso la costruzione di una nuova estetica, dove il confine tra arte e vita è ormai sempre più ravvicinato, pur continuando a non coincidere, a mantenere un fondamentale per quanto minimo scarto. Il confronto con l’oggetto, con le nuove tecnologie, con il rinnovamento dell’iconografia, il desiderio di analizzare i complessi meccanismi sociali denunciandone i limiti, quanto emerso, cioè, nell’ultimo ventennio, non fa a meno della citazione perché in arte questo è culturalmente impossibile quanto meno a partire dalla tarda antichità, dalla stagione ellenistica. Ma essa non è più il riferimento centrale della composizione. Attualmente vari artisti, e quanto conforta è che molti di loro appartengono alla più giovane generazione, alla quale si uniscono in una insolita alleanza diversi dei migliori talenti apparsi negli anni precedenti, adoperano con sicurezza e maturità le opzioni stilistiche prima citate, con una risultante linguistica dove lo spiazzamento ironico spesso si abbina e talvolta dialoga con una vena di simbolicità quasi mistica, dove le tecnologie si fanno docili strumenti nelle mani dell’artista.
La selezione degli artisti presenti in mostra prevede la presenza di Mariangela De Maria, Alessandro Favelli, Francesca Ferreri, Giovanna Frà, Marina Franci, Silvia Fubini, Francesca Maranetto Gay, Tea Giobbio, Danilo Marchi, Marlen, Jill Mathis, Lucio Perna, Francesca Renolfi, Gianluca Rosso, Stefano Soddu, Vittorio Valente, Pierantonio Verga, Roberto Zizzo.
Edoardo Di Mauro, giugno 2008.
Questo coraggioso nuovo contenitore intende giocare un ruolo importante nel territorio biellese ed in quello dell’intero Piemonte, qualificandosi come luogo di incontro e di svago, ma, soprattutto, come punto di informazione e centro per la promozione della cultura e dell’arte contemporanea, con una particolare predilezione per quella legata all’immagine fotografica e video ed alle nuove tecnologie, stante la ricca dotazione in termini di apparecchiature a tal fine predisposte
La frequentazione dello spazio ed il rapporto instauratosi con galleria milanese Scoglio di Quarto , nonchè il mio pluriennale lavoro di condirettore artistico della Fusion Art Gallery di Torino, mi ha portato a proporre ed a curare la rassegna “Convergenze parallele : la contemporaneità italiana nel lavoro di due gallerie”.
Il titolo della mostra si collega, non senza un’ironia di fondo, ad una celebre espressione del lessico politico italiano che, da un punto di vista retorico, è un tipico ossimoro, perché nasce dall’accostamento di due parole in netta antitesi.
In realtà esso presenta delle affinità evidenti, al di là dell’uso che se ne è fatto in altri ambiti, con il tema della mostra. All’interno del percorso espositivo sarà possibile ammirare una sintetica ma efficace panoramica della scena contemporanea italiana dalla seconda metà degli anni ’70 ad oggi, attraverso le scelte operate dalle due gallerie prima citate. Questi due spazi espositivi testimoniano, con il loro operare, la volontà di spaziare a 360° nell’eclettico panorama della contemporaneità, senza limitarsi all’analisi di un unico stile o di un solo ambito generazionale.
La Fusion Art Gallery apre i battenti nel giugno 2003 raccogliendo l’eredità di quello che fu dal 1983 al 2000, a Torino ed in Italia, uno spazio importante e pionieristico per la promozione della giovane arte, l’Associazione Culturale VSV. L’attività dalla galleria, dove si privilegia, stante la conformazione spaziale, la formula della doppia personale, scorre prevalentemente su un asse che va dalla generazione emersa tra la seconda metà degli anni ‘ 80 ed i primi anni ’90 alle ultime tendenze. L’attività dell’omologa Associazione Culturale Fusion Arts privilegia la promozione dell’arte e della creatività italiana all’estero, con una particolare attenzione anche nei confronti del design e della progettazione architettonica. La galleria Scoglio di Quarto è nata nel 1998 su iniziativa di Gabriella Brembati, ed è sita sul Naviglio pavese, in uno dei quartieri più affascinanti e caratteristici di Milano. La sua attività, collegata con quello dell’omologa galleria Bazart, è un vivace punto di incontro della scena artistica meneghina e si connota come un approdo per artisti già noti e un punto di partenza per il giovani. .
Le motivazioni critiche dell’evento riconducono puntualmente a riflessioni da me condotte negli ultimi anni in merito all’evoluzione della scena artistica contemporanea.
A partire dalla seconda metà degli anni’70 e per tutti gli anni’80, ha inizio una fase di esaurimento dell’incedere progressivo del linguaggio delle avanguardie con l’avvento di un nuovo e diffuso clima, caratterizzato inizialmente dal ritorno della manualità pittorica ed in seguito da un eclettismo stilistico dove la citazione delle principali esperienze formali del Novecento si è abbinato al tentativo di stabilire un dialogo con una realtà caratterizzata da una presenza sempre più invasiva delle nuove tecnologie e degli strumenti di comunicazione. Gli anni’90 hanno sostanzialmente proseguito in questa direzione, con una marcata presenza della fotografia e del video ed un graduale infittirsi delle presenze operanti a vario titolo nella scena artistica. Nell’ambito di un panorama sempre più uniforme e globalizzato, la connotazione negativa dell’arte italiana dell’ultimo decennio è stata la conformistica adesione a moduli compositivi estranei alla nostra tradizione. Particolarmente riguardo la vasta area del cosiddetto “neoconcettuale”, dove è stato privilegiato quello che ha stancamente ricalcato i canoni espressivi degli anni ’60 e ’70 proponendo un appiattimento totale sulla realtà, spesso limitato alla dimensione del proprio microcosmo individuale, ed invece hanno spesso faticato ad imporsi quelle opere in grado di esprimere autenticamente lo spirito del tempo, in bilico tra realtà ed allegoria, e dotate di una carica di corrosiva e disinibita ironia, peculiarità del “genius loci” italiano. Un clima di questo genere favorisce indubbiamente la riflessione sulle esperienze del recente passato, e sulla loro frequente condizione di attualità, permettendo una positiva rilettura di importanti esperienze individuali e collettive, che si riversano ed arricchiscono uno scenario in cerca d’autore. La post modernità, intesa non nella sua accezione etimologica ma in quella propria del linguaggio d’uso comune dove assume la funzione vagamente spregiativa di atteggiamento tendenzialmente effimero è anch’essa approdata alla sue estreme conseguenze e quindi, a questo punto, deve inevitabilmente manifestarsi qualcosa di nuovo. Quindi potrebbe essere opportuno iniziare a discutere di una possibile “nuova contemporaneità” Naturalmente siamo agli inizi di questa ennesima mutazione delle pelle dell’arte ed anche i punti di vista sono spesso diversi, talora antitetici e ricordano l’antica dicotomia di Umberto Eco, agli inizi degli anni ’60, tra “apocalittici” ed “integrati”. Riprendendo quanto scritto in un testo di supporto critico prodotto per un’interessante rassegna sulla “crisi della presenza”, vi è la visione in negativo del filosofo dell’arte francese Jean Baudrillard, da poco scomparso, , la cui teoria indica il ruolo dell’arte come interamente assorbito dalla visualità della pubblicità e dei media mentre diverse posizioni, tra vari distinguo, rinvengono, ad esempio, una insolita alleanza tra i miti arcaici, le simbologie religiose della premodernità con la realtà futuribile delle nuove tecnologie e sostengono come ci si stia incamminando verso la costruzione di una nuova estetica, dove il confine tra arte e vita è ormai sempre più ravvicinato, pur continuando a non coincidere, a mantenere un fondamentale per quanto minimo scarto. Il confronto con l’oggetto, con le nuove tecnologie, con il rinnovamento dell’iconografia, il desiderio di analizzare i complessi meccanismi sociali denunciandone i limiti, quanto emerso, cioè, nell’ultimo ventennio, non fa a meno della citazione perché in arte questo è culturalmente impossibile quanto meno a partire dalla tarda antichità, dalla stagione ellenistica. Ma essa non è più il riferimento centrale della composizione. Attualmente vari artisti, e quanto conforta è che molti di loro appartengono alla più giovane generazione, alla quale si uniscono in una insolita alleanza diversi dei migliori talenti apparsi negli anni precedenti, adoperano con sicurezza e maturità le opzioni stilistiche prima citate, con una risultante linguistica dove lo spiazzamento ironico spesso si abbina e talvolta dialoga con una vena di simbolicità quasi mistica, dove le tecnologie si fanno docili strumenti nelle mani dell’artista.
La selezione degli artisti presenti in mostra prevede la presenza di Mariangela De Maria, Alessandro Favelli, Francesca Ferreri, Giovanna Frà, Marina Franci, Silvia Fubini, Francesca Maranetto Gay, Tea Giobbio, Danilo Marchi, Marlen, Jill Mathis, Lucio Perna, Francesca Renolfi, Gianluca Rosso, Stefano Soddu, Vittorio Valente, Pierantonio Verga, Roberto Zizzo.
Edoardo Di Mauro, giugno 2008.
28
giugno 2008
Convergenze parallele : la contemporaneità italiana nel lavoro di due gallerie
Dal 28 giugno al 03 agosto 2008
arte contemporanea
Location
PALAZZO BOGLIETTI
Biella, Via Felice Piacenza, 1, (Biella)
Biella, Via Felice Piacenza, 1, (Biella)
Orario di apertura
sabato e domenica 15–19, altri giorni su appuntamento
Vernissage
28 Giugno 2008, ore 18
Sito web
www.fusiongallery.it
Autore
Curatore