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Conversation Piece | Part 3
Terza di un ciclo di mostre dedicate agli artisti italiani e stranieri momentaneamente presenti a Roma o particolarmente legati alla città. Gli artisti invitati per questo nuovo appuntamento sono: Jonathan Baldock, Piero Golia, Magali Reus (Dutch fellow all’American Academy in Rome), Claudia Wieser (borsista all’Accademia Tedesca di
Roma Casa Baldi)
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La Fondazione Memmo
Arte Contemporanea presenta
Conversation Piece
|
Part 3
, la terza di un ciclo
di
mostre
,
curate da Marcello Smarrelli
,
dedicate agli artist
i italiani e stranieri
momenta
neamente presenti a
Roma o particolarmente legati alla città.
Gli artisti invitat
i pe
r questo
nuovo
appuntamento sono:
Jonathan
Baldock, Piero Golia, Magali Reus
(Dutch fellow all’American Academy in Rome)
, Claudia Wieser
(borsista all’Accademia Tedesca di
Roma Casa Baldi)
.
Il progetto
nasce dal desiderio della Fondazione Memmo di
monitorare costantemente
la scen
a artistica
contemporanea della città
,
difficile da percepire per il grande pubblico, ma particolar
mente vitale grazie
all’attività delle
gallerie,
delle fondazioni
,
delle
accademie e degl
i istituti di cultura stranieri
dove
tradizionalmente
completano la loro formazione
nuove generazioni di artisti provenienti da tutto il mondo.
A
ttraverso queste mostre
e altre attività quali
talk
,
workshop
e
perfor
mance
la Fondazione Memmo vuole
essere un amplificatore
del lavoro di queste realtà
.
Il titolo
del ciclo
si ispira
ad uno dei film più famosi di Luchino Visconti,
Gruppo di Famiglia in un interno
(
Conversation Piece
, 1974
)
, che a sua volta si riferisce a u
n particolare genere di pittura
, diffuso
nei
Paesi
Bassi
tra XVII e XVIII sec.
, caratterizzato da gruppi di persone in conversazione tra loro o colti in
atteggiamenti di vita familiare.
L
a mo
stra
, infatti,
vuole porsi come un mom
ento di confronto e di dialogo
con Roma, con
la sua storia antica e contemporanea,
ma anche come un
momento di discussione tra
person
alità artistiche
diverse
e a volte distanti tra loro.
Anche i
n
occasione di
Conversat
ion Piece
|
Part 3
è stato
chiesto
agli artisti di riflettere su un tema
in
particolare,
legato
a
lla natur
a degli oggetti
e
all
’uso
che ne fanno
nella
propria
pratica artistica
.
«Forse
l’immobi
lità delle cose intorno a noi
–
o
s
serva
va
M
arcel Proust
-
è im
posta loro soltanto dalla nostra
certezza che esse
siano questo e non altro; dall’
immobilità del no
stro pensiero verso di loro»,
dunque se ci
accosta
ssimo
alle cose
da
altri punti di vista,
potremmo
conoscere
risposte
diverse e nuove che
rimarrebbero
altri
menti
sconosciute.
È questo uno dei
temi fondamenta
li de
i movimenti d’avanguardia
più radicali
del
Novecento
, come
i
l Cubismo
,
i
l
Dadaismo
,
il Surrealismo che
approdano a
lla fine degli anni cinquanta a
l
New Dada
,
basato
proprio su
u
n nuovo interesse per
l'
ogge
tto quotidiano che la
junk culture
,
la cultura dello
scarto,
ripropo
se
con un'operazione di
détournement
trasmettendolo
ai
movimenti nati subito dopo: l
a
Pop
Art
,
i
l
Minimal
ismo
,
l’A
rte
Concettuale
.
Si tratta di quel principio di
defamiliarizzazione
de
ll’oggetto
ri
proposto
da
Jasper J
ohn
s
nei pr
imi anni
sessanta con l’affermazione
: “Take an object / Do something t
o it / Do something else to it
” (“Prendi un
oggetto, facci qualcosa, facci qualcosa
di di
verso”),
che
diede
vita
ad un
fenomeno che diverrà il
leitmotiv
di
un’intera generazione di artisti e critici
.
L
’uso di oggetti mutuati
direttamente dalla realtà riapre
una questione
sempre attuale
nel dibattito sul
contemp
o
r
aneo
, rivitalizzata
dal
filosofo
Arthur Danto
nel 1964 quando,
visitando la
mostra
in cui
Andy
W
a
rh
o
l esponeva
per la prima volta la serie delle Brillo Boxes
,
concluse
che l'arte
aveva
ormai raggiunto il
punto massimo
di autocoscienza,
in quant
o
l'opera non era
più distinguibile da un
prod
otto commerciale:
qualsiasi oggetto
può essere un
'opera d'arte, anche se non ogni opera
è separabile dal suo tempo e
il suo
"valore" non dipende esclusivamente
da proprietà intrinseche o osservabili.
Le o
p
e
re
di Jonathan Baldock, Piero Golia, Magali Reus
e Claudia Wieser
esposte in
questa mostra
sembrano
voler dire la propria in
questo
lungo e complesso
dibatti
to esprimendo, ognuno con il linguaggio
che gli è peculiare
, la st
upefacente e inaspettata potenza
dell’oggetto banale
quando
, grazie all’
intervento
dell’artista,
entra
nella dimensione “altra” di u
no spazio espositivo.
Arte Contemporanea presenta
Conversation Piece
|
Part 3
, la terza di un ciclo
di
mostre
,
curate da Marcello Smarrelli
,
dedicate agli artist
i italiani e stranieri
momenta
neamente presenti a
Roma o particolarmente legati alla città.
Gli artisti invitat
i pe
r questo
nuovo
appuntamento sono:
Jonathan
Baldock, Piero Golia, Magali Reus
(Dutch fellow all’American Academy in Rome)
, Claudia Wieser
(borsista all’Accademia Tedesca di
Roma Casa Baldi)
.
Il progetto
nasce dal desiderio della Fondazione Memmo di
monitorare costantemente
la scen
a artistica
contemporanea della città
,
difficile da percepire per il grande pubblico, ma particolar
mente vitale grazie
all’attività delle
gallerie,
delle fondazioni
,
delle
accademie e degl
i istituti di cultura stranieri
dove
tradizionalmente
completano la loro formazione
nuove generazioni di artisti provenienti da tutto il mondo.
A
ttraverso queste mostre
e altre attività quali
talk
,
workshop
e
perfor
mance
la Fondazione Memmo vuole
essere un amplificatore
del lavoro di queste realtà
.
Il titolo
del ciclo
si ispira
ad uno dei film più famosi di Luchino Visconti,
Gruppo di Famiglia in un interno
(
Conversation Piece
, 1974
)
, che a sua volta si riferisce a u
n particolare genere di pittura
, diffuso
nei
Paesi
Bassi
tra XVII e XVIII sec.
, caratterizzato da gruppi di persone in conversazione tra loro o colti in
atteggiamenti di vita familiare.
L
a mo
stra
, infatti,
vuole porsi come un mom
ento di confronto e di dialogo
con Roma, con
la sua storia antica e contemporanea,
ma anche come un
momento di discussione tra
person
alità artistiche
diverse
e a volte distanti tra loro.
Anche i
n
occasione di
Conversat
ion Piece
|
Part 3
è stato
chiesto
agli artisti di riflettere su un tema
in
particolare,
legato
a
lla natur
a degli oggetti
e
all
’uso
che ne fanno
nella
propria
pratica artistica
.
«Forse
l’immobi
lità delle cose intorno a noi
–
o
s
serva
va
M
arcel Proust
-
è im
posta loro soltanto dalla nostra
certezza che esse
siano questo e non altro; dall’
immobilità del no
stro pensiero verso di loro»,
dunque se ci
accosta
ssimo
alle cose
da
altri punti di vista,
potremmo
conoscere
risposte
diverse e nuove che
rimarrebbero
altri
menti
sconosciute.
È questo uno dei
temi fondamenta
li de
i movimenti d’avanguardia
più radicali
del
Novecento
, come
i
l Cubismo
,
i
l
Dadaismo
,
il Surrealismo che
approdano a
lla fine degli anni cinquanta a
l
New Dada
,
basato
proprio su
u
n nuovo interesse per
l'
ogge
tto quotidiano che la
junk culture
,
la cultura dello
scarto,
ripropo
se
con un'operazione di
détournement
trasmettendolo
ai
movimenti nati subito dopo: l
a
Pop
Art
,
i
l
Minimal
ismo
,
l’A
rte
Concettuale
.
Si tratta di quel principio di
defamiliarizzazione
de
ll’oggetto
ri
proposto
da
Jasper J
ohn
s
nei pr
imi anni
sessanta con l’affermazione
: “Take an object / Do something t
o it / Do something else to it
” (“Prendi un
oggetto, facci qualcosa, facci qualcosa
di di
verso”),
che
diede
vita
ad un
fenomeno che diverrà il
leitmotiv
di
un’intera generazione di artisti e critici
.
L
’uso di oggetti mutuati
direttamente dalla realtà riapre
una questione
sempre attuale
nel dibattito sul
contemp
o
r
aneo
, rivitalizzata
dal
filosofo
Arthur Danto
nel 1964 quando,
visitando la
mostra
in cui
Andy
W
a
rh
o
l esponeva
per la prima volta la serie delle Brillo Boxes
,
concluse
che l'arte
aveva
ormai raggiunto il
punto massimo
di autocoscienza,
in quant
o
l'opera non era
più distinguibile da un
prod
otto commerciale:
qualsiasi oggetto
può essere un
'opera d'arte, anche se non ogni opera
è separabile dal suo tempo e
il suo
"valore" non dipende esclusivamente
da proprietà intrinseche o osservabili.
Le o
p
e
re
di Jonathan Baldock, Piero Golia, Magali Reus
e Claudia Wieser
esposte in
questa mostra
sembrano
voler dire la propria in
questo
lungo e complesso
dibatti
to esprimendo, ognuno con il linguaggio
che gli è peculiare
, la st
upefacente e inaspettata potenza
dell’oggetto banale
quando
, grazie all’
intervento
dell’artista,
entra
nella dimensione “altra” di u
no spazio espositivo.
16
dicembre 2016
Conversation Piece | Part 3
Dal 16 dicembre 2016 al 02 aprile 2017
arte contemporanea
Location
FONDAZIONE MEMMO – PALAZZO RUSPOLI
Roma, Via Della Fontanella Di Borghese, 56B, (Roma)
Roma, Via Della Fontanella Di Borghese, 56B, (Roma)
Orario di apertura
11.00 - 18.00 (chiuso martedì)
Vernissage
16 Dicembre 2016, h 18.30
Autore
Curatore